lunedì 5 dicembre 2016

La Costituzione affonda Renzi, chi ha vinto?

La sinistra che affonda il centrosinistra e consegna il governo alle destre. Qualcosa di già visto, questa volta Renzi e il suo Partito della Nazione, in realtà mai nato, ha fatto quasi tutto da solo. Un uomo solo al comando, nel PD, dove il suo rinnovamento castrato non è riuscito a generare una nuova classe dirigente, con una politica europeista che ha annientato le differenze tra destra e sinistra. Un'esperienza finita, per mano propria. Una riforma costituzionale, dove lo zampino di Napolitano è evidente, da lui voluta e dal popolo italiano rigettata al mittente.
Una riforma costituzionale criticabile, in certe parti molto confusa e mal scritta, come la questione del nuovo Senato, non abolito, ma ridimensionato in poteri e numeri. Ma con diversi spunti positivi e da molti schieramenti apprezzati, come il superamento del bicameralismo perfetto, l'eliminazione dell provincie, l'eliminazione del CNEL, la riduzione dei parlamentari, la fiducia alla sola camera, e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, introdotta proprio dal centrosinistra. Potrei affrontare nel merito la riforma e motivare, seriamente, il mio No. Non lo farò perchè non dobbiamo prenderci in giro.
La sinistra, emotivamente, ha pensato sinceramente di voler difendere la Costituzione, ma la realtà è un'altra.
La Costituzione è stata usata, da politici irrispettosi come Berlusconi. La carta nata dalla Resistenza falsamente difesa dai fascisti di Forza Nuova e Casapound e protetta da Grillo, il quale nel 2011 scriveva che "molti suoi articoli sono condivisibili, altri meno o per nulla [..] E' un testo di 139 articoli, scritto dopo le macerie della Seconda Guerra Mondiale e la fine del fascismo, che esclude i cittadini dalla possibilità di proporre delle leggi, è una Costituzione in parte "diversamente democratica" [..] La Costituzione va rimessa in discussione in molti dei suoi articoli"


E' stato un referendum politico, contro Renzi. Temuto dalla sinistra, dalle destre e da parte del suo stesso partito. Un uomo solo, un populista 2.0 in certi aspetti, ad esempio nel suo rapporto diretto con i cittadini, un rottamatore più a parole che nei fatti.
I politici di sinistra, all'interno del PD, si sono schierati contro Renzi sperando di risultare rilevanti nella vittoria del No per poi far pesare la loro forza e nella migliore delle ipotesi creare uno scontro in direzione nazionale in attesa del congresso che si svolgerà nei primi mesi del 2017.
La sinistra extra PD e fino a ieri sua alleata, ha cercato di riempire uno spazio politico che, a sinistra, pare non esserci più.
Le destre, dalla Lega Nord a Forza Italia, hanno usato la Costituzione per dare la spallata al PD sperando di tornare prestissimo con un nuovo governo Berlusconi/Salvini e il Movimento Cinque Stelle, sostenuto da sondaggi favorevoli, brama la conquista del governo, dopo aver conquistato città importanti come Torino e Roma, con tutti le conseguenze del caso.
Una costituzione usata, tradita e macchiata da una pagina politica ignobile.
Un voto politico dove la crisi sociale, che in tutta Europa sta portando un vento di destra, spesso anti europeista e nazionalista, ha favorito la vittoria delle destre e dei timidi populismi italiani del XXI secolo
Il dato riportato da Youtrend sembra confermare questo voto sociale, di rabbia. Un voto contro, "nei 100 comuni italiani con più disoccupati ha vinto il NO con il 65,8%, nei 100 con meno disoccupati ha vinto il SÌ con il 59%"


Le reazioni del Fronte del NO
Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, ha dichiarato che è stata "una grande vittoria dei cittadini"

Fratoianni, di SEL, ha affermato che il voto è stata " una straordinaria partecipazione al voto ha respinto il tentativo di attaccare la Costituzione nata dalla Resistenza e dell'antifascismo, un tentativo figlio dell'idea che tutti i problemi del Paese dipendano da un eccesso di democrazia e che si possa usare la Costituzione per dividere, invece di unire, come è sempre stato"

Di Stefano, leader di Casa Pound, ha dichiarato che "siamo tutti felici che sia caduto il Governo, ma questo non vuol dire automaticamente essersi liberati del male che opprime la nostra amata Italia. Per quanto riguarda CasaPound, l'obiettivo ora è portare IN PARLAMENTO la nostra idea di nazione e il nostro spirito di intervento sociale al fianco degli italiani. Da soli. Senza alleanze. Perché non vogliamo essere alleati di chi non ha il coraggio neanche di nominarci. CasaPound non può allearsi con i tiepidi e con i pavidi, perché noi vogliamo per l’Italia un cambio di rotta radicale e profondo. Godiamoci questa bella giornata, e poi rimettiamoci al lavoro."

Per Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, "la Costituzione nata dalla Resistenza è stata nuovamente scelta dal popolo italiano come la propria Costituzione, bocciando la Costituzione neoliberista di Renzi, Verdini e Merkel. A questa scelta occorre dare seguito andando subito alle elezioni: basta con governi di nominati, il popolo deve votare i propri rappresentanti. Si vada a votare in primavera con l'italicum - così come verrà modificato dalla Corte Costituzionale - e con l'attuale legge elettorale per il Senato"

Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle, in linea con Ferrero, ha scritto che "gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto. La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c'è già: l’Italicum. Abbiamo sempre criticato questa legge, ma questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l'insediamento di un governo tecnico alla Monti. Per quanto riguarda il Senato, proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità alla legge che c'è già: il Consultellum"

Brunetta, di Forza Italia, ha parlato di "Fine di un incubo! Il renzismo si chiude qui. Un uomo che ha interpretato il potere in una maniera mai vista nella storia repubblicana. Con arroganza, nessun rispetto per le regole democratiche e per gli avversari, che ha utilizzato spudoratamente tutti gli strumenti del potere, noti e ignoti. Non si era mai visto un premier avere dalla sua parte la stampa, le televisioni, i tg della Rai”.
Per l'esponente di Forza Italia "Ha vinto Berlusconi e tutti quelli che hanno combattuto Renzi e il renzismo da subito. Ora sotto la guida del Cavaliere abbiamo il dovere di costruire il centrodestra unito di governo"

Giorgia Meloni, di Fratelli d'Italia, ha dichiarato che "ha vinto la sovranità nazionale, hanno vinto gli italiani", mentre Fassina, di Sinistra Italiana, ha dato la colpa all'euro e ha definito chiusa la stagione dell'Ulivo, vecchio e nuovo.

Per il Presidente dell'Anpi, Smuraglia, "ha vinto la Costituzione, contro l'arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità."

Roberto Fiore, della formazione fascista Forza Nuova, ha affermato che "gli italiani hanno iniziato a ribellarsi"

Infine, il rottamato D'Alema, ha dichiarato che "non è responsabile l'idea di andare a elezioni in una situazione così caotica. Occorre fare una legge elettorale. Nel Pd serve una profonda svolta politica e c'è da ricostruire l'unità del partito. L'idea centrista del partito della Nazione è stata sconfitta insieme alla riforma"



Saper perdere. Il discorso di Renzi.
Saper vincere è facile, saper perdere è da pochi. Renzi, come aveva già dimostrato alle primarie contro Bersani, sa perdere.
Qui sotto l'intervento integrale.

Oggi il popolo italiano ha parlato, ha parlato in modo inequivocabile. Ha scelto in modo chiaro e netto e credo che sia stata una grande festa per la democrazia. Le percentuali di affluenza sono state superiori a tutte le attese. È stata una festa che si è svolta in un contesto segnato da qualche polemica in campagna elettorale, ma in cui tanti cittadini si sono riavvicinati alla Carta costituzionale, al manuale delle regole del gioco, e credo che questo sia molto bello, importante e significativo.

Sono orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra ma sceglie. Viva l’Italia che partecipa e che decide. Viva l’Italia che crede nella politica.

Il No ha vinto in modo netto, ai leader del fronte del No vanno le mie congratulazioni e il mio augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli italiani. Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori insieme alla grande responsabilità di cominciare dalla proposta, credo innanzitutto dalla proposta delle regole, della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili.

Agli amici del Sì, che hanno condiviso il sogno di questa riforma, una campagna elettorale emozionante, vorrei consegnare un abbraccio forte, affettuoso, vorrei uno per uno. Ci abbiamo provato, abbiamo dato agli italiani una chance di cambiamento semplice e chiara. Ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri concittadini; abbiamo ottenuto milioni di voti, ma questi milioni di voti sono impressionanti ma insufficienti. Volevamo vincere, non partecipare e allora mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta e dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi.

Chi lotta per un’idea non può perdere. Voi avevate un’idea meravigliosa, in particolare in questa stagione della vita politica europea. Volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, combattere il populismo, semplificare il sistema e rendere più vicini cittadini e imprese. Avete fatto una campagna elettorale casa per casa, a vostre spese, senza avere nulla da chiedere ma solo da dare. Per questo voi non avete perso. Stasera andando a risposare o domani andando a lavorare sentitevi soddisfatti dell’impegno, della passione, delle idee. Intendiamoci, c’è rabbia, c’è delusione, amarezza e tristezza ma vorrei foste fieri di voi stessi. Fare politica andando contro qualcuno è molto facile, fare politica per qualcosa è più difficile ma più bello. Siate orgogliosi di questa bellezza. Non smettete mai di pensare che si fa politica pensando che si fa politica per i propri figli e non per le alchimie dei gruppi dirigenti.

Arriverà un giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria e quel giorno vi ricorderete delle lacrime di questa notte. Si può perdere il referendum ma non si può perdere il buonumore. Si può perdere una battaglia ma non la fiducia che questo è il Paese più bello del mondo e quella bandiera rappresenta gli ideali di civiltà, educazione e bellezza che ci fano grandi e orgogliosi della nostra civiltà. Io invece ho perso.

Nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. Perché non siamo robot. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Vi prego di credermi quando vi dico che veramente ho fatto tutto quello che penso si potesse fare in questa fase. Io non credo che la politica sia il numero inaccettabile di politici che abbiamo in Italia. Io non credo che si possa continuare in un sistema in cui l’autoreferenzialità della cosa pubblica è criticata per decenni da tutti e poi al momento opportuno non venga cambiata. Ma credo nella democrazia e per questo quando uno perde non fa finta di nulla, fischiettando e andandosene sperando che tutto passi in fretta nella nottata.

Credo nell’Italia è per questo credo sia doveroso cambiarla. Nei mille gironi e nelle mille notti passati in questo palazzo ne ho viste le possibilità straordinari, uniche al mondo. ma perché queste possibilità si realizzino, le uniche chance che abbiamo è scattare, non galleggiare, è credere nel futuro, non vivacchiare. La democrazia italiana di oggi si basa su un sistema parlamentare. Quando abbiamo chiesto la fiducia abbiamo chiesto di semplificare il sistema, di eliminare il bicameralismo, abbassare i costi della politica, allargare gli spazi di democrazia diretta. Questa riforma è quella che abbiamo portato al voto. Non siamo stati convincenti, mi dispiace, però andiamo via senza rimorsi, perché se vince la democrazia e vince il no, è anche vero che abbiamo combattuto la buona battaglia con convinzione e passione.

Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui. Credo che per cambiare questo sistema politico in cui i leader sono sempre gli stessi e si scambiano gli incarichi ma non cambiano il Paese, non si possa far finta che tutti rimangano incollati alle proprie consuetudini prima ancora che alle proprie poltrone.

Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia. Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la straordinaria avventura, una squadra coesa, forte e compatta, e salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni. Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda quale quella del Presidente Mattarella.

In questi giorni il governo sarà al lavoro per completare l’iter di una buona legge di Stabilità, che deve essere approvata al Senato e per assicurare il massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto. Lasceremo a chi prenderà il nostro posto il prezioso progetto di Casa Italia. Come sapete vengo dall’associazionismo, dal mondo scout e il fondatore dello scoutismo, Baden-Powell, diceva che bisogna lasciare i posti meglio di come si sono trovati. Lasciamo la guida dell’Italia con un Paese che passato dal -2% al +1% di crescita del Pil, che ha 600mila occupati in più con una legge, quella sul mercato del lavoro, che era attesa da anni, con un export che cresce e un deficit che cala.

Lasciamo la guida del Paese con un’Italia che ha finalmente una legge sul terzo settore, sul dopo di noi, sulla cooperazione internazionale, sulla sicurezza stradale, sulle dimissioni in bianche, sull’autismo, sulle unioni civili. Una legge contro lo spreco alimentare, contro il caporalato, contro i reati ambientali. Sono leggi con l’anima, quelle di cui si è parlato di meno ma a cui tengo di più. Lasciamo infine l’Italia con un 2017 in cui saremo protagonisti in Europa a marzo con l’appuntamento di Roma per i sessant’anni dell’Unione. Saremo protagonisti a Taormina a maggio per il G7. Saremo protagonisti con la presidenza de consiglio di sicurezza dell’Onu a novembre. Aver vinto le sfide organizzative dell’Expo e del Giubileo non è merito del governo am di una struttura straordinaria di professionisti a cui va la mia rinnovata gratitudine. In particolar modo alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate di questo Paese che ho imparato a conoscere per una dedizione e una professionalità straordinaria alla bandiera e al Paese. Davvero grazie.

In questa sala, infine, attenderò di salutare con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e un abbraccio il mio successore, chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella simbolo della guida del governo e tutto il lungo dossier delle cose fatte e da fare.

Grazie ad Agnese per aver sopportato la fatica di mille giorni e grazie per come ha splendidamente rappresentato il nostro Paese. Grazie ai miei figli e grazie anche a tutti voi, anche se ringraziare i giornalisti alla fine è quasi una cosa impossibile. Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è il tempo di rimettersi in cammino, ma vi chiedo nell’era della post-verità, nell’era in cui in tanti nascondo quella che è la realtà dei fatti, di essere fedeli e degni interpreti della missione importante che voi avete e per la vostra laica vocazione.

Viva l’Italia, in bocca al lupo a tutti noi.



Conclusioni
Renzi ha accelerato la fine del centrosinistra. Un abile comunicatore, europeista, liberale, cattolico. Un democristiano che ha conquistato anche parte della sinistra del Partito Democratico, con elezioni popolari. Il figlio politico della stagione delle primarie tante volute dal post comunista Vendola. Renzi e Vendola, politicamente, hanno concluso la loro luna di miele con il proprio popolo. D'Alema e Berlusconi sono già d'accordo, un governo tecnico a guida PD, per traghettare pian piano l'Italia alle elezioni nel 2018. Berlusconi deve riconquistare l'egemonia del centrodestra, D'Alema deve azzerare la rottamazione. Un vecchio inciuco, che ritorna. Grillo, Salvini, la Meloni, con un occhio al vento europeo, vogliono elezioni subito, per sfruttare il vento di destra europeo che in questi ultimi anni sta soffiando forte. Sono pronti a tutto, anche a votare con l'Italicum, sapendo già che al Senato l'unica maggioranza possibile sarebbe quella di un governo di grande coalizione. Ma scaltramente fingono di non saperlo, per tenere caldo il proprio elettorato e attaccare il "grande inciucio" che vuole negare al popolo sovrano di votare il proprio governo. I comunisti invece, divisi in piccoli partiti e movimenti conflittuali, fuori dalla realtà ed emarginati dal gioco politico, sono ancora in ebbrezza da festeggiamenti per una vittoria non loro, invocano elezioni, con un sogno: ricostruire e organizzare in tutta Italia il conflitto sociale.
I sogni possono diventare realtà, ma nel frattempo i popoli d'Europa, causa crisi sociale ed immigrazione, stanno cercando la risposta altrove: a destra.

Festeggiarono la caduta di Prodi. Arrivò Berlusconi.
Festeggiarono la caduta di Berlusconi. Arrivò Monti.
Festeggiarono la caduta di Monti. Arrivò Letta.
Festeggiarono la caduta di Letta. Arrivò Renzi.
Festeggiarono la caduta di Renzi, e adesso chi arriverà?
Festeggiare meno, costruire ciò che più non c'è.
Un'alternativa credibile di società.


Andrea 'Perno' Salutari

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