tag:blogger.com,1999:blog-5623054789766689699.post2128379125048038420..comments2024-01-10T11:37:05.675+01:00Comments on Patria del ribelle: I comunisti sventolano bandiera biancaUnknownnoreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-5623054789766689699.post-51855958101312027332012-07-30T00:01:54.017+02:002012-07-30T00:01:54.017+02:00complimenti, compagno, ottimo post. Se tornerò a v...complimenti, compagno, ottimo post. Se tornerò a votare FdS è perchè so che ci sono molti compagni come te, non certo per dirigenti completamente succubi dell'ala sinistra della P2 (lo diceva Gelli nel piano di Rinascita Demcoratica, "se non si possono riformare i partiti crearne due entrambi ferocemente anticomunisti ma a parole contrapposti"), che è il PDAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5623054789766689699.post-72421479306195254982012-07-25T16:21:30.324+02:002012-07-25T16:21:30.324+02:00Come un frutto avvelenato, il marxismo ha sempre a...Come un frutto avvelenato, il marxismo ha sempre avuto al proprio interno una componente fortemente in debito nei confronti del positivismo e del determinismo storico. Lungi dall’essere un portato della II Internazionale, questa componente era già manifesta nella battaglia politica che il tardo Marx conduce nella I Internazionale contro il volontarismo e il soggettivismo anarchico e blanquista. Nel corso di questa battaglia, contro ogni residuo millenarista, Marx enfatizza la pretesa “scientificità” del proprio pensiero capace di scoprire le “leggi scientifiche” che regolano sia lo sviluppo del capitale sia la rivoluzione. In una concezione cumulativa del progrersso e della storia ogni tappa della storia del capitalismo è vista come uno “sviluppo” da una forma primitiva a una più avanzata. Che di volta in volta, parimenti, realizza le condizioni più avanzate e favorevoli per la lotta di classe. (soprassiedo sulle ambiguità circa il modello societario: realizzata compiutamente la socializzazione della produzione non resterebbe che modificare i rapporti di proprietà dopo di chè la classe operaia, dice testualmente Marx, “erediterebbe” il mondo. Così come è....)<br /> Ma tralasciando questo fronte di discussione è da dire che contrariamente a ogni evidenza, tranne che durante la breve parentesi leninista, questa concezione è stata ed è dominanta. Dico contrariamente a ogni evidenza perchè nel capitalismo non vi è stato alcun “sviluppo” e ogni sua tappa non ha fatto che approfondire i caratteri distruttivi della natura e dell’umanità.<br /> Invece, persino la globalizzazione è stata assunta come un processo progressivo in quanto contrapposta alla Nazione, relegata a ferro vecchio della storia oltre che intimamente sospettabile di criptofascismo... In realtà è proprio il concetto che “il proletariato non ha nazione” a essere una idea ottocentesca, in quanto riferita a una classe operaia pura forza-lavoro, priva di qualsiasi determinazione, priva di qualsiasi diritto civile, mantenuta ben più che ai margini della nazione che è nazione borghese e che incorpora le plebi nella nazione solo come carne da macello nelle guerre inter imperialiste. In questo senso, proprio perchè non ne faceva parte, il proletariato non aveva nazione. Ma basta aver letto Gramsci per sapere che il processo costitutivo e soggettivo del proletariato –per Gramsci a partire dalla questione della lingua ecc ecce- è allo stesso tempo, attraverso il suo protagonismo storico e le sue conquiste, il processo formazione della propria coscienza e del proprio ruolo nazionale, nazione popolare contrapposta a quella borghese.<br /> Ma tornando alla globalizzazione è del tutto evidente che si tratta di un processo che cancella ogni identità particolare, ogni carattere, ogni differenza, ogni cultura, ogni storia e ogni memoria. Se il colonialismo si “limitava” alla rapina di materie prime e alla confisca della forza lavoro dei popoli oppressi, il mondialismo confisca l’anima e plasma i popoli considerandoli pagine bianche sulle quali iscrivere i segni della propria “cultura” e concezione del mondo.<br /> Contemporaneamente la globalizzazione affina la centralizzazione delle leve del comando realizzando un gigantesco esproprio di governabilità e di sovranità nazionale fin ben dentro i confini della stessa area storica di diffusione capitalistica.<br /> Ciò detto non si tratta di tracciare lineee teoriche astratte ma di linee di azione concrete, qui e ora, cogliendo che la contraddizione principale, oggi, è sì rappresentata dall’imperialismo americano garante dell’ordine mondiale, ma il nostro compito non consiste nel fare il tifo per chiunque con le più strampalate motivazioni vi si opponga, ma batterci nelle nostre condizioni determinate contro l’Europa dell’usura. Ogni ragionamento politico che non parta dalla necessità di ristabilire la SOVRANITA’ NAZIONALE POPOLARE FONDATA SULLA CENTRALITA’ DEL LAVORO CONTRO L’USURA è destinato all’irrilevanza.enrico galmozzinoreply@blogger.com