venerdì 12 agosto 2016

Il Partito Comunista Italiano è tornato

A Bologna, il 24-25-26 giugno 2016, è rinato il Partito Comunista Italiano, ci si è riappropriati di un pezzo di storia, la nostra. In queste settimane è partito il tesseramento e si sta costruendo l'organizzazione territoriale. Il segretario del nuovo Partito Comunista Italiano, Mauro Alboresi, nel suo intervento nell'Assemblea Costituente del giugno scorso ha elencato i punti principali del nuovo partito, nato da un lavoro collettivo di compagne e compagni diversamente collocati.
Qui sotto una sintesi programmatica tratta dal suo discorso del 26 giugno.

No alla Nato: no alla guerra, no alla NATO, una realtà che si connota sempre più come il braccio armato dell’imperialismo euro atlantico a guida americana, e che costa al  nostro paese oltre 85 milioni di euro al giorno. Così come sottolineiamo l’importanza dei cosiddetti BRICS ( Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) al fine di una dimensione multipolare di contro all’unilateralismo statunitense.

Un Piano B per l'Europa, il PCI non considera quest’Europa la nostra Europa, la consideriamo irriformabile, e la recente esperienza della Grecia dice molto al riguardo. Siamo indisponibili ad un’ulteriore cessione di sovranità, lavoriamo per un’alternativa, e nel documento politico in discussione diciamo molto al riguardo.  Noi proponiamo una diversa visione della cooperazione economica e politica, ragioniamo di un piano “B”, di un’alternativa rispetto a questa dimensione euro-atlantica, ed in tale ottica affrontiamo la stessa questione dell’Euro, da tanti definita “ moneta senza Stato”. Facciamo ciò ricercando la massima unità d’azione, proponendoci di aggregare il massimo possibile delle forze a livello europeo.

La classe operaia è finita all'inferno, il cosiddetto “pacchetto Treu”, la cosiddetta “legge Biagi” ed  in ultimo, in ordine di tempo, non certamente per portata,  il cosiddetto”job act”. Abbiamo bisogno di un sindacato che si propone di intervenire sulle cause che determinano i processi, non che si  limita a ridurne, ad ammortizzarne  gli effetti, in un processo senza fine, come dimostrano i tanti esempi possibili. Noi sosteniamo la campagna referendaria, le proposte messe in campo dalla CGIL in materia di lavoro, appoggiamo le lotte dei lavoratori, ci battiamo per unificare la classe lavoratrice, perchè i sindacati tornino ad essere quel soggetto che abbiamo conosciuto. Per fare questo serve stare nel mondo del lavoro, nel sindacato, da  comunisti,  ed a ciò dovremo dedicare molta attenzione in prospettiva.

Il PD è un nemico, non è di sinistra, dichiara di sinistra politiche che in realtà sono di destra.  Noi dobbiamo parlare a tanta parte della base del PD, non a tutta, ai  tanti che in essa si considerano di sinistra, addirittura comunisti ( nonostante il dichiararsi tali senza fare parte di un partito comunista sia  una sorta di contraddizione in termini), non al PD in quanto partito, perché esso è un nostro avversario politico. Noi siamo alternativi al Partito Democratico!

Fuori dalla crisi, noi non ci arrendiamo,  dalla crisi si deve, si può uscire da sinistra, nonostante tanto di quello che accade, in Europa ed in Italia, evidenzi  la tendenza di una uscita a destra dalla stessa (la riproposizione dei nazionalismi, l’aumento della xenofobia, la ripresa del razzismo, la costruzione di muri e barriere sono di ciò emblematici). Per ritornare ad essere percepiti come utili alla vita delle persone, per ricostruirsi, occorre riassumere la materialità dei problemi, la centralità del lavoro, riconnettersi con esse, ridarvi speranza, futuro.
Ricostruire il Partito Comunista, la distinzione tra destra e sinistra ha un senso, eccome, così come lo ha la distinzione tra l’essere di sinistra e l’essere comunisti, e noi siamo comunisti! Lo siamo  perché propugniamo un’alternativa di sistema, perché non ci accontentiamo di una pur importante alternativa di governo. Proporsi di ricostruire il Partito Comunista, nel quadro ampio della sinistra di classe, di un fronte democratico contro la guerra, quindi, non è uno slogan, è una necessità. E’ una linea priva di un’alternativa credibile se si ha  l’obbiettivo della pace, dell’uguaglianza, del superamento delle varie forme di sfruttamento vigenti, se si vuole rimettere in campo una prospettiva, immaginare un futuro che non sia il progressivo precipitare della condizione dei più, che dopo questi lunghi anni all’insegna del mercato si ritrovano più poveri, insicuri, soli.

Una forza comunista, capace di confrontarsi con la sinistra, con le forze sane del Paese, senza rinunciare alla propria sovranità sulle questioni di fondo, tesa a ricercare la massima sintesi unitaria possibile. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: siamo per  la massima unità a sinistra, ma propugniamo forme unitarie che non richiedono alle sue componenti la rinuncia all’autonomia politica ed organizzativa. Si ad un soggetto unitario, no ad un soggetto unico! La proposta che avanziamo è di dare vita ad un fronte unitario della sinistra, ed in relazione ad essa, nelle prossime settimane, ricercheremo il più ampio confronto possibile. Puntiamo a ricostruire un soggetto comunista al passo con i tempi  (non intendiamo “scimmiottare” il PCI che abbiamo conosciuto), che sappia fare tesoro della parte migliore della storia del movimento comunista italiano ed internazionale.
Conflitto capitale lavoro, portare nello scontro sociale e nella dialettica politica una visione generale delle contraddizioni dello sviluppo capitalistico, rappresentare la prospettiva storica del socialismo e del comunismo quale risposta alla crisi di civiltà nella quale sta precipitando il capitalismo. Puntiamo ad un soggetto strutturato, capace di raccogliere organicamente le forze attorno ad un progetto politico ed organizzativo chiaro sul piano dell’identità,  dei riferimenti internazionali, degli interessi di classe che intende rappresentare, dei simboli, delle scelte strategiche, etc

Più Stato, meno mercato, abbiamo chiara la necessità di rilanciare il ruolo dello Stato nell’economia e nella finanza. Noi siamo per una sanità pubblica, gratuita, di qualità, e diciamo no alla compartecipazione alla spesa da parte dell’utenza, no ai ticket! Vogliamo riaffermare il diritto alla salute, lo stesso non può essere subordinato alle condizioni economiche dei singolo, la sanità deve essere pagata con la fiscalità generale. Noi diciamo che occorre  una scuola pubblica, gratuita, di qualità: non è una buona scuola quella che ci hanno proposto, tutt’altro! Noi vogliamo che la scuola, l’università, la cultura ritornino ad essere un diritto per tutti e non una questione per pochi, di censo. Tutti debbono potere aspirare ad essere parte della classe dirigente di domani, non possiamo consentire che l’attuale riproduca semplicemente se stessa. Questa dimensione ideale, ideologica, programmatica, ci chiama ad un grosso sforzo relativamente a ciò che dobbiamo essere, a ciò che deve essere il Partito, la sua struttura.
Rifondare il PCI perchè serve un partito che sappia fare leva sempre più sull’intelligenza  collettiva, capace di ridare protagonismo, di coinvolgere chi non si rassegna. Siamo costretti, oggi, ad essere un partito di quadri e di militanti, ma coltiviamo l’ambizione di potere esercitare presto un’ influenza di massa,  di divenire un partito di massa. Ecco perché la costituente per la ricostruzione del  Partito Comunista. Noi non guardiamo indietro ma avanti, il nostro non è un punto di arrivo ma di ripartenza. Facciamo tale scelta perché sono i fatti che dimostrano, per dirla con uno slogan conosciuto, che “non c’è lotta non c’è conquista senza un forte Partito Comunista”

Per info e contatti: http://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/

Andrea 'Perno' Salutari

Nessun commento:

Posta un commento