Dalla rivoluzione culturale a quella civica
Credo che questo secolo sia il nostro secolo, noi non siamo i dannati della terra, noi dobbiamo essere, come diceva Bolivar, il nuovo genere umano (Chavez)
Il nostro secolo è, come tutto il futuro, imprevedibile. E così scopriamo che a sdoganare, a sinistra, la parola Rivoluzione non è il "comunista di turno", ma un magistrato. Certo, siamo passati dalla Rivoluzione culturale a quella civica. Ma in una cabina elettorale un nome tanto evocativo non l'avevo mai trovato. Rivoluzione civile, sfondo arancione, il nome gigantesco di Ingroia (che si poteva forse evitare) e il quarto stato.
La rappresentazione del popolo che sciopera è un richiamo degno di nota, in un secolo dove i diritti dei lavoratori sono deturpati.
Un logo d'orgoglio per chi, come noi, vuole mantenere la schiena dritta e tenere stretta la propria dignità di essere umano. Un logo che racchiude tre elementi chiave: lotta alla criminalità organizzata, lotta per i diritti dei lavoratori e difesa a 360 gradi della Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza.
"Conquisteremo Palazzo Chigi e avremo milioni di consensi perché vogliamo fare una rivoluzione pacifica dei cittadini, una rivoluzione civile"
"Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un paese normale e in una situazione normale. Siamo in una emergenza democratica. E allora, come ho detto, io ci sto. E' venuto il momento della responsabilità politica. Alla società civile e alla buona politica dico 'grazie' perche hanno fatto un passo avanti".
"Questa è la nostra rivoluzione, noi vogliamo la partecipazione dei cittadini. Antonio Ingroia non si propone come salvatore della patria, ma di essere solo un esempio come tanti cittadini che si mettono in gioco, assumendo rischi" (Ingroia)
"Esprimiamo il pieno apprezzamento per la scelta di candidarsi a premier. L'Italia ha bisogno di una rivoluzione civile che rompa con berlusconismo e montismo, per la liberta', l'eguaglianza, la democrazia e la giustizia sociale. Rifondazione Comunista sta con Ingroia per costruire questa nuova speranza". (Ferrero)
Il programma che ancora non c'è.
Fra qualche giorno il programma di Ingroia sarà pubblico. I dubbi partono dal legame legalità/giustizia in un paese dove è legale il lavoro precario, è legale il salvataggio delle banche a spese dei contribuenti, e dalla scorsa primavera sono legali anche i licenziamenti discriminatori. E senz'altro positivo che Ingroia abbiamo accolto i punti di Cambiare si Può: la rimessa in discussione del fiscal compact e della contestazione delle politiche di austerità imposte dall’Europa; dal mettere in priamo piano le politiche del lavoro alla cancellazione delle missioni militari.
Fabio Marcelli, su il Fatto Quotidiano, ha scritto sette buoni motivi per sostenere Ingroia
1. Il suo strenuo impegno a difesa dello Stato di diritto, manifestato senza compromessi anche nel momento del ben noto conflitto con Napolitano a proposito delle intercettazioni telefoniche. Molto significativo è del resto lo slogan che Ingroia ha adottato: “Partigiani della Costituzione”.
2. La sua attenzione, professionale e non solo, nei confronti dei fenomeni della mafia e della corruzione. Fenomeni al tempo stesso nostrani e internazionali, rafforzati e incentivati dall’attuale globalizzazione nel segno dei poteri finanziari dominanti. E che ci costano caro sia in termini umani, che di democrazia, che di meri dati economici, costituendo il vero piombo sulle ali dell’Italia.
3. L’impronta fortemente antiliberista del suo programma, basato sul rilancio della democrazia nei posti di lavoro e sulla difesa dei beni pubblici e comuni, che dovrà ovviamente comportare anche una precisa e coerente battaglia in sede europea, dato che purtroppo l’Europa è il luogo di origine di molte di tali politiche sciaguratamente neoliberiste. E anche perché legalità e solidarietà, che egli pone in testa al suo programma, sono entrambe antitetiche all’attuale modello di sottosviluppo, basato sullo spadroneggiare dei poteri forti, l’esasperazione delle differenze sociali e la devastazione ambientale mediante le cosiddette grandi opere. Cui si accompagna anche il rifiuto della burocrazia e dei vincoli non necessari nei confronti dell’attività d’impresa innovativa, oggi soffocata da finanza, burocrazia e tasse. E ovviamente il ripudio della guerra, con la fine della partecipazione a missioni militari che abbiano in effetti carattere bellico.
4. L’attenzione mostrata nei confronti di scuola, università e ricerca, di cui va assolutamente salvaguardato il carattere pubblico e della cultura, giustamente considerata alla stregua di motore della rinascita del Paese.
5. L’impegno per la laicità dello Stato, obiettivo di portata veramente storica e rivoluzionaria in uno Stato come l’Italia dove il Vaticano penetra in qualsiasi schieramento politico.
6. L’appoggio di sindaci, come Luigi de Magistris e Leoluca Orlando, capaci di imporsi in situazioni difficili e degradate contando solo sull’appoggio di poche forze politiche e della cittadinanza.
7. Infine, per una ragione di carattere strategico, perché la convergenza tra le forze politiche che hanno saputo, dentro e fuori il Parlamento, mantenere alta la bandiera di un’opposizione non demagogica e strumentale contro le politiche di Monti e del capitale finanziario
Ingroia ci mette la faccia, e noi?
Con tutta onestà non sono stupito dal disgusto che questa lista sta creando in alcuni compagni, anche perchè tanti di questi non sono, attualmente, miei compagni di battaglia nei territori. Quello che mi stupisce è l'incapacità, di questi compagni, di creare un'alternativa credibile alla proposta messa in campo. Se c'è una cosa che infatti dovrebbe far riflettere è la frammentazione, sia teorica che pratica, di chi è contrario alla lista Rivoluzione Civile (ma anche di chi aderisce). Soprattutto questo è un problema, perchè da marzo bisognerebbe ripartire con una progettualità di ampio respiro per passare da una rivoluzione civile ad altro.
Ma è difficile fare altro con chi, da anni, non è riuscito a costruire nulla di egemone persino nella sinistra ultra radicale. Tutt'altro, l'unica cosa in crescita sono le diatribe del nulla che critica il nulla, come hanno dimostrato le assemblee di Cambiare si Può.
Il punto cruciale è uno: nessuno è riuscito, nè oggi, nè ieri, a costruire concretamente una forza politica di diversa identità. Benissimo la critica verso soggetti esterni, ma iniziamo anche dall'autocritica. Questa lista è una nostra sconfitta e nel medesimo istante sarà, in questa tornata elettorale, l'unica alternativa a Bersani, Monti, Berlusconi. Io personalmente sono disposto, da qui fino a febbraio, a passare dalla bandiera rossa a quella arancione, ma non passerò mai dalla bandiera rossa a quella bianca perchè come Gramsci ci ha insegnato: odio chi non parteggia. Oggi dobbiamo parteggiare contro la criminalità organizzata, contro il capitalismo, in difesa della costituzione e della sovranità. E in questa tornata elettorale la Rivoluzione Civile è l'unico campo di battaglia che abbiamo.
E non faccio mio la fallimentare idea del: "salto questo turno".
Perchè a furia di saltare i turni si è perso tutto, a partire dal radicamento alle lotte nei territori.
Io appartengo ad un circolo comunista che da 4 anni aumenta iscritti, adesioni e fronti di lotta proprio perchè non abbiamo mai sventolato bandiera bianca. Perchè se c'è una rivoluzione ci mettiamo la faccia, le braccia e il cuore, e qualche volta anche il culo.
Abbiamo alternative?
No, e scusate che se per farlo notare ironizzo sul divorzio più inutile della sinistra italiana, infatti sia il prc che il pdci aderiscono alla Rivoluzione Civile di Ingroia e si rincontrano, dopo aver spaccato la FdS meno di due mesi fa. Tre anni di unità buttati per una separazione che non è durata neanche un mese. Rifondazione aveva aderito a Cambiare si può, il PdCI aveva aderito alle primarie del PD. Una rappresentazione simbolica della diatriba comunista, senza considerare le microorganizzazioni alla loro sinistra.
Perchè siamo sinceri: se le diatribe all'interno del quarto polo di Ingroia, portate avanti dagli ultimi dirigenti di partito e dai civici, continueranno così, tanto vale non superare il facile sbarramento del 4%. Almeno si fa piazza pulita di tutto e tutti. Io, da sempre, sono sostenitore dell'eutanasia. Ma su questo dobbiamo essere chiari: l'alternativa è la bandiera bianca. E' la resa incondizionata al capitalismo.
Capisco e sottolineo tutti i dubbi e i limiti di una sinistra italiana che si fa portavoce della costituzione ed affronterà la campagna elettorale con questa idendità: "partigiani della costituzione". In Venezuela, una delle prime lotte di Chavez fu quella di cancellare la loro vecchia costituzione. Un piccolo esempio per evidenziare il progresso del movimento del Sud America e il regresso italiano. Qualsiasi riflessione dovrebbe partire da qui.
Ogni riflessione contro i partiti comunisti in Italia dovrebbe partire dalla realtà. Gli attuali partiti hanno una dirigenza che rappresenta il suo corpo militante e gli ultimi congressi ne sono la dimostrazione. Chi da fuori, o dall'interno, ha cercato di cambiare radicalmente non ci è riuscito. Bisogna prenderne atto. Ma anche qui evitare di sventolare bandiera bianca. Perchè a marzo il cartello elettorale della Rivoluzione Civile potrebbe svanire e bisognerà ripartire per la ricostruzione di una prospettiva socialista. Ma per farlo bisogna avere le idee chiare. Io le ho e sono pronto alla Rivoluzione permanente, perchè non mi fermo a quella civica. Il vero problema è: tu cosa vuoi fare da grande?
Ingroia e il Quarto Polo
Non rinchiuderti partito nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada. (Majakovskij)
Antonio Ingroia ha deciso di continuare la sua battaglia in politica. Ha strizzato l'occhio alla sinistra del PD e a Grillo che hanno rifiutato subito. Preoccupati però dal suo consenso, cosa fanno? Candidano Grasso, il procuratore nazionale antimafia che elogiò il governo Berlusconi. Ieri Ingroia ha presentato la sua candidatura e la nostra Rivoluzione Civile. Pochi minuti dopo, i figli del boss mafioso Provenzano hanno inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica contro di lui e ignoti hanno bruciato l'auto di un dirigente comunista. E' chiaro che la mafia e lo Stato, temono la sua candidatura. Chissà se un giorno avremo un candidato premier che farà impaurire anche i Marchionne di turno, un candidato rappresentante del mondo del lavoro. E' questa la mia speranza. Perchè dovremmo connettere la lotta alla criminalità organizzata, alla costituzione e alla riconquista dei diritti dei lavoratori. Nei prossimi giorni Ingroia consegnerà le 800 mila firme per il referendum in difesa dell'Art.18, raccolte dalle forze politiche che lo sosterranno nella sua lista. E' il miglior punto di partenza, perchè è nei territori che in questi mesi abbiamo fatto i comunisti e continueremo a farlo.
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