giovedì 5 maggio 2016

Salvate il compagno Augias

Salvate il compagno Augias. Il popolo del web indignato contro lo scrittore, giornalista e intellettuale Corrado Augias. Insulti, minacce, intimidazioni per una frase rilanciata da alcuni quotidiani. La brevità della comunicazione televisiva e la pigrizia mentale di chi condanna con estrema superficialità portano oltre il limite della decenza, una giustizia sommaria a colpi di tweet. Da dietro un pc, senza guardare negli occhi la vittima di turno. Disumanità in azione, istantanea, basta un click.

"Non avevo mai visto una bambina pettinata e conciata in quel modo, ma non voglio suggerire che il suo aspetto abbia potuto sollecitare il pedofilo che l'ha uccisa [..] Ancora una volta si conferma il fatto che la comunicazione nei social è grezza e approssimativa [..] Il mio era un ragionamento complesso e partiva dall'analisi di una foto che mi ha fatto fare un balzo dalla sedia [..] In quella foto è drammatico il contrasto tra la statua di un santo e una bambina abusata due volte, una dal suo carnefice e una dall'ambiente sociale nel quale ha consumato una infanzia perduta [..] I bambini dovrebbero fare i bambini anche perché è una conquista recente: fino alla metà dell'Ottocento i diritti dell'infanzia non esistevano".

"Il fatto che quella bimba fosse vestita in quella maniera e poi che sia stata vittima di abusi sessuali è soltanto un punto di collegamento casuale ed epidermico, l'unico punto di incontro di due discorsi lontani".

"La mia idea è che queste mamme di classe umile scaricano sulle figlie i loro sogni, truccandole e abbigliandole come avrebbero voluto essere alla loro età, influenzate certamente dalle campagna pubblicitarie e dalle veline della televisione". In questo contesto, spiega Augias, "rimane il buco del sacro: la religione cattolica non riesce a passare nei valori e diventa mera idolatria". Tuttavia, conclude, non possiamo generalizzare: "La pedofilia è un fenomeno che attraversa anche le classi benestanti e sarebbe sbagliato colpevolizzare tutti i vicini di casa della povera Fortuna. Ci vorrebbe uno sforzo culturale pazzesco per eliminare queste sacche di miseria, non solo economica, e fare di tutta l'erba un fascio è un atteggiamento controproducente
". (Augias)

Il discorso di Augias è articolato, ma i tempi televisivi non hanno potuto argomentare una critica fondata, seria, da decenni enunciata. Un pensiero sincero, che andrebbe approfondito, che ahimè è stato pronunciato in uno tsunami emotivo di chi forse aveva bisogno di un bersaglio contro cui mirare e colpire. Chi conosce Augias ha subito colto la base teorica di quella singola frase incriminata, non contro la bambina, ma contro questo modello di società e la sua conseguenza: l'educazione deviata. Infanzie rubate, proiettate subito in un mondo, a volte non solo apparente, adulto, sotto lo sguardo di tutti.
E' una discussione, quella sulle piccole Barbie che non va condannata, taciuta, ma andrebbe discussa, a partire dal modello imposto dalla pubblicità e dalla televisione. Un'infanzia appunto rubata.

Siamo il frutto di questa era telematica, frutto del finto dibattere su facebook.
Internet sta mostrando tutti i suoi limiti, non è un luogo di discussione, non si confrontano idee, fatte poche eccezioni.
Si urla la propria opinione, si ricerca inconsapevole il consenso in persone "virtualmente amiche" che la pensano già esattamente, o quasi, come noi.
Chi la pensa in maniera non gradita viene cancellato, o ignorato. Lo si fa pure con le persone con pensieri affini, ma diversi, figuriamoci con chi è dall'altra parte della barricata. Dunque, in fin dei conti, che serve dire ai nostri amici selezionati o ai nostri lettori la nostra opinione, oltre al ricevere un "hai ragione" o un numero non quantificato di faccine\mi piace o condivisioni?
Un passatempo con una utilità sociale più che limitata.
Rimane poco, la finta sensazione di non essere soli. Senza contraddittorio non si cresce, si rimane fermi alla propria idea, anche se spesso non è neanche nostra, la si ripete come pappagalli e si rischia, come in questo caso, un linciaggio privo di contenuti sociali.

Aveva forse ragione Umberto Eco quando diceva che i "social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, dove “lo scemo del villaggio diventa detentore della verità”? Un linciaggio che si fomenta dalla bassa comprensione. Gli insulti ad Augias fanno riflettere. Bisognerebbe ricercare il senso della sua critica che è tutt'altro che una giustificazione della barbaria, dello stupro. Il giornalista italiano si stava riferendo al degrado, morale culturale e sociale in cui tante bambine vivono. Citandolo: "una bambina abusata due volte, una dal suo carnefice e una dall'ambiente sociale nel quale ha consumato una infanzia perduta"


Andrea 'Perno' Salutari

1 commento:

  1. http://www.diariopartenopeo.it/fortuna-loffredo-corrado-augias-querelato/

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