L'Italia e i Referendum
L'Italia è una Repubblica grazie al suo primo referendum. Era il 2 giugno del 1946 quando quasi il 90% degli aventi diritto si recò alle urne per dire SI alla Repubblica. La storia dei referendum abrogativi è meno antica, siamo negli anni '70 e quasi l'88% degli aventi diritto si espressero sul divorzio. L'alta partecipazione attiva della cittadinanza su temi sociali e politici è quasi preistoria. La politica italiana è sempre più distante dai reali bisogni. Era il 28 luglio 1981, Berlinguer in una lunga e tutt'ora attuale intervista al quotidiano Repubblica denunciava: "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero." In questi 30 anni la situazione è peggiorata, la fiducia nella politica è ai minimi storici e soltanto i poteri forti ed il sistema hanno ottenuto significanti vittorie sulla pelle dei più deboli.
Negli ultimi 14 anni ci sono stati ben 24 referendum abrogativi, nessuno ha raggiunto il quorum. L'affluenza si è sempre attestata dal 23% al 32%. Credo che quest'ultimo dato dimostri l'inutilità dei quesiti referendari che sono autentici boomerang per i promotori. Abbassare il quorum sarebbe un gesto di vera democrazia. Per questo, nonostante il mio serio e animato impegno per la campagna referendaria, penso che questa sia una modalità di lotta popolare da accontonare per i giorni a venire. Vi chiederete giustamente: "se non credo nel raggiungimento del quorum perchè sono sempre in prima linea?" Forse sono un sognatore che anno dopo anno si augura di essere smentito dai fatti. Il dramma della catastrofe giapponese potrà forse cavalcare la solita emotività italiana: aspettiamo il miracolo.
I quattro quesiti referendari e le posizioni dei partiti politici
Ma veniamo ad oggi. Quest'anno, ostinati e convinti, ritorna il popolo del referendum. C'è una sostanziale differenza.
Quest'anno Berlusconi è cosi in crisi che tutto gli va male, tanto che l'attuale governo teme, a torto o ragione lo vedremo la prossima settimana, l'esito del Referendum. Il tema del nucleare e del piano energetico ha creato caos politico e strategico nel PDL, il maldestro tentativo antidemocratico di evitare il referendum ne è la prova più evidente. Vediamo la presa di posizione dei partiti parlamentari ed extraparlamentari: i partiti dell'ex Unione di Prodi sono per 4 SI (PD, FdS, SEL, IDV, Verdi). I partiti di centro destra e i partiti di centro, o non si schierano, o lasciano libertà di voto (UDC, LegaNord, PdL). Nessun partito si è schierato per il NO o per l'astensione, ad eccezione dei partiti di estrema destra (La Destra e Fiamma Tricolore che sono per l'astensione al Legittimo Impedimento).
Le due facce del Partito Democratico e della sinistra italiana.
Come detto precedentemente tutti i partiti dell'ex unione si sono schierati apertamente per 4 SI (con l'unica eccezione dei Radicali che hanno dato libertà di voto sui quesiti dell'acqua). E' proprio vero che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra sono da sempre coerenti su questi temi, ma gli altri? Prendo volutamente la posizione dell'ex ministro Pierluigi Bersani, in quanto il segretario del Partito Democratico sarà molto probabilmente il candidato premier del centrosinistra alle elezioni del 2013.
Nel 2007 il Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani ha firmato un accordo bilaterale chiamato "Partnership Globale sull’Energia Nucleare-GNEP" con il Segretario dell'Energia degli Stati Uniti d'America Bodman, nel quale si programma e si mette nero su bianco la cooperazione nucleare tra Italia e gli Usa.
Nel cable (firmato dall'ex Ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli) si riporta come l'attuale Segretario del PD, Bersani, si impegni, e impegni il nostro paese, a riprendere la strada del nucleare, e arrivi a minimizzare il risultato del Referendum sul nucleare del 1987, sostenendo che "Il risultato del Referendum non esclude l'Italia dalla generazione di energia nucleare, l'ha solo sospesa”. Infine, come riporta il cable, Bersani, al momento della firma dell'agreement, sostiene che l'accordo GNEP "può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare".
Il testo dell'accordo lo trovate qui http://www.medicinademocraticalivorno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=77%3Aaccordo-tra-bersani-e-bodman-13112007-su-nucleare&catid=35%3Anucleare&Itemid=55
Oggi, dopo la catastrofe giapponese, la linea del PD, causa onda emozionale, è cambiata. Ma molti esponenti del Partito Democratico (ad esempio il sindaco di Firenze, Renzi) sono tutt'ora favorevoli.
La posizione del PD e di Bersani sull'acqua pubblica è ancora più controversa. Nel 2008 Bersani disse: "in Italia l'acqua non è un bene comune, ma è di Dio. Per come ce la da noi dobbiamo restituirgliela. L'acqua è un bene pubblico, certo, ma come facciamo in modo che si perda meno acqua? Come facciamo a gestirla meglio? Devo chiamare qualcuno che sappia fare bene quel mestiere lì. In Francia ci sono società grandissime che gestiscono l'acqua in maniera eccellente. Servono grandi partnership industriali. Il 60% delle aziende rimandono nelle mani degli attuali proprietari, ma si stanno operando dei nuovi sistemi competitivi, senza monopoli. Chi mi garantisce migliore qualità e migliore prezzo? Si dovrà decidere così. Le aziende che vorranno partecipare non potranno rimanere quelle di adesso. E' impossibile".
Moltissimi sono gli esponenti del Partito Democratico che si sono dichiarati favorevoli alla privatizzazione dell'acqua, Chiamparino (l'ex sindaco di Torino) ha dato da anni l'ok alla privatizzazione. Due mesi fa ha dichiarato "quel referendum va sconfitto". Toni ancora più duri da alcuni esponenti del PD che pubblicarono sul Sole 24 una lettera intitolata: "Gestione statale obbligatoria solo in Iran e Corea del Nord".
Purtroppo anche alla sinistra del Partito Democratico le contraddizioni non mancano. Pensiamo a due partiti che senza se e senza ma hanno detto No alla privatizzazione dell'acqua pubblica: l'IdV e SEL. Nel 1996 Antonio Di Pietro (allora ministro dei Lavori Pubblici del primo governo Prodi) redigeva la prima bozza di decreto, che ordinava la privatizzazione dell’acquedotto pugliese.
A distanza di 11 anni, con 6 anni di giunta Vendola, nulla si è mosso. Il movimento per l'acqua pubblica in Puglia si sta battendo da tempo per la ri-pubblicizzazione dell’acquedotto pugliese che Vendola a parole afferma da mesi di aver ri-pubblicizzato, prendendosi del bugiardo dal Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” - Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Acqua Pubblica, e il referendum mancante
Condivido completamente i due quesiti sull'acqua pubblica, il movimento è riuscito a sensibilizzare la cittadinanza, riuscendo nell'impresa di raccogliere quasi 2 milioni di firme e sono fiero di aver dato il mio umile contributo per la provincia torinese. Perchè è necessario votare 2 SI? Partiti, multinazionali, banche e i soliti imprenditori con gli agganci giusti stanno mettendo le mani sulle aziende pubbliche dell'acqua e sui rubinetti di milioni d'italiani. Noi dobbiamo difendere la gestione pubblica dell'acqua, promuovendo il controllo e la partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni su un bene comune di vitale importanza. La ri-pubblicizzazione dell'acqua sta già avvenendo nel resto dell'Europa, penso ai referendum vinti a Parigi e Berlino.
Un bene essenziale come l’acqua non può essere fonte di profitto. I dati dimostrano chiaramente che, dove si è privatizzato, il servizio non è migliorato, è solo aumentato il costo. E' il vero volto delle privatizzazioni, che mostrano un finto miglioramento per una sola finalità: creare il maggior profitto ed aumentare i costi per il popolo.
Il 12 ed il 13 sarà una giornata importantissima. Riprendere il controllo pubblico su un bene comune come l'acqua potrà e dovrà essere un primo passo. Il ruolo statale dovrà tornare sempre più dominante nella società, lo stato dovrà avere sempre più controllo, nazionalizzando le aziende strategiche per lo sviluppo economico del nostro paese.
Sono molto deluso e sfrutto l'occasione per ribadirlo. Il 5 dicembre del 2009 ero al Brancaccio di Roma all'assemblea fondativa della Federazione della Sinistra; in quella sede pubblicamente si annunciò che si sarebbe fatto un referendum per abrogare la legge 30, più comunemente legge Biagi. E' mancato ancora una volta il coraggio politico e forse brucia ancora il boomerang del 2003 sull'Art.18.
La legge 30, la legge che ha reso la nostra generazione ulteriormente precaria, dovrebbe essere il vero bersaglio del nostro popolo, il popolo che lotta; Invece ho constatato che è tanto criticata a parole, quanto padrona del nostro futuro, quella maledetta legge ha destrutturato e precarizzato il mondo del lavoro gettando milioni di lavoratori e di lavoratrici nell’indigenza e nella precarietà, nell'insicurezza e nella solitudine. Un ricatto continuo che, con la crisi economica attuale, ha spinto al suicidio moltissimi lavoratori,abbandonando le speranze di intere famiglie ed ucciso un'intera generazione.
Il secondo governo Prodi voleva "superare" la legge Biagi, la Cgil e la sinistra di governo in diverse dichiarazioni hanno espresso la loro contrarietà alla legge precarietà. Solo propaganda, nessuno vuole intaccare quella legge perchè non decidiamo noi ma il sistema, non abbiamo sovranità nazionale. Il 17 dicembre 2009, un comunicato stampa di Rifondazione Comunista diceva: "FEDERAZIONE DELLA SINISTRA: AL VIA UNA CAMPAGNA REFERENDARIA SU LEGGE 30, NUCLEARE, ACQUA. Sarà una grande campagna refendaria su alcuni elementi-chiave (battaglia per la pubblicizzazione dell'acqua, richiesta di abrogazione della legge 30, no al nucleare) a dare il via, da gennaio, alle battaglie sociali della neonata Federazione della Sinistra [...]
Lotta alla precarietà, dunque, attraverso la richiesta di abolizione della legge 30 e delle leggi ad essa collegata per restituire un futuro di lavoro stabile e sicuro alle nuove generazioni, lotta al programma di re-introduzione delle centrali nucleari che vuole impiantare in diverse regioni italiane il governo Berlusconi e lotta per la difesa dell'acqua ma anche della sanità e del welfare pubblico contro i tentativi di imporre una loro gestione privatistica. Questi i punti-chiave della campagna politica e sociale della Federazione della Sinistra che, a partire da gennaio, raccoglierà le firme su questi tre fronti per dei referendum popolari."
Credo che i comunisti in Italia abbiano perso una grande occasione, non hanno avuto il coraggio e dovranno prendersene la responsabilità politica. Io pretendo quel referendum mancante.
Nucleare
Il discorso nucleare è il più complesso, controverso e scientifico. So benissimo che noi ambientalisti nuclearisti siamo soggetto a critiche selvegge e spesso immotivate. Essendo un compagno d'avanguardia non ne ho paura e non mi preoccupano.
Sono molti i compagni, personalità di sinistra ed ambientalisti favorevoli al nucleare e/o alla ricerca in tal senso. Ci si è molto divisi però su questo referendum. Alcuni compagni voteranno contro, altri si asterranno, altri voteranno a favore. Pochissimi sono però i compagni che hanno il coraggio politico di dire quello che pensano: io sono tra questi.
Devo essere chiaro: sono favorevole ad un piano nucleare, sono estremamente favorevole alla ricerca scientifica, ma sono tendenzialmente contrario al piano nucleare di questo governo. Questo referendum però non bloccherà il non positivo piano nucleare del governo, ma vuole ri-bloccare definitivamente qualsiasi progetto nucleare per l'oggi e per il domani, compresa la ricerca. Questo mi sembra un gravissimo errore.
"Io sono un’ambientalista, so che l’energia nucleare inquinerebbe molto meno dell’energia a petrolio, a metano e a carbone, a cui dovremmo comunque ricorrere, a cui ricorriamo effettivamente visto che non disponiamo del nucleare. Essere a favore del nucleare da un punto di vista scientifico non vuol dire certo essere a favore di Berlusconi." M.Hack - Astrofisica
La fobia nucleare è tipicamente italiana. Nel mondo ci sono più di 400 reattori attivi. Sono circa venti gli stati europei che producono energia nucleare. Quasi l'85% dell'energia che usiamo deriva dai pericolosissimi combustibili fossili. Ma sapete quanti sono i morti causati dall'inquinamento da combustibili fossili per uso energetico? Due milioni di morti all'anno. Solo nelle miniere di carbone muoiono tra le 5 e le 10 mila persone all'anno.
"Il nucleare è la fonte di energia più sicura e meno costosa" David Gross - Premio Nobel per la fisica nel 2004
Guardiamo il piano energetico italiano. L'Italia sfrutta un 20% da energie rinnovabili, per lo più dall'energia idroelettrica (15%). Energia idroelettrica non esente da critica dagli ambientalisti. Trovo molto curioso il tanto chiacchierato dato del fotovoltaico. Pochi sanno che l'Italia nel fotovoltaico è la quarta potenza mondiale, ma che questo primato soddisfa solo il 0,5% della produzione nazionale. Dobbiamo assolutamente puntare sulle rinnovabili, ma con i piedi per terra. L'eolico in Italia non è molto sfruttabile per la scarsità di venti, inoltre i Verdi e la Lav anni fa si opposero anche su questa energia rinnovabile. L'idroelettrico è quasi sfruttato a pieno regime, molto invece si può ancora fare sul solare. La ricerca in futuro dovrà sviluppare tecnologie più avanzate per riuscire a ricoprire maggiormente il fabbisogno nazionale, fino a quel giorno che facciamo?
"Le fonti rinnovabili salveranno il pianeta? Un giorno lontano forse sì. Ma a salvarci oggi, dall'inquinamento ma anche dall'effetto devastante di una disponibilità di gas e petrolio che si sta asciugando, può essere solo l'energia nucleare" Patrick Moore, membro fondatore di Greenpeace
L'addio al Nucleare ci è costato una cifra compresa tra i 29 e i 45 miliardi di euro. L’Italia ha dovuto compensare l’assenza di energia atomica con l'acquisto di fonti fossili come petrolio e gas, il cui prezzo è inesorabilmente cresciuto negli ultimi dieci anni. La conseguenza è stata anche un incremento delle emissioni inquinanti, valutabile in questi 23 anni tra 300 e 700 milioni di tonnellate di Co2.
Emissioni di Co2 a confronto.
- Carbone: 1114 g-CO2/KWh
- Petrolio: 854 g-CO2/KWh
- Impianti Fotovoltaici: 39 g-CO2/KWh
- Impianti Eolici: 17 g-CO2/KWh
- Impianti Idroelettrici: 15 g-CO2/KWh
- Impianti Nucleari: 9 g-CO2/KWh
Secondo l'ing. Romanello la costruzione di 10 reattori da 1600 MWel del tipo EPR (European Pressurized Reactor, come quelli in costruzione in Finlandia, ad Olkiluoto) consentirebbe di coprire il 40 % del fabbisogno elettrico nazionale, peraltro riducendo le emissioni di anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx), polveri ed anidride carbonica (CO2) del 32 %. La costruzione dei 10 EPR costerebbe circa 20 miliardi di euro. Si consideri, per confronto, che per le energie alternative (solare, eolico, biomasse, ecc.) sono stati spesi in questi anni (nel periodo 1975-2002) circa 98.902 miliardi delle vecchie lire a fronte di una copertura del fabbisogno elettrico nazionale pari allo 0,5 %!
"se dici che l’effetto serra è il problema numero uno, allora tutti gli altri vengono dopo. Quali opzioni rimangono? Volere le fonti alternative al posto del nucleare? Io direi piuttosto: sì alle fonti alternative, ma al posto del carbone." Chicco Testa, ex segretario di Legambiente ed ex deputato del PCI, ora presidente del Forum Nucleare Italiano
Il movimento che dice No al nucleare ha una grossa debolezza. Non ha una linea alternativa unitaria. Qualche giorno fa abbiamo potuto assistere alle varie anime del No!
Marino del Partito Democratico vuole un no a tempo indeterminato al piano nucleare, la Hack e il premio Nobel Rubbia voglionopuntare sulla ricerca e sulle centrali nucleari al torio. Utopia? No. Nella Cina, guidata dal Partito Comunista, stanno già sviluppando centrali nucleari di quarta generazione e centrali nucleari al torio. Celentano si mostra contrario all'uso massiccio di pale eoliche e pannelli solari che rovinerebbero la natura. Anche le centrali a biomasse sono messe in discussione. Quindi puntiamo sulle rinnovabili, ma non basteranno. Sviluppiamo un piano nucleare o continuiamo a puntare sui combustibili fossili?
"Senza il nucleare l’Italia muore. Tra 50 anni finirà il petrolio, tra 80-100 il carbone, seguito poi dal gas. Altre fonti non saranno sufficienti a fornire l’energia di cui abbiamo bisogno. Il risultato? Non avremo la luce, non potremo far funzionare i computer o i frigoriferi e neppure far viaggiare i treni. Se lo immagina?" U.Veronesi - Ex ministro della Sanità, ora Presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e senatore del PD
Votare contro il nucleare significa votare contro l'implementazione di una tecnologia per lo sfruttamento della forza dell'atomo che si basa su principi di funzionamento totalmente differenti da quelli implementati nelle vecchie centrali. Non commettiamo l'errore di pensare che il referendum possa allontanare le centrali che i francesi hanno costruito intorno a noi. Se l'Italia fosse un paese serio, il referendum sul nucleare, vista l'importanza del tema, sarebbe stato accompagnato da una tavola rotonda trasmessa a reti unificate, dove esperti del campo avrebbero avuto la possibilità di rispondere.
L'errore più clamoroso dei comitato del SI al Referendum è uno. L'addio al nucleare non aiuterà un'escalation delle fonti pulite. Cancellando l'atomo, l'Enel riscrive le sue strategie. Per non lasciarci al buio e garantirsi gli utili, le resta una sola strada. Poco costosa, molto remunerativa: si torna al carbone.
Il carbone, fin'ora disprezzato perché sporca e produce CO2 nonché altri terribili fumi, sta vivendo un grande momento. La domanda mondiale cresce ed è previsto che crescerà del 53% di qui al 2030; la produzione mondiale nel 2010 è stata di 6,5 miliardi di tonnellate e il suo prezzo si sta muovendo al rialzo. Resta e resterà insomma incontrastato al primo posto tra le materie prime energetiche: il 39% dell'energia mondiale è prodotta bruciando carbone, alla faccia del gas e dell'uranio. Molti a sinistra dicono di fare come la Germania. Eliminare il nucleare ed aumentare le rinnovabili e il carbone. Risultato: 400 milioni di tonnellate di CO2 in più nei prossimi 10 anni in Germania.
Ma come sostenere la sua crescita in alternativa proprio al nucleare, visto che l'argomento che trainava l'atomo era produrre energia "pulita"?
Concludo: voterò 2 SI per l'acqua pubblica, un SI per abolire il legittimo impedimento ed un NO per il nucleare che servirà per sviluppare un piano energetico. Sarò probabilmente uno dei pochissimi che voteranno contro l'abolizione del programma nucleare al prossimo referendum. So benissimo che con il mio NO aiuterò a raggiugere il quorum, ma è questa per me la democrazia, seppur malata, della nostra repubblica. Democraticamente voterò in linea con il pensiero, aiuterò il raggiungimento del quorum e accetterò l'esito popolare.
Per questo invito tutti ad andare a votare ai referendum, qualsiasi sia la vostra opinione sui quattro quesiti.
Negli ultimi 14 anni ci sono stati ben 24 referendum abrogativi, nessuno ha raggiunto il quorum. ESIGIAMO IL MIRACOLO, raggiungiamo il quorum.
Andrea 'Perno' Salutari
Non credo tu stia valutando il problema di fondo per l'Italia:ovvero la dipendenza energetica e il rapporto col Nucleare. Sei davvero sicuro che sviluppando l'energia nucleare (fermo restando che la tua analisi è ampiamente condivisibile) potremo essere finalmente indipendenti?
RispondiEliminaNoi pensiamo di no, poichè il combustibile che serve è decisamente scarso in natura e non è "liberamente accessibile secondo le leggi del mercato": ci costerà sempre moltissimo e saremo ricattabili in ogni momento.
Quindi rimane il problema dell'indipendenza energetica. Soluzione? Sviluppare la ricerca sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili e sul nucleare di ultimissima generazione.
Ma dire Si al referendum ora vuole dire soprattutto evitare di perdere una valanga di milioni di euro, di distruggere i territori e di imbarcarci nel solito penoso carrozzone di regalie e mazzette (pensa allo smaltimento dei rifiuti,problema apertissimo).
L'indipendenza energetica è ben lontana dall'esser risolta. Non abbiamo l'uranio (e neanche il torio). Ma il nucleare mi sembra una possibilità per ridurre le co2.
RispondiEliminaConcordo sullo sfruttamente delle fonti rinnovabili e sul nucleare di ultima generazione.
In Italia c'è una moratoria sul nucleare, se vince il SI torneremo a parlarne fra altri 20 anni. Non credo possiamo permettercelo.