Caro compagno Gemisto, siamo qui accorsi per abbracciarti forte per l'ultima e definitiva volta. I tuoi compagni comunisti biellesi e valsesiani sono qui, in tanti, a raccogliere l'ultimo tuo insegnamento: insegnamento d'amore e di umanità che hai saputo inculcare in ognuno di noi che ora siamo qui a testimoniarne la grandezza, radunandoci intorno alla tua salma. [..]
L'onestà, l'onorabilità, l'umanità sono sempre state le tue caratteristiche peculiari: questa è la ragione per cui hai saputo suscitare l'amore in tutti noi, tra la gente comune, tra la grande massa dei lavoratori, tra tutto il popolo. E il popolo conosce i suoi figli. Il popolo sa, sa delle ingiustizie che ti hanno colpito, compagno Moranino; sa che quel tuo cuore, che ha dovuto cedere nonostante la tua forte fibra, era colmo di generosità; sa che il tuo esilio e le sofferenze che ne derivarono sono stati solo la conseguenza della tua bontà. Anche per questo, compagno Gemisto, sei penetrato tanto profondamente nel cuore di tutti noi; e ci resterai per sempre! Oggi il nostro abbraccio e tanto doloroso. E se è vero che cerchiamo di trattenere "il pianto che non consola e non fortifica", è difficile liberarsi da quel nodo che ci stringe la gola. Caro Gemisto, avremmo voluto poter continuare a combattere insieme a te tante lotte, perché del tuo contributo, del tuo insegnamento e del tuo esempio avevamo ancora tanto bisogno; la bandiera della libertà, dell'amore e del riscatto dell'umanità a sempre avuto bisogno di alfieri valorosi, come lo sei stato tu.
Ma se la morte ingenerosa ti ha immaturamente e repentinamente rapito all'affetto di tutti noi, privandoci della tua guida intelligente e valorosa, noi ti giuriamo, compagno Gemisto, che continueremo la lotta, così come tu ci hai indicato e faremo giustizia delle offese che hai dovuto passare [..]
L'ideale per il quale tu hai dato tutte le energie della tua vita, e per il quale hai sacrificato tutto te stesso, sarà perseguito da tutti noi con forza crescente, con rinnovata dedizione, nel tuo ricordo. [..]
E tu, compagno comunista, caduto sul cammino della lotta, riposa in pace. Addio per sempre, compagno Franco Moranino.
(Carlo Brusadore, ex segretario PCI Biella)
Ciao Massimo, cosa ti ha portato a trasferirti nella vecchia Cecoslovacchia
e cosa ti ha spinto a ricostruire pezzi notevoli dell'antifascismo italiano,
come il caso della Volante Rossa?
Il mio trasferimento nell'allora Cecoslovacchia e' stato piu' o meno
casuale. Nel senso che conoscevo quel Paese, dove mi ero recato anche prima
della "caduta del muro", ma solo una serie di coincidenze mi ha
successivamente portato a vivere un bel po' di anni lassu'.
Poi, come spiego nei miei libri, anche li' il caso ci ha messo lo zampino.
Ci sono voluti un po' di anni (anche per il fatto di non trovarmi a Praga,
ma leggermente "decentrato") per venire a conoscenza dell'emigrazione
politica che ci fu dall'Italia dalla fine degli anni Quaranta in poi. Alcuni
di quegli esuli li ho conosciuti di persona e, ricostruendo le loro storie,
ho dovuto fare i conti, tra l'altro, con la storia della Volante Rossa
milanese.
Il tuo ultimo libro racconta la vita del "controverso" compagno Moranino che
proprio nei mesi scorsi è stato nuovamente definito "un criminale
comunista". Cosa c'è dietro questo accanimento, a questo processo alla
resistenza?
Perche' - tante, troppe volte - parlando di partigiani usiamo il termine
"controverso" ? Pare cosi' difficile, al giorno d'oggi, parlare dei
protagonisti della guerra di Liberazione senza usare questo aggettivo,
purtroppo. Quasi come fossimo costretti a dubitare della giustezza, senza se
e senza ma, del loro operato. Il processo alla Resistenza, quello fatto con
la terminologia, e' solo l'ultimo atto di un processo, iniziato dopo la
Liberazione e durato lunghi anni, svoltosi a colpi di sentenze, di
intimidazioni, di spionaggio, di emarginazione dei comunisti, nonostante
tanto avessero fatto per restituire a questo Paese le proprie liberta' e
dignita'. Dietro c'e' il progetto progressivo, e ormai prossimo alla
conclusione, di equiparazione tra torturatori e torturati, che ha portato
negli anni a un progressivo sdoganamento dei fascisti. A questo tipo di
sistema, evidentemente, oggi come allora l'ideale del cambiamento in senso
socialista della societa' non ha mai smesso di dare fastidio, e intendo dire
anzi che esso da' fastidio assai piu' di quanto non lo faccia la
circolazione di forze che si dichiarano fasciste alla luce del sole.
A Torino nei mesi scorsi è passato un OdG che non solo ha equiparato i
partigiani comunisti con il nazifascismo, ma è andato oltre. Afferma che
l'ideologia dei partigiani comunisti, come Moranino, era ben peggiore del
nazifascismo. Tutto questo con il benestare del Partito Democratico, erede
del PCI dello stesso Moranino. In questi giorni si sta dibattendo se
togliere o no la cittadinanza onoraria di Mussolini a Varese. Che senso ha
oggi essere antifascisti in Italia?
Chi afferma questo dimentica volontariamente le decine di milioni di morti
sovietici sacrificatosi per debellare il nazifascismo. I partigiani non
inflissero torture, carcere e campi di concentramento. Moranino, al
contrario, si prese 12 anni di galera dal tribunale speciale fascista;
pochissimi anni dopo Graziani, Borghese e decine di altri criminali furono
liberati dalla Magistratura di un Paese "democratico". Ma anche qui poco da
dire, come si fa a dimenticare che i giudici erano praticamente tutti gli
stessi ? Ovviamente penso che nessuna equiparazione sia possibile. Ma non lo
penso mica solo io; sulla carta, la nostra Costituzione e le leggi
successive, se davvero applicate, sgombrerebbero il campo da equivoci del
genere. Per quanto riguarda il benestare del PD, esso mi stupisce fino a un
certo punto. D'altra parte questo partito non e' forse il frutto dell'unione
con chi, per i comunisti dell'allora PCI, una volta rappresentava il nemico
di classe ?
Hai incontrato freddezza e/o interazione con l'ANPI e i partiti comunisti (o
ex comunisti), o i temi da te trattati sono oggi più che mai "scomode verità" che vorrebbero dimenticare?
Con una punta di rammarico devo dire che non mi aspettavo la freddezza
dell'Anpi su un tema come quello della Volante Rossa. Per due motivi: il
primo, che i miei libri hanno sempre cercato di contestualizzare, in buon
fede e senza giustificare, gli episodi del dopoguerra, non potendo
prescindere dal fatto che nel nostro Paese, unico caso nell'Europa
post-guerra, non si fecero i conti con il passato. Il secondo motivo e' che
ritengo che la Memoria abbia un valore enorme, non e' retorico dire che
senza di Essa non vi e' futuro. Ma per essere credibile quando "faccio
Memoria", ritengo di doverla fare tutta, anche quella piu' "scomoda",
ovviamente cercando di dare elementi per capire come poterono accadere certi
episodi. Anche io, come fece qualcuno assai piu' famoso di me, sono per il
"chi sa, parli". Ma con un'accezione profondamente diversa, per capire e
storicizzare, non per condividere la Memoria di un Paese in cui l'essere
fascisti o antifascisti pare rappresenti due paritarie opportunita' della
democrazia. Ma non e' certo questo un segno di democrazia. Vedo comunque che
le Sezioni periferiche di quella bella e insostituibile organizzazione che
e' l'Anpi - e soprattutto laddove c'e' forte presenza di giovani
generazioni - hanno tanta voglia di sapere e di capire. Di capire, ad
esempio, come fu possibile che Moranino fu perseguito da un Paese che tanto
contribui' a rendere libero.
Il ricordo di Moranino con il tempo rischia di sbiadirsi, qual è stato,
secondo te, il suo più grande merito?
Il contrario di cio' che gli si e' sempre addebitato, e cioe' di essere un
"settario". Moranino capi' fin da subito l'importanza della piu' larga
unione possibile per battere un nemico organizzato, armato. Anche la scelta
del suo nome di battaglia, preso in prestito dal filosofo Gemisto, indicava
questo. E di capire l'imprescindibilita' di un legame stretto con la
popolazione: per questo alternava agguati e guerriglia con comizi,
istigazione allo sciopero. Aveva capito che senza conquistare il consenso
delle masse (che in gran parte il fascismo avevano supportato), quella lotta
non si sarebbe mai vinta.
La storia della resistenza da decenni è sotto attacco, il revisionismo
storico, pensiamo ai libri di Pansa, la fa da padrona, nonostante oggi
esistano ancora fonti dirette dei fatti. Secondo te perché succede e come
pensi si evolverà nei prossimi anni? Una progressiva rivisitazione della
vittoria dell'antifascismo?
Non solo questo e' gia' in atto ma, come dicevo, il cammino di questa
operazione di falsita' e "rovescismo storico" e' prossimo alla conclusione.
A meno che la Resistenza non rientri nelle scuole, dove pero', ovviamente,
si evita scientificamente di parlarne.
Ti ringrazio del tempo e ti congedo chiedendoti: su cosa lavorerai adesso?
Alcuni aspetti della Resistenza romana, di piu' al momento non posso dire.
Sono io che ringrazio; ma ricordate che questo lavoro di verita' e giustizia
storica, nei confronti delle generazione future, comincia a diventare
compito vostro!
Vi segnalo anche il suo sito: http://massimorecchioni.org
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