giovedì 30 gennaio 2014

La banca chiude il conto dei comunisti

In Germania la Commerzbank ha chiuso tutti i conti della famiglia Schamberg perchè uno di loro, l'incensurato Kerem Schamberger (anni 27), è il segretario locale del partito comunista tedesco
L'accusa? Ha osato dire che le "banche devono essere nazionalizzate". La chiamano democrazia occidentale ...
Liberi di morire di fame, ma non di chiedere la nazionalizzazione delle banche. (1)

I comunisti, da sempre, chiedono la nazionalizzazione delle banche.
Ora che l'Europa delle banche soffre una grave crisi di credibilità, ora che l'austerità sta distruggendo la vita e la speranza di milioni di abitanti europei, ora che il neoliberismo in Europa soffre una delle più grandi crisi scatta la repressione verso chi critica apertamente lo stato di cose presente.
Il sistema teme le critiche se queste minano le fondamenta del loro potere e per questo punisce non solo chi critica apertamente questo loro modello unico, ma anche i familiari di chi ha osato tanto. Domani a subire queste disuguaglianze saranno anche i semplici amici dei comunisti?
E questa è la democrazia occidentale tanto acclamata dai media?
Punire chi chiede il controllo pubblico delle operazioni bancarie e una piena sovranità?


Pubblico qui sotto la posizione del Partito Comunista Tedesco sulla socializzazione e nazionalizzazione delle banche
La crisi finanziaria ha effetti globali. Ha condotto l'economia mondiale in una recessione da cui derivano perdite eccezionali nel prezzo delle azioni e ripercussioni crescenti in tutti i settori dell'economia reale, come possiamo riscontrare nel settore automobilistico tedesco. I contraccolpi per la classe operaia, i lavoratori e disoccupati, i pensionati e coloro che dipendono dall'assistenza pubblica, per i poveri di tutto il mondo, così come per la classe media nei paesi sviluppati, non sono ancora prevedibili in tutta la loro portata.
 I fatti hanno da tempo smentito come questa crisi non riguardi esclusivamente il capitale finanziario statunitense; la supposta stabilità in Europa non è più valida. Anche in Germania tutte le voci sulla crescita economica e sul "miracolo dell'occupazione" si sono zittite. Il Ministro delle Finanze Steinbrück aveva spiegato nella discussione sul bilancio all'inizio di settembre che la crisi finanziaria era tutta statunitense; ma già alla fine di settembre aveva riconosciuto che "il mondo non tornerà più quello di prima della crisi". Il 10 ottobre il Cancelliere Merkel ha informato il parlamento tedesco che "(mai) prima avevamo avuto una così grave situazione". I giornali titolano "Il capitalismo in crisi" o "Il sistema capitalista è in discussione".
 Se i contribuenti non fossero obbligati a salvare banche e compagnie di assicurazione – non ci riferiamo solo ai cinque maggiori istituti negli Stati Uniti, ma a varie banche in Islanda, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Germania e in altri paesi – queste sarebbero già fallite. I governi degli Stati capitalistici più potenti hanno modificato i programmi per salvare le banche. Alcune delle istituzioni finanziarie più pesantemente colpite dalla crisi sono – temporaneamente – garantite dal governo. L'obiettivo è "socializzare" le loro perdite e quando, in mutate situazioni saranno risanate, verranno restituite al controllo della finanza capitalista.
 Il governo della Repubblica Federale Tedesca intende concedere oltre 500 miliardi di euro in sovvenzioni e garanzie.

Il Partito Comunista Tedesco respinge tale spreco di fondi pubblici. Chiediamo invece l'immediata istituzione di una commissione di delegati sindacali e di altre organizzazioni non collegate al capitale finanziario e di rappresentanti della società civile. Il suo compito sarebbe di informare il pubblico circa l'entità della crisi e di proporre soluzioni da sottoporre al voto popolare. Come passo immediato suggeriamo di togliere tutte le principali banche dalle mani degli speculatori e dei bancarottieri per metterle sotto il controllo della proprietà pubblica.

Dovremmo ancora avere bene a mente che:
 - i partiti neoliberali (conservatori, liberali, socialdemocratici e verdi) hanno rigettato all'unanimità perché troppo costose le richieste di 6 miliardi di euro per le scuole materne e gli asili nido e le rivendicazioni di 7 miliardi di euro per aumentare al minimo di 420 euro al mese le indennità di disoccupazione. Ma improvvisamente c'è abbastanza denaro: miliardi di euro per il sostegno delle banche, delle compagnie di assicurazione e altri importanti istituti;
 - i costi per il minimo salariale, per programmi di occupazione, per gli aumenti delle pensioni sono giudicati proibitivi. Ora si tratta di decine di miliardi di euro e la coalizione di governo, senza consultare il Parlamento o interpellare il popolo, ha deciso. L'influenza e il potere del capitale finanziario sui partiti maggiori non sono mai stati così evidenti;
 - qualsiasi incremento di spesa per fini sociali, educativi o umanitari, è stato respinto con l'argomentazione che l'obiettivo principale doveva essere la riduzione del debito nazionale. Ora lo sappiamo: il capitalismo deve essere salvato a qualsiasi costo.

Questa crisi non cade dal cielo. Le sue cause non stanno nel fallimento e negli errori dei banchieri e dei comitati esecutivi, che sfruttano le opportunità consentite dalle crescenti speculazioni, né nella carenza di controllo sul sistema finanziario.

Il capitalismo ha prodotto gli effetti devastanti di questa crisi. Le conclusioni tratte nel Programma del Partito Comunista Tedesco sono pienamente confermate: "La speculazione è sempre stata una componente dell'economia capitalistica. Nella nuova fase del capitalismo dei monopoli è diventata elemento determinante e penetra tutti i gangli dell'economia e della politica. Da ciò deriva che la speculazione finanziaria per le grandi imprese è diventata strumento centrale di accumulazione capitalistica. Con le grandi fusioni bancarie e delle assicurazioni, con enormi risorse finanziarie raccolte attraverso il risparmio, i fondi pensione e altre fonti, la finanza ha raggiunto lo stadio più elevato del suo potere. Il capitale gira il mondo in cerca del più alto tasso di profitto. Il suo interesse famelico non può essere soddisfatto che da sconsiderati aumenti delle quotazioni e dal saccheggio dei bilanci dello stato e degli enti pubblici. E questi ultimi, indotti all'indebitamento, cadono nella più profonda dipendenza finanziaria. La speculazione ha raggiunto nuovi traguardi, non più soltanto le imprese e le azioni, ma anche le valute dei paesi sono oggetto di speculazione. I mercati finanziari internazionali dettano la politica economica nazionale".
 Questi mercati finanziari – e con loro l'economia – precipitano in una profonda crisi per la quale dovranno pagare le popolazioni di tutto il mondo, per primi i più poveri. Il 9 ottobre il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, voce della borghesia tedesca, ha persino citato in prima pagina il Manifesto del Partito Comunista: "... la moderna società borghese, che ha evocato come per incanto così potenti mezzi di produzione e di scambio, rassomiglia allo stregone che non può più dominare le potenze sotterranee da lui evocate."

Il fatto che gli Stati Uniti, così come l'Inghilterra, il Belgio e altri paesi abbiano messo le banche sotto il controllo dello Stato, testimonia il crollo della cosiddetta economia del libero mercato, del capitalismo. Le crisi fanno parte del sistema capitalistico, ma questa crisi presenta delle sue peculiarità: l'eccesso di produzione, la questione ambientale e alimentare, la percezione di una possibile sconfitta dell'imperialismo in Afghanistan e in Iraq.
 Questo insieme di fattori potrebbero mettere in pericolo la sopravvivenza dell'uomo e della natura; si fanno più probabili le catastrofi dovute alla guerra, i disastri ambientali o sociali, si manifesta un aggravarsi dei flussi migratori. Inoltre crescerà la tendenza a forme di governo del capitale reazionarie e dittatoriali. Ne è per esempio un indicatore la proposta incostituzionale fatta dal governo tedesco per consentire alle Forze Armate di agire all'interno del paese.
 Noi, membri del Partito Comunista di Germania, siamo parte del movimento extra-parlamentare che deve ora dare voce e corpo al giudizio della maggioranza dei lavoratori contro il potere neo-liberale. E' l'ora in cui dobbiamo rafforzare la protesta e la resistenza contro la definitiva distruzione dei sistemi di assistenza sociale, contro lo smantellamento dell'istruzione, contro l'ulteriore privatizzazione dei servizi pubblici e contro il cambiamento della fiscalità a favore del capitale.

Ovunque lavoriamo, studiamo e viviamo, dobbiamo organizzare la resistenza. Le nostre rivendicazioni e le nostre azioni sono nell'effettivo interesse dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti e dei pensionati.
 Bisogna costruire alleanze che partano da esperienze di conflitti nelle fabbriche e negli uffici, nei quartieri e nelle città; occorre unire le forze e partire da rivendicazioni comuni.

Il DKP – Partito Comunista Tedesco – pone le seguenti rivendicazioni:
 - No alla "socializzazione" delle perdite; occorre trasferire invece banche e compagnie sotto la proprietà pubblica e il controllo democratico! È giunto il momento di attuare la Costituzione (articolo 14 sul diritto di proprietà, e l'articolo 15 sulla nazionalizzazione);
 - Stop alle privatizzazioni: chiediamo la tutela delle casse di risparmio, delle banche municipalizzate e delle altre strutture pubbliche;
 - Revisione della fiscalità contro l'interesse del Capitale finanziario;
 - Un immediato aumento della tassazione dei redditi multimilionari superiori a 800.000 €, di un punto percentuale e mezzo: questa misura da sola garantirebbe entrate per un importo di circa 30 miliardi di euro, utili, ad esempio, per un programma di occupazione;
 - In tutte le organizzazioni finanziarie e assicurative, devono essere rappresentanti organismi eletti democraticamente, come i sindacati, le associazioni, le federazioni e gli organismi sociali con il compito di sorveglianza e controllo degli affari commerciali.

Inoltre chiediamo una misura politica immediata: il divieto di speculazioni e l'abolizione dei fondi di investimento. I reati penali devono essere scoperti e perseguiti, i responsabili devono essere puniti. Chiediamo un cambiamento nella politica in termini sociali, democratici, ambientalisti e antibellicistici, oltre che per il pericolo di sviluppi reazionari. Ciò richiederà il sostegno della grande maggioranza della popolazione. E' un processo che dovrà concentrarsi sulle alternative sociali e le prospettive future, attraverso il dibattito e le azioni concrete. La discussione sul futuro in cui vogliamo vivere, è aperta.

In considerazione della recente crisi del capitalismo noi comunisti ribadiamo il nostro punto di vista: "Sotto le precondizioni della proprietà pubblica e la pianificazione sociale della produzione sarà possibile - nel corso di un lungo processo storico - sviluppare un ordine di convivenza umana nel quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti". (K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista) (2)

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