sabato 16 novembre 2013

Necrologio della Rifondazione Comunista

I  padri fondatori del PRC
Da dove cominciare? Dall'inizio, il punto d'origine è necessario per costruire un percorso.
Chi sono e che fine hanno fatto i cinque cofondatori della Rifondazione Comunista?

Cossutta fu l'artefice della scissione del PdCI (1998) per sostenere il governo Prodi. Oggi Cossutta vota Partito democratico
Garavini primo segretario del PRC, disertò nel '95 la linea del partito votando la fiducia al governo tecnico di Dini per "impedire il ritorno al governo di Berlusconi". Premo sottolineare che oggi Dini è iscritto al PDL di Berlusconi.
Rino Serri fu l'artefice della scissione del Movimento dei Comunisti Unitari (1995), nata per sostenere il governo Dini. Nel '98 aderì ai Democratici di Sinistra di D'Alema.
Salvato aderì alla scissione del PdCI, ma nel 2006 fondò l'associazione Rosso Verde
Libertini  forse verrà ricordato per l'unico padre fondatore del PRC che non tradì, ma è giusto ricordare che morì subito, nel '93.

Nel '94, grazie a Cossutta viene eletto segretario del partito Fausto Bertinotti, che lascia il PDS di Occhetto e aderisce a Rifondazione Comunista. Bertinotti, dopo la catastrofe da lui voluta e chiamata "La sinistra -L'arcobaleno" si dà a vita privata
Esisteva un partito, il PRC, che aveva più di 100mila iscritti, questi oggi si sono dissolti, sono poco più di 30mila. I padri fondatori ci hanno lasciato tutti, uno dopo l'altro. Ma la distruzione storica di questo partito va avanti.


E la costruzione della sinistra unita?
Rifondazione Comunista ha subito già 14 scissioni, ma la storia non è ancora finita.
Troppe volte si sente parlare di "unità dei comunisti", "unità della sinistra", o si lanciano variate costituenti che, anno dopo anno, risultano fallimentari. Oggi l'ultimo tentativo si chiama Ross@, ma l'esito pare essere invariato.
In realtà l'unità dei comunisti e/o della sinistra già c'era. Si chiamava Rifondazione Comunista.
Infatti oggi con chi la si vorrebbe fare l'unità?
- Con il PdCI (scissione del PRC 1998) per l'unità dei comunisti
- Con Sel (scissione del PRC 2009) per l'unità della sinistra

Pure le altre formazioni ultra minoritarie sono scissioni (dirette o indirette) del PRC.
Partito comunista dei lavoratori (scissione dal prc del 2006)
Sinistra Critica (scissione dal PRC del 2007). Ora Sinistra Critica si è scissa in due movimenti
Comunisti Sinistra Popolare (scissione del PdCI del 2009)

Ma la lista continua. Ne esce fuori un quadro desolante. I padri fondatori hanno lasciato il partito, così come il segretario storico. Si è passati da avere 130mila iscritti (1997) ad averne poco più di 30mila. Assistiamo ad una perenne perdita di credibilità.
Le divisioni delle dirigenze aumentano, la rabbia e la frustrazione del corpo militante o simpatizzante non conosce più limiti.
Inoltre queste divisioni, spesso causate da scelte governistiche, hanno portato a casi simbolo deprorevoli. Pensiamo al bombardamento in Serbia o alle risate odierne di Vendola sul caso Ilva.


Rifondare con rinnovamento.
Che fare? Tanto, forse troppo si parla di rifondare, ricostruire, rinnovare il partito comunista e/o la sinistra italiana. Parole sature che nascondono però un vuoto: nessuno pone un contenuto credibile.
Anche per rifondare/ricostruire bisogna avere una base da cui partire, rifondare dal nulla è quasi impossibile. Ma la base teorica e pratica deve essere solida altrimenti assisteremo alla solita costruzione che frana in pochi anni.
Le idee non ci mancano, anzi. Forse abbiamo troppe idee contrastanti e piuttosto che metterne all'opera perdiamo troppo tempo in diatribe interne per decidere quale sia l'idea più "comunista". Ed ecco riproposta la solita contropposizione che ci caratterizza.

Ad oggi penso sia inutile parlare di rifondazione, di ricostruzione se prima non si acquista credibilità, solida credibilità.
E per ottenere credibilà ci vuole coesione, ma anche rinnovamento completo della classe dirigente. Un rinnovamento non anagrafico, ma di idee, anche se spesso le due cose possono essere complementari. Menti giovani per idee fresche.

L'assenza, o la decadenza, di una struttura organizzativa e la mancanza di una prospettiva chiara sparge sale su una ferita aperta.
La scarsa adesione al nostro congresso (tante federazioni con meno di 50 votanti) e la continua riduzione degli iscritti (ormai drasticamente sotto i 40mila) ne sono un sintomo evidente. Per rifondare ci vuole credibilità, a partire dal vertice, a partire dal segretario.
Paolo Ferrero è stato nella segreteria nazionale del PRC dal 1995 al 2006, anno in cui è diventato ministro nel secondo governo Prodi.
Nel 2008, caduto il governo, è diventato segretario nazionale. Dopo le batoste delle europee (2009) e Rivoluzione Civile (2013) ha dato le dimissioni.
Tutt'ora, a due settimane dal congresso nazionale, Paolo Ferrero sembra essere l'unico candidato al posto da segretario.
Se così fosse sarebbe l'ennesima conferma della non credibilità di questa "Rifondazione Comunista"

Possono essere due i motivi per il mancato rinnovamento di una classe dirigente che, anche per fattori esterni, ha fallito e continua a fallire.
1) L'intoccabilità, a priori, delle piccole caste interne. Anche se queste sbagliano continuamente.
2) La mancanza di un'alternativa. Non avere al proprio interno sostituti credibili, ossia l'assenza di una nuova classe dirigente pronta a subentrare con idee ed energie nuove.

La fusione di questi due motivi sono pura dinamite.



Necrologio di una sconfitta
I fondatori della Rifondazione Comunista, tutti, hanno lasciato il progetto già nel secolo scorso.
Il segretario storico, Fausto Bertinotti, quando era in carica affermò che il "comunismo è una parola indicibile", oggi che si è ritirato a vita privata, aggiunge che "la sinistra non esiste più"
La base del partito è in disfacimento, la struttura organizzativa in decadimento, la volontà svanita.
La mancanza di un folto gruppo di giovani e il triste abbandono di compagni validi concludono perfettamente un quadro funebre della prospettiva comunista in italia.

Certo, non tutto sarebbe perduto.
Le contraddizioni di un sistema criminale, come il capitalismo, sono davanti agli occhi di tutti. Il Marx postumo viene valorizzato anche dagli intellettuali borghesi.
Le idee comuniste continuano a vivere in Asia, resistono fortemente in Europa (compreso l'Est), il socialismo sud americano diffonde speranza e mostra una via inedita.
La sinistra europea non aggredisce (ad eccezione del caso greco), ma resiste. Esistono circoli o addirittura federazioni virtuose che aumentano consenso e radicamento persino in Italia.
Nulla è perduto, non ancora.

Sarebbe possibile ricostruire una comunità, ridare una speranza di lotta al popolo oppresso. Ridare dignità ed entusiasmo per la costruzione di un'alternativa radicale di sistema. Ma per farlo è necessario avere credibilità.
Vivere o morire. Ogni scelta di questo partito ha sempre optato per la seconda e pare che questo congresso seguirà questa continuità. Se cosi fosse ...

Non ci resteranno che dei ricordi, quel nome "Rifondazione Comunista" che ci rimanderà al XX congresso del PCI. Tutto il resto sarà una sconfitta continua. Avevamo tante idee, tante proposte, ma senza credibilità siamo stati il nulla, siamo stati fuffa.
Essere o non essere? Rinnovare e rifondare o continuare questo oscuro sentiero?

"Scegliete e perite". Ma con un po' di coraggio perchè è in gioco la nostra vita politica e sociale.

9 commenti:

  1. Caro Compagno, leggendo l'articolo mi vengono in mente alcune considerazioni. E' vero che i padri fondatori della Rifondazione Comunista in Italia hanno dato luogo a scissioni interne al partito e in effetti hai fatto bene a sottolineare il loro (tragico) risvolto politico. Mi preoccupa invece il fenomeno del "nuovismo" dentro al nostro Partito. Tu dici "Idee nuove ed energie nuove": è ovvio che,anagraficamente parlando, un giovane abbia in se più energie di un anziano. Che significa idee nuove ? Se è vero che più di trent'anni di neo-liberismo hanno dilaniato culturalmente, politicamente e socialmente il nostro paese è altresì vero che il pensiero dominanente si è imposto nel pensiero dei "giovani". In particolare, la nostra generazione soffre di una mancanza di alterità culturale rispetto a quella dominante. Quale quadro dirigente uscirà, senza una adeguata formazione politica, dal nostro Partito? Secondo il mio punto di vista, la dirigenza politica va data valorizzando le competenze che ancora esistono all'interno del nostro Partito, valorizzando la formazione e valorizzando tutte le esperienze di lotta che quotidianamente vedono il Partito coinvolto. Oggi l'unità dei comunisti e delle forza anti-liberiste non solo è auspicabile ma è necessaria per motivi oggettivi.

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  2. Nell'articolo scrivo "Un rinnovamento non anagrafico, ma di idee, anche se spesso le due cose possono essere complementari. Menti giovani per idee fresche."

    Non è una questione anagrafica, ad esempio il Partito Sociale è stata un'idea nuova (o una riproposizione nuova del mutualismo sociale).
    Il problema serio è la mancanza di meritocrazia e, indubbiamente, un problema giovanile.
    Perchè un partito senza giovani (e per giovani parlo degli under 40) è un partito morto.
    E' indubbio quello che dici sul pensiero dei "giovani", ma credo che se questi giovani hanno il coraggio di iscriversi nel prc possano avere i giusti anticorpi per sopravvivere.

    E' auspicale, è necessaria. Ma poche illusioni, perchè la storia insegna. E' anche in questo la nostra credibilità è seriamente messa in dubbio.
    E' il "pessimismo della ragione". O si guarisce o si muore. Penso che siamo ad un bivio evidente. Buona notte Domenico

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  3. Non conoscevo questo blog e nel leggere l'intelligenza di queste osservazioni e ciò che ho visto in altri post vorrei scrivere un commento lungo quanto un libro, ma dovrò trattenermi.
    Non sono mai stato propriamente di sinistra o comunista (ammesso che il comunismo sia di sinistra), ho anzi origini politiche di estrema destra (uso il termine per farmi capire, non che mi sia mai considerato nemmeno io di destra...) ed oggi dopo aver approcciato molte idee storicamente di sinistra ma soprattutto il concetto di plusvalore marxiano mi considero definitivamente approdato a un polo politico alternativo al sistema ma non ancora definito nel linguaggio, cosa che presto o tardi dovremo risolvere.
    Naturalmente rispetto enormemente la tua identità politica e se credi che perseguendola così come è - Comunismo nudo e puro, stop - si possa pervenire alla Rivoluzione spero tu abbia ragione.
    Diversamente io credo che persone come te, mantenendo la propria specificità, dovrebbero forse spendere la propria forza politica appunto in qualcosa di nuovo che non sia la rifondazione, ma la fondazione ex novo di qualcosa.
    Certo è un rischio. Continuare a proporre nuove correnti e movimenti può sempre portare alla dispersione e la tragica scesa in campo di Grillo ha rovinato in parte questo fermento. Ma vale a mio avviso la pena investire su tutto questo poiché senza dubbio un nuovo spazio politico che accolga anche le vecchie posizioni ma che allo stesso tempo rifiuti i fili spinati delle divisioni ideologiche da maggiore libertà di manovra ai contenuti delle ideologie stesse o parti di esse.

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  4. Ciao Simone, grazie delle belle parole. Due anni fa circa avevo aderito alla associazione Riconquistare la Sovranità, che potrebbe, in minima parte, rispecchiare quello che tu dici.
    Una piccola associazione che getta il seme per un partito nel futuro, nuovo, aperto (seppur con dei minimi paletti), nazionale, ecc.
    Un'associazione che non è assolutamente in contrasto con la mia idea di una prospettiva nazionale e socialista.
    http://www.riconquistarelasovranita.it/

    Ovviamente non è l'unico tentativo oggi in campo.

    Per varie motivi non ho più seguito (per ora) il progretto. Al momento sono scarico politicamente. Ma devo dire che è dura abbandonare l'identità, la propria storia, soprattutto per il contesto interNazionale che stiamo vivendo.

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  5. Gramsci affermava “Mi sono convinto che anche quando tutto è perduto bisogna
    mettersi tranquillamente all'opera ricominciando dall'inizio”

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  6. La lettera dal carcere al fratello Carlo, di cui tu hai estratto quella frase, è molto bella.
    E' stata ripresa dal terzo documento in quest'ultimo congresso del PRC.

    La condivido e sottolineo "ricominciando dall'inizio" e non continuando su questa linea, con gli stessi dirigenti, con le stesse pratiche che oggi hanno partorito questa disfatta.
    Ricominciare dallo spirito unitario della prima Rifondazione sarebbe un grandissimo passo in avanti.

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  7. Paolo Ferrero è stato rieletto con 67 voti su 153 membri del Comitato politico nazionale. Dopo 6 anni non ha più la maggioranza del suo stesso partito che, in un solo anno, ha perso il 40% degli iscritti.

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  8. Chi in questi anni ha preso sottogamba le caccie alle streghe tra comunisti è colpevole.
    Chi ha urlato parole come "stalinista" o "trotzkista" brandendole come insulti è colpevole.
    Chi non ha rispettato le diverse sensibilità tra compagni, preferendo le urla alla dialettica è colpevole.
    Marco - p38punk
    Chi non ha fermato i burattinai che usavano queste divisioni per fare i propri interessi di bottega è colpevole.
    Oggi il leader di un partito cosiddetto di sinistra usa la parola "comunista" come un insulto.
    SIAMO TUTTI COLPEVOLI!
    Anche io ho taciuto, riso del folklore, indugiato nell'insulto.
    Anche io ho la mia parte di responsabilità e ne faccio autocritica.
    Lo considero un buon punto di partenza.
    è da qualche anno che sostengo la necessità dell'unità dei comunisti.
    Oggi non lo faccio più.
    Oggi vado oltre.
    Oggi non sostengo l'unità della sinistra.
    Perché sinistra è anche SEL e il PD e credo che l'avere a che fare con queste persone non porti a nulla di costruttivo e non credo che la via della moderazione sia un percorso che seduca i ceti subalterni.
    Oggi non sostengo l'unità dei comunisti.
    Perché nella fase attuale, in italia, siamo sotto assedio mediatico, vittime di un bombardamento culturale senza precedenti e da soli non siamo in grado di rompere l'accerchiamento, specie frammentati come siamo.
    Oggi, sostengo che per andare avanti sia necessario tornare indietro, fino alla radice dei nostri errori e ripartire da li.
    per far mie le parole del sardo dei "tear me down" credo che sia necessario superare le sterili divisioni tra comunisti e anarchici e nel rispetto delle reciproche differenze perseguire l'unità di tutti coloro che credono che la società basata sul capitale e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo debba essere superata ed abbattuta, con ogni mezzo necessario.
    Oggi sostengo, come non mai l'idea, non di una sinistra sui generis , ma di un fronte unito di tutti i rivoluzionari.
    Continuare a giocare alla scissione dell'atomo in italia e in questa fase non è solo irresponsabile, ma anche colpevole.

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    1. marco dei p38punk
      (la firma me l'ha messa dove gli pareva)

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