lunedì 29 dicembre 2014

Il comunismo non doveva essere la gioventù del mondo?

Perchè i Comunisti si sono arresi?
Quello che in Italia non c'è mai stato, una bella botta, una bella rivoluzione, Rivoluzione che non c'è mai stata in Italia... c'è stata in Inghilterra, c'è stata in Francia, c'è stata in Russia, c'è stata in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, 300 anni che è schiavo di tutti. (Mario Monicelli)

Mi sento sconfitto, ho dentro me la consapevolezza di aver perso. Ma al peggio non c'è mai fine. Perchè qui, intorno a me, c'è una intera gioventù a cui è stato tolto tutto: la dignità, la speranza, l'avvenire. Tutto ciò a loro insaputa. Sono delusi, sconfortati, abbandonati, ma soprattutto hanno perso la coscienza di classe. Sono stati lobotomizzati dalla società, questo popolo enorme, triste, sbandato culturalmente, ha in sè la certezza che questo, seppur malato, è l'unico mondo possibile.
Non hanno dubbi, nessuno. La parola "lotta" è stata dimenticata, sono stati rieducati ottimamente. Mentre i loro nonni, i loro padri, lottavano fino alla morte per ottenere diritti sociali, fondamentali, loro se li vedono togliere senza batter ciglio, senza nessun accenno di reazione.
La lotta era un agitarsi di passioni, di idee, di ragioni, oggi, invece, questi giovani hanno l'anima annebbiata, spenta. E se proprio devono sfogare la loro frustrazione per un futuro che è a loro negato, se la prendono con i più deboli, con l'immigrato, lo straniero, o il diverso.
Sono incapaci di indirizzare la loro rabbia nella giusta direzione, ossia contro il cuore del problema.
Sono deboli, confusi, fragili. Aspettano un nuovo Duce e quando il populismo troverà un degno erede, loro, senza idee, prospettive e futuro, si butteranno ai suoi piedi e l'incubo tornerà. Non lo percepite già questo clima d'odio?
L'odio verso la politica e i politici che porta all'allontanamento tra classe politica e popolo. Un allontanamento che non può portare benefici.
La distanza è così ampia che la politica diventa poi inattaccabile, siamo tornati indietro di secoli.
Questi giovani hanno bisogno di un urlatore, di un leader populista che annienti questa distanza e che colpisca alla pancia. L'odio, l'odio è sempre il sentimento più facile.
Siamo nell'era della contrapposizione, non si tenta neanche più di propagandare il proprio progetto. Oggi la politica è il denigrare l'avversario: la tattica della sfiducia. Distruggere l'avversario: l'odio. L'odio che cresce. Si è già diffuso nell'Est Europa dove il peggio della storia del XX secolo è tornato.
Il caso Ucraino è il più allarmante, i compagni morti bruciati di Odessa urlano ancora, ma la democratica Unione Europea finge di non sentire e i popoli d'Europa vivono nell'ignoranza e nella indifferenza. Arriva, arriva anche in Italia.

Senza voce
Dicevo che mi sento solo nel mio agire, abbandonato da quella luce che rigenera vita: la lotta. La verità è un'altra ed è più tremenda. Soli, siamo tanti, tutti soli. Uniti nello sconforto, nella povertà presente e futura, ma soli nella voce. Questo manca. L'era dei partiti di massa è finita, siamo entrati, da decenni, in questa democrazia ibrida. Dove esistono partiti senza popolo.
Ma noi siamo diversi. Manteniamo una coscienza di classe, un'appartenza ad una comunità politica che va ben oltre una croce su una scheda elettorale.
La solidarietà è la nostra arma, il socialismo la nostra prospettiva.
Perchè noi, molti di noi, viviamo la povertà. Sappiamo sulla nostra pelle cosa vuol dire mendicare la sopravvivenza umana, come ai tempi dei nostri nonni, persino le cure mediche iniziano ad essere un privilegio. No, non siamo ancora ai livelli della Grecia e molti che leggeranno vivranno, per fortuna, situazioni migliori della mia. Non tutti i comunisti vivono quello che sto dicendo, non lo vivono. Ma lo vedono, lo vedono con i loro occhi ogni mattina che escono di casa.
Mi riferisco agli eroici militanti che ancora esistono in Italia, che si indignano, che si agitano e che costruiscono percorsi di Resistenza.
Quei compagni che non si sono rinchiusi nelle stanze dei partiti, ma che vedono la povertà, economica e culturale, negli occhi del popolo.
Occhi che mostrano povertà, rabbia e sfiducia che però non può andare oltre singole urla, perchè manca un partito, una comunità, una prospettiva, una voce comune.

Si, ma quale partito?
L' uomo solo non è un invincibile guerriero. Di lui ha ragione il più forte anche da solo, hanno ragione i deboli se si mettono in due. Ma quando dentro il
Partito si uniscono i deboli di tutta la terra arrenditi, nemico, muori e giaci.
Il Partito è una mano che ha milioni di dita strette in un unico pugno.
L' uomo ch' è solo è una facile preda, anche se vale non alzerà una semplice trave, ne tanto meno una casa a cinque piani.
Ma il Partito è milioni di spalle, spalle vicine le une alle altre e queste portano al cielo le costruzioni del socialismo.
(Majakovskij)

I comunismi sono in crisi quasi ovunque, vivono trionfanti nei regimi in assenza di elezioni. Ma oltre? Anche laddovè si sta vivendo una grande e lunga stagione di vittorie progressiste, in Sud America, i partiti comunisti sono marginali nelle grandi vittorie socialiste. In europa la situazione non è delle migliori, ma si vive. La storia ancora non ci ha sconfitto. Ma in Italia ci stiamo sconfiggendo da soli. In Italia si parla tanto di fare come la Linke, il Front de Gauche, Syriza, ecc, ma in realtà da tanti anni si è scelto il modello circense: fare un po' ridere e un po' pena. Potrei parlare della fine di Rifondazione Comunista e dell'estremo frazionismo che ha causato la sua perdita di credibilità. Ma oggi il nostro compito è più arduo, è più impegnativo. Ricostruire dalle macerie, recuperare gli stimoli e far riemergere l'orgoglio di classe.
Le ragioni della sconfitte sono note, sono state ormai dibattute in tutte le salse. Si discute, tanto, anche del come ripartire. Il problema di fondo è che ognuno vorrebbe ripartire da sè, facendo guerre, neanche troppo mascherate, alla galassia dei cugini comunisti.
Io potrei dare piccoli input. Li ho sempre dati, seppur poco ascoltati. Ma non ora, non qui. Non adesso. Certe cose sono indubbie. Evidenti. Visibili a tutti. Bisogna ricostruire la comunità, l'appartenza politica e culturale.
E' ovvio che bisogna vivere le lotte, capire i bisogni dei quartieri più degradati e ridare valore alle parole "compagni, solidarietà, giustizia sociale".
Ma oltre a questo c'è altro da comprendere, da accettare, da risolvere. I tanti, troppi, piccoli ed ininfluenti partiti che prendono ispirazione da K.Marx hanno tanti punti in comune, il principale è uno: sono vecchi. I giovani si avvicinano, sono alimentati da grandi passione, osano sognare, ma poi scappano. Fuggono da ciò che vedono. Questo è un problema, serio. Confermato dai numeri, reso evidente dalle assemblee di partito.
Viene per me facile, perchè da lì provengo, osservare le giovanili dei due "un po' meno piccoli" partiti comunisti italiani. Ignoriamo l'epilogo di Ribalta. Epilogo che avevo da subito previsto, facendomi bersaglio di critiche ed insulti indefiniti ed infiniti. Ma torniamo ai giovani
Se i Giovani Comunisti hanno un coordinatore dimissionario che va in direzione SEL tramite Sinistra Lavoro, con un congresso nazionale che da più di 5 anni aspetta di veder luce, la FGCI non se la passa meglio, il coordinatore Arzarello ha già attuato la migrazione. Se la più grande preoccupazione dei "dirigenti grandi" è la posizione della d del nome (PdCI o PCdI), i giovani da più di due mesi non aggiornano neanche il sito. La domanda da porsi è dunque solo una: si può ricostruire un partito comunista senza giovani?
Il comunismo non doveva essere la gioventù del mondo?
Servirebbe una gioventù comunista unita, con dietro un grande ed unico partito. Unito, coeso, rivoluzionario. Che abbia in sè il patrimonio, immenso, della nostra storia, ma che capisca come aggiornare, il proprio agire politico nel XXI secolo.
Una identità chiara, la formazione dei giovani e un aggiornamento delle metodologie di fare politica. Il mondo è in mutazione, a noi dargli la giusta direzione. Ma impossibile farlo se si è disconnessi dal tempo in cui viviamo.

Tocca a noi, tocca sempre a noi. Brecht diceva: "ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili"
La nostra storia non finirà ora. Non finirà qui. Finirà quando ogni energia sarà esaurita. Proviamo, insieme, a riaccendere il fuoco della vittoria. La nostra!

Andrea 'Perno' Salutari

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