E' nato il Quarto Polo, e con esso rinasce, si spera, l'anima del Quarto Stato. La lista unica di sinistra che unisce Rifondazione Comunista, l'Italia dei Valori, il movimento arancione, i Verdi, il PdCI, le associazioni e parte della società civile si chiamerà Rivoluzione civica e Antonio Ingroia sarà il candidato premier.
Introduco le mie riflessioni con la conclusione finale del mio "Ingroia ci mette la faccia, e tu?"
La battaglia dell'anno poteva e doveva essere contro la politica dell'UE, invece assistiamo alla vittoria mediatica dell'austerità. La campagna elettorale vedrà lottare il CSX, il Centro, il CDX. Su cosa si scontreranno? Su chi è più rigoroso, più europeo, più montista. Una battaglia a tre che potrebbe spezzettare l'elettorato e partorire un nuovo governo di unità nazionale (Monti bis). Il quarto polo è, al momento, ignorato dai media e dal popolo. Mostra, agli addetti al lavoro, soltanto una assenza di prospettiva e una serie di piroette dai soliti sinistrati. Pensavo che saremmo morti democristiani, invece moriremo montiani.
Il Quarto polo sarà l'unico veramente alternativo al montismo e al berlusconismo.
Ingroia sarà il candidato premier degli arancioni e della società civile. Recluta i partiti comunisti, i verdi, Italia dei Valori. Lancia un appello a Landini e Fiom, a Santoro e Ruotolo, a Ciotti e Libera. Il tutto strizzando eventualmente l'occhio al Partito Democratico dopo le elezioni. La campagna elettorale sta per iniziare. Lui ci ha messo la faccia, e tu cosa vuoi fare?
Cambiare si poteva, ma con altri protagonisti.
Più dubbi e perplessità, che certezze. Ma, alla fine, dopo diverse pressioni, ho deciso di aderire all'appello Cambiare si può e dall'interno, mi sono potuto fare un idea critica di tale movimento, anche se ne condivido diversi punti: la rimessa in discussione del fiscal compact e della contestazione delle politiche di austerità imposte dall’Europa; dal mettere in priamo piano le politiche del lavoro alla cancellazione delle missioni militari.
La partecipazione dal basso e la volontà di fare centinaia di assemblee pubbliche è un merito. Un grande merito. Non mi esprimo sul voto telematico, spero che dietro a questa nuova pratica ci siano i dovuti controlli.
I primi firmatari dell'appello mostrano la eterogeneità degli aderenti e non mi stupisco che, al proprio interno, ci siano personalità che hanno votato alle primarie del Partito Democratico o altri che hanno iniziato la battaglia contro il PRC dopo la scissione di Vendola. Oggi ce li ritroviamo qui: contro l'alleanza SEL/PD, a sostegno della linea del PRC. Sono aneddoti che dovrebbero far riflettere.
Le anime di Cambiare si può sono tante: dai dirigenti del PRC, ai "professori" anti partiti, ai tanti compagni che avendo lasciato il PRC negli anni hanno scambiato le assemblee come degli sfogatoi per le proprie storie personali.
Prima ho detto che l'aver organizzato queste assemblee è stato un merito, ma il contenuto di queste è stato una pessima dimostrazione di cos'è la sinistra ultra radicale in Italia. Tre dati estremamente evidenti:
1) L'età media altissima che dimostra come il "cambiamento" sia guidato per lo più da vecchi compagni che si portano storie politiche, ma anche tanti rancori. Ed un cambiamento senza la gioventù non può essere credibile.
2) Le assemblee potevano concentrarsi sulle lotte al capitalismo, al governo Monti, alle politiche dell'Unione Europea. Invece una buona parte delle diatribe erano interne, erano dichiarazioni di esclusione verso compagni e organizzazioni che hanno aderito al quarto polo.
3) La poca umiltà di alcuni membri del Csp che accusano ai partiti di non rappresentare nessuno. Ma chi fa questi attacchi chi rappresenta? Le raccolte firme in difesa dell'Art.18 dimostrano la chiara evidenza ed importanza dei partiti, sia come radicamento, sia come militanza. Negare ciò per asti personali dimostra tutta l'immaturità di queste assemblee. Bisogna farsi qualche domande se l'appello, firmato da molti militanti di partito, in più di un mese non ha superato neanche le 13mila adesioni? Un po' poco se l'obiettivo è quello di Cambiare il paese e azzarrare i partiti esistenti.
Cambiare si poteva con Ingroia?
Alla presentazione di Rivoluzione Civile di Ingroia e il Quarto Polo, Cambiare si può risponde, su richiesta di Revelli, con una "narrazione" di Chiara Sasso che mi fa pensare: Ridere si può
L’hotel Nazionale a due passi da Montecitorio ha davanti all’ingresso un gruppetto di persone vestite di scuro, tutti uomini, che parlano a voce bassa fra loro, sembrano in attesa, vegliano compiti, come se ci fosse da qualche parte un morto. E forse c’è.
L’hotel Nazionale ha dei bellissimi bagni puliti e accoglienti e questo è sicuramente un pregio per chi si trova viandante. Poi ha delle stanze adibite ad “incontri” ma per trovarle bisogna scendere le scale e scendere scendere finché il fuori diventa davvero lontano e la stanza/cantina si presenta senza finestra con un odore di stantio forte, un tavolo con sopra degli avanzi di un precedente incontro, l’aria è gravida di parole precedenti e abbastanza insopportabile. Posaceneri bicchieri. Leonluca Orlando si mette a sparecchiare e invece di apparire un gesto normale chissà perché ha del grottesco. Ci sediamo e già mi sento seduta in punta alla sedia. C’è qualche cosa di anormale in quel posto, forse l’aria viziata, la tappezzeria chissà? Sono lì con i miei due compagni di merende, tutti e due arrivano dalla provincia Granda da Cuneo e con me che arrivo dalla valsusa siamo abbastanza fuoriposto. Anche nei vestiti, mi sembra, nel modo di stare a quel tavolo. Non capisco se è un disagio o una forza. Ingroia comincia a parlare, parla parla di cose talmente ovvie che mi chiedo dove sta il trucco. Aspetto, come dal dentista, che arrivi il momento del trapano, perché è chiaro che deve arrivare. Percepisco comunque che la vicenda è già ben avanti, anche il simbolo c’è e verrà depositato. Penso al “nostro” che non abbiamo ancora votato ma che mi piace tanto: cancelletto. Percepisco che ci sono altre cose che non quadrano. Poi finalmente viene fuori: il famoso passo indietro non solo non è stato fatto, ma se l’hanno fatto (i partiti) è stato per prendere la rincorsa e farne due in avanti, azzannati alla gola. Eccolo là. Ingroia che pure non riesce a sembrare una cattiva persona cerca di convincerci che il famoso passo indietro significa… capisco che siamo nella stanza dei sortilegi. Le parole hanno altro significato, tutto ha altro significato e lo spiega bene Leonluca Orlando che si dichiara contro i partiti che sono morti ma proprio per questo sono in grado di far vivere altri morti. E la sua faccia è la più giusta che si potrebbe trovare per interpretare queste storie, una maschera tragica dirà Marco.
Poi parte Livio Pepino e finalmente le parole tornano ad avere un senso, toglie l’anestesia e il trapano comincia a far male, se dobbiamo toglierci sto dente. Poi parlo io (mi ero chiesta se sarei intervenuta), ma in quella situazione o muoio senz’aria oppure devo dirlo quello che ho sullo stomaco. Devo dirlo che sono dei sepolti vivi che sono lontani anni luce dalla gente che che che… Mai come in quel momento mi sento di appartenete ad una storia fatta di montagne, di provincia. Mi sento perfino un po’ grezza, ruvida, ma se perdo lo slancio ho paura che mi acchiappano e mi avvolgono nelle loro non parole- nei loro mancati significati, nelle loro paraculate analisi: Ma di cosa stiamo parlando? Poi parla Marco e affonda anche lui il coltello, senza sosta, senza pietà. E poi ancora Livio e poi ancora io e poi ancora Marco. Ingroia si toglie la giacca, suda, sbianca. E’ chiaro che non se lo aspettava. Non sa che pesci pigliare cerca di convincerci che i due passi indietro in realtà significavano…Ma siamo irremovibili, fieri di essere così irremovibili, di fatto gli abbiamo girato il tavolo. Siamo i –garanti- di un mare di rompicoglioni che abbiamo lasciato a casa in molte case di molte province e ormai sono nostri parenti, appunto insopportabili. Non si arretra di un solo passo anzi, si aumenta la dose perché nella mattinata abbiamo portato a casa un bel bottino gli amici di “Su la testa” e adesso abbiamo anche loro insieme. Il resto della storia è tutta da scrivere. Dovevamo rivederci e avere una risposta nel pomeriggio, ma si chiudono dentro, nella stanza senza finestre per decidere sul cosa fare. Intanto non c’è stato neppure il tempo di sentire il contraccolpo che cominciamo a fantasticare….a sentirci stranamente –leggeri- forse niente succede per caso. Forse abbiamo scampato un bel pericolo. Siamo scesi nell’oltretomba per renderci conto che siamo vivi. È una soddisfazione
Chiara Sasso sabato 29 Dicembre 2012
180 anni in tre, il volto di Cambiare si può
Nelle prossime ore, noi firmatari dell'appello, siamo chiamati a decidere il destino di Cambiare si Può. Tre Punti:il programma, l’esplicita alternatività della lista rispetto a quella del centrosinistra, la sua caratterizzazione in termini di visibile discontinuità con il recente passato
1) Sul programma c’è stata convergenza (con l’accettazione da parte di Ingroia dei nostri 10 punti programmatici e la condivisione della necessità di mettere al primo posto le scelte economiche per uscire dalla crisi e il tipo di sviluppo perseguito nel quadro europeo).
2) Anche sull'alternatività al PD si è trovata una convergenza con Rivoluzione Civile
3) Sul terzo punto la Sasso, Peppino e Revelli hanno deciso di rompere perchè hanno messo un veto sulle possibili candidature di Di Pietro, Diliberto, Ferrero e Bonelli. Ferrero è stato l'unico a dirsi disposto a fare un passo indietro. La rottura nasce perchè Ingroia non ha potuto assicurare l'esclusione delle candidature delle "burocrazie dei partiti"
Formalmente Csp ha distrutto l'alleanza con Ingroia per una questione di candidature. Ma parlando alla pancia il motivo è un altro. Csp voleva metterci il cappello, tanto da avere già pronto il logo, già discuteva delle regole dei parlamentari, già aveva deciso i veti sulle "burocrazie dei partiti". Hanno voluto dimostrare che fanno parte, a pieno titolo, alla sinistra italiana. Volevano essere protagonisti e si sono trovati ad essere delle comparse e questo probabilmente ha lacerato il loro l'orgoglio. Nelle prossime ore si voterà, ma qualcunque sarà l'esito del voto già molti hanno deciso che Mai voteranno la Rivoluzione civile e non accetterano, il poco probabile voto favorevole all'unione della sinistra nella Rivoluzione civile. Per lo meno questo è successo a Torino.
Personalmente sono d'accordo sul non candidare ex parlamentari e i segretari di partito, tutti. Ma amo l'onestà e non userei questa scusa per dividere l'opposizione al montismo.
Revelli, Sasso e Peppino, 180 anni in tre persone, hanno già fatto capire l'epilogo ed è un vero peccato. Perchè condividevo molte loro posizioni. La questione candidature è stata la scusa per non metterci la faccia, durante la conferenza stampa di Ingroia, Revelli già lo accostava come un nemico politico. Un po' troppo per digerire questa volontà di disunire l'unico polo di sinistra che si schiererà contro Monti, Bersani e Berlusconi.
Cambiare si può probabilmente morirà oggi, non si alleerà con Ingroia, e non parteciperà alle elezioni perchè non ne ha le forze, il gioco è finito. Tanto rumore per nulla?
Forse no, hanno dimostrato che cambiare si può. Ma senza protagonismo e con un rinnovamento generazionale che loro non sono assolutamente stati in grado di creare. Ed in questo forse non sono tanto diversi da quel ceto politico che tanto disprezzano.
Andrea 'Perno' Salutari
Nessun commento:
Posta un commento