Siamo un bivio? Verrebbe da dire che personaggi come Marco Revelli, Paolo Cento, ecc, dovrebbero farsi da parte. Ma leggiamo. Di sequito l'email che è arrivata a tutti noi che alle scorse Europee abbiamo sostenuto attivamente L'Altra Europa con Tsipras.
Carissim*, [..]
Siamo in un momento cruciale per la politica e la vita sociale in Italia e in Europa. Alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica nel nostro paese, e alla vigilia delle elezioni politiche in Grecia del 25 gennaio, che possono portare in Europa il grande cambiamento che tutti auspichiamo. Un cambiamento necessario sia per uscire dalla crisi che attanaglia i popoli europei sia per contrastare le tentazioni di chiusura e di guerre, che la crudele vicenda degli attentati a Parigi possono alimentare.
Da questa assemblea, aperta vogliamo uscire con una proposta all’altezza della sfida, che è sempre più ambiziosa, e che richiede ( basta pensare al peso delle forze di alternativa in Spagna e in Grecia) che anche nel nostro paese si avvii un processo costituente forte e popolare per arrivare ad avere in Italia una soggettività politica nuova, processo costituente che si basi su una coalizione sociale e politica molto più ampia di quella che ci ha portato al risultato del 25 maggio. È questo l’obbiettivo di cui vogliamo metterci al servizio. E su questa proposta ci confronteremo.
Manifesto Siamo a un bivio
Sorvolo velocemente la prima fase dove già si vuole paragonare la possibilità greca (Syriza) e spagnola (Podemos) con l'esperienza Sud Americana. Ignoriamo e sorvoliamo. Arriviamo subito alla fase: "Se non ora quando?"
Per tutte queste ragioni riteniamo oggi ineludibile la costruzione anche in Italia di un’alternativa politica credibile e reale, che costituisca un’effettiva rottura di continuità sia di visione che di programma e di stile. Una proposta politica che per essere credibile non può che essere unitaria e insieme radicale, rompendo con la logica della frammentazione e delle continue divisioni e, insieme, innovando nel modo di organizzarsi e di concepire la politica e l’azione collettiva. La breccia che si è aperta in Europa e la riattivazione del conflitto sociale in Italia ci indicano una possibilità – che per ognuno di noi diventa una responsabilità – di tentare di "unire ciò che il neoliberismo ha diviso" e di rompere la drammatica separazione tra la dimensione politica e quella sociale.
Nel sottoscrivere questo “Manifesto” noi intendiamo metterci al servizio di un processo che porti alla costituzione di una sola “casa comune della sinistra e dei democratici italiani in un quadro europeo” saldamente ancorata nel sociale che preveda una tappa fondamentale nella presentazione alle prossime elezioni politiche di un’unica lista che, come già in Grecia e in Spagna, si proponga come autentica alternativa di governo
E’ possibile individuare fin d’ora una prima semplice piattaforma programmatica. Pochi punti, ampiamente condivisi da molti movimenti in tutto il mondo e da un grande arco di forze anche in Italia, intorno a cui è possibile una larga convergenza e sul cui lavoro di elaborazione potrà consolidarsi una effettiva pratica partecipativa, unitaria e inclusiva:
Spezzare le catene del debito pubblico
Porre fine alle politiche di austerità con un piano europeo di investimenti pubblici per creare occupazione
Promuovere l’eguaglianza tassando i grandi patrimoni e i grandi redditi
Sostenere il diritto alla autodeterminazione di donne e uomini
Promuovere l’accoglienza e l’inclusione di chi arriva in Europa per sfuggire alla miseria
Affermare la democrazia in campo politico ed economico
Dare vita a un’attiva politica di pace a livello europeo
Promuovere un pensiero fondato sul rispetto e la valorizzazione della natura
Il 2015 può essere davvero l’anno del cambiamento. Non possiamo non dare anche noi, in Italia, il nostro contributo.
Ci mettiamo a disposizione per costruire insieme a tutte le donne e gli uomini che condividono questa esigenza un grande appuntamento a marzo, che sia l’inizio di questo processo di cui nessuno possiede proprietà o brevetto e di cui ognuno può essere protagonista.
Facciamo ciascuno un passo indietro, per fare insieme due passi avanti.
Perchè Paolo Ferrero (che porta con sè solo una piccola parte del suo PRC), Marco Revelli (che ne resta di "Cambiare si può?), Paolo Cento (???), o la giovane promettente Barbara Spinelli (ricordiamo la nascita della lista? Dall'alto con 6 firmatari) dovrebbero rappresentare un'alternativa politica credibile e reale?
Come possono loro, "emergenti" politici, costruire un'unità della sinistra antiliberista? Ferrero, il segretario di minoranza, non è neanche in grado di tenere unito un partito di 30mila iscritti, la Spinelli in pochi giorni non era riuscita neanche a tenere uniti i "magnifici sei" promotori della lista.
La lista L'Altra Europa per Tsipras, nonostante il "successo elettorale", che successo viene propagandato perchè ha eletto 3 eurodeputati, ha perso moltissimi pezzi e rarissimi sono i compagni che vivono ancora con passione questa esperienza.
Perchè in Italia, da sempre, ogni anno siamo obbligati a farci entusiasmare da qualche lista che, ripetutamente, muore in tempi sempre più brevi?
Nel 2008 c'era la Sinistra Arcobaleno, nel 2009 la Lista Anticapitalista, nel 2010 la Federazione della Sinistra, nel 2013 la Rivoluzione Civile e oggi siamo qui: l'Altra Europa con Tsipras. Non si ha nessuna credebilità, anzi. Ripetuti passi indietro.
Folli e ciechi. I "compagni" (senza offendere chi la dentro non lo è) soffrono di allucinazioni e affermano che in Italia si è "riattivato il conflitto sociale" e giungono alla pazzia, affermando che sono l'unica "autentica alternativa di governo" per l'Italia. Alternativa di governo? Mondo dei sogni.
E quale sarebbe questo radicale governo che dovrebbe coinvolgere il popolo italiano?
La patrimoniale, il diritto all'autodeterminazione, la promozione dell'accoglienza dei clandestini, e il rispetto della natura.
E pensano di ottenere il consenso del popolo italiano con questi temi e con personaggi come la Spinelli, Ferrero, Revelli? Fanno quasi tenerezza. Andrebbero aiutati
La situazione peggiora ancora di più se si legge l'appello italiano, esterno alla lista "L'Altra Europa con Tsipras", a sostegno di Tsipras chiamato "Cambia la Grecia, cambia l'Europa". Firmatari: Bertinotti, Civati, Ferrero, Fassina, Grassi, Maltese, Ovadia, Spinelli, Vendola, tutti a sostegno dell'appelo con Tsipras.
"Alexis Tsipras ha un programma chiaro: restare in Europa per cambiare l’Europa. Il suo governo chiederà una conferenza europea per la ristrutturazione del debito, che riguarda la maggior parte dei paesi europei; la fine delle politiche di austerità, con l’abrogazione del fiscal compact; un piano europeo per il lavoro e la salvaguardia dell’ambiente. Altro che politica anti-euro e antieuropea, come cercano di descriverla i principali mezzi di informazione del continente per giustificare l’attacco dei mercati, diffondere paura fra gli europei, condizionare gli elettori e le elettrici in Grecia e confondere le proposte della Sinistra con i populismi xenofobi, razzisti e neofascisti."
Da Fassina (exviceministro dell'economia e delle finanze nel governo Letta) a Paolo Ferrero (Ex ministro nel governo Prodi) tutti uniti con Tsipras, a sostegno di questa Unione Europea, che vorrebbero cambiare, e contro i "popolusti xenofobi, razzisti e neofascisti" che sono contro questa moneta unica e l'impostazione di questa Unione Europea liberista, madre di questa austerità che impoverisce i popoli del Sud Europa.
La storia di questi anni mostra un quadro diverso, ben rappresentato dalle parole di Brancaccio che ho riportato qui: Tsipras, dove ti porta il vento?
"Come ha accennato recentemente persino Paul Krugman, la storia europea potrebbe intraprendere sentieri molto diversi a seconda di quali forze politiche, per prime, si assumeranno la responsabilità di trarre le conseguenze della insostenibilità dell’Unione economica e monetaria. Non nutro grandissime speranze, ma semmai il bivio passerà per un’Atene rossa anziché per una Parigi nera, sarà una grazia per i destini di tutti i popoli europei"
Soltanto uscendo da questa Unione Europea, che non è riformabile, e dall'euro ci potrà essere sovranità e forse, aggiungo forse, una speranza di vivere un futuro degno di questa parola. Qualcosa si muove anche dentro il PRC e dentro questa "non lista" denominata L'Altra Europa con Tsipras.
Riporto un Emendamento al Manifesto "Siamo ad un Bivio" firmato dal validissimo Dino Greco e sostenuto da altri bravi compagni: Claudia Candeloro, Ugo Boghetta, Simone Gimona. Michele Frascarelli, Alessandro Latella, Angelica Mazzone, Danilo Vitale
Le politiche liberiste che l’Ue pervicacemente prosegue si avvitano su se stesse e, contemporaneamente, gettano benzina sul fuoco dei populismi reazionari.
Il risultato è che abbiamo una moneta senza Stato e Stati senza moneta: la soluzione migliore per la Finanza, per la Germania, per gli Usa che in un quadro così democraticamente devastato si apprestano a liquidare, con il Trattato di libero scambio transatlantico, ciò che resta delle Costituzioni nazionali europee.
L’euro è così divenuto il simbolo e lo strumento di un’architettura economico-finanziaria che stabilizza il potere dell’oligarchia liberista che governa l’Europa e cementa la costruzione di una formazione economico-sociale reazionaria, che coinvolge, ad un tempo, la base economica e il meccanismo di accumulazione, i rapporti di proprietà e la sovrastruttura giuridica, i modelli istituzionali e l’ideologia che tiene insieme l’intero impasto.
Criticare l’euro non significa essere antieuropei. Al contrario, significa offrire una chance alla possibilità di costruire un'altra Europa, affrancata dal dogma liberista che ne costituisce l’intima tessitura.
Allora bisogna dire che l’uscita dall’euro non è un tabù, una prospettiva fatalmente consegnata all’egemonia delle forze reazionarie. Purché ad essa corrispondano decisive misure: la difesa dei salari attraverso la reintroduzione di un sistema di indicizzazione delle retribuzioni che neutralizzi gli effetti della svalutazione; la nazionalizzazione delle banche e dei principali asset industriali; la riduzione generalizzata degli orari di lavoro senza la quale è velleitario pensare che si possa venire a capo della disoccupazione; l’introduzione di una tassa strutturale sui grandi patrimoni dentro un sistema fiscale che restituisca progressività all’imposizione tributaria; l’assunzione di misure cogenti contro le delocalizzazioni di impresa e la reintegrazione dei diritti del lavoro espropriati dalla crociata antioperaia oggi in corso; la ridefinizione delle regole della finanza e degli scambi commerciali a protezione del lavoro.
Tutte queste misure implicano certo rapporti di forza che oggi sono molto lontani dalla realtà. Ma questa è una proposta che parla chiaro all’insieme del mondo del lavoro, alle forze intellettuali sane di questo paese e che può avere in sé la forza di rilanciare le lotte e dare il senso di una mobilitazione nazionale, ma non nazionalista, solidale, ma non corporativa, europeista, ma non prigioniera dei dogmi del monetarismo liberista.
Parole che condivido, ma che portano tanti ma. Perchè, a distanza di tanti anni, è ancora faticoso sfatare il Tabù "contro l'euro, contro questa Unione Europea" sia nel Partito della Rifondazione Comunista, sia nella sinistra italiana? Fa così paura rompere il Dogma neo liberista che ci ha obbligato a credere che questa UE e la sua moneta unica sono l'unica via percorribile per un futuro sostenibile e vivibile?
La storia che viviamo ogni giorno ha rilevato, soprattutto nell'ultimo decennio, cos'è questo mostro europeo. Liberarsi, liberarsi ora senza isolarsi dal contesto geopolitico, e tornare a vivere il sogno: la conquista della giustizia sociale e del socialismo. Non è forse ora di costruire, insieme, questo sogno? Riorganizziamoci e partiamo.
Chiudo, la chiudo con le cose peggiori che ho sentito ieri, durante lo streaming dell'Assemblea.
La portavoce e fondatrice della lista ha affermato:
"Ho personalmente deciso di tenere in sospeso la mia adesione alla Sinistra Europea [..], il nostro progetto politico non è la riproposizione di una insieme di piccoli partiti, e anche se essenzialmente di sinistra, NON era solo di sinistra. Non era antipartitico, ma era rigorosamente NON partitico" (Spinelli)
Paolo Ferrero dopo ha ribadito: "Penso che l'Altra Europa per Tsipras sia la cosa migliore che abbiamo fatto, per lo meno io negli ultimi 10 anni, e che quindi va costruita"
L'Altra Europa con Tsipras non è una federazione di partiti di sinistra e comunisti e non lo vuole essere. Lo esplicita bene la Spinelli affermando che è una lista non solo di sinistra, ed è rigorosamente non partitica. Inoltre la Spinelli, al momento, non intende neanche aderire alla Sinistra Europea. Paolo Ferrero afferma qualcosa di ancora peggiore. Afferma che questo oblio è la cosa migliore che lui personalmente ha fatto politicamente negli ultimi 10 anni.
Non so dove ho trovato la forza di ascoltarmi l'assemblea, non lo so. Sono stato coraggioso, ma ne è valsa la pena.
"In fondo siamo abituati a pensare che la sinistra radicale sia contro il capitalismo, contro l'Unione europea. Invece qui abbiamo una sinistra che è radicale perché vuole cambiamenti e miglioramenti nella conduzione dell'economia capitalistica. E allo stesso tempo crede nelle istituzioni comunitarie" (Spinelli)
Per Ferrero la cosa migliore che ha combinato negli ultimi 10 anni è aver sostenuto una lista antidemocratica, non esclusivamente di sinistra, non partitica, i cui eletti (Forenza esclusa) neanche aderiranno alla Sinistra Europea. Una lista nata morta, dove forse l'unica scelta che i militanti e attivisti hanno potuto fare è stata quella di votare, sul web, il nome della lista su quattro scelte, simili, proposti da loro.
Una domanda viene spontanea. L'aver sostenuto questa lista è davvero la cosa migliore che ha fatto politicamente Paolo Ferrero in quest'ultimi 10 anni, come da lui sostenuto?
Se così fosse, e non ho molti dubbi a riguardo, oserei fargli una proposta. Di fare qualcosa di decisamente più importante, migliore.
Paolo Ferrero, dimettiti da segretario, e permettici di Ricostruire un Partito Comunista.
Un Partito comunista unito, democratico, con una prospettiva chiara e sovrano. Sovrano della propria progettualità, del proprio destino, delle proprie scelte.
Paolo, fai la cosa migliore. Fai quello che dici sempre agli altri: FAI UN PASSO INDIETRO. DIMETTITI!
Andrea 'Perno' Salutari
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