Nel 2008 gli amici di Esperimento Violetto zine mi fecero un'intervista, a distanza di tre anni ve la ripropongo essendo il tema del diy sempre attuale
1-Rovescio l’ordine consueto dell’intervista. Uno spazio da riempire di pensieri e parole sul Do It Yourself prima che io vi influenzi con le mie domande.
Perno: La dicitura Diy come al solito può voler dire tutto e non significare nulla allo stesso tempo. L’autoproduzione, il tanto citato Do It YourSelf è l’unico mezzo di espressione che noi umili mortali abbiamo. Poi certo, come tutti credo avranno notato, tutti hanno voglia di creare, ma poi manca lo spirito del sostenerci a vicenda. Detto ciò, noi abbiamo i nostri sogni, le nostre passioni, la nostra inventiva e il DIY, volente o nolente, è la nostra unica possibilità. Per chiuderla in breve, non vedo l’autoproduzione come una scelta, ma bensì la vedo come una necessità, la nostra esigenza.
2-Come vedi la scena diy oggi in Italia e nella tua realtà locale?
Perno: Io abito nella prima cintura torinese, per molti Torino è la capitale del DIY in Italia. Alla fine io appartengo chiaramente ad una scena musicale underground (quella punk-hardcore per essere chiari) e qui tra label e distribuzioni c’è solo l’imbarazzo della scelta. Poi certo, ci sono persone che sono di grande valore, altre che magari, anzi sicuramente, poi hanno secondi fini. In linea generale fuori Torino (per quello che ho visto in questi anni) il livello è soddisfacente (nulla di più). Il problema come sempre può essere la mancanza di longevità, l’assenza di punti di riferimento, ma è un discorso lungo e complesso.
3-Il “fattelo da solo” regge solo nella musica? In quali altri ambiti è inserito o in quali sarebbe opportuno si inserisse?
Perno: I miei nonni erano contadini e da loro ho visto il vero spirito DIY. Creavano e si nutrivano dietro mille sbattimenti, ma facevano quasi tutto da soli. Lì, come ora nella musica underground però era un esigenza. Ma come hobby c’è chi fa vestiti, candele, cortometraggi e via via tutte le altre cose. Io per esempio ora ho su un braccialetto fatto dalla Zora, senza neanche accorgercene il Diy è ovunque intorno a noi.
4-Credi nel diy come stile di vita che può apportare cambiamenti positivi oppure è soltanto un’illusione?
Perno: Stili di vita? Non saprei. L’autoproduzione ha un suo costo, non solo economico, ma soprattutto temporale. In questa società sempre più frenetica spesso manca proprio il tempo per poter fare le cose, anche se l’odierna precarietà nel suo male assoluto ci regala occasioni di creatività (visto che stiamo più a casa che a lavoro). La nostra fantasia e la sua diffusione sicuramente può apportare cambiamenti positivi, ma alla fine la vita non è un illusione?
5-In queste interviste alla fine si finisce spesso a parlare delle “scene morte”, del pessimismo oppure principalmente di cd co-prodotti che nessuno compra, di fanzine ciclostilate in proprio che vanno e non vanno: un pensiero “alternativo” sull’alternativo?
Perno: Eh no! Mi avete tolto la domanda dove critico e insulto tutti. Io sono molto negativo di mio e teoricamente dovrei far fatica a trovare un messaggio alternativo positivo, ma non è così. I ragazzi, i più giovani e i più ingenui (forse) hanno quell’energia, quella passione, quella voglia di vedere, leggere e conoscere…… Quei ragazzi ti riescono a trasmettere molto, è lì che capisci “quel che faccio può servire a qualcosa o a qualcuno”
6-Esperienza personale: cosa ha portato di positivo e cosa di negativo il diy in quello che fai?
Perno: Di negativo assolutamente nulla. Dal 2004, da quando sono iniziati tutti i miei progetti, ho riscontrato soltanto elementi positivi. Il saper utilizzare al meglio il proprio tempo e il proprio estro per qualcosa di stimolante e creativo non ha prezzo (per tutto il resto c’è Mastercard ehehe). Ma soprattutto il conoscere gente da tutto il mondo, parlare, discutere, scambiare…. Queste e tante altre cose ci stanno facendo crescere come persone. Il Diy ci sta formando.
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