mercoledì 23 dicembre 2015

In Italia torna un Fronte Popolare

Fronte Popolare nasce senza nessuna illusione di autosufficienza: la nostra organizzazione militante intende offrire il proprio contributo al più ampio processo aggregativo di forze che agiscano sulla base dell’inscindibile relazione tra teoria e prassi e in aperta opposizione a ogni scorciatoia o cedimento opportunistici.
Su queste basi ci accingiamo al lavoro e alla lotta e chiediamo a tutte le compagne e i compagni consapevoli del momento di unirsi a noi per contribuire a restituire forma al movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.

Il documento politico di Fronte Popolare, in sintesi.
Per leggere la versione integrale clicca qui

1. Fase
La fase in cui prende le mosse la nostra opera è quella della "putrefazione della storia" indotta in occidente dal combinato disposto dell'esplodere delle contraddizioni del capitalismo in termini inediti e dall'incapacità delle forze di trasformazione di agire egemonicamente sui terreni della battaglia delle idee e
dell'organizzazione di classe per preparare l'avvento di nuove forme di organizzazione sociale attraverso la lotta di classe finalizzata alla conquista del potere politico. Il senso comune si è conformato, in tutti gli strati delle società europee e di quella italiana, alla dogmatica della "fine della storia", e questo prepara le condizioni soggettive per l'insorgere di gravi pericoli di deriva autoritaria, i cui lineamenti si intravvedono in termini sempre più definiti.
Occorre considerare come la fase del neocapitalismo e della cosiddetta società dei consumi, se da un lato ripropone nell'essenza la dicotomia classica produttore-sfruttatore, dall'altro attua attraverso l'immaginario simbolico legato al consumo una vera e propria "colonizzazione delle coscienze", di cui la disarticolazione della partecipazione politica è un risultato tra i tanti.

2. Il conflitto nell’Italia di oggi
Per comprendere lo stato attuale del conflitto in Italia, il ruolo e il peso delle parti nelle dinamiche dello stesso, è necessario ricostruire alcuni passaggi che, insieme ad altre variabili della storia, hanno concorso a determinare lo stato delle cose. Partiamo dall’assunto, contenuto nella Costituzione italiana, che garantisce il “conflitto sociale” rispetto alla “pace sociale”. Il Diritto di Sciopero, infatti, sancisce l’assoluta priorità del conflitto in quanto ritenuto strumento di trasformazione della società, elemento di risoluzione delle controversie, e vitale per l’affermazione e la sussistenza della democrazia. Questa necessità percorre tutta la Costituzione italiana e la si riscontra nell’importanza che viene data alla “dignità” dell’individuo a all’importanza della sua concreta “partecipazione alla vita sociale, politica ed economica del Paese”. Oggi, se il fronte più avanzato sui temi della democrazia e del conflitto resta quello dei sindacati di base, esso è ancora frammentato, non sempre unito nell’azione e nella strategia. Il contesto produttivo è parcellizzato e domina la sfiducia dei lavoratori.

3. Internazionalismo e antimperialismo
Nella fase di proiezione bellicista dell'imperialismo atlantico che stiamo analizzando, è fondamentale rinsaldare i rapporti con il movimento operaio e rivoluzionario internazionale, rispetto al quale il movimento comunista italiano si è da tempo relegato in posizione marginale, isolando i propri militanti rispetto alla complessità e articolazione di posizioni che in esso si esprimono, a beneficio della conservazione di un'impostazione opportunista tutta centrata sulla salvaguardia di presunti equilibri interni di potere ormai consegnati nella realtà alla storia da quasi un decennio. E' necessario studiare con attenzione le posizioni in campo in seno al movimento comunista europeo, appoggiando risolutamente le più attente alla distinzione tra tattica e strategia e alla cura della relazione con il complesso della sinistra di trasformazione, secondo un criterio unitario capace di non degenerare in confusione. Questo non significa rinunciare a una valutazione problematica del carattere dei regimi politici in analisi, ma inquadrare correttamente la loro funzione e la loro disgregazione nel contesto della spartizione imperialista del mondo. E' questo il fondamento di una linea politica antimperialista equilibrata e conseguente, necessaria per contribuire alla ricostruzione di un movimento contro la guerra nel nostro paese, che sappia collegarsi con la lotta per la liberazione del nostro territorio dalle basi di guerra straniere e per l'affrancamento dell'Italia dalla
partecipazione a organizzazioni internazionali imperialiste quali NATO e UE.

4. Europa, Euro e Sinistra Europea
Occorre chiarire che l'Unione Europea, costruita come strumento di guerra contro il campo socialista e approfondita economicamente in senso neoliberista nei decenni, è un ostacolo non riformabile alla piena espressione della sovranità popolare, il che vanifica la lotta per il potere politico che caratterizza da sempre il movimento comunista.  Condividiamo totalmente il patrimonio teorico e pratico di quei partiti comunisti che hannonimmediatamente colto la natura imperialista e neo-liberista dei processi europei di integrazione economica e militare volti a restringere la sovranità nazionale e comprometterne la democrazia, nonché finalizzati a precludere il diritto allo sviluppo sovrano dei popoli, espropriandoli del potere decisionale e subordinandolo agli interessi finanziari del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea.

5. Critica alle politiche keynesiane
Non sussistono più i margini di espansione della nostra economia e, nel suo complesso di quella Europea, per consentire politiche d’investimento pubblico espansive come quelle prodotte nel dopo guerra che fornirono il Paese delle sue più importanti infrastrutture. Per altro, la Spesa Pubblica, così come concepita da Keynes non equivale direttamente a spesa sociale, bensì a forme d’investimento pubblico di diversa natura atte a condizionare o stimolare le dinamiche del
mercato e arginare le derive speculative. Un sistema economico alternativo a quello capitalistico deve necessariamente andare oltre le politiche keynesiane, superare l’illusione del libero mercato compensato dall’intervento pubblico in quanto, come dimostrato con la crisi finanziaria del 2008, esso è solo strumento di compensazione del debito bancarioprivato e non costituisce più il mezzo di avvio e di moltiplicazione della ricchezza prodotta.

6. Antifascismo e Storia nazionale
Occorre proporre, sulla scorta di Gramsci, una lettura approfondita del processo di formazione dello stato nazionale italiano nel quadro della seconda rivoluzione industriale e del delinearsi dei rapporti imperialisti su scala mondiale, e dell'antitesi profonda rappresentata rispetto ad esso dall'antifascismo erede della borghesia democratica sconfitta nel Risorgimento, ma guidato e indirizzato dal nuovo ruolo assunto dalla classe operaia nel contesto determinato dall'aprirsi, con l'Ottobre 1917, dell'era delle rivoluzioni sociali oggi ancora in corso.

7. Smaterializzazione della partecipazione
La nostra organizzazione nasce nel momento del successo apicale dell'agitazione anti-politica e antipartitica e di massima popolarità della parola d'ordine della liquidazione dei partiti come forma organizzata della partecipazione popolare alla gestione del potere. Nostro compito è da un lato riproporre il modello della partecipazione diretta alla vita sociale e politica, indicando questa come la via maestra per la costruzione del potere popolare (e cioè l'articolazione concretadella sovranità da riconquistare, intesa come noi la intendiamo) a partire dai livelli più elementari della socialità (associazioni di quartiere, consigli di lavoratori, collettivi studenteschi, ecc...), dall'altro disciplinare il nostro uso delle reti sociali al fine di raggiungere un pubblico più ampio, senza cadere in contraddizione o nella dinamica di distorsione della percezione della realtà di cui esse sono portatrici.

8. Critica all’ideologia liberal-libertaria
La corretta interpretazione delle dinamiche sociali e l’individuazione del conflitto capitale-lavoro come la contraddizione sociale fondamentale rappresentano la principale arma dei comunisti. Il mito capitalistico dello “stile di vita” trova così il suo riflesso speculare che esalta il soggetto isolato dai rapporti sociali e produttivi che lo determinano, immaginandolo in perenne rivolta contro tutto ciò che condiziona e limita il bisogno indotto di consumare merci. Ancorché fallimentari sul piano della pratica, l’elemento più palesemente falsificante che contraddistingue  le diffuse ideologie liberal-libertarie è rappresentato dal fasullo carattere liberatorio dell’invito a sottrarsi ad ogni limite che possa condizionare la spinta individuale al consumare. Infatti è questa un’ideologia che maschera come questa stessa forma distorta di libertà è in realtà coercitivamente imposta dal sistema produttivo neo-capitalista, il cui nucleo impositivo si esprime nel dittatoriale imperativo a consumare, a godere illimitatamente di merci e di corpi, spingendo alla dissipazione assoluta e alla distruzione di ogni legame che non sia cosale e manipolatorio. La nostra lotta per i diritti e per la trasformazione della morale deve acquisire contenuti nuovi e diversi rispetto a quelli tipici del libertarismo. Occorre tenere in considerazione il carattere fondamentale che riveste, sul piano egemonico, la natura di classe della morale dominante, e dunque inquadrare come compito fondamentale per il soggetto rivoluzionario far emergere una nuova morale, libera ed egualitaria.

9. L'eredità del movimento comunista internazionale e italiano
Per quanto riguarda il movimento comunista nel nostro paese, il problema si pone da una parte come necessità del vaglio critico di un'esperienza quasi secolare, dalla fondazione del PCdI nel 1921 ad oggi passando per il dramma della liquidazione del PCI nel 1991 e per la nascita di Rifondazione Comunista. E' nostro dovere consegnare alla storia le esperienze concluse per farne quello che esse sono, un patrimonio di spunti e insegnamenti da mettere a valore nella costruzione della nuova storia
di cui vogliamo essere parte. Su questa base dobbiamo rivolgerci agli altri gruppi militanti sparsi per l'Italia con cui intendiamo entrare in relazione, invitando tutti a dar vita a un processo di reale rielaborazione critica della storia che sostanzi la "rifondazione" del movimento comunista italiana che avremmo voluto e che il PRC non ha saputo essere. Sarà l'esperienza, unita allo studio e all'applicazione degli insegnamenti presenti in questo senso nell'opera di numerosi importanti teorici del comunismo mondiale (da Lenin a Cunhal), a determinare le forme in cui si sostanzierà un lavoro da portare avanti in condizioni inedite, ma che accingiamo ad affrontare con l'esperienza di ciascuno di noi e del complesso del nostro collettivo militante e con l'entusiasmo di un nuovo inizio.



Per maggiori informazioni: Fronte Popolare

1 commento:

  1. I punti4-5-8 son davvero da incorniciale, grazie Perno... e buon anno!

    RispondiElimina