
Il compito del golpista brasiliano è quello di cancellare tutte le riforme sociali dei governi Lula e Rousseff, e applicare il suo credo sintetizzabile nel suo dogma liberale: «lo Stato deve trasferire al settore privato tutto ciò che è possibile».
Maduro e tutte le forze progressiste dell'America Latina sono sempre stati ipercritici verso il golpe costituzionale e la deriva neoliberale del Brasile di Temer. Una critica seria che è ulteriormente esplosa quando, nei giorni scorsi, al Venezuela è stata tolta la voce dal Mercosur. I tre paesi latino-americani, Argentina, Paraguay, Brasile, definiti "la Triplice Alleanza", entrambi ora governati dalle destre liberali, soprattutto grazie ai golpe istituzionali, hanno retrocesso il Venezuela come semplice "associato", il quale si è aggiunto ad altri stati socialisti o progressisti come la Bolivia e il Cile. Non solo, infatti l'operazione Temer nasce anche per destabilizzare i Brics, il gruppo che unisce India, Brasile, Russia, Cina e Sudafrica, un'alleanza che mira a mettere in discussione il pensiero unico a stelle e strisce. Nei giorni scorsi, Nolitpal Basu, segretario dell'Organizzazione per la Pace e la Solidarietà dell'India, ha ricordato che ora i «BRICS hanno due paesi (Brasile e India) governati da neoliberisti, che non stanno certo perdendo tempo e, attraverso il sabotaggio delle iniziative assunte in passato dal gruppo, agiscono a favore dell'imperialismo statunitense».
Tutto facile per Temer? No, il golpe costituzionale brasiliano sta riscontrando resistenze anche al suo interno, tanto che l'agitazione politica sta portando a possibili elezioni presidenziali anticipate, si parla del 2017, dove secondo i sondaggi, il socialista Lula gode di maggior consenso, mentre la popolarità di Temer resta ai minimi termini.
A pochi mesi da quel 31 agosto 2016, che portò al colpo di stato contro Dilma Rousseff, un gruppo di legislatori, giuristi e rappresentanti dei movimenti sociali brasiliani, ha consegnato giovedì una richiesta di impeachment contro il presidente Temer, il quale è accusato del reato di responsabilità che ha portato alla destituzione del ministro della Segreteria di Governo, Geddel Viera. E' difficile ipotizzare un esito positivo, ma è l'ennesima dimostrazione della resistenza, su tutti i fronti, dei movimenti sociali che stanno lottando per difendere la democrazia brasiliana e per rigettare le nuove politiche neo-liberiste.
Un scontro duro in cui il Venezuela non è solo spettatore, perché quello che sta succedendo in Brasile non è un golpe locale, ma vuole colpire tutti i popoli progressisti del Sud America, il nuovo piano Condor tante volte citato dal presidente dell'Ecuador, Correa. Per il 17 dicembre, in Venezuela, è convocata una mobilitazione popolare per esibire tutta la forza politica della Rivoluzione Bolivariana per ribadire che l'America latina rigetta il capitalismo e le privatizzazioni e lotterà ora e sempre per garantire la sopravvivenza della patria e del socialismo.
Andrea Salutari
Articolo pubblicato su Sulla Linea
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