martedì 11 giugno 2013

Hitler, Neruda e l'italiana repulsione per la conoscenza

I libri non cambiano il mondo, chi cambia il mondo sono le persone. I libri solamente cambiano le persone. (Mário Quintana)

I libri possono essere portatori di conoscenza, di idee, di informazioni. Non tutti i libri sono uguali ad altri. Hitler e il nazismo, nei famosi roghi del '33, prese principalmente di mira i teorici del marxismo, le letture di autori comunisti, dei giornalisti oppositori al nazismo, di chi esaltava la Repubblica di Weimar e ovviamente tutti i libri di scrittori ebrei, Einstein compreso. Lo sterminio dei libri è storia nota, meno noti sono gli omicidi di scrittori o poeti illustri.

In questi mesi si sta investigando per determinare le vere cause della morte del poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973). Il misterioso medico che avrebbe inoculato un veleno al poeta è Michael Townley, ex agente della CIA, già processato per le morti del generale Carlos Prats e dell’ex cancelliere Orlando Letelier.
Secondo le investigazioni, dopo il golpe militare, Townley è passato a fare parte dei servizi di intelligenza ed in casa sua si sperimentavano gas ed altre sostanze chimiche per inocularle agli oppositori della dittatura.
Il 19 settembre 1973, otto giorni dopo il golpe di stato che ha abbattuto il presidente socialista Salvador Allende, Neruda che soffriva di cancro alla prostata, è stato ricoverato d’urgenza nella clinica privata Santa Maria, a Santiago, dove è deceduto quattro giorni più tardi.
In quella stessa clinica, Santa Maria, è deceduto nel 1982 l’ex presidente Eduardo Frei Montalva (1964-1970) il cui decesso si era attribuito allora a motivi di salute, fino a che nel 2006 si è stabilito che era stato assassinato con l’iprite ed il tallio. (1)

Bisogna essere in due perché la verità nasca: uno per dirla e l'altro per ascoltarla. (Thoreau)

Ho citato due casi simbolo molto ecclatanti: lo sterminio dei libri nazista e il caso Neruda.
Nel 2013 molto è cambiato: la diffusione dei testi è molto più libera, la scelta è amplia. Ma l'umanità, e soprattutto gli italiani, rigettano la lettura e i libri.
Secondo l'ultimo report dell'Istat nel 2012, oltre 26 milioni di persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2011, la quota di lettori di libri rimane sostanzialmente stabile (46%).
E' indubbio che avere genitori lettori incoraggia la lettura: leggono libri il 77,4% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 39,7% di quelli i cui genitori non leggono.

Un italiano su due non legge e chi legge, legge molto poco: tra i lettori il 46% ha letto al massimo tre libri in 12 mesi
, mentre i “lettori forti”, con 12 o più libri letti nello stesso lasso di tempo, sono soltanto il 14,5% del totale. Una famiglia su dieci (10,2%) non possiede alcun libro in casa, il 63,6% ne ha al massimo 100.

"Se definiamo “lettori deboli” coloro che hanno letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista e “lettori forti” coloro che hanno letto 12 o più libri nello stesso arco temporale, i lettori in Italia, si confermano fondamentalmente deboli: il 46% dei lettori di 6 anni e più ha infatti dichiarato di aver letto non più di tre libri nell’ultimo anno, mentre solo il 14,5% ne ha letti 12 o più.
In generale, a leggere almeno 12 libri all’anno sono soprattutto le persone tra i 55 e i 74 anni. La quota di lettori forti tra i giovani di 20-24 anni resta inferiore alla media (il 13,3% contro il 14,5% calcolato per l’intera popolazione), ma in aumento di ben 4,9 punti percentuali rispetto al 2011."
Nel Nord e nel Centro del Paese legge oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (52,2%). Nel Sud e nelle Isole, invece, la quota di lettori scende al 34,2%, seppur con un lieve aumento rispetto al 2011. Mentre nei comuni centro dell'area metropolitana la quota di lettori è pari al 53,3%, in quelli con meno di 2.000 abitanti scende al 41,5%.

L’unico pericolo sociale è l’ignoranza. (V. Hugo)

Ritengo che le letture siano necessarie, primo perché io non sia pago dei miei soli pensieri, poi perché conoscendo le ricerche altrui, ne giudichi i risultati e rifletta su quanto resta ancora da scoprire. La lettura alimenta l’ingegno e, quando è affaticato dallo studio, lo ristora, pur richiedendo una certa applicazione. (Seneca)

Andrea 'Perno' Salutari

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