Il Fronte Popolare aderisce con convinzione a “Eurostop – Appello per una alternativa ai diktat dell’Unione Europea”.
La crisi economica del 2007, convertitasi in Europa in crisi del debito in seguito ai salvataggi multi-miliardari delle banche private effettuati con i soldi pubblici, ha fatto cadere le maschere dell’ideologia europeista, in seguito al ruolo sempre più diretto assunto dalle istituzioni comunitarie nell’imporre misure di austerità per far pagare la crisi alle classi popolari e cercare di tornare a tassi di profittabilità accettabili per il grande capitale.
Gli ultimi avvenimenti in Grecia, con il vergognoso – ma prevedibile – atteggiamento violento e ricattatorio volto a ricondurre all’ordine un popolo che aveva detto chiaramente “NO” alla continuazione delle politiche antipopolari che stanno distruggendo il Paese, e il successivo cedimento di fatto del governo, hanno dimostrato ancora una volta il carattere profondamente reazionario delle istituzioni europee e la loro irriformabilità. Di fronte a chi ti vuole morto, non serve una squadra negoziale per trattare migliori condizioni di resa, ma un movimento di resistenza popolare che spezzi le catene dell’austerità e del capitalismo.
La sinistra europea, e in particolare quella italiana, si presenta a questo scontro disarmata e spesso ideologicamente succube al suo stesso nemico. La messa in discussione radicale dell’UE e dell’euro è ancora vista come un tabù intoccabile, pena accuse immediate di “rossobrunismo” e nazionalismo. La nefasta conseguenza è che la sinistra di alternativa nel suo insieme viene vista nel senso comune come compatibile al sistema, lasciando così il campo della critica radicale – per quanto demagogica – a movimenti più o meno apertamente reazionari.
Per questo aderiamo all’appello con la volontà di farne un primo strumento di unità e di percorso comune fra tutti quei soggetti che, sparsi su tutto il territorio nazionale, pongono con chiarezza la parola d’ordine della rottura con l’Unione Europea, l’euro, moneta strutturalmente antipopolare, e con la NATO, un embrione di quel movimento di liberazione popolare e nazionale, che ponga le condizioni per unioni sovranazionali basate sulla solidarietà e il progresso sociale, di cui si sente ogni giorno di più la mancanza e la necessità. (1)
La piattaforma sociale di Eurostotp si articola e distribuisce in quattro capitoli principali:
1) Rottura della e con la UE e l'Euro, partendo dalla disdetta dei Trattati, condizione per politiche di eguaglianza sociale e di diverso sviluppo. Riconquista della sovranità democratica dei popoli sulle scelte economiche partire dalla moneta. Nazionalizzazione delle grandi banche a partire dalla Banca Centrale, che deve essere dipendente diretta del potere del governo democratico. Questo per poter finanziare direttamente la spesa pubblica senza ricorrere al mercato finanziario. Revisione del debito pubblico accumulato. Pubblicizzazione dei grandi impianti strategici, delle reti, e dei beni comuni. Controllo dei capitali e lotta all'evasione fiscale a partire dalle grandi ricchezze. Rottura dei patti di stabilità e restituzione ai comuni e agli enti locali dei loro poteri democratici.
2) Priorità assoluta all'abbattimento della disoccupazione di massa e alla lotta alla povertà. Programmi di investimenti pubblici in alternativa alle grandi opere. Immediata cancellazione del programma Tav a partire dalla Vallesusa. Riduzione generalizzata dell'orario di lavoro sostenuta da finanziamento pubblico. Reddito ai disoccupati. Ripubblicizzazione del lavoro nei servizi pubblici col superamento della catena degli appalti. Casa scuola lavoro per tutti, regolarizzazione dei migranti, cancellazione delle leggi che precarizzano il lavoro a partire dal Jobsact.
3) Riconquista di un piena democrazia partecipata, affermando e sviluppando i principi della Costituzione Repubblicana del 1948, oggi cancellati dalle controriforme, da quella dell'articolo 81 a quelle del governo attuale. Oggi la Costituzione Repubblicana è stata soppressa in favore di un sistema autoritario e liberista, per questo parteciperemo alla campagna per votare No al prossimo referendum sulle riforme. Priorità alla lotta al sistema della corruzione politica ed economica e alle mafie. Riconquista della democrazia e delle libertà sindacali oggi messe in discussioni da accordi come quelli in Fiat o quello del 10 gennaio 2014. Difesa del diritto di sciopero e di quello a lottare e a manifestare per i diritti e per l'ambiente
4) Rifiuto di ogni politica e di ogni azione di guerra e sostegno alla modifica degli equilibri internazionali a favore di paesi a emergenti . In questo contesto è necessario un nuovo quadro politico ed economico in Europa che operi per l'unità tra tutte le sponde del Mediterraneo, unica alternativa alle guerre e alle migrazioni di massa. Priorità al sostegno alla liberazione del popolo palestinese dal dominio coloniale di Israele . Una politica di disarmo che parta dalla rottura della e con la NATO, dalla fine di ogni sostegno alla guerra in Ucraina, dal ritiro delle missioni militari in Afghanistan e nel Medio Oriente. Fine delle sanzioni alla Russia e delle guerre economiche, per nuovi equilibri tra Occidente, Brics, paesi in via di sviluppo. Per affermare ovunque i diritti dei popoli contro ogni sfruttamento imperialista e neo coloniale. (2)
L'appuntamento è a Roma, sabato 21 novembre, dalle 10.00 alle 17.00 per una ASSEMBLEA NAZIONALE presso il Centro Sociale Intifada Via Casalbruciato 15 (zona Tiburtina)
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