domenica 15 dicembre 2013

Mandela: scegliere tra la libertà e la morte

Discorso di Nelson Mandela pronunciato il 26 Luglio 1991 all'evento per il 38° anniversario dell'assalto alla caserma Moncada, inizio della Rivoluzione Cubana, tenutosi in provincia di Matanzas.

Primo Segretario del Partito Comunista, Presidente del Consiglio di Stato e del governo di Cuba, Presidente della Repubblica Socialista di Cuba, Comandante in Capo Fidel Castro, Internazionalisti cubani che tanto hanno fatto per la liberazione del nostro continente, Popolo cubano, compagni e amici:
Per me è un grande piacere e un onore essere qui oggi, soprattutto in un giorno così importante nella storia rivoluzionaria del popolo cubano. Oggi Cuba commemora il 38° anniversario dell'assalto alla caserma Moncada. Senza la Moncada, la spedizione del Granma, la lotta nella Sierra Maestra e la straordinaria vittoria del 1 gennaio 1959 non avrebbero avuto luogo.
Oggi è questa la Cuba rivoluzionaria, la Cuba internazionalista, il paese che tanto ha fatto per i popoli dell'Africa.

Da molto tempo volevamo visitare il vostro paese ed esprimere i nostri sentimenti verso la Rivoluzione cubana e il ruolo svolto da Cuba in Africa, nel Sudafrica e nel mondo.
Il popolo cubano occupa un posto speciale nei cuori dei popoli dell'Africa. Gli internazionalisti cubani hanno contribuito all'indipendenza, alla libertà e alla giustizia in Africa in un modo che non ha eguali per il loro carattere di principi e altruismo.
Fin dai suoi primi giorni, la rivoluzione cubana è stata una fonte di ispirazione per tutti i popoli amanti della libertà.
Ammiriamo i sacrifici del popolo cubano per mantenere la sua indipendenza e la sovranità di fronte alla perfida campagna imperialista orchestrata per distruggere le impressionanti conquiste della Rivoluzione cubana.
Vogliamo anche essere padroni del nostro destino. Siamo determinati a garantire che il popolo del Sudafrica costruisca il suo futuro continuando ad esercitare i suoi pieni diritti democratici dopo la liberazione dall'apartheid.Non vogliamo che la partecipazione della gente cessi quando l'apartheid sarà sparito. Vogliamo che il momento della liberazione apra la strada per una democrazia sempre maggiore.

Ammiriamo le conquiste della Rivoluzione cubana nell'ambito dell'assistenza sociale. Apprezziamo come Cuba si è trasformata da un paese a cui era stata imposta arretratezza a uno di cultura universale. Riconosciamo i progressi nei campi della sanità, dell'istruzione e della scienza.
Ci sono molte cose che possiamo imparare dalla vostra esperienza. In particolare, siamo commossi dalla vostra affermazione del legame storico con il continente africano e i suoi popoli. Il vostro costante impegno per l'eliminazione sistematica del razzismo è senza pari.
Ma la lezione più importante che potete offrirci, è che non importa quali siano le avversità, non importa quali siano le difficoltà incontrate nella lotta, non ci può essere nessuna resa! Si tratta di scegliere tra la libertà e la morte!

So che il vostro paese sta vivendo molte difficoltà, ma siamo fiduciosi che il popolo cubano potrà superarle come hanno aiutato altri paesi a superare le loro.
Sappiamo che lo spirito rivoluzionario di oggi è iniziato molto tempo fa, e che lo spirito è stato alimentato dallo sforzo dei primi combattenti per la libertà di Cuba e anche per la libertà di tutti coloro che soffrono sotto la dominazione imperialista.
Troviamo anche ispirazione nella vita e nell'esempio di José Martí, che non è solo un eroe cubano e latinoamericano, ma una figura venerata giustamente da tutti coloro che lottano per la libertà.
Onorariamo anche il grande Che Guevara, le cui rivoluzionarie gesta – anche nel nostro continente – furono di una tale grandezza che nessun incaricato della censura in prigione potè nascondercele. La vita del Che è un’ispirazione per qualsiasi essere umano che ami la libertà. Onoreremo sempre la sua memoria”.
Siamo venuti qui con grande umiltà. Siamo venuti qui con grande entusiasmo. Siamo venuti qui consapevoli del grande debito che sussiste con il popolo cubano. Quale altro paese può mostrare una storia di maggior altruismo di quella che Cuba ha mostrato nelle sue relazioni con l'Africa?
Quanti paesi nel mondo beneficiano del lavoro degli operatori sanitari e degli educatori cubani? Quanti di loro sono in Africa?
Dov'è il paese che ha chiesto l'aiuto di Cuba e gli è stato negato?
Quanti paesi minacciati dall'imperialismo o che lottano per la propria liberazione nazionale hanno potuto contare sul sostegno di Cuba?

Ero in prigione quando per la prima volta ho sentito parlare di aiuti di massa che le forze internazionaliste cubane stavano dando il popolo dell'Angola, di una tale portata che era difficile da credere, quando gli angolani sono stati sottoposti nel 1975 ad un attacco coordinato di truppe del Sudafrica, dal FNLA finanziato dalla CIA, da mercenari e forze dell'UNITA e dello Zaire.
In Africa siamo abituati ad essere vittime di altri paesi che vogliono spartirsi il nostro territorio o sovvertire la nostra sovranità. Nella storia dell'Africa non c'è un altro caso di un popolo che è insorto in difesa di uno di noi.
Sappiamo anche che si trattava di un'azione popolare a Cuba. Sappiamo che coloro che lottarono e morirono in Angola erano solo una piccola parte di coloro che si offrirono volontariamente. Per il popolo cubano, l'internazionalismo non è solo una parola, ma qualcosa che abbiamo visto messo in pratica a beneficio di grandi segmenti dell'umanità.
Sappiamo che le forze cubane erano pronte a ritirarsi poco dopo aver respinto l'invasione del 1975, ma i continui assalti di Pretoria hanno reso questo impossibile.
La vostra presenza e il rafforzamento inviato alla battaglia di Cuito Cuanavale è di un'importanza veramente storica.
La sconfitta dell'esercito razzista a Cuito Cuanavale è stata una vittoria per tutta l'Africa!
Quella clamorosa sconfitta dell'esercito razzista a Cuito Cuanavale ha dato all'Angola la possibilità di godersi la pace e consolidare la propria sovranità!
La sconfitta dell'esercito razzista ha permesso al popolo combattente della Namibia di ottenere finalmente la sua indipendenza!
La sconfitta decisiva delle forze aggressive dell'apartheid distrusse il mito dell'invincibilità dell'oppressore bianco!
La sconfitta dell'esercito dell'apartheid ha ispirato il popolo del Sudafrica!
Senza la sconfitta inflitta a Cuito Cuanavale le nostre organizzazioni non sarebbero state legalizzate!
La sconfitta dell'esercito razzista a Cuito Cuanavale ha reso possibile che oggi io possa stare qui con voi!
Cuito Cuanavale è stato una pietra miliare nella storia della lotta di liberazione nell' Africa del Sud!
Cuito Cuanavale segna il punto di svolta nella lotta per liberare il continente e il nostro paese dal flagello dell'apartheid!
L'apartheid non è qualcosa che è iniziato ieri. Le origini della dominazione razzista bianca risale a tre secoli e mezzo fa, quando i primi coloni bianchi hanno iniziato il processo di divisione e la successiva conquista dei Khoi, dei San ed altri popoli africani, gli abitanti originari del nostro paese.

Il processo di conquista, sin dal suo inizio, ha generato una serie di guerre di resistenza, che a loro volta hanno dato luogo alla nostra guerra di liberazione nazionale. In un rapporto di forze estremamente sfavorevole, gli africani hanno cercato di aggrapparsi alla propria terra. Ma le condizioni materiali e la forza militare risultante degli aggressori coloniali hanno condannato i regni divisi e capi tribù alla sconfitta definitiva.
Questa tradizione di resistenza ancora sopravvive ed è una fonte di ispirazione per la nostra lotta attuale. Onoriamo la figura del profeta e guerriero Makana, che morì cercando di sfuggire alla prigione di Robben Island nel 1819, di Hintsa, Sekhukhune, Dingane, Moshoeshoe, Bambatha e altri eroi della resistenza alla conquista coloniale.
Fu in questo contesto di confisca di terre e di conquiste che l'Unione del Sud Africa è stata creata nel 1910. All'apparenza esteriore, il Sudafrica divenne uno stato indipendente, ma in realtà i conquistatori britannici consegnarono il potere ai bianchi che si erano stabiliti nel paese. Così la nuova Unione del Sud Africa ha potuto formalizzare l'oppressione razziale e lo sfruttamento economico dei neri.
Dopo aver creato l'Unione, l'adozione di una Legge sui Territori, finalizzata a legalizzare le appropriazioni del XIX secolo, accellerò il processo che portò alla formazione del Congresso Nazionale Africano (African National Congress – ANC, NdT) l'8 giugno 1912.

Non voglio raccontarvi tutta la storia dell'ANC. Basti dire che negli 80 anni della nostra esistenza siamo stati testimoni dell'evoluzione dell'ANC sin dal suo inizio, quando tentava di unire i popoli africani, fino a diventare la forza trainante nella lotta delle masse oppresse per porre fine al razzismo e creare uno stato democratico non razzista e non sessista.
La sua militanza si è trasformata da un piccolo gruppo iniziale di professionisti e dirigenti, ecc, ad una vera e propria organizzazione di masse popolari.
I suoi obiettivi si sono evoluti da semplice ricerca di migliorare la sorte degli africani alla ricerca di una trasformazione fondamentale di tutto il Sudafrica in uno Stato democratico per tutti.
I metodi utilizzati per raggiungere i loro obiettivi più ampi hanno acquisito negli anni un maggiore carattere di massa, che si riflette nella crescente partecipazione popolare nell'ANC e nelle campagne guidate dall'ANC.
A volte, alcuni fanno notare che le intenzioni originali dell'ANC e la sua composizione originaria erano quelle di un'organizzazione riformista. La verità è che fin dalla sua nascita l'ANC era portatrice di profonde implicazioni rivoluzionarie. La formazione dell'ANC è stata il primo passo verso la creazione di una nuova nazione sudafricana. Nel corso del tempo questo concetto è stato sviluppato per trovare una chiara espressione 36 anni fa, nella dichiarazione della Carta della Libertà, in cui si afferma che "il Sudafrica appartiene a tutti coloro che vivono in essa, sia bianchi che neri". È stato un rifiuto inequivocabile dello stato razzista che esisteva e l'affermazione dell'unica alternativa che troviamo accettabile, quella in cui il razzismo e le sue strutture sono definitivamente debellate.

E' noto che la risposta dello Stato alle nostre legittime rivendicazioni democratiche fu, tra le altre, quella di accusare i nostri leader di tradimento e di eseguire nei primi anni '60 massacri indiscriminati. Questi fatti e il divieto della nostra organizzazione, non ci ha lasciato altra scelta che fare ciò che ha fatto qualsiasi popolo che si rispetti, tra cui Cuba, cioè, prendere le armi per salvare il nostro paese dalle mani dei razzisti.
Devo dire che quando abbiamo deciso di prendere le armi, abbiamo contattato molti governi occidentali per chiedere aiuto e abbiamo avuto udienza solo con ministri subalterni. Quando abbiamo visitato Cuba siamo stati accolti dai più alti funzionari, che subito ci hanno offerto tutto quello che volevamo e di cui avevamo bisogno. Questa è stata la nostra prima esperienza con l'internazionalismo di Cuba.
Anche se abbiamo preso le armi, non era la nostra scelta preferenziale. E' stato il regime di apartheid che ci ha costretto a prendere le armi. La nostra opzione preferita è sempre stata quella di trovare una soluzione pacifica al conflitto dell'apartheid.
La lotta combinata del nostro popolo all'interno del paese, e la crescente battaglia internazionale contro l'apartheid negli anni '80 ha aperto la possibilità ad una soluzione negoziata del conflitto. La sconfitta decisiva di Cuito Cuanavale ha alterato l'equilibrio delle forze nella regione e notevolmente ridotto la capacità del regime di Pretoria di destabilizzare i paesi vicini. Questo fatto, insieme alla lotta del nostro popolo all'interno del paese, fu cruciale per far capire a Pretoria che doveva sedersi al tavolo dei negoziati.

Fu l'ANC che avviò il processo di pace in corso e che speriamo condurrà a un trasferimento negoziato di potere al popolo.
Non abbiamo iniziato questo processo con obiettivi diversi da quelli che volevamo ottenere attraverso la lotta armata. I nostri obiettivi continuano ad essere quelli di soddisfare le richieste contenute nella Carta della Libertà, e non ci accontenteremo con meno.
Nessun processo di negoziazione può avere successo fino a quando il regime dell'apartheid non capisce che non ci sarà pace se non c'è libertà e che non rinunceremo ad una sola delle nostre giuste richieste. Devono capire che non accetteremo nessun progetto costituzionale che mira a preservare i privilegi dei bianchi.
Abbiamo ragione di credere che non siamo ancora riusciti a far comprendere al governo questa posizione e l'avvertiamo che se non ci ascoltano dobbiamo usare la nostra forza per convincerlo.
Tale forza è la forza del popolo e, infine, sappiamo che le masse non solo lo chiederanno, ma otterranno i loro pieni diritti in un Sudafrica, non razzista, non sessista e democratico.
Ma noi non cerchiamo solo un particolare obiettivo, proponiamo un modo specifico per raggiungere questo obiettivo, un percorso che vede la partecipazione del popolo in ogni momento. Non vogliamo un processo che porti ad un accordo alieno al popolo, dove il suo ruolo è semplicemente quello di applaudire.
Il governo resiste a tutti i costi, perché la questione di come una costituzione si costruisce, come si svolgono le trattative, è strettamente legata a se il risultato è o non è democratico.

L'attuale governo vuole rimanere al potere durante tutto il processo di transizione. La nostra opinione è che questo è inaccettabile. Gli scopi del governo nei negoziati sono chiari. Non possiamo permettergli di usare i suoi poteri come governo per favorire la propria causa e quella dei suoi alleati o per utilizzare quegli stessi poteri per indebolire l'ANC.
E questo è esattamente ciò che stanno facendo. Hanno legalizzato l'ANC, ma dobbiamo lavorare in condizioni molto diverse da altre organizzazioni. Noi non godiamo della stessa libertà di organizzazioni come Inkatha ed altre organizzazioni alleate del regime dell'apartheid. I nostri membri sono perseguitati e addirittura uccisi. Spesso ci impediscono di tenere riunioni e manifestazioni.
Riteniamo che il processo di transizione dovrebbe essere controllato da un governo capace e che abbia anche la volontà di creare e mantenere le condizioni per la libera attività politica. Un governo che agisce per garantire che la transizione sia per creare una vera democrazia e nulla di meno.
L'attuale governo è stato piuttosto riluttante o incapace di creare un clima favorevole ai negoziati. Nega gli accordi presi per la liberazione dei prigionieri politici e per consentire il ritorno degli esuli. Recentemente ha permesso una situazione in cui ha permesso un vero e proprio regno del terrore e violenza scatenato contro le comunità africane e contro l'ANC come organizzazione.
In questa ondata di violenza sono state uccise 10.000 persone dal 1984, 2.000 delle quali solo quest'anno. Abbiamo sempre detto che questo governo che si vanta delle sue forze di polizia professionali è perfettamente in grado di porre fine alla violenza e perseguire i colpevoli. Ma non solo non mostra alcuna volontà di farlo, ora abbiamo prove inconfutabili, che sono state pubblicate nella stampa indipendente, della sua complicità con la violenza.
La violenza è stata utilizzata in un tentativo sistematico di rafforzare Inkatha come un potenziale alleato del Partito Nazionale. Ora abbiamo le prove relative all'erogazione di fondi del governo per Inkatha, denaro che proviene dai contribuenti.
Tutto questo indica la necessità di un governo provvisorio di unità nazionale che presieda la transizione. Abbiamo bisogno di un governo che goda della fiducia di ampi settori popolari affinché governi in questo periodo delicato, per garantire che i contro-rivoluzionari non possano alterare il processo e garantire che l'elaborazione della costituzione sia portata avanti in un clima libero da repressione, intimidazione e paura.

Noi crediamo che la costituzione stessa debba essere elaborata nel modo più democratico possibile. A nostro avviso il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è attraverso l'elezione dei rappresentanti dell'Assemblea Costituente con mandato di redigere una costituzione. Ci sono organizzazioni che mettono in discussione l'affermazione che l'ANC sia l'organizzazione più rappresentativa del paese. Se questo è vero, che lo dimostrassero alle urne.
Per garantire che le masse popolari rimangano incluse in questo processo stiamo distribuendo e discutendo le nostre proposte costituzionali e un progetto di Carta dei Diritti (Bill of Rights). Vogliamo che questi siano discussi in tutte le strutture della nostra alleanza, cioè, l'ANC, il Partito Comunista del Sudafrica, il Congresso dei Sindacati Sudafricani e dalla gente in generale.Così, quando il popolo vota per l'ANC perché lo rappresenti in un'assemblea costituente, non solo saprà che cosa l'ANC difende a grandi linee, ma che tipo di costituzione vogliamo. Naturalmente queste proposte costituzionali sono soggette a revisione sulla base di una consultazione con i nostri membri, con il resto dell'alleanza e del popolo in generale. Noi vogliamo raggiungere una costituzione riceva un ampio sostegno, lealtà e rispetto. Ciò può essere raggiunto solo se ci rivolgiamo davvero alle masse.
Allo scopo di impedire queste giuste richieste, ci sono stati diversi tentativi di minare e destabilizzare l'ANC. La violenza è il più grave di questi tentativi, ma ci sono altri metodi più insidiosi. Allo stato attuale, sia nella stampa che tra i nostri avversari politici e molti governi occidentali, vi è un'ossessione con la nostra alleanza con Partito Comunista Sudafricano.
La stampa non smette di speculare circa il numero di comunisti che compongono il nostro esecutivo nazionale e sostiene che siamo guidati dal Partito Comunista.
L'ANC non è un partito comunista, ma un vasto movimento di liberazione che tra i suoi membri comprende comunisti ed altri che non lo sono. Qualsiasi persona che è un membro leale dell'ANC, e che accetta la disciplina e i principi dell'organizzazione, ha il diritto di appartenere all'organizzazione.

Il nostro rapporto con il Partito Comunista Sudafricano come organizzazione si fonda sul rispetto reciproco. Ci uniamo con il Partito Comunista Sudafricano intorno a quegli obiettivi che ci sono comuni, ma rispettiamo l'autonomia di ciascuno e l'identità individuale. Non c'è stato alcun tentativo da parte del Partito Comunista Sudafricano di sovvertire l'ANC. Al contrario, ricaviamo forza da questa alleanza.
Non abbiamo la minima intenzione di dare retta a coloro che suggeriscono e ci consigliano di rompere l'alleanza. Chi sono questi che offrono consigli non richiesti? In sostanza sono soprattutto coloro che non ci hanno mai dato alcun aiuto. Nessuno di questi consiglieri ha mai fatto i sacrifici fatti dai nostri comunisti per la nostra lotta. Tale alleanza ci ha rafforzato e la rafforzeremo ancora di più.

Siamo in una fase della nostra lotta in cui la vittoria è a portata di mano. Ma dobbiamo fare in modo che questa vittoria non ci venga strappata dalle mani.Dobbiamo garantire che il regime razzista senta il massimo della pressione fino alla fine affinché comprenda che deve cedere il passo, che il cammino verso la pace, la libertà e la democrazia è irrefrenabile.
E' per questo che le sanzioni dovrebbero essere mantenute. Non è questo il momento di premiare il regime dell'apartheid. Perché dovrebbe essere ricompensato per l'abrogazione di leggi che costituiscono ciò che viene riconosciuto come un crimine internazionale? L'apartheid esiste ancora.Bisogna costringere il regime a rimuoverlo. E solo quando questo processo diventerà irreversibile potremo cominciare a pensare di ridurre la pressione.
Siamo molto preoccupati per l'atteggiamento adottato dall'amministrazione Bush su questo tema. Questo è stato uno dei pochi governi che era regolarmente in contatto con noi per discutere la questione delle sanzioni, e abbiamo messo in chiaro che la revoca delle sanzioni era prematuro. Tuttavia questa amministrazione, senza nemmeno consultarci, semplicemente ci ha informato che le sanzioni americane sarebbero state abolite. Per noi, questo è assolutamente inaccettabile.

E' in questo contesto che apprezziamo in particolar modo la nostra amicizia con Cuba. Quando, Fidel ha detto ieri che la nostra causa è la vostra causa, so che questo sentimento viene dal suo cuore e che è il sentimento di tutto il popolo della Cuba rivoluzionaria.
Siamo uniti, perché le nostre organizzazioni, il Partito Comunista di Cuba e l'ANC, combattono in difesa delle masse oppresse, per garantire che le ricchezze beneficino chi le produce. Il vostro grande Apostolo José Martí, ha dichiarato: "Voglio unire la mia sorte ai poveri della terra".
Noi dell'ANC saremo sempre dalla parte dei poveri e dei senza diritti. Non solo saremo con loro, faremo in modo che prima o poi i poveri e i senza diritti governeranno la terra in cui sono nati e che, ai sensi della Carta della Libertà: "Sia il popolo a governare". E quando arriverà quel momento, sarà stato possibile non solo con le nostre forze, ma anche grazie alla solidarietà, il sostegno e l'incoraggiamento del grande popolo cubano.


Devo concludere le mie osservazioni facendo riferimento ad un fatto di cui siete testimoni. Il Comandante Fidel Castro mi ha onorato con il più alto riconoscimento che questo paese può dare. E' con grande umiltà che lo ricevo perché non credo di meritarlo.
Questo è un premio che dovrebbe essere dato a tutti coloro che hanno già conquistato l'indipendenza dei loro popoli. Ma è fonte d'ispirazione e di rinnovata forza vedere che questo premio viene conferito al popolo del Sudafrica nel riconoscimento che è in piedi nella lotta per la sua libertà.
Ci auguriamo vivamente che nel tempo a venire ci mostreremo degni della fiducia che questo premio esprime.

Viva la Rivoluzione cubana!
Viva il compagno Fidel Castro!

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