domenica 10 luglio 2011

Intervista ai Downright

Intervista tratta da Casaperno&Zora #10 (2008)


1- In Italia tempo fa c’è stato un boicottaggio verso i Vandals, i quali hanno suonato per i soldati in Iraq. Gli Strong out farebbero la stessa scelta... voi per 10.000 euri suonereste in Afghanistan? Che idea ti sei fatto su questa situazione?
Mah 10.000 euro son tanti, però a testa, perchè diviso 4 fanno 2500 quindi non mi conviene, perché magari perdo qualche lavoro all’estero o qualche tournèe dove guadagno quasi tanto quanto e non mi sputtano eh eh eh! Gli americani sono molto diversi da noi(per fortuna), il loro modo di essere per la pace è supportare le proprie truppe, vedendo come “colpevole” chi li manda a combattere. Io non la penso così, se fai il soldato te lo sei scelto quindi la colpa è anche tua, lasciando stare le solite banalità sulle “situazioni disagiate”, e sullo “stipendio facile”. Piuttosto che arruolarmi muoio di fame, anzi vado a rubare. D’altronde sono un popolo di ignoranti, sono convinto che molti siano realmente in buona fede…

2- Potrei fare il figo ed evitare la banale domanda “come va dalle vostre parti?”, ma siccome mi piace la scena ligure ve lo chiedo. Qual è l’attuale situazione? C’è fermento?
No! Non c’è praticamente nulla, la gente che si sbatte è sempre la stessa, i più giovani vanno poco ai concerti e neanche suonano, preferiscono curare il proprio look per essere sempre alla moda. Le realtà rimaste sono più o meno sempre le stesse, e non c’è praticamente ricambio generazionale.

3- In Italia in ambito hardcore vedo che la longevità è merce rara. Sembra quasi che arrivare al 2° o al 3° album sia un’impresa. La pensi diversamente da me?
Certo che la penso come te, arrivare già a fare il primo album è un’impresa. Mancano i soldi per registrare, che poi di solito dovrebbero essere i soldi che metti da parte suonando in giro. In realtà suonando in giro ci vai solo sotto, perché se per suonare dall’altra parte dell’Italia chiedi più di 100 euro ti danno del venduto asservito al potere discografico. Per fortuna fare registrazioni decenti oggi costa meno di una volta. Poi la gente che suona e che ha veramente voglia di progredire e di portare avanti qualcosa è veramente poca. Se guardi i gruppi italiani migliori, o esistono da un po’(casi rari) o sono comunque composti da “membri ed ex membri di…”.

4- Non sto a girarci troppo intorno, i Kafka per me sono stati qualcosa di grandioso. Che cosa hanno rappresentato per la vostra Genova?
I Kafka a Genova hanno portato l’Hardcore. Non che ci fossero solo loro (vedi ad esempio i validissimi Heartside), ma loro di sicuro sono stati i primi a organizzare concerti con spirito DIY, a collaborare con altre realtà esterne a Genova e a portarle da noi, e soprattutto a fare queste cose con costanza e continuità. Sono l’unico gruppo di Genova che è uscito abbondantemente dall’Italia, girando e suonando in tutta Europa. Per noi il loro esempio è stato fondamentale, sono stati come dire… la prova che si poteva fare anche qui. Musicalmente poi erano molto validi, e hanno sempre fatto uscire dischi di qualità ottima, sia come idee che come produzione. I miei Kafka preferiti sono quelli del periodo che va da “Blackout” passando per “Thruths” e “Prometheus”. Anche la roba seguente comunque ha mantenuto gli standard alti. Ora alcuni di loro hanno un progetto chiamato “Stalker”(in cui è coinvolto anche il nostro Mauro, già nella line-up degli ultimi Kafka) orientato su roba più lenta, alla Neurosis/Isis, e stanno iniziando a girare un po’. Due di loro stanno per diventare papà, e colgo l’occasione per fargli gli auguri.

5- Da poco ho assistito alla reunion dei Sottopressione all’idroscalo Rock. Io sono diffidente sulla maggior parte delle reunion, ma la scelta del posto credo lasci poco spazio all’immaginazione. Che sta succedendo? Per smuovere le masse, per creare interesse siamo costretti a far suonare gli zombie?
Beh i Sottopressione sono stati un gruppo fondamentale, e sinceramente non mi è dispiaciuto vederli dal vivo. Certo la location non era delle migliori, e sicuramente li avrei preferiti con Mayo alla voce, però è stato bello vedere quanti ragazzi anche molto giovani sapessero a memoria i loro pezzi.Tantissimi gruppi hanno iniziato a suonare ascoltando loro, quindi non vedo nulla di strano nell’affluenza al concerto. Certo che sarebbe stato più figo rivederli in una situazione più hardcore e più intima. La questione “zombie”… ci fossero gruppi di ragazzi in grado di spaccare come facevano loro ai tempi forse ci sarebbe meno interesse per gli “zombie” e più interesse per i gruppi contemporanei.

6- Nell’ambiente punk-hc ho sempre visto del marcio. Ogni evento, ogni situazione è una conferma. Ora come ultima cosa ho trovato label, band che erano disposte a mettere una pubblicità, ma.. dovevo fare un’intervista, parlare bene del gruppo e via via.. La scena non è immune neanche da queste situazioni, sono cose capitate anche a te? che ne pensi?
No a me non sono mai capitate cose del genere, e forse perché essendo sempre sospettoso ho accuratamente evitato ambienti di questo tipo. Il marcio ora lo vedo in pose e mode degne di MTV e in attitudini da “uomini duri e vissuti” di pischelli mantenuti che di vita reale non sanno proprio nulla.

7- La musica hardcore, più che altro in ambito cittadino, mi è sempre sembrata un ambiente chiuso. Ossia chi ama questa musica partecipa, ma chi non la conosce raramente si avvicina con curiosità all’ambiente. (per lo meno non si avvicina con la facilità con cui si può avvicinare per esempio al punk rock). E’ un problema di suono più duro e estremo, di un ambiente più impegnato o che cosa? Forse ci prendiamo troppo sul serio?
Mah è un problema di non saper vedere oltre quello che il mainstream offre. Forse anche il suono “ostico” può influire, ma non più di tanto. Comunque non lo vedo come un problema, se qualcuno si vuole avvicinare a questo modo di pensare/suonare/organizzarsi/supportarsi ben venga, altrimenti è lo stesso, non mi interessa certo fare del proselitismo. Meglio continuare a prendersi sul serio che diventare dei bambocci senza cervello che seguono solo una sequenza di note o peggio solo un modo di vestire. Già abbiamo i modaioli hardcore, altri non ce ne servono.

8- Il vostro ultimo lavoro è uscito nuovamente per la cospirazione diy. Questa pratica sta funzionando? Sentite un reale appoggio (non economico) da tutte le label?
Beh se intendi un supporto esterno al semplice far uscire e vendere il disco, mi spiace ma ti devo rispondere di no. Fatte alcune eccezioni chi co-produce normalmente si limita a mettere tot soldi e prendersi tot copie. Le grosse coproduzioni potenzialmente sono un buon mezzo, ma andrebbe un po’ affinato, nel senso che sarebbe giusto secondo me che chi decide di spingere un disco, decida anche di spingere il gruppo, ad esempio aiutandolo a pianificare un tour, a organizzare la stampa del merchandise, e prendere contatti con l’estero. Io ormai ho 30 anni, un lavoro abbastanza impegnativo e mille cazzi a cui pensare, non ho più molto tempo da dedicare a tutte queste cose purtroppo, e un aiuto concreto(non necessariamente in termini economici, anzi…) dalle cosiddette “label” non mi dispiacerebbe affatto. Spero di non aver offeso nessuno, ma questa è la realtà dei fatti.

9- In questi anni suonando, girando, avrete sicuramente parlato, discusso con tantissima gente. Stai avendo l’impressione che il punk-hc abbia tanto da dire. Chiedo questo, perché molto spesso certe band mi danno l’impressione contraria.
Il punk hc ha detto tutto quello che poteva dire, ma vedendolo personalmente come una musica di critica all’insieme che circonda, e vedendo che quello che ci circonda non cambia, e se cambia, cambia in peggio, sì, credo che ci sia ancora molto da dire, o per lo meno da ribadire. Molte band ormai scelgono di essere solo un ricettacolo di clichè, e mi dispiace per loro perché perdono un’ottima occasione.

10- Ritornando un po’ al discorso di prima, in un vecchio numero della zine in maniera critica parlavo che ci sono troppi musicisti nel punk, che appunto prendono l’hardcore come uno dei tanti generi musicali. I concerti sono aumentati, fin troppo, troppi eventi che creano una concorrenza che con la partecipazione attuale fa solo del male. Come valuti questa situazione, è presente anche nella tua città?
Beh se i concerti aumentano è solo un bene, basterebbe cercare di non farli coincidere, ma con un po’ di organizzazione mi sembra fattibile. Chi prende l’hardcore come un semplice genere musicale è libero di farlo. A noi però non interessa rapportarci più di tanto con questa gente. L’hc è stato reso grande solo da chi NON lo prendeva come un semplice genere musicale (in molteplici maniere differenti), non lo dico io, sono fatti storici. Nella mia città non è presente nulla, quindi neanche questa situazione.

11- Nel cd ringrazi tutti gli skater del mondo. Io assolutamente non sono uno skater, però ricordo con nostalgia che in adolescenza sia io, che buona parte dei miei amici amava e possedeva quella tavola con le ruote. I tempi sono cambiati?
Quel ringraziamento è dovuto al fatto che lo skate mi ha dato molto, in termini di esperienza, amicizia e modo di approcciare la vita. E stare con gli skaters mi da sempre ottime sensazioni. C’è una sorta di codice, di intesa, che lega tutti quelli (soprattutto quelli più anziani come me) che hanno dedicato molto del loro tempo libero a questa pratica. Molto simile all’hardcore per certi aspetti. I tempi sono cambiati in termini di soldi che girano, di videogiochi e di marche da fighi, ma quando sei a skeitare in strada con i tuoi amici, è tutto esattamente come una volta. Ed è bello. I tempi sono cambiati nel senso che se mi facevo male 15 anni fa la peggio cosa che mi capitava era non andare a scuola, ora bisogna stare un po’ più attenti .

12- Giusto per far finta di essere un intervistatore professionale vi chiedo come mai avete registrato il cd qui a Torino da Tino Paratore e visto che sono qui vi chiedo come vanno le vendite visto la crisi. Quante copie avete stampato?
Abbiamo registrato da Tino sotto consiglio di Fabri Mastello, ed è stata una scelta ottima. Conoscevamo già diversi suoi lavori, in produzioni che fanno parte del nostro background (a partire dal 7” dei Kafka di cui parlavo prima, fino ai Bellicosi), ed è stato figo lavorare con una persona che sa come deve suonare un disco di hc italiano, e che spesso ti può dare consigli e suggerimenti anche sullo sviluppo dei brani oltre che una semplice assistenza tecnica. Ne abbiamo stampate 1000 copie, di cui me ne sono rimaste una 60ina, quindi direi che sta andando bene. Ho trovato anche molte recensioni in rete e sulle fanzine, tutte più o meno positive, ed alcune molto belle e appaganti, anche da parte di gente che non fa parte del giro strettamente hc. Ora si sta valutando l’idea di ristamparlo in vinile.

13- E solo alla fine ti chiedo cosa può spingere una persona a suonare hardcore in Italia nel 2007 e quali sono state le motivazioni che all’inizio ti hanno spinto ad avvicinarti a questa scena.

Penso che se ti avvicini a questa musica, i motivi li hai già trovati da te. E se non sono motivi validi ci metterai davvero poco ad allontanartene. Per quello che mi riguarda, sono stato spinto dalla voglia di fare, di poter vivere qualcosa di mio che fosse allo stesso tempo espressione e divertimento, sbattimento e soddisfazione, e non per ultimo una valvola di sfogo positiva. E sono le stesse cose che alla mia vetusta età mi spingono ancora a fare 900 km per suonare 20 minuti, dormire per terra e prendere del freddo.

14- Progetti per il futuro, lavori in cantiere e problemi di line up (trovato il batterista)?
Stiamo suonando con Pea, il batterista degli Abel Is Dying, nonostante la distanza (Milano) per ora si riesce ad andare avanti. Lavori in cantiere a dire il vero no, a parte la ristampa in vinile come dicevo prima de “La Battaglia del Silenzio”. A novembre accompagneremo i Coloss che sono tornati alla grande con un nuovo album, per un po’ di date, ma probabilmente quando uscirà la fanza queste ci saranno già state.

15- L’intervista è finita, saluta chi vuoi e se te la senti manda un messaggio ai lettori.
Saluto Casa Perno e ti ringrazio per l’intervista, soprattutto per non avermi chiesto “la storia del gruppo” e “le influenze” ah ah. Ai lettori dico solo di supportare sempre le fanzine come la tua, che sono fondamentali perché rappresentano il “lato umano” dell’hardcore e danno una spinta importantissima ai gruppi e alle realtà DIY! CIAO! Marco.

Andrea "Perno" Salutari
Pamela Ferrari




Downright - La battaglia del silenzio
L'esagerata reazione ad ogni evento futile turpe
a volte affinità mentali non cìè ne sono più
Il loro grido non riusciva a farsi udire
questione di distanza
solo questione di distanza

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