giovedì 11 agosto 2011

Londra brucia. La ribellione dei reietti

Londra brucia, ma le sue fiamme colpiscono tutta Europa. La crisi causata dal sistema sta portando a galla un malcontento sempre più radicale nelle proteste. In alcuni casi hanno sbocchi politici, ne è un esempio la Grecia. In Inghilterra il malcontento e la rabbia non hanno colore politico, un malessere generazionale maggiormente sentito nelle periferie.
In Inghilterra ci sono stati quattro morti, quasi duemila arrestati, con Cameron che invoca l’esercito.
Una rivolta scaturita dall’uccisione di un giovane nero, Mark Duggan.
L’inchiesta ha già dimostrato che non aveva sparato né intendeva fuggire.
I media e la polizia come di consueto avevano già scritto un copione per auto assolversi.
Ma non è mio interesse tentare un’analisi, non ho né le competenze, né un’approfondita conoscenza.
Voglio esprimere un semplice pensiero che sento dentro, sulla rabbia dei reietti.

I media e la politica hanno etichettato la protesta come “pura criminalità” e “teppismo”.
Ma chi sono questi ribelli etichettati come “teppisti”?

Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene” (Fight Club)

Siamo una generazione cresciuta con i miti imposti dal sistema, ci hanno insegnato il “produci, consuma, crepa” e il “consumate e siate felici”. Siamo i figli poveri del loro consumismo, quelli che non potranno realizzare i propri sogni ed acquistare i loro prodotti.
Il sistema ha abbandonato i giovani. In Italia la disoccupazione giovanile è arrivata al 35% e nell’ultimo anno 427mila giovani hanno perso il loro posto di lavoro (fonte Datagiovani)

Che cosa abbiamo davanti a noi? Non abbiamo un lavoro e se lo abbiamo non è stabile, non vedremo mai una pensione, non potremo mettere su famiglia, nè comprarci una casa. Non abbiamo un futuro e la politica ci ha abbandonato. Siamo costretti a vivere con l’aiuto dei nostri genitori, ma i nostri figli, se mai li avremo, non potranno godere del nostro aiuto economico.

La nostra condizione è allarmante, la violenza è il sintomo che di speranza non ne abbiamo più.
Ma la vera violenza è quella del sistema e della politica che ci toglie diritti e salario: ci hanno rubato il nostro futuro.

È chiaro che c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella nostra società” Cameron


Cameron con questa dichiarazione ha ben rappresentato che cos’è il mondo politico oggi. Considerare reietta un’intera generazione malcontenta e arrabbiata. Una politica che attacca la conseguenza e non la causa. Ha ragione Cameron. Nella nostra società c’è qualcosa di profondamente sbagliato.
Si chiama sistema, si chiama capitalismo, si chiama liberismo, si chiama Cameron, si chiama Obama, si chiama Berlusconi, si chiamerà Bersani. Voi siete la crisi, noi la speranza.

Io per questo sono col cuore e con la testa con i ribelli inglesi, vedo in loro la mia rabbia.
Un giovane dei tanti senza futuro, alla continua ricerca di un salario che, nell’era della precarietà, ci sfugge continuamente di mano. Siamo giovani di tanti colori politici.
Giovani ed incazzati. Ieri Grecia, Spagna, Inghilterra, Islanda e via dicendo.
Quando toccherà all’Italia io e tanti altri giovani saremo pronti a combattere contro questo sistema che ci vuole morti. Ci volete? Provate a prenderci. Ma vi avvisiamo: noi siamo duri a perdere!


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