mercoledì 25 gennaio 2012

Gli Arditi del Popolo

Gli Arditi del Popolo furono un'organizzazione antifascista nata nell'estate del 1921 da una scissione della sezione romana degli Arditi d'Italia per iniziativa di un gruppo di iscritti guidati dal simpatizzante anarchico Argo Secondari ed appoggiati dal futurista Mario Carli, l'obiettivo della scissione fu quello di opporsi alla violenza delle Camicie Nere.
La nascita degli Arditi del Popolo viene anche annunciata da Lenin sulla Pravda, l'Internazionale Comunista era favorevole a questa organizzazione come si legge sul resoconto nell'incontro fra Nikolai Bucharin e Ruggero Grieco.

L’Associazione nazionale degli Arditi del Popolo è una Milizia Nazionale Volontaria che si propone:
- La difesa e la redenzione dei lavoratori del braccio e del pensiero.
- La difesa delle organizzazioni operaie e delle conquiste fatte dal proletariato nel campo sociale, politico ed economico, contro ogni forma di violenza e di sopraffazione, da qualunque parte essa venga.
- La lotta contro il nazionalismo fascista, prepotente e sopraffattore.
- La lotta contro il militarismo imperialista delle nazioni plutocratiche, le quali mirano al soffocamento delle nazioni più piccole e più deboli.
- L’affratellamento di tutti i lavoratori del braccio e del pensiero che siano decisi a passare dal campo delle teorie a quello dell’azione.
-L’associazione è completamente libera da ogni vincolo di dipendenza dai partiti politici e dalle organizzazioni proletarie, si propone però di mantenere i migliori rapporti con essi per il raggiungimento dei fini comuni”.

Questo movimento si opponeva alle spedizioni punitive fasciste e creò vere e proprie milizie per la protezione dei quartieri e dei centri oggetto di attacchi armati da parte dalle "squadracce" fasciste. In sintesi gli Arditi del Popolo furono l'organizzazione militare antifascista di fronte unito, a forte componente anarchica e comunista, in cui si coagularono le formazioni di difesa proletaria.
Un gran numero di Arditi confluirono nel movimento fascista, anche se l'adesione non fu unanime né maggioritaria. Il rapporto con il fascismo non fu sempre lineare e negli anni successivi si arrivò, nella fasi più convulse e controverse, anche all'espulsione di iscritti al PNF dalle associazioni degli Arditi d'Italia. Infatti gli Arditi del Popolo utilizzavano uno stemma che derivava dall'arditismo di guerra, ovvero il teschio col coltello fra i denti con, sulla fronte, la corona di alloro (la differenza era nel pugnale e gli occhi di colore rosso e nello stemma, d'argento smaltato, da appuntare sul petto a sinistra)
Dopo la prima guerra mondiale gli Arditi affluirono nell'Associazione Arditi d'Italia, fondata dal capitano Mario Carli, lo stesso che, dopo l'assalto di un gruppo di Arditi assieme a Marinetti alla casa del Lavoro di Milano, scrisse il noto articolo "Arditi non gendarmi" e distrusse il connubio instaurato nel primo dopoguerra fra Arditi e fascismo.

Fu Parma a salvare, allora, l’onore del proletariato italiano… Parma con il successo della sua resistenza, dovuto alla partecipazione unitaria di tutte le componenti del movimento operaio e popolare, costituì un luminoso punto di riferimento per la lotta contro il fascismo” Picelli

L'evento forse di maggior risonanza che coinvolse gli Arditi del Popolo fu la difesa di Parma dallo squadrismo fascista nel 1922: la versione più accreditata parla di circa 20.000 squadristi fascisti, prima al comando di Roberto Farinacci e poi di Italo Balbo, avrebbero attaccato e sarebbero stati respinti e messi in fuga da appena 350 Arditi del Popolo, comandati dai pluridecorati reduci della prima guerra mondiale Antonio Cieri e Guido Picelli, (che moriranno poi in Spagna). Fondamentale per la resistenza e la vittoria fu l'appoggio di massa dato dalla popolazione e il supporto di retrovia fornito soprattutto dalle donne parmensi (ne parlò lo stesso Balbo con malcelato elogio), che comunque in molti casi parteciparono anche ai combattimenti. Lo storico Renzo del Carria a questa vicenda specifica dedica un capitolo dal titolo significativo nel suo libro Proletari senza rivoluzione: "La giusta linea non seguita, Parma come esempio di vittoriosa resistenza politica-militare al fascismo".

Una certa continuità può essere ravvisata fra Arditi del Popolo e Resistenza anche se gli scopi erano ben diversi: gli Arditi, anche se in modo politicamente confuso, erano per la formazione di una Repubblica con basi progressiste estreme, almeno rispetto a quelle su cui poi si fonderà la Repubblica italiana (vedi Carta del Carnaro). L'ira dei fascisti si scatenò soprattutto contro i capi degli Arditi del Popolo, che furono incarcerati o massacrati dagli squadristi, spesso con la connivenza degli organi di polizia dello Stato.

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“L’oltretorrente” di Pino Cacucci
“La legione romana degli Arditi del Popolo” di Valerio Gentili

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Andrea 'Perno' Salutari

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