giovedì 23 febbraio 2012

La morte dell’hardcore

Ci vuole una mente hardcore per scrivere un libro hardcore. Sto parlando di un movimento su cui non esistono archivi, ribelle, indisciplinato, spontaneo. Ho scritto questo libro un puro stile HC, usando tutto quello che avevo” Steven Blush

American Punk Hardcore è un ottimo libro sulla scena hardcore punk americana. Con interviste, aneddoti e racconti riguardanti: Black Flag, Minor Threat, Bad Brains, Bad Religion, Misfits, SS Decontrol, Adolescents, 7 seconds, Agnostic Front, Faith, Tsol, Youth Brigade, Void, Saccharine Trust, Scream, Negative Fx, Adolescents, Necros, MDC, D.O.A., Dead Kennedys, Dicks, Cro-Mags, Circle Jearks e centinaia di altri gruppi della scena hardcore americana.

La tesi della morte dell’Hardcore trattata nel libro è opinabile, ma merita una reale ed attenta riflessione. Tu che ne pensi?
1- Intrinseca obsolescenza: Effimero per definizione, conteneva molti meccanismi autodistruttivi, cioè rabbia, nichilismo, provocazione costante e tendenze politiche reazionarie. Nessuno pianificava il futuro.
I musicisti volevano crescere e mutare, una meta impossibile se rimanevano fedeli agli ideali dell'inizio.

2- Abbondanza di contraddizioni: Pur dichiarandosi formalmente ligio alla libertà di parola, nelle sue file prevaleva il dogmatismo. Le band spergiuravano che non lo facevano per soldi, eppure si scioglievano a causa della mancanza di guadagni e di interesse del pubblico. Quelli che passavano ad altre forme espressive venivano etichettate come venduti, chi rimaneva indietro cadeva vittima dell'entropia.

3- Abbassamento del livello culturale: La scena si è involuta a tal punto da diventare una parodia di se stessa.

4- Forme musicali limitate: L'hardcore era la patria dei musicisti imberbi. Appena miglioravano non gli bastava più suonare solamente HC, volevano sfruttare le loro capacità tecniche. La rabbiosa semplicità dei primi anni ottanta non garantiva una base abbastanza solida per una carriera professionale. I più intelligenti volevano passare ad altro.

5- Le band emergenti facevano pena: I primi musicisti della scena non erano esattamente dei virtuosi, ma almeno avevano spinta, ispirazione. L'evoluzione del loro sound diventava questione di abilità al passo con le idee. Il jazz improvvisato di Gren Ginn manifestava un ampia gamma di ispirazioni, ed è evidente che il chitarrista dei DK East Bay Ray conosceva tutte le forme musicali. Purtroppo quelli che sono venuti dopo di loro hanno mosso i primi passi in musica imitando l'allarmante semplicità dell'hardcore....e poco altro.

6- Crossover: Agli inizi hardcore e Metal non avevano confatti, anzi. I due settori, diametralmente opposti, si detestavano. Ma quando i metallari hanno iniziato a farsi vivi ai concerti Hc, l'hardcore è cambiato per sempre. L'Hc originale si scagliava contro le musiche mainstream come il metal, perciò la tendenza dei musicisti a "riscoprire le radici metal" ha segnalato un deciso trapasso politico. Gli ultimi gruppi Hc non più contro il sistema, hanno adottato il tanto vituperato sound del materialismo suburbano. Sono diventati il tipo di persone che non volevano essere quando sono nati.

7- L'implosione politica: l'hardcore ha scatenato una rivoluzione a cui non si è presentato nessuno.

8- I protagonisti sono passati ad altro: Nel 1985 tutti ormai cercavano di togliersi di dosso l'etichetta Hardcore. Non era più rimasto nessuno della scena originale. Quasi tutti i primi musicisti hanno negato il loro ruolo nel movimento, alle resa dei conti.

8 commenti:

  1. Straquoto il punto 6: "Gli ultimi gruppi Hc non più contro il sistema, hanno adottato il tanto vituperato sound del materialismo suburbano." I gruppi hc americani di adesso sembrano solo degli endorser delle multinazionali

    RispondiElimina
  2. si ma sarebbe bene sempre non generalizzare, visto che gruppi come i seven generation, run with the hunted, gather o anche strike anywhere, propagandhi, si potrebbe andare avanti per ore, sono contro il sistema esattamente come lo erano i loro predecessori.

    "Allarmante semplicità dell' hardcore", non se po leggere, dimostra un pregiudizio di fondo ed una visione riduzionistica dell' HC peraltro solo come ambito musicale ignorando le peculiarità della scena.

    Che l' influenza metal sia foriera necessariamente di merda è ampiamente opinabile e destroy the machine o As tradition die slowly sono dei capolavori senza mezzo grammo di coattanza, mainstream e minchiate varie.

    L' evoluzione di gruppi come refused, botch, unbroken citando a casaccio è la negazione in concreto di buona parte della tesi dell' articolo che per funzionare deve ridurre l' HC ad una macchietta fatta di batteria tumpa tumpa e pezzi da un minuto e mezzo.


    la tesi dell' hc morto del documentario fa ridere quando viene da gente che oggi 2012 fa a cazzotti (senza capelli e con la panza) per fare tour con le band riformate.

    Il film ignora per motivi di copyright, misfits, suicidal tendencies, dead kennedys e quindi per quanto bello è ben lungi dall' essere esaustivo.

    salut

    RispondiElimina
  3. secondo me non è morto un cazzo è solo che la scena è cambiata e in piu ha chiuso le porte a gruppi nuovi ( parlo per la mia esperienza personale. )

    G.ROMA.

    RispondiElimina
  4. Anche io ho un blog su blogspot (www.lastworldlobo.blogspot.com), e vedendo come si muovono le realtà presenti oggi non tirerei conclusioni così affrettate e lapidarie. Gruppi che sanno fare il loro sporco lavoro, coerenti con un idea di hc sincero e senza essere la copia di 30 anni fa ce ne sono, sparsi in mezzo all'immondezzaio di gruppi di tutti uguali e/o senza nulla da dire (nella scena italiana mi vengono in mente gli Affluente, i Contrasto, i Letormenta, per dire i primi.. e per l'oi! i Razzapparte e i Duap, per citarne solo due). Ma è innegabile che l'hardcore NON sta bene, troppo spesso seguito per moda o spirito di rivolta infantile, pieno di pregiudizi e di dogmi.. alcuni C.S.A. si sono trasformati in luoghi da grossi concerti da 15€ a volta, senza permettere ai piccoli gruppi di farsi una reputazione (non faccio nomi per questi posti, chi gira un po' li conosce) e spesso se non c'è un grosso nome la gente non si muove. Dunque, per riassumere, penso che sotto la brace che soffoca con la sua mediocrità, ci siano tanti gruppi e persone valide, capaci e coerenti con certe idee, ma che siano pochi rispetto alla massa che magari va ai concerti esclusivamente per sfasciarsi di alcool e di "punk" ha solo le toppe sul giubbotto. Non siamo più negli anni '80 ma lo spirito continua.

    Lobo di lastworldlobo.blogspot.com

    RispondiElimina
  5. non essendo più giovane da un pezzo ho vissuto la fase del crossover: inizialmente positiva, poi per molti pura tentazione di sbocco verso un pubblico più vasto . Ma IMHO il punto sono state contraddizioni e dogmatismo: opponiti l'evoluzione e le migliori band saranno tutte in fila per il check out in un amen...

    RispondiElimina
  6. Non se quanto possa valere come contributo al dibattito....http://feraradio.blogspot.com/2015/04/lhardcore-dopo-la-
    fine-dellhardcore.html

    RispondiElimina
  7. Ogni contributo, se è pieno di passione, è sempre più che valido. Grazie Heintz

    RispondiElimina
  8. Di niente, Perno, grazie a te per aver ripreso il tema

    RispondiElimina