mercoledì 5 dicembre 2012

Perchè a perdere non ci si abitua mai

La sinistra italiana: Dividi et impera
I comunisti, e la sinistra italiana, non sono diventati marginali per le loro posizioni politiche, bensì perchè nella vasta alleanza del centrosinistra o al di fuori di essa, non si è mai riusciti a trasformare le posizioni in realtà per gli italiani. Le favole servono per sognare, ma per mangiare servono i fatti. Ma tutto sommato l'utopia comunista o socialista sopravvive nei nostri cuori e nelle nostre speranze e dunque cosa distrugge quella sottile linea di credibilità che ancora si può avere? Le eterne diatribe, spesso personalistiche, della classe dirigente che sono palesamente il cancro della sinistra italiana, un cancro contagioso che fa svanire, anche per l'avvenire qualsiasi utopica speranza.
La rottura dell'unità dei comunisti, firmata Diliberto, è avvenuta 14 anni fa. La rottura di Rifondazione Comunista, firmata Vendola, è avvenuta 4 anni fa.
Io, per questioni anagrafiche e scelte personali, non ho partecipato nè alla prima, nè alla seconda diatriba, e credo sia falso attribuire a questo, l'attuale frammentazione perchè essa colpisce anche i figli di quelle scissioni, figli che non hanno le colpe dei loro padri.

Vendola insiste e perde.
Le primarie del Partito Democratico sono andate come previsto, anche se è andata a pagare più gente di quella preventivata (un milione in meno rispetto alle primarie precedenti). Il grande sconfitto è chiaramente Vendola, che ha fatto solo da comparsa alla sfida Renzi-Bersani. Ha preso bene o male le percentuali di Bertinotti del 2005, ma con meno voti. Rimarranno nella storia i suoi: "vincerò le primarie" o "domenica ci sarà una grande sorpresa alle urne". Ha perso contro Bersani anche nella sua Puglia migliore. Il grande vincitore è Renzi, che si è scagliato contro (quasi) tutto l'apparato del PD e lo ha fatto da posizioni da destra. Ha preso oltre il 39%. Ha vinto in diverse regioni rosse e al Nord in tantissime città al primo turno. E' il popolo del SUD che ha fatto da subito la differenza per Bersani. Più di tre milioni di cittadini di centrosinistra hanno votato la carta degli intenti, l'alleanza con il centroliberale, il fiscal compact. Poco cambia se l'hanno fatto senza leggere o se con convinzione. In entrambi i casi sosterranno il prossimo governo del PD che sarà alternativo alla sinistra.
Il dato in sè di Vendola non è pessimo. Risulta pessimo se si pensa che da tre anni la sua principale battaglia politica sono state queste primarie, la sua "pugliamo l'Italia", le sue fabbriche "Fabbriche di Nichi" oggi delocalizzate da Bersani. Si era promesso di cambiare l'Italia, di spostare la linea del PD a sinistra e dopo tre anni si è dovuto umiliare assistendo allo spostamente ulteriormente a destra del PD (Renzi al 39%) fino a dire che la carta degli intenti e l'alleanza con Casini&Fini è "profumo di sinistra".
Ancor più triste l'epilogo dei compagni del PDCI (Diliberto) e del PDL (Salvi) che, dopo aver sostenuto prima Vendola e poi Bersani, sono stati persino snobbati dai ringraziamenti di rito. Inoltre vedendo i dati pubblici della raccolte firme in difesa dell'Art.18 si nota come il duo SEL-PdCI abbia dedicato tutte le energie per le primarie del PD, snobbando la raccolta firme. Ecco i dati provvisori:
Cgil che vogliamo 10000, Alba 15000, Lavoro e societa' 22000, Pdci 24000, Sel 25000, Fiom 58500,
Idv 110000, Prc 121000 (1)

Cambiare si può
Il 2008 verrà ricordato per la sconfitta del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno e la svolta a destra del Partito Democratico. Nel 2009 un primo passo in avanti fu fatto con la lista Anticapitalista delle Europee. Quattro anni dopo possiamo dire di aver sprecato l'ultima occasione per ricostruire la dispota anticapitalista. Una parte dei comunisti cerca l'alleanza con il trio Bersani, Vendola, Casini (che si aggregherà dopo le elezioni come scritto nella carta degli intenti), mentre l'altra parte ha aderito al movimento "Cambiare si può".
Il quadro dunque è: essere irrilevanti e complici del rigore liberale dell'UE o provare a costruire una lista arancione d'alternativa, dove però l'anticapitalismo a stento viene citato e la parola comunismo è quasi indicibile. Nessun passo in avanti dunque, ma bensì indietro perchè è sfumata anche quella leggera unità tra la base e la dirigenza dei due principali micro partiti comunisti (Prc, PdCi).
I comunisti sono passati da Marx, Lenin, Gramsci a Di Pietro, Ingroia, De Magistris? L'assemblea nazionale ci ha mostrato una nuova Sinistra Arcobaleno, con diverse anime ed un astio non omesso dei partiti che hanno aderito, da Rifondazione Comunista a Italia dei Valori.
I firmatari dell'appello sono nomi noti, come è nota la posizione acomunista di alcuni di loro.
Ogni formazione di sinistra che si presenterà unitariamente contro la carta degli intenti del PD è grasso che cola, ma l'anticapitalismo non ne sarà egemone. Rischia di essere marginale, soffocato da un color arancione che, all'assemblea di sabato ha proibito il diritto di parola a Paolo Ferrero (segretario del PRC) e Giorgio Cremaschi (portavoce del No Debito). Ossia le due principali realtà politiche che, in questo anno di montismo, sono scese in piazza per protestare e costruire delle lotte dal basso, come all'ultima manifestione: il No Monti Day. Le premesse dell'arancione sono delle peggiori e solo una "scesa in campo" di Ingroia potrà forse fare il miracolo. Per ora restiamo in attesa di un possibile programma che ancora non c'è.

Io non cambio
Io posso rispettare le vostre "nuove" linee politiche, non le condivido, ma le rispetto. Ma provo disgusto per le vostre continue piroette. Io non ho bisogno di dirvi qual è la mia posizione, perchè non è mutata negli anni, è la stessa di ieri. Oggi vorrei dibattere con alcuni "comunisti" che hanno posizioni molto diverse dalle mie, oggi, anche se ieri andavamo quasi a braccetto. Lo farei perchè sono persone che si impegnano, sono quasi convicenti. Hanno entusiasmo, passione, speranza. Il problema è che, la maggior parte di loro, spesso ammettono, quando sono alle strette che: "in qualche modo bisogna pur tornare in parlamento". Ecco perchè preferisco, da oggi fino al post elezioni, parlare il meno possibile di politica. So che siete brave persone, ma vi guardo e penso: non voglio finire come voi. Non voglio ingannare ed ingannarmi. Fatemi un piacere: statemi alla larga.

Andrea 'Perno' Salutari

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