domenica 28 giugno 2015

Tsipras e tutti i dettagli sul referendum greco

Rifiutiamo il ricatto umiliante del Fondo Monetario Internazionale, della BCE e della Ue. Non trattiamo più. Il giorno 5 Luglio indirò un referendum per chiedere che il popolo si esprima al riguardo. La domanda del referendum sarà: "vuoi che il governo aumenti tasse e iva, diminuisca le pensioni e aumenti i licenziamenti per pagare gli interessi sul debito alla Troika?" (Tsipras)

Sottomettersi o lottare. Tsipras ha scelto.
Più di 300 mila famiglie elleniche hanno festeggiato per il nuovo ruggito di Syriza e Tsipras, il ministero del lavoro ha già pubblicato l'elenco delle persone che beneficeranno degli interventi umanitari approvati dal governo, stiamo parlando di 89.300 appartamenti che ospitano 212.216 persone indigenti, a cui sarà riattaccata gratuitamente l'energia elettrica, staccata in passato per le bollette scadute, con la fornitura garantita di 300 kilowattora l'anno. Il governo greco ha anche accolto 66.422 richieste per sussidi per la casa, più do 90mila greci riceveranno un supporto finanziario compreso (tra 70 e i 220 euro). A 350mila persone saranno garantiti buoni pasto emessi dalla National Bank validi fino a 200 euro al mese per l'acquisto di beni di prima necessità nei supermercati.



I dettagli sul referendum
Le ultime proposte e controproposte fatte dai greci e dall'Unione europea pubblicate dal Financial Times.

Cosa ha proposto la Grecia
I documenti pubblicati tra giovedì e venerdì dal Financial Times sono il risultato degli ultimi mesi di colloqui e il contenuto è già il frutto di compromessi accettati da entrambe le parti. Uno dei punti su cui il governo greco non ha ceduto è una tassa valida soltanto un anno del 12 per cento sui profitti ottenuti dalle aziende superiori ai 500 mila euro. Sempre rispetto all’aumento delle tasse alle imprese, il governo greco vuole portare al 3,9 per cento il contributo che le imprese devono versare per le pensioni dei loro dipendenti: vuole inoltre che la loro aliquota sul reddito sia portata dal 26 al 29 per cento.

Tsipras ha proposto di portare l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022, anticipandola rispetto al 2036 proposto nei mesi scorsi e al 2025 che aveva proposto all’inizio della settimana. Ha anche accettato di eliminare l’EKAS, un assegno integrativo per pensionati indigenti entro il 2018, sostituendolo con un altro strumento che però non ha ancora chiarito quale dovrebbe essere. L’EKAS contribuisce a portare il reddito minimo di circa 200 mila pensionati greci a circa 700 euro al mese (per fare un confronto, le pensioni minime in Italia sono di circa 500 euro al mese). Insieme alle pensioni, il tema più problematico per le trattative è quello dell’IVA. Il governo greco ha proposto di spostare tutto il cibo nella fascia di IVA del 13 per cento, da quella del 23 per cento dove si trova ora. Ha chiesto anche che gli hotel vengano spostati nella fascia di IVA del 13 per cento per aiutare l’industria turistica del paese. Il governo greco ha anche chiesto la creazione di un’aliquota al 6 per cento al posto delle sole due da 13 e 23 proposte dall’Europa.

Su altri fronti, il nuovo piano presentato da Tsipras ha eliminato alcune concessioni fatte in passato. Ad esempio è stata ripristinata la richiesta di mantenere un’esenzione del 30 per cento sull’IVA pagata dagli abitanti delle isole greche, un tema molto caro ai Greci Indipendenti, la formazione di destra che appoggia il governo Tsipras. La ragione dell’esenzione è che la vita in molte delle isole greche più lontane dalla terraferma è più costosa che nel resto del paese. Il piano contiene anche molte altre misure, come ad esempio un aumento della tassazione sul gioco d’azzardo, sui beni di lusso e diverse altre entrate una tantum. Infine, Tsipras si è rifiutato di tagliare la spesa militare di 400 milioni di euro, come chiesto dai creditori, e ha proposto un taglio di soli 200 milioni.

Cosa chiede l’Europa
I creditori hanno respinto il piano presentato dalla Grecia sostenendo che i conti non tornano e che le entrate prodotte da diverse misure una tantum sono state sovrastimate. Come è sempre accaduto in questi mesi, i creditori hanno formulato una controproposta in cui hanno sottolineato le entrate mancati e i punti delle riforme strutturali con i quali non concordano. Ad esempio, i creditori sono contrari alla tassa una tantum sui profitti delle imprese e sull’aumento della contribuzione a loro carico perché, sostengono, danneggerà la ripresa del paese. Hanno però accettato l’aumento dell’aliquota, ma solo dal 26 al 28 per cento invece che al 29.

Per quanto riguarda le pensioni, i creditori hanno chiesto l’eliminazione dell’EKAS (e non la sua “sostituzione”) entro il 2019, concedendo un anno di tempo in più rispetto alla richiesta precedente. Sulla data in cui l’età pensionabile dovrà essere portata a 67 anni, invece, creditori e governo greco hanno più o meno trovato un accordo sul 2022, anche se ci sono ancora divisioni su aspetti secondari della questione. I creditori hanno anche accettato l’aliquota IVA al 6 per cento in cui dovrebbero finire prodotti farmaceutici, libri e biglietti del teatro: hanno inoltre accettato che l’energia elettrica rimanga nell’aliquota “di mezzo”, quella al 13 per cento. Chiedono però che il cibo “processato” e i ristoranti siano tassati con l’aliquota al 23 per cento.

Infine i creditori hanno mantenuto la proposta di una tassa sui beni di lusso, ma hanno escluso la possibilità di mantenere uno sconto IVA alle isole. La ragione, sostengono, è che gli abitanti delle isole greche hanno in media redditi molto elevati. Non è ancora chiaro come si svolgerà il referendum e cosa sarà chiesto ai greci esattamente, ma è probabile che questo piano proposto dai creditori sia la versione finale, o quasi, di quello che la Grecia dovrà accettare se al referendum dovessero vince i “sì” all’accordo.
(http://www.ilpost.it/2015/06/28/richieste-europa-grecia/)



Il discorso integrale di Tsipras sul Referendum

Cittadini greci,
Negli ultimi sei mesi, il governo greco ha condotto una battaglia in condizioni di asfissia economica senza precedenti, al fine di attuare il mandato che gli avete dato il 25 gennaio (giorno delle elezioni, ndr).
Il mandato di negoziare con i nostri partner per realizzare la fine dell’austerità, e per riportare ancora una volta la prosperità e la giustizia sociale nel nostro Paese.
Per raggiungere un accordo sostenibile che rispetti la democrazia, così come le norme europee, e che porterà ad una definitiva uscita dalla crisi.
Durante i negoziati, ci hanno più volte chiesto di attuare politiche concordate nel Memorandum dai governi precedenti, nonostante il fatto che il Memorandum fosse stato inequivocabilmente condannato dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Non abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di cedere, neanche per un momento. Di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di trattative difficili, i nostri partner hanno presentato una proposta-ultimatum alla riunione dell’Eurogruppo, prendendo di mira la democrazia greca e il popolo greco.
Un ultimatum che va contro i principi e i valori fondanti dell’Europa. I valori del nostro progetto comune europeo.
Al governo greco è stato chiesto di accettare una proposta che aggiungerà un nuovo insopportabile peso sulle spalle del popolo greco, e che metterà a repentaglio la ripresa dell’economia greca e della società, non solo alimentando l’incertezza, ma anche esacerbando ulteriormente le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni comprende misure per deregolamentare ulteriormente il mercato del lavoro, tagli alle pensioni, e ulteriori riduzioni dei salari del settore pubblico, come pure un aumento dell’Iva sui prodotti alimentari, ristoranti e turismo, eliminando le agevolazioni fiscali delle isole greche.
Queste proposte che violano direttamente l’acquis sociale e i diritti fondamentali europei al lavoro, all’uguaglianza e alla dignità, dimostrano che alcuni partner e membri delle istituzioni non sono interessati a raggiungere un accordo praticabile e utile per tutte le parti, ma piuttosto vogliono l’umiliazione del popolo greco.
Queste proposte mostrano soprattutto l’insistenza del Fondo Monetario Internazionale su misure di austerità dure e punitive. Ora è il momento per le principali potenze europee di essere all’altezza della situazione e prendere l’iniziativa per porre fine definitivamente alla crisi del debito greco, una crisi che colpisce altri Paesi europei, minacciando il futuro dell’integrazione europea.

Cittadini greci,
Siamo di fronte alla responsabilità storica di non lasciare che le lotte e i sacrifici del popolo greco siano stati vani, alla responsabilità di rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale. E questa responsabilità pesa su di noi.
È la nostra responsabilità per il futuro del nostro Paese.
Questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum basandoci sulla volontà sovrana del popolo greco.
Questa sera, il Governo è stato convocato e ho proposto un referendum, in modo che il popolo greco possano decidere.
La mia proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani (oggi, ndr), il Parlamento terrà una riunione straordinaria per ratificare la proposta del Governo per un referendum che si terrà domenica prossima, il 5 luglio. La domanda sulla scheda elettorale sarà se la proposta delle istituzioni dovrebbe essere accettata o rifiutata.
Ho già informato il presidente francese, la cancelliera tedesca e il presidente della Bce della mia decisione, mentre domani chiederò una breve proroga del programma – per iscritto – ai leader dell’Ue e alle istituzioni, in modo che il popolo greco possa decidere senza pressioni e ricatti, come previsto dalla Costituzione del nostro Paese e della tradizione democratica dell’Europa.

Cittadini greci,
Vi invito a decidere, con la sovranità e dignità che vuole la storia greca, se dovremmo accettare l’esorbitante ultimatum che chiede una rigorosa e umiliante austerità senza fine, e senza la prospettiva di poterci reggere in piedi, socialmente e finanziariamente.
Dobbiamo rispondere all’autoritarismo e alla dura austerità con la democrazia, con la calma e con decisione.
La Grecia, la culla della democrazia, deve inviare un clamoroso messaggio democratico alla comunità europea e mondiale.
Io mi impegno personalmente a rispettare l’esito della vostra scelta democratica, qualunque essa sia.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro Paese e invierà un messaggio di dignità in tutto il mondo.
In questi tempi difficili, tutti noi dobbiamo ricordare che l’Europa è la casa comune di tutti i suoi popoli.
Che in Europa non ci sono proprietari e ospiti.
La Grecia è, e rimarrà, parte integrante dell’Europa, e l’Europa parte integrante della Grecia.
Ma un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza una bussola.
Chiedo a tutti voi di agire con unità nazionale e compostezza, e di prendere una decisione degna.
Per noi, per le generazioni future, per la storia greca.
Per la sovranità e la dignità del nostro Paese.

(http://www.eunews.it/2015/06/27/per-la-sovranita-e-la-dignita-della-grecia-il-discorso-di-tsipras-per-il-referendum/38109)




La resistenza greca
L'Unione europea esibisce, ancora una volta, tutta la sua arroganza e la sua natura antidemocratica.
Nel 2011 l'UE era riuscita ad impedire il referendum proposto dal primo ministro Papandreou (poi decaduto). Oggi, come ieri, il governo europeo teme la volontà popolare, molto più del nazismo che le loro politiche stanno alimentando nel cuore dell'Europa, pensiamo ad esempio al caso ucraino.
E' il momento dell'orgoglio, della resistenza, della riscossa.
Dare una lezione democratica all'Europa, un NO che significherebbe dignità, sovranità, libertà e futuro.






Andrea 'Perno' Salutari

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