lunedì 9 gennaio 2012

Lo spettro dei rossobruni: sovranità, antimperialismo, patriottismo

I tragici episodi razzisti dei giorni scorsi (Torino e Firenze) hanno risvegliato nei compagni il pericolo di sempre. Il sistema? Il capitalismo? L'asse Pd-PDL, finalmente al governo insieme? Il commissariamento della BCE? No, i rosso-bruni.
L'articolo di Evangelisti  I ROSSO-BRUNI: VESTI NUOVE PER UNA VECCHIA STORIA sulla rivista "Su la testa" di Rifondazione Comunista fa un reportage molto sintetico sulla galassia della presunta terza posizione citando tra i tanti Grimaldi, Chiesa, Preve.
Vi pongo subito una domanda: perchè fino a ieri se si parlava di sovranità nazionale tra compagni si veniva additati come "rossobruni" o "fascisti" mentre oggi (grazie al commissarimento della BCE) lo stesso segretario nazionale di Rifondazione Comunista cita pubblicamente la "SOVRANITA' NAZIONALE"? La mia posizione è rimasta inalterata, ma il commissariamento ha finalmente aperto gli occhi anche a sinistra, anche nel mio partito.
Rifletteteci su ...

Preciso che sono stati citati Grimaldi, Chiesa, Preve "per motivi diversi".
"In equivoci analoghi cade abbastanza spesso Giulietto Chiesa, che con i rosso-bruni condivide l’interpretazione"

"Malgrado simili bizzarrie, alcuni transfughi della sinistra sono finiti per approdare ale sponde rosso-brune, con maggiore o minore consapevolezza [...] ma soprattutto è il caso del “filosofo marxista” Costanzo Preve, divenuto un autentico teorico del “comunitarismo”. Ha un suo sito, Comunismo e Libertà (prima si chiamava Comunitarismo.it), da cui divulga il nuovo verbo, sempre richiamandosi a Marx."

"Ancora meglio lo nasconde il sito Comedonchisciotte. Chi lo seguì dalla nascita, ricorda che in principio offriva da scaricare I protocolli dei Savi di Sion. Adesso pare un sito di estrema sinistra, che colleziona articoli di ogni tendenza. Fulvio Grimaldi, la cui collocazione a sinistra non è in discussione, lo linka sul suo blog, quasi fosse affidabile"

A differenza di altri compagni ho trovato l'impostazione di questo articolo sbagliata, quasi a legittimare la caccia passata, presente e futura dei compagni amici dei rossobruni, vedi i virgolettati qui sopra inseriti. Continuo:

"Il capitalismo è aborrito, ma identificato in sostanza con le banche e i grandi fondi di investimento"
In linea con Rifondazione che in questi mesi lancia slogan del tipo: no "L'Europa delle banche"

"A questo fine, va bene l’alleanza con tutti gli Stati e le forze che perseguono il medesimo obiettivo, dagli integralisti islamici, ai nazionalisti slavi, a paesi socialisti o socialisteggianti come Cuba, il Venezuela o altri dell’America Latina"
"Il conflitto di classe è taciuto o considerato “superato”. Non rientra negli schemi interpretativi. I rapporti di forza sono diventati “geopolitici”, e la Russia di Putin, la Cina o il Vietnam che promuovono il neocapitalismo, l’Iran ecc."

Anche qui bisogna stare attenti. L'Eurasia ovviamente non mi interessa. Ma innanzitutto rifiuto l'attacco gratuito al Partito Comunista Cinese e Vietnamita e al loro "neocapitalismo" (?), e ne constato la provenienza: la rivista di un partito comunista (?). Ma temo che la discussione sull'imperialismo rimanga sempre più emarginato dal nostro contesto politico e questo sarebbe un errore strategico fatale.

Torniamo all'origine dell'articolo.
1) Letture rossobrune
Perchè molti compagni, me compreso, leggono riviste come Eurasia ed altre elencate da Evangelisti?
La causa è evidente. Perchè vengono pubblicati argomenti spesso condivisibili, scritti con competenza. Se certi temi (come ad esempio la sovranità nazionale o l'antimperialismo) vengono volutamente censurati o ridimensionati a sinistra e cosa ancor più grave tra chi sogna una "prospettiva socialista", di fatto questi temi rischiano di diventare unici di rossibruni (veri o presunti che siano), che possono di conseguenza attrarre soprattutto i giovani compagni. Ed è una pratica in continuo aumento... Ma la colpa di chi è? Parte della colpa è della censura e del linciaggio che spesso proviene dalla sinistra italiana, anche dal nostro partito, al solo nominare certe tematiche.

2) Antimperialismo
I temi delicati tra i comunisti e la sinistra in Italia sono tanti. La geopolitica e l'antimperialismo la fanno da padrona.
A) Spesso, a sinistra, è quasi vietato difendere la sovranità di stati non allineati come l'Iran e la Libia. Cito questi due casi recenti perchè mi hanno visto nei mesi scorsi al centro di polemiche nazionali dentro e fuori il mio partito. Quando l'occidente mediaticamente attaccò l'Iran con il falso Sakineh, il mio partito a livello nazionale si schierò con le falsità occidentali. Da subito osai denunciare il falso e le macchinazioni occidentali sul caso. Dai miei dirigenti, anche nazionali, fui linciato, arrivarono a dire pubblicamente che io stavo con chi amava "frustare le donne". A distanza di un anno gli eventi mi hanno dato ragione, le scuse non sono arrivate. Ma non importa!
A me interessava raccontare la verità, ossia che era un falso mediatico per legittimare disordini e una possibile guerra contro l'Iran. Oggi è chiaro a molti che gli Stati Uniti hanno intenzione di rovesciare il governo iraniano, anche a costo di un nuovo conflitto mondiale.
B) Situazione analoga per la Libia. Fui tra i primi nel partito a denunciare la mente (ma anche soldi e armi) dei ribelli libici: l'occidente. Mentre una parte del mio partito, erroneamente, manifestava con i ribelli libici, io denunciavo l'imminente attacco imperialista contro uno stato sovrano non abbastanza allineato: la Libia. Ho difeso Gheddafi contro la guerra della Nato, con l'80% degli attacchi aerei provenienti dalla nostra Italia. Dal mio partito mi accusarono di essere "un amico di dittatori sanguinari". Anche sulla Libia la verità (una parte di essa) è venuta allo scoperto. Stesso copione. Nessuna scusa nei miei confronti, ma non importa.
Con questi due casi recenti ho solo desiderato mostrare le difficoltà, a sinistra, di parlare con serenità e conoscenza di antimperialismo.
Prossimanete a Torino presenteremo il documento di F.Grimaldi "Maledetta primavera" sulla guerra libica.
Non è un caso che Preve, Grimaldi e Chiesa (i tre citati da Evangelisti) furono tra i primi in Italia a condannare la guerra imperialista.

3) Patria e Antifascismo
A sinistra e tra i partiti comunisti italiani esiste ancora il tabù della Patria. Il tema della Patria, proprio come l'antimperialismo, dovrebbero essere parte fondante di un partito comunista. Non voglio, nuovamente, riportare la storia, mi limito ad un "Patria o Morte" di rivoluzionaria memoria.
Siamo stati attaccati, privatamente e pubblicamente di "fascismo" da una componente della FdS per aver organizzato un'iniziativa, in collaboazione con la Rivista Indipendenza, su Patria, Indipendenza e Antifascismo. A sinistra succede anche questo. Essere accusati di fascismo per aver organizzato un'iniziativa sull'antifascismo. Ma, come detto prima, viviamo dentro un paradosso vivente.
Nel pomeriggio avevamo commemorato il partigiano Dante di Danni e in serata avevamo discusso del legame tra Antifascismo, resistenza e patriottismo con partigiani e compagni. Erano presenti V.Gentili (autore del Libro sugli Arditi del Popolo) e Dal Bo (Co-autore del libro sulla resistenza del Martinetto).
Qui sotto gli interventi più interessanti

Francesco Labonia - Rivista Indipendenza
Dario Romeo - Rivista Indipendenza
Valerio Gentili - Autore del Libro Arditi del Popolo

Le accuse di fascismo ci arrivarono per i motivi più surreali. L'aver parlato di patria, l'aver collaborato con la Rivista Indipendenza, ma la più divertente è stata l'accusa di aver usato "eccessivamente la bandiera italiana".
Per inciso, siamo orgogliosi di aver fatto questa iniziativa e di essere stati, anche in questo, tra i primi nel partito a collaborare con questa valida rivista.


Riduco in sintesi così: se certi temi, come la sovranità nazionale, l'antimperialismo e addirittura l'antifascismo patriottico vengono censurati o maldigeriti da codesta sinistra e da una parte del partito mi pare poi conseguente l'allontanamento di molti compagni, e ancor più grave, la ricerca di questi temi in altre collocazioni politiche e culturali. Non attacco dunque a priori la conseguenza descritta da Evangelisti, critico semmai la mia parte politica. Proprio ora che ritorna la caccia agli "ingenui" o addirittura agli infiltrati veri o presunti, penso che bisogna far chiarezza subito!
Un modo sarebbe aprire, senza pregiudizi, un dialgo sui temi prima citati, sovranità, antimperialismo, patriottismo, tra noi compagni. Ora, grazie al commissariamento della BCE, il nostro stesso segretario cita apertamente, seppur timidamente, la sovranità nazionale.
Dire No al Debito, uscire dall'Unione Europea e dall'Euro è posizione minoritaria forse, ma non è più un tabù.
Si deve discutere di sovranità, antimperialismo, patria per una prospettiva socialista! La domanda non retorica che vi pongo è: si può?

Andrea 'Perno' Salutari

24 commenti:

  1. Essere patriottici nei paesi della periferia subalterna è progressista e rivoluzionario, essere patriottici nel centro imperialista è il più delle volte reazionario e fascista. Queste insegna la teoria marxista delle relazioni internazionali e il concetto di aristocrazia operaia di leniniana memoria.

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  2. Quindi i baschi sono fascisti?

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  3. Sul piano delle relazioni internazionali c'è una bella differenza tra centro imperialista e gli alleati subalterni ascari dell'imperialismo.
    Concordo con Perno sui motivi che spingono molti compagni a leggere siti e riviste di matrice rosso-bruna. La sinistra occidentale (salvo rare eccezioni) ha da tempo abbandonato i concetti di antimperialismo, liberazione nazionale e sovranità, e così facendo ha di fatto abbandonato l'anticapitalismo. Si cita Marx come se fosse un testo sacro (dimenticano che sia pur geniale, sempre di un mortale si tratta, e come tale non infallibile), dimenticando -guarda caso- Lenin, Mao, e tutte le esperienze socialiste realizzate, nonché quali sono gli unici movimenti socialisti e anticapitalisti di massa in occidente (baschi, irlandesi, corsi, ecc.). In altre parole prevalgono solo quelle letture del marxismo che hanno tentato di prescindere completamente dal fatto nazionale (luxemburghismo, trozkismo, operaismo, negrismo). Esattamente quelle letture che sono rimaste confinate ai salotti o che hanno prodotto movimenti fallimentari.
    Tuttavia il pericolo rosso-bruno non va sottovalutato, ma deve essere compreso sulla base dei contenuti e dei riferimenti culturali, che non sempre vengono esplicitati quando si parla di geo-politica. Esattamente ciò che i diffusori di dossier vari non sono in grado di fare, col risultato di rendersi ridicoli. Proverei a fissare dei punti:
    - Parlare di patriottismo e sovranità è di per sé tutto fuorché ambiguo, altrimenti sarebbero tali pure la Resistenza o Che Guevara
    - L'antimperialismo non è ambiguo. Difendere la sovranità dei paesi non allineati deve essere un punto fermo, a prescindere dalla valutazione del loro sistema politico.
    - La costruzione del socialismo può e deve avvenire sulla base delle storie e delle culture di ciascun paese, non contro di esse. Sostenere vie differenti al socialismo non vuol dire auspicare per l'Italia l'adozione di quei modelli.
    - Non ci si può formare la propria opinione su realtà come Libia, Iran, Siria, ecc. sulla base di quanto propinatoci dai media mainstram.
    - Capire che, quando si è accerchiati e si subiscono embarghi o tentativi di destabilizzazione dall'esterno, il bivio è tra difendersi (restringendo inevitabilmente le libertà personali) o arrendersi.
    - Distinguere l'eventuale critica legittima dei sistemi politici di questi paesi (sempre però sulla base dei precedenti punti), dal sostegno a chi attenta alla loro sovranità in chiave imperialista.
    - Rigettare l'idea che le democrazie liberali occidentali siano il miglior sistema possibile, quello a cui tutti devono tendere, e soprattutto che siano l'unica reale forma di democrazia
    Che cos'è invece ambiguo sul serio, e da cui bisogna stare lontani (non senso di non leggere per paura di contaminarsi, nel senso di prospettare connubi politici e roba del genere)?
    - Tutta la retorica intorno alla costruzione di un grande spazio geo-politico europeo, o peggio eurasiatico, presentato come unica via per contrastare l'imperialismo atlantico. Tra antimperialismo e alter-imperialismo c'è una bella differenza. Per questi gruppi la rivendicazione della sovranità nazionale è puramente strumentale, dato che l'obbiettivo è un suo superamento in chiave imperiale.
    - Ogni fittizia distinzione tra capitalismo finanziario (cattivo) e capitalismo industriale e produttivo (buono).
    - Tutta la retorica intorno a radici spirituali comuni dei popoli eurasiatici, mutuata dal cosiddetto pensiero tradizionale, in primis quello di Evola.
    - La centralità di concetti quali talassocrazie e tellurocrazie, che implica il fatto di fissare i caratteri culturali come se questi fossero un dato immodificabile ed ereditario. In altre parole razzista.
    - La rivalutazione del concetto di Impero (senza imperialismo, sic!)
    - Il comunitarismo, una categoria politica estremamente vaga sul piano teorico, e dai contenuti irricevibili sul piano pratico.

    Dario Romeo

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  4. Tra l'altro:

    Su Indipendenza sono numerosi gli articoli che trattano di questi argomenti, smontando pezzo per pezzo sia le teorie rossobrune, sia il presunto antifascismo di chi la butta in caciara includendo chiunque parli di patria e sovranità nella categoria. Questo sia a beneficio di chi vuol capirne di più, sia di chi, non avendo mai letto nulla di noi, ci accusa di essere comunitaristi, eurasiatisti e quant'altro.
    Sul sito internet potete trovare:
    - Comunitarismo, Eurasia, Impero. Le ragioni nazionalitarie di un rifiuto (prima e seconda parte)
    - Comunità contro comunitarismo
    - Fascismo contro nazione. Storia e attualità di una strumentalizzazione

    Tra i più recenti (presenti solo sul cartaceo)
    - L'idea di comunità: teoria, ambiguità, contaminazioni (n. 29)
    - Quale antifascismo? Tra smarrimenti, involuzioni, attualità (n. 31, quello in uscita in questi giorni)

    Infine segnalo sul nostro forum le seguenti discussioni sul tema
    http://indipendenza.lightbb.com/t28-comunitarismo-contro-nazionalitarismo
    http://indipendenza.lightbb.com/t924-quale-azione-politica

    Dario Romeo

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  5. - chi considera la " sovranità nazionale " roba da fascisti non capisce nulla, anzi spiana proprio la strada al successo dei fascisti. Se Ferrero capisse questo avrebbe il doppio dei voti.

    - chi legge Preve sa benissimo che anche se si considera al di là di destra e sinistra non è un " rossobruno" ( indica infatti come principali crimini del fascismo: 1- l' identificazione dell' appartenenza nazionale a quella del partito fascista; 2 - l' uso dell' idea della nazione italiana a scopo imperialistico contro etiopia, grecia, albania, jugoslavia,ecc). E anche se definisce la sua teoria filosofica come " comunitarismo" dal punto di vista politico propone come priorità " de globalizzazione e recupero della sovranità nazionale ( a differenza di certi comunitaristi o in due parole leghisti che vorrebbero piccole comunità e europa autarchica)

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  6. Su Preve il discorso è complesso e la valutazione non può che essere articolata.
    Partirei col dire che si tratta di una figura intellettuale di grandissima statura, che nel corso degli anni ha dato un contributo fondamentale nell'interpretare la storia del comunismo storico novecentesco, nonché su alcuni nodi culturali e filosofici relativi al pensiero di Marx e al marxismo. A un certo punto però c'è stata la svolta comunitarista, in contraddizione peraltro con alcune delle tesi sino a quel momento sostenute. Una svolta avvenuta non casualmente in coincidenza con l'inizio di nuove frequentazioni politiche ed editoriali. A tale proposito, è evidente che se una piccola casa editrice connotata ideologicamente ti fa pubblicare un libro, lo fa perché pensa di ottenere un ritorno politico, non certo per motivi economici, né in nome della libertà d'espressione.
    Ora, il concetto di comunitarismo è storicamente patrimonio culturale degli ambienti politici neo-fascisti. Poter contare su uno dei massimi studiosi del marxismo su scala mondiale che ti propone una nuova concezione di Marx e del comunismo in chiave comunitarista diventa una forma di pubblicità e di legittimazione (agli occhi di alcuni per lo meno) mica da poco.
    Fa riflettere poi che, leggendo i testi di Preve che dovrebbero trattare proprio del comunitarismo, di questo se ne parla poco e in maniera talmente vaga da non riuscire mai a definirlo e a sostanziarlo, se non come alternativa all'individualismo. Una dicotomia, quella individualismo-comunitarismo, che in passato lo stesso Preve aveva definito illusoria. Discutibile è poi il fondamento marxiano di questo comunitarismo, ovvero la concezione dell'uomo come "ente naturale generico", che presupporrebbe una comunità umana mondializzata. Una prospettiva tra l'altro nella quale vi si potrebbe far rientrare tutto e il contrario di tutto in termini culturali e di assetti e modi di produzione sociali. Ci si chiede quindi a che pro insistere su una categoria i cui contenuti e le cui articolazioni sono tutti da definire. Preve ha inoltre aderito a una versione sia pure edulcorata dell'eurasiatismo (una concezione a suo dire "geo-politica" e "difensiva", non "culturale"), categoria che in determinati ambienti politici viaggia sempre a braccetto con quella di comunitarismo.
    Infine sul superamento della dicotomia destra-sinistra:
    - a seconda dei contesti storici e culturali, destra e sinistra sono state riempite di contenuti assai differenti. Sono quindi esistite le destre e le sinistre, a volte anche nello stesso paese e nello stesso frangente storico
    - è innegabile che oggi in Occidente la destra e la sinistra genericamente intese si rivelino solo due varianti del pensiero liberale
    - è altrettanto innegabile che in altri contesti (es. America Latina) sono categorie che hanno ancora una loro validità intrinseca, così come avvenuto in passato anche nello stesso Occidente
    - infine, per quanto svuotate di contenuti, la destra e la sinistra dei paesi occidentali continuano a essere percepite da molte persone come identità fondamentali
    Alla luce di questo, da un lato è sacrosanto mettere in discussione la logica del bipolarismo. Dall'altro però non bisogna incorrere nella trappola di vedere come naturale e automatica la convergenza di chiunque contesti il sistema attuale, come se bastasse essere contro qualcosa per condividere un'orizzonte culturale e politico. Tra chi contesta il sistema avendo come progetto politico l'Eurasia, l'impero, il comunitarismo, ecc. e chi invece porta avanti un discorso autenticamente patriottico e inter-nazionalista, non vi sono spazi per connubi possibili, essendo le rispettive progettualità e i rispettivi orizzonti culturali assolutamente antitetici. Ora, in questo caso Preve, pur partendo dalla condivisibile constatazione di ciò che sono oggi in Occidente destra e sinistra, omette questo punto fondamentale, aprendo così di fatto (e nei fatti) a quei connubi di cui si è appena detto.

    Dario Romeo

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  7. Ma si può che tu riesci a stare in un partito simile? Ma esci, non ci fai nulla, pensi troppo per stare con loro.

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  8. Il mio articolo è stato pubblicato anche su Appello al Popolo. Ecco il link
    http://www.appelloalpopolo.it/?p=5579#comment-2407

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  9. DA COMUNISTA CONVINTO POSSO DIRTI SINCERAMENTE COME LA PENSO????

    MEGLIO ROSSO-BRUNI CHE ARANCIONI O ROSSO-SBIADITI!!!!!

    E' VERO, UNA PARTE DI COMPAGNI (ME COMPRESO) HA SIMPATIE PER I COSIDETTI ROSSOBRUNI.... MA SAI PERCHE'? XKè DALL'ALTRA PARTE TROVIAMO UN ROSSO SBIADITO CHE NULLA HA A CHE VEDERE CON LA TRADIZIONE COMUNISTA RUSSA E STALINISTA!!!!!!

    POI OGNIUNO LA PENSA COME VUOLE OVVIO!

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  10. E' incredibile sembra quasi che una certa rea politica non riesca a mettere da parte certi giudizi sul passato e a guardare avanti . Sembra che sia quasi un dogma infallibile quello di evitare rapporti con certe forze . Ogni tanto è davvero sconsolante , io vengo da una realtà che può essere ambiguamente definita di destra radicale , con il passare degli anni e avendo comunque studiato mi sono reso conto della natura reazionaria di queste sintesi politiche . e' ormai da anni che vagheggio una sintesi tra le due o più teorie storiche in un superamento del 900 un'alleanza tra forze tipicamente e genuinamente enticapitaliste . Parlarne di nazional comunismo sembra un'eresia tanto più parlarne con chi viene dalla area di sinistra , quello snobismo culturale denunciato anche da intellettuali come Pasolini permane . Bene che altro dire andiamo avanti così e perdiamo un'altra occasione .

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  11. @Max
    Ti rispondo con una frase del compagno Togliatti
    "Il comunismo non contrappone, ma accorda e unisce il patriottismo e l'internazionalismo proletario poiche' l'uno e l'altro si fondano sul rispetto dei diritti, delle liberta' dell'indipendenza dei singoli popoli. E' ridicolo pensare che la classe operaia possa staccarsi, scindersi dalla nazione"

    @Romeo
    Ti ringrazio per il tuo prezioso aiuto per la costruzione della discussione. Le tue parole sono interessantime e da me condivise.

    @Graziano
    La linea di rifondazione comunista non è da me condivisa, ma lavoro dall'interno per portare le mie idee, che seppur minoritarie vivono dentro questo partito. Anche se ovviamente mi relaziono molto con la galassia esterna a questo contenitore partitico.

    @Barbo
    Sei il primo che cita i "rosati". Ecco, io non sono preso dalla "fobia" rossobruna (vera o presunta), ma temo per l'appunto i "compagni" o "sinistrati" rosati che annacquano l'immaginario.
    E sono proprio quelli che critico nell'articolo. Che, spero per ingenuità, su certi temi sostengono il sistema (vedi il caso Iran o Libia)

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  12. Si farebbe una "fittizia distinzione tra capitalismo finanziario (cattivo) e capitalismo industriale e produttivo (buono)"? Ma per piacere. Ma non diciamo fesserie. Al massimo c'è un riconoscimento giusto e sacrosanto dell'iniziativa economica privata quando è di piccole dimensioni (piccolo commercio e artigianato comuni nel tessuto produttivo italiano) e non delle grandi imprese. Ed il capitalismo viene riconosciuto, in ogni caso, sempre, perennemente, come il fenomeno da abbattere. Altro che buono e cattivo. Sono propri i pii custodi della tradizione, le anime belle che non si sporcano mai le mani ad aver fatto quella distinzione negli ultimi 10 anni.

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  13. Caro Anonimo (ma perchè avete tanto difficoltà a firmarmi, anche solo con un pseudonimo) mi sa che ti sei perso totalmente il punto. Il capitalismo lo si combatte a tappe. L'UE vieta la nazionalizzazione dell'industrie. Dunque cosa proponi?

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  14. Mi sa che sei tu che non hai capito a cosa mi riferisco. Ricopio e ri-incollo dal commento 3.
    "il pericolo rosso-bruno non va sottovalutato, ma deve essere compreso sulla base dei contenuti e dei riferimenti culturali, che non sempre vengono esplicitati quando si parla di geo-politica. Esattamente ciò che i diffusori di dossier vari non sono in grado di fare, col risultato di rendersi ridicoli. Proverei a fissare dei punti"
    [...]
    "Che cos'è invece ambiguo sul serio, e da cui bisogna stare lontani (non senso di non leggere per paura di contaminarsi, nel senso di prospettare connubi politici e roba del genere)?"

    Se non sbaglio, l'autore del commento prima propone i punti che possono essere condivisibili del fantomatico "rossobrunismo" , e dopo quelli "ambigui". Tra i quali, sostiene, "una fittizia distinzione tra capitalismo finanziario (cattivo) e capitalismo industriale e produttivo (buono)". Cioè a dire che i critici della dicotomia destra-sinistra e gli autori del "geopolitico", tra le altre cose, affermano che i padroni sono buoni e la finanza è cattiva cattiva. Ecco, volevo rispondere a quest'affermazione, e dire che è una fesseria, il perchè l'ho precisato al commento precedente.

    André

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  15. Ah scusa Andrè, pensavo che ti riferivi al mio articolo e non riuscivo a capire a cosa tu ti potessi riferire perchè ero sicuro di non aver mai scritto nulla den genere. Non avevo capito che ti riferivi al commento. Mio errore. Grazie per la precisazione

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    Risposte
    1. Figurati, anzi scusami tu per non aver messo subito il nick.
      André

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  16. Scusa ma mi spiegheresti in che modo i fatti ti avrebbero dato ragione su Sakineh (un falso ?) o su Gheddafi ? Te lo chiedo da militante del tuo stesso partito. Neghi che in Iran i diritti delle donne siano calpestati ? Neghi che Gheddafi fosse un dittatore ? E' dunque questa la tua prospettiva rivoluzionaria, burka e un dittatore ?

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  17. Caro Anonimo compagno di partito,
    1) I media, ed anche il partito in un primo momento, è inciampato nella solita guerra mediatica dell'occidente contro l'Iran. Se tu ricorderai bene ogni giorno tutti i media nazionali ed internazionali (già questo dovrebbe far riflettere) annunciavano: "domani uccideranno Sakineh".
    In un primo momento la nostra stessa giovanile, mostrando un'ignoranza colossale, affermava che era stata condannata a morte, tramite lapidazione, con l'accusa di adulterio.

    La verità è un'altra e pubblica. Puoi trovare facilmente le notizie anche sul web. Sakineh è viva, ma giustamente in galera. E' stata processata per complicità in omicidio. Ebbene si, Sakineh e il suo amante hanno ucciso il marito della Sakineh. Su questo avevo scritto un comunicato che puoi leggere qui. http://patriadelribelle.blogspot.it/2010/09/quando-i-mandanti-della-pena-di-morte.html
    I diritti delle donne poco c'entrano con il caso Sakineh. Certo, il problema dei diritti delle donne è sempre un tema delicato. Ma in Qatar e in Arabia Saudita le donne non sono calpestate? Certo che lo sono. Solo che alcuni stati sono "alleati", altri sono "antiimperialisti". Il solo pensare che l'attacco mediatico contro l'Iran per giustificare la prossima guerra possa centrare qualcosa con i diritti delle donne è piuttosto "curioso".

    Sono passati due anni e ora tutti sono consapevoli, anche il nostro partito, che gli Stati Uniti vogliono fare l'ennesima guerra imperialista, questa volta contro l'Iran. Tu la sosterrai?


    2) Gheddafi era un dittatore. Lo erano anche Lenin, Mao o Fidel Castro.
    Forse dovresti esternare meglio la tua critica a Gheddafi, Dittatore può voler dire tutto o niente.

    Sulla guerra in Libia ti riporto due dichiarazioni di grandi compagni molto stimati dal nostro partito

    "Una persona onesta sarà sempre contro qualsiasi ingiustizia che si commetta con qualsiasi popolo del mondo, e la peggiore di queste, in questo istante, sarebbe stare zitti di fronte al crimine che la NATO si prepara a commettere contro il popolo della Libia." (F. Castro)

    "Hanno assassinato Gheddafi, e ora sarà un martire, è stato un lottatore lungo tutta la sua vita e gli Stati Uniti ed i loro alleati europei stanno incendiando il mondo" (Chavez)

    Ho già esposto la mia posizione qui http://patriadelribelle.blogspot.it/2011/10/il-martire-gheddafi-e-vivo.html e qui http://patriadelribelle.blogspot.com/2011/07/pernograd-e-la-trappola-mediatica.html

    Gli effetti della Guerra in Libia sono evidenti. Ucciso un popolo, distrutta una nazione per soli motivi economici (petrolio) e politici (la distruzione di uno stato non allineato).

    La tua ultima frase mi lascia perplesso. Se dovessi usare il tuo stesso tono dovrei domandarti: E' dunque questa la tua prospettiva rivoluzionaria, essere lo zerbino degli Stati Uniti e dell'occidente e di conseguenza del capitalismo, manipolare il popolo mediaticamente per poter uccidere i popoli sovrani degli stati non allineati (vedi Iran, Libia, ecc)?

    La mia prospettiva rivoluzionaria la puoi ben comprendere dal titolo dell'articolo
    1) Riconquista della sovranità nazionale, popolare, economica.
    2) Antimperialismo: contro tutte le guerre imperialiste. Sperando che il nostro partito, quanto tornerà in parlmento la smetterà di finanziare le guerre (vedi Libano, Afghanistan, ecc)
    3) Patriottismo, per riprendere il legame tra comunismo/socialismo e patria tanto caro nel nostro passato e nell'attuale e splendida stagione del movimento del Sud America. E perchè no: sognando un Terzo risorgimento.

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  18. Per gli "infami" che ci attaccano come rossobruni, e per quelli,inseriti tra i rossobruni, ma che non perdono occasione per attaccarci, chissà perchè!

    http://www.comunismoecomunita.org/?p=3197

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  19. @Maurizio Neri. Chi sono questi "infami" che "inseriti tra i rossobruni", "non perdono occasione per attaccarci"? E "chissà perchè!", perchè?

    @Andrea. Condivido le tue posizioni, Andrea, e spero che nel nostro partito cambino e presto le cose.

    @Dario Romeo. Complimenti per le cose che hai scritto sopra. Massima stima per il gruppo di compagni di cui fai parte, "Indipendenza". Magari il mio partito fosse su quelle posizioni...

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  20. "Vi hanno detto che sono un avversario da uccidere, ma voi ignorate che il mio sogno era "Patria, Pane e Giustizia" per tutti gli Spagnoli, specie per i miseri e diseredati. Credetemi! Quando si sta per morire non si può mentire."
    - José Antonio Primo de Rivera rivolto al plotone di esecuzione prima di morire.

    Ora, il discorso è lungo. Sono sicuro che verrò ascoltato.
    Parto da un dato autobiografico: ho 19 anni, e sono nel Movimento Politico Unione Socialismo Nazionale. Vengo da una famiglia di tradizione di sinistra: i miei genitori sono rosati, come li chiamate voi, ossia leggono Repubblica e credono alle fognate di Mentana. I miei nonni PSI. Il mio bisnonno comunista, partecipe del Biennio Rosso, ammiratore di Togliatti, mangiapreti incallito.
    Innanzitutto il Rossobrunismo: che cos'è? Non esiste. Esempio: U.S.N. può sembrare rossobruno, in base agli articoli che ho letto (ho seguito anche le discussioni nate recentemente intorno alle dichiarazioni di un vostro rappresentante di cui non ricordo il nome), ma non lo è. Non lo è per il semplice motivo che riprende Idee e Programmi dal Sansepolcrismo e dalla Repubblica Sociale Italiana, sorti in periodi in cui non esisteva questa categoria. Quindi secondo me si opera un'inversione fallace: ci sono punti di contatto non perché una delle due parti si mascheri da altra, ma perché la matrice "sentimentale" è comune. Non si può applicare la categoria in maniera retrospettiva, né si può valutare la salute di un albero dai suoi rami bensì dalle radici.
    Il Rossobrunismo si può applicare secondo me in altri casi. In Italia il più lampante è il Nazimaoismo, che niente ha a che vedere con il Fascismo, ma è una semplice operazione di guerra sporca, nata per confondere tanto giovani di "destra" che di "sinistra". E si noti bene: non un'operazione di "destra" per confondere quelli di "sinistra". Semplicemente il movimento giovanile neofascista era meno strutturato, e più facilmente infiltrabile, rappresentando terreno fertile per una simile trovata, anche grazie a cattivi maestri della (bassa) statura di Evola.
    Detto questo, perché un giovane socialista, tale mi ritenevo, lontano dalle battaglie così cool della Sinistra, aderisce a un Movimento come U.S.N.?
    Perché la pensa come te, come voi, ma non ha paura di dirlo. Perché è fiero, e non ha paura della sua fierezza. Perché vogliamo "Patria, Pane e Giustizia" per tutti gli Italiani, senza struttura e sovrastrutture. Che credo siano l'ultima barriera che ci divide, sostanzialmente.
    Un saluto, scusandomi per "l'infiltrazione".
    Giovanni

    P.S.: lo sai chi ha voluto la morte del grande Primo de Rivera? Francisco Franco. Non sempre tutto è come sembra.

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