sabato 22 ottobre 2011

Il martire Gheddafi

La guerra non soffre la crisi.
"La guerra è pace" (G. Orwell)

Il comune denominatore di ogni secolo è sempre lo stesso: la chiamano guerra. Io chiamo pace quell'arco di tempo che trascorre tra una guerra e un'altra, per te cos’è la pace? Tutte le guerre vengono giustificate con la solita manfrina: combattiamo per la pace e la democrazia.
La traduzione sarebbe: combattiamo per eliminare i nemici ed imporre le nostre regole economiche e sociali. La guerra fa crescere il PIL e può distorcere momentaneamente le crisi sociali causate dal capitalismo.  E' utile per imporre il proprio stile economico e per eliminare ogni spinta di autodeterminazione dei popoli. Gli Stati Uniti e il complice occidente stanno distruggendo il pianeta saccheggiando tutte le risorse. Attaccano tutti gli stati che hanno sovranità nazionale perchè non sono loro schiavi. Lo sanno molto bene in Sud America (Cuba, Venezuela, Cile, Honduras, ecc).
Memorabile furono le resistenze del Vietnam o di Cuba che ci hanno insegnato che resistere ai Padroni del mondo è possibile. Nelle settimane scorse il senatore americano McCain ha affermato che ora toccherà a Siria, Iran, Cina, Russia. Dunque la preoccupazione è per lo più per gli stati non
citati: ad esempio il Venezuela. Vi immaginate un mondo libero, senza guerre e padroni a stelle e strisce? Ecco, potete solo immaginarlo perchè l'occidente  ha tutto l'interesse a comandare il globo, proprio come la BCE comanda l'Europa. Dopotutto la stessa Unione Europea e l'Euro furono una linea dettata dagli  Stati Uniti più di 60 anni fa. Ma cos'è la guerra?
Sin da piccoli ci insegnano che la guerra è la cosa più brutta della nostra società e probabilmente è la principale  caratteristica della razza umana. Non so se vi è mai capito di spiegare la guerra a dei bambini, quegli esseri innocenti che dovrebbero essere il nostro futuro. Ai bambini viene insegnato che ci sono i brutti e i cattivi che fanno la guerra e poi ci sono i buoni che si difendono e vincono, anche se spesso l'innocenza dei loro pensieri giunge alla conclusione che in guerra tutti sono i cattivi, perchè tutti uccidono. Ma noi non siamo bambimi e la realtà uccide la nostra umanità.


La manipolazione ai fini bellici.
“La stampa è tanto potente nella creazione di immagini da poter far sembrare una vittima il criminale e mostrare la vittima come fosse il criminale. Questa è la stampa, una stampa irresponsabile. Se non stai attento, i giornali ti faranno odiare la gente che è oppressa e amare coloro che opprimono” (Malcolm X)

La guerra della Nato in Libia è stata presentata all’opinione pubblica internazionale come un intervento umanitario “a tutela  del popolo libico massacrato da Gheddafi”. In realtà la Nato e il Qatar (patria di Al Jazeera) sono schierati, per ragioni geostrategiche, a sostegno di una delle due parti armate  nel conflitto, i ribelli di Bengasi (dall’altra parte sta il Governo).
Un punto fermo dell'occidente è l'ignoranza del gregge di pecore che si chiama popolo. Le menti critiche in questa società sono singoli spiragli di luce in un grigio inverno. La pecora non pensa e dà credito a quello che i mass media gli dicono, i quali raccontano la verità dei poteri forti. Tanti lo fanno perchè si rifiutano di accettare la verità, tanti altri perchè pensano che è meglio vivere 100 giorni da pecora che una breve vita da leone. Penso sia questa la morale dello stile di vita occidentale. Prima di iniziare una guerra imperialista arriva dunque sempre puntuale la manipolazione e la disinformazione. I Mass media possono dire tutto, anche perchè  sono ben consapevoli che la notizia "feroce" pubblicata vale 100mila volte di più della possibile smentita giunta molti giorni dopo. I Mass Media ci informarono di una strage di civili libici da parte di Gheddafi, una carneficina. Tutto il mondo diede per vere queste notizie che col tempo  furono del tutto smentite, persino dalla stampa borghese. Il primo Marzo Ruotolo (LaStampa) disse: "E’ vero, probabilmente non c’è stato nessun bombardamento". Gli stessi ribelli smentiranno dicendo "Volevano spaventare. Tanto rumore e nessun danno". Ma la manipolazione è già iniziata
I bombardamenti dell’aviazione libica su tre  quartieri di Tripoli? Nessun testimone. Nessun segno di distruzione: i satelliti militari russi che hanno monitorato la situazione fin dall’inizio non hanno rilevato nulla. La “fossa comune” in riva al mare? E’ il cimitero (con fosse individuali!) di Sidi  Hamed, dove lo scorso agosto si è svolta una normale opera di spostamento  dei resti.
Le stragi ordinate da Gheddafi nell’Est della Libia subito in febbraio? Niente: ma possibile che sul posto nessuno avesse un telefonino per fotografare e filmare? I Media hanno cercato di farci credere che la comunità internazionale fosse unita contro le presunte barbarie della Libia.
Cina, Russia, Brasile, India e Germania non votarono per l'attacco, dando un segnale forte. Nessuna unità imperialista per il petrolio libico.

La Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare Socialista.
"Il lavoro in cambio di un salario è praticamente la stessa cosa del ridurre in schiavitù un essere umano." (Gheddafi)

La Libia è la più grande economia petrolifera in Africa, sopra la Nigeria e l'Algeria. Detiene almeno 46,5 miliardi di barili di riserve accertate di petrolio (10 volte quelle dell'Egitto). Ossia il 3,5% del totale mondiale. La Libia produce tra 1,4 e 1,7 milioni di barili di petrolio al giorno. Il suo petrolio è molto pregiato, soprattutto con un costo ultra-basso di produzione di 1 dollaro al barile. Il petrolio è la principale ricchezza nelle mani delle multinazionali, questa fonte energetica permette di disporre di un sempre maggior potere politico nel mondo. Mi preme ricordare che la Libia è stato il primo paese africano a conquistare la sua indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale. La Libia, che aveva un milione di abitanti quando conquistò la sua indipendenza, oggi conta su circa sei milioni. La fine del regime di re Idris e del sistema coloniale e la sua sostituzione con un modello progressivo di partecipazione delle masse è un dato storico difficilmente contestabile. La Libia conquistò l’indipendenza nazionale e fece dell’antimperialismo la sua bandiera. Nazionalizzò le fonti primarie di energia (petrolio) e scoprì e canalizzò la ben più preziosa acqua fossile del deserto. Portò la Libia al più alto welfare africano.
Le condizioni di vita restano, in Libia, decisamente migliori di quelle negli altri paesi d'area, nonostante contrazioni in tale ambito dal 2003, con l'avvio delle liberalizzazioni (e ripresa delle relazioni con USA e Unione Europea) e con l'esaurimento del processo di socializzazione delle risorse. In Libia l’invasione della NATO e l’occupazione hanno segnato la “rinascita” degli standard di vita rovinosi. Questa è la verità vietata e non detta: un’intera nazione è stata destabilizzata e distrutta, il suo popolo costretto alla povertà abissale. Mentre si insediava un governo ribelle “a favore della democrazia”, il paese è stato distrutto. Contro il fondale di una guerra di propaganda, i successi economici e sociali della Libia degli ultimi trent’anni hanno brutalmente mutato di direzione: la Jamahiriya Araba Libica aveva un alto livello di vita e un robusto apporto calorico pro capite, pari a 3144 chilocalorie. Il paese ha fatto passi in avanti in campo sanitario e dal 1980, i tassi di mortalità infantile sono calati da 70 a 19 nascite su 100.000 nel 2009. L’aspettativa di vita è passata da 61 a 74 anni nello stesso lasso di tempo (FAO, Roma, Libya, Country Profile). La Libia garantiva l'acqua domestica gratuita per tutti e un costo di vita molto basso. Una nazione senza debito pubblico che garantiva borse di studio agli studenti e la prima casa per le coppie appena sposate.


I Ribelli
"La fine del ventesimo secolo ha visto scomparire il colonialismo, mentre si ricomponeva un nuovo impero coloniale. Nel territorio degli Stati Uniti non c'è nessuna base militare straniera, mentre ci sono basi militari statunitensi in tutto il mondo" (J. Saramago)

Chi sono i ribelli? Tra Tripolitania e Cirenaica si sa non corre buon sangue tra le principali tribù che controllano in territorio ed è risaputo che le tribù della Cirenaica, Bengasi in testa, sono sempre state contro Gheddafi. La stessa definizione di guerra civile non è del tutto perfetta, perché si ha guerra civile quando la società si divide sulla base di un ideale o un motivo che risulta preminente, mentre qui l’elemento territoriale è preminente. L'occidente e la Nato hanno deciso di sostenere i ribelli prima segretamente con i militari sul suolo libico, poi pubblicamente con la No Fly zone della Nato. I Ribelli in realtà hanno diverse identità, un fronte "anti nazionale" contro Gheddafi principalmente comandato da uomini di ex governo dello stesso Gheddafi.
Durante il colonialismo italiano ci fu un’era di grandi costruzioni e sviluppo, mentre gli ultimi 40 anni con Gheddafi sono stati l’esatto opposto […….]  Penso che durante il colonialismo italiano ci fosse una legge giusta, c’era sviluppo agricolo. Invece con Gheddafi tutti i valori e i principi sono
stati  demoliti e rovesciati, le risorse libiche non sono mai state usate per i libici”. Dichiarazione di Jibril, presidente del CNT- Nato, rese a la Russa e al  Ministro della Difesa britannico Liam Fox.
Ma chi sono i capi dei ribelli:
Abdul Fattah Younis - ex ministro degli interni di Gheddafi - in primo piano per anni nella gestione della repressione gheddafiana (poi ucciso)
Mustafa Abdel Jalili - ex ministro di giustizia libico.
Mahmud Jibril, attualmente a capo del governo di transizione. Uomo chiave di Washington e Londra, era a capo dell’Ufficio Nazionale per lo Sviluppo Economico (zeppo di aziende di consulenza anglo-statunitensi) che propugnava la penetrazione economica di Usa e UK promuovendo liberalizzazioni e privatizzazioni, fino a quando Gheddafi non l’ha neutralizzato dal suo incarico.


Soluzione per la pace.
"È iniziata l'azione militare da parte degli alleati.. ancora guerra, ancora morte. Tutto con la mano degli Stati Uniti" (Chavez)

Chavez e i paesi dell’ALBA avevano richiesto una mediazione da esercitare sotto l’egida dell’ONU, senza intervento degli Stati imperialisti, se non osservatori, che mirava ad un cessate il fuoco, di fatto alla sostituzione di Gheddafi in modo pacifico, tramite un tavolo con tutte le forze libiche in
campo. Questi paesi non avevano interessi in campo: il Venezuela siede sul petrolio e l’America Latina è lontanissima dalla Libia e non poteva usufruire a costi convenienti del petrolio libico. L'ONU non prese neanche in considerazione questa ipotesi perché gli interessi europei e americani dovevano prevalere. Molti furono i dissensi dell'aggressione Onu contro la Libia. Germania, Svezia, Finlandia, Norvegia, Turchia, Federazione Russa, Cina e India espressero apertamente il loro dissenso e minacciarono, formalmente per via diplomatica, la loro uscita da tale organizzazione ritenuta ormai incontrollabile e priva di autonomia decisionale. A poco più di 24 ore dall'inizio dei bombardamenti sulla Libia, ci furono le prime crepe nell'alleanza anti-Gheddafi. Lega araba e Unione africana espressero critiche e distinguo rispetto agli attacchi di Francia, Usa e Gran Bretagna.


Guerra
"Solo i morti hanno visto la fine della guerra" Platone

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si era pronunciato a favore dell'istituzione della No fly zone sulla Libia e dell'autorizzazione all'uso di non meglio precisati mezzi necessari a prevenire violenze contro i civili. In altri termini, ha autorizzato la guerra.
Il pallido e fino ad oggi insignificante Ban Ki Moon, diventato presidente dell'Onu solo in virtù dei suoi buoni uffici con gli Usa e del suo basso profilo, si è esaltato fino a definire la risoluzione 1973 storica, in quanto sancisce il principio della protezione internazionale della popolazione civile.
Un principio che vale a corrente alternata. Non ci sembra di ricordare che si sia evocato quando i cacciabombardieri della Nato facevano stragi di civili in Afghanistan. Altrettanta solerzia non è risultata effettiva quando gli F16 dell'aviazione israeliana radevano al suolo il Libano o Gaza, uccidendo migliaia di civili innocenti.
Chi stabilisce, infatti, che si decide di bombardare la Libia, mentre si consente all'Arabia Saudita di inviare truppe per sedare le proteste nel vicino Baherein, mentre si lascia il presidente dittatore da trentadue anni dello Yemen, Abdullah Saleh, sparare da giorni sulla folla che ne chiede a gran voce e da tempo le dimissioni? Si arriva al paradosso che la petromonarchia del Qatar, anch'essa impegnata nel reprimere le proteste del Baherein con il suo esercito, ha allo stesso tempo annunciato che invierà i suoi caccia per la democrazia in Libia.
Tutto ciò dimostra solo come nel caso libico si è da subito tentato di intervenire militarmente per interessi geopolitici. Per gli USA intervenire in Libia è stata una bella mossa per instaurare un regime servile ed impiantarsi in una zona strategica, tra l'altro ricca di petrolio, al confine con l'Egitto, da destabilizzare se la transizione non andasse come auspicato. Avendo un ulteriore trampolino di lancio non solo in funzione di controllo delle economie subalterne cosiddette "europee", comunque da tenere sempre sotto controllo, ma anche per rafforzare la politica di contrasto a tutto campo della penetrazione cinese in Africa.
L’obiettivo dei bombardamenti della NATO sin dall’inizio era di distruggere i livelli di vita della nazione, la struttura sanitaria, le sue scuole e gli ospedali, il sistema di distribuzione dell’acqua. E poi “ricostruire” con l’aiuto di donatori e creditori al timone del FMI e della Banca Mondiale.
I diktat del “libero mercato” sono una precondizione per l’istituzione di una “dittatura democratica” di stile occidentali. Circa 90.000 missioni, di cui decine di migliaia su obiettivi civili, zone residenziali, edifici governativi, impianti per la fornitura di acqua ed elettricità (vedi Comunicato della NATO, 5 settembre 2011. 8140 missioni dal 31 marzo al 5 settembre 2011).
È stata bombardata un’intera nazione con gli armamenti più avanzati, anche con le munizioni rivestite di uranio. Già in agosto l’UNICEF aveva avvertito che i massicci bombardamenti della NATO delle infrastrutture idriche della Libia “avrebbero potuto provocare un’epidemia senza precedenti” (Christian Balslev-Olesen dell’Ufficio per la Libia all’UNICEF, Agosto 2011).
Teoricamente la no fly zone dovrebbe essere una forza internazionale che garantisce il blocco dei mezzi aerei per la  protezione dei civili. In realtà c’è stato un intervento diretto, con bombardamenti a tappeto su Tripoli che è ben altro da quello che l’ONU aveva preventivato e che ha provocato
ad esempio la condanna dell’Unione Africana e i distinguo della Lega Araba che si è detta contraria. Nei soli primi due giorni sul territorio libico erano già in azione aerei Usa, inglesi e francesi. Sono 19, tra caccia e bombardieri, compresi gli Stealth, gli aerei da guerra Usa. Primi due giorni dell'operazione: 110 missili, 40 bombe, 19 caccia americani, 8 aerei italiani, 6 Paesi coalizzati, 2 astensioni  all'Onu, centinaia tra morti e feriti civili, 1 campo della Croce Rossa colpito. Sono queste le prime cifre della sanguinosa operazione "Alba dell'Odissea”.
In questo scenario, le basi Nato italiane e, in primis, quelle siciliane di Birgi e di Sigonella hanno svolto un ruolo fondamentale nell’offensiva.  Gli interventi militari esterni fanno più vittime di quelle provocate dai veri o presunti “massacri” che si vorrebbero fermare. In Krajina, ad esempio, i bombardamenti “umanitari” della NATO permisero ai Croati  d’espellere un quarto di milione di serbi: una delle più riuscite operazioni di “pulizia etnica” mai praticate in Europa, almeno negli ultimi decenni.

Morti e feriti dopo l 'intervento degli alleati a scopi umanitari.
Iraq morti 1.288.246 feriti 1.354.229
Afganistan stime morti 92.000 fertile 57.000
Libia chissà se sapranno superarsi ...
Ma è la Nato a combattere o sono i ribelli?
La NATO bombarda i luoghi in cui i “ribelli” arrivano, trasportati dagli elicotteri Apache sparando a chiunque si trovi per strada. E solo dopo che hanno fatto tutto ciò, i cosiddetti “ribelli” entrano nelle strade. Nessuna azione militare è intrapresa dai cosiddetti “ribelli” ma dalla NATO.
All'interno dell'Hotel dove alloggiamo noi giornalisti subiamo minacce, ci sono falsi giornalisti che in realtà sono agenti della CIA in incognito. [Thierry Meyssan da Tripoli]

                      
Il trattato di Amicizia Italia – Libia.
"Coi traditori né pace né tregua." Proverbio italiano

1915 L'Italia alleata con Austria e Germania entra in guerra ma a fianco di Inghilterra e Francia.
1943 Alleata con Hitler si arrende e passa con gli Usa ed alleati.
2011 Dopo esser stati amici della Libia ora la bombardiamo con gli yankee....
Il doppio giochismo e la vigliaccheria italiana sono famose da molto tempo.
La relazione italo-libica è stata suggellata nel 2009 dal Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione, siglato a nome nostro dal presidente Silvio Berlusconi ma derivante da trattative condotte già sotto i governi precedenti, anche di Centro-Sinistra. Tale trattato, oltre a rafforzare la cooperazione in una lunga serie di ambiti, impegnava le parti ad alcuni obblighi reciproci.
Tra essi possiamo citare:
il rispetto reciproco della «uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica» ed il diritto di ciascuna parte a «scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale» (art. 2);
l’impegno a «non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra Parte» (art. 3);
l’astensione da «qualsiasi forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte» (art. 4.1);
la rassicurazione dell’Italia che «non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia» e viceversa (art. 4.2);
l’impegno a dirimere pacificamente le controversie che dovessero sorgere tra i due paesi (art. 5).
L’Italia è dunque arrivata all’esplodere della crisi libica come alleata di Tripoli, legata alla Libia dalle clausole – poste nero su bianco – di un trattato, stipulato non cent’anni fa, ma nel 2009, e non da un governo passato ma da quello ancora in carica.


La sinistra italiana euro atlantica.
"Una persona onesta sarà sempre contro qualsiasi ingiustizia che si commetta con qualsiasi popolo del mondo, e la peggiore di queste, in questo istante, sarebbe stare zitti di fronte al crimine che la NATO si prepara a commettere contro il popolo della Libia." (F. Castro)

Bersani, segretario del PD, bacchettò l’ONU per aver ritardato di qualche giorno la decisione di dichiarare guerra alla Libia. Peggio fece  il presidente Napolitano, quello che dovrebbe difendere la Costituzione che affiancò i ribelli armati agli occidentali del risorgimento italiano.
(art. 11: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo).
"Nelle prossime ore l'Italia dovrà prendere decisioni difficili, impegnative sulla situazione che si e' venuta a creare in  Libia. Ma se pensiamo a quello che e' stato il Risorgimento come grande movimento liberale e liberatore, non possiamo rimanere indifferenti alla sistematica repressione di fondamentali libertà e diritti umani in qualsiasi Paese. Non possiamo lasciare che vengano distrutte, calpestate, le speranze che si sono accese di un risorgimento anche nel mondo arabo, cosa decisiva per il futuro del mondo. … Mi auguro che le decisioni da prendere, siano dunque circondate dal massimo consenso e dalla consapevolezza dei valori che l'Italia unita incarna e che dobbiamo salvaguardare ovunque" Napolitano

Oggi i sinistrati festeggiano la vittoria imperialista della Nato contro Gheddafi. La motivazione è sempre la stessa. Una guerra che porterà morti e distruzioni viene venduta come un gesto umanitario per la pace e la democrazia. La realtà è un'altra: si chiama saccheggio delle materie prime (petrolio in testa) e smembramento uno dopo l'altro, di tutti gli stati non servili ai potenti Stati Uniti. Il ruolo delle tribù ribelli è stato militarmente marginale. Festeggiare la distruzione di una nazione e le migliaia di morti civili per mano nostra, mostra perfettamente la stupidità del popolo italiano, un popolo servo della BCE che non impara dalla propria storia. Proprio come 100 anni fa (era il 1911) l'Italia ha combattuto una guerra disonorando la nostra costituzione. La guerra in Liba ci ha nuovamente mostrato come la gran parte del "movimento pacifista" in realtà sia solo uno strumento politico. Ad inizio millenio il centrosinistra usò il movimento per la pace come parte radicale della sua proposta, oggi che il Partito Democratico e più interventista della destra stessa, di quel movimento ne resta solo lo spettro. In questi giorni tanto si parla di questi presunti indignati. Soros ieri finanziava le rivoluzioni colorate, ora finanzia gli indignati americani. Ma nessuno si pone i giusti interrogativi. Sulla  guerra imperialista gli indignati sono assenti. Una parte di loro pensa, e lo ha ribadito a Matrix in diretta tv, che la crisi non è del sistema, ma della "democrazia" che causa la crisi economica. Penso che dopo una tale boiata posso dirvi: "morirete in catene".
La crisi è invece di sistema e la guerra ne è parte fondante.
Bisogna avere il coraggio politico per opporsi alle guerre imperialiste, per chiedere l'uscita dalla NATO delle guerre e dall'Unione Europea delle Banche.
La sovranità nazionale e il socialismo come perno fondante della lotta al sistema.
Per farlo in Italia bisogna staccarsi culturalmente e politicamente da questo centrosinistra liberista e umanamente infimo. I sinistrati si scagliano contro la pena di morte giustamente, ma poi sono lì a gioire delle morti più macabri. Da Saddam a Gheddafi. I civili morti in Libia diventano una statistica. Tutti ad urlare "ora tocca a Berlusconi". Sembra quasi sia un videogioco. Invece è una guerra che ha portato migliaia di morti e distruzione per motivi geopolitici e di materie prime. L'Italia è stata in guerra con la Libia da mesi, ma pochi si sono "indignati". Anzi, oggi i commenti
sono  per lo più di gioia. Sinistri personaggi che dicono: dopo Saddam e Gheddafi tocca a Berlusconi. Perchè se i mass media dicono che la guerra è giusta, chi siamo noi per opporci a tale disgrazia sociale?

Arrivederci Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare Socialista. Nei prossimi anni un mare di fango proverà a cancellare la tua storia. Ma la tua storia continuerà a vivere per l'indipendenza della Libia contro l'occidente colonialista e i servi del dio denaro.


Non andrò via, morirò da martire (Gheddafi)

Al di la del giudizio che si può dare sui quarant'anni della direzione politica di Gheddafi, oggi Gheddafi si comporta come un grande patriota arabo e come un patriota libico. Si comporta come Abd el-Krim, si comporta come Nasser e come Omar al-Mukhtar. Per tanto è doveroso essere totalmente al fianco del popolo libico aggredito e della direzione politica di Gheddafi. (Preve)

Hanno assassinato Gheddafi, e ora sarà un martire, è stato un lottatore lungo tutta la sua vita e gli Stati Uniti ed i loro alleati europei stanno incendiando il mondo (Chavez)

1 commento:

  1. http://vimeo.com/30324890
    Guardatevi il film documentario "Maledetta primavera" di Fulvio Grimaldi

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