giovedì 1 settembre 2016

In Brasile un colpo di Stato

Il nuovo presidente Temer è un informatore degli Stati Uniti
In Brasile, un colpo di stato. Senza armi. Un colpo di stato che con la corruzione ha sfruttato le regole democratiche. Un "gioco politico" falsato, non popolare, ma bensì oligarchico. Il Senato brasiliano ha ufficialmente approvato la destituzione del Presidente Dilma Rouseff con 61 voti favorevoli, 20 i contrari.
Per la destituzione erano necessari il voto dei due terzi, 54 su 81.
Ma, dato curioso, l'altro voto, quello riguardante l'ineleggibilità per 8 anni della Rouseff, è stato negativo e potrà quindi candidarsi alle prossime elezioni.
Finisce così il governo progressista del Brasile che univa ad un compatto centrosinistra, partiti e movimenti del centrodestra.
Il nuovo presidente del Brasile è Michel Temer, già vicepresidente dal 2011. L'ex braccio destro di Rouseff è il leader del Partito del Movimento Democratico Brasiliano, liberale e conservatore. Nei mesi scorsi Wikileaks aveva diffuso la notizia che Temer aveva agito da informatore per l'Ingelligence degli Stati Uniti d'America.
Un colpo di stato non contro una donna, eletta democraticamente presidente, ma contro un governo progressista, contro i diritti del lavoro, della case, dell'istruzione, della sanità. Un golpe contro il socialismo.


La lettera di Lula a Maduro
Nei giorni scorsi l'ex presidente del Brasile, Lula, ha scritto una lettera aperta all'attuale presidente del Venezuela, Maduro.
Non poteva mancare la denuncia sul falso processo di impeachment brasiliano. (fonte Antidiplomatico)

"Nel 2014 la Presidente Dilma è stata rieletta con 54 milioni di voti, sconfiggendo una potente coalizione di partiti, imprese e mezzi di comunicazione che predica una regressione storica per il paese attraverso la riduzione di importanti programmi di inclusione sociale, la soppressione di diritti basici della classe popolare e la vendita del patrimonio pubblico costruito con il sacrificio di innumerevoli generazioni di brasiliani"

Una vittoria elettorale ottenuta nel 2002, 2006, 2010, 2014. Ma la coalizione avversaria - prosegue Lula - non ha accettato la sconfitta e ha cercato di sovvertire l'esito usando tutti i mezzi legali e poi, successivamente con la strada del sabotaggio e del golpe.

"Dopo aver esaurito tutti i mezzi legali - denuncia Lula - piuttosto che rispettare la decisione sovrana degli elettori, tornando a svolgere il legittimo ruolo dell’opposizione, come ha sempre fatto il PT nelle elezioni perse, i partiti sconfitti e i grandi mezzi di comunicazione si sono ribellati alle regole del regime democratico, cominciando a sabotare il governo e a cospirare per prendere il potere con mezzi illegittimi"

Lula descrive la Rouseff come "una donna integra la cui onestà viene riconosciuta anche dagli avversari più tenaci (…) mai accusata di nessun atto di corruzione"
Per l'ex presidente del Brasile questo processo è "puramente politico, viola apertamente la Costituzione e le regole del sistema presidenzialista, nel quale il popolo elegge direttamente il Capo dello Stato e di governo ogni quattro anni"  



Mozione di solidarietà con il popolo brasiliano, la presidente Dilma Rousseff, il PT e il PCdoB
Fonte resistencia.cc, tradotta in italiano da Marx21.it

I Partiti Comunisti e Rivoluzionari riuniti a Lima, in Perù, esprimono piena solidarietà al popolo brasiliano, alla presidente legittima, Dilma Rousseff, al Partito dei Lavoratori, al Partito Comunista del Brasile e a tutte le forze progressiste del paese, nel momento in cui si sta compiendo il colpo di Stato dal carattere antidemocratico, antipopolare e antinazionale.
Questo colpo di Stato si propone di liquidare le conquiste democratiche, sociali e nazionali che il popolo brasiliano ha ottenuto con la presenza, per 13 anni, dei governi progressisti, di Lula e di Dilma. Il colpo di Stato in Brasile è parte della strategia dell'imperialismo e delle classi dominanti brasiliani tesa alla conquista del potere politico come condizione essenziale per sfruttare il popolo e saccheggiare la nazione.
Le forze golpiste, durante il governo ad interim e usurpatore degli ultimi 100 giorni, hanno messo in atto una controriforma politica, una regressione antidemocratica dello Stato brasiliano, la totale apertura al capitale finanziario internazionale, il ritorno della privatizzazione, la sottomissione ai dettami del capitale monopolistico, e si sono impegnate a promuovere l'abrogazione delle leggi che garantiscono i diritti sociali e del lavoro, e una battuta d'arresto di civiltà, con la minaccia della revoca dei diritti civili e dei diritti umani. Sul piano della politica estera, i golpisti stanno liquidando le conquiste di una politica indipendente, che garantisce l'integrazione regionale, la solidarietà e l'inserimento del Brasile nel mondo, a partire da una visione contraria all'egemonia delle grandi potenze e in difesa della pace mondiale.
Il colpo di Stato in Brasile è un'aggressione contro tutti i popoli e le nazioni amiche dell'America Latina, e per questa ragione lo condanniamo e respingiamo energicamente.


Bolivia, Ecuador, Venezuela, Argentina, Uruguay, Cuba e Stati Uniti sul golpe
Il presidente dell'Ecuador, Correa, ha definito il golpe "un'apologia dell'abuso e del tradimento" che "ci ricorda le ore più oscure della Nostra America"

Il presidente del Venezuela, Maduro, ha condannato il golpe, ha deciso di ritirare il suo ambasciatore e congelare le relazioni politiche e diplomatiche con "il governo sorto da questo golpe parlamentare". La cancelleria del Venezuela, in un comunicato, ha parlato di "un tradimento storico contro il popolo del Brasile, ed un attentato contro l'integrità della mandataria più onesta in esercizio della presidenza di questo paese"

Il presidente della Bolivia, Morales, ha condannato "il golpe parlamentare contro la democrazia brasiliana", e ha dato la sua solidarietà a Dilma, a Lula e a tutto il loro popolo in queste ore difficili.

L'ex presidente dell'Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, ha denunciato il "golpe istituzionale che ha violentato la sovranità popolare" e ha espresso solidarietà al popolo brasiliano, a Dilma, a Lula, e ai comapgni del PT.

L'ex presidente dell'Uruguay, Mujica, ha affermato che bisogna dare il giusto nome alle cose, "quello che abbiamo abuto in Brasile è stato un colpo di stato" e "tutta questa discussione del Senato è stato un grande pantomima". L'ex presidente ha denunciato il golpe affermando che la decisione era stata presa altrove e che il Senato è stato solo "un palcoscenico allo scopo di ingannare l'opinione pubblica e dare una parvenza di giudizio"
"C'è stata una decisione politica di vagliare il diritto di questo governo. Ci fu una decisione politica che ha cercato di riorganizzare l'artificio giuridico per la scopo di avere certe cose a comparire presso il parere della gente e il mondo", ha continuato.

Il Governo Rivoluzionario della Repubblica di Cuba respinge con forza il colpo di stato parlamentare contro il presidente Dilma il quale manca di rispetto alla volontà sovrana del popolo.
Per Cuba, "durante i governi di Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff, c'è stato un modello economico e sociale che ha permesso al Brasile di fare un salto in alto sulla crescita economica, con l'inclusione sociale, con la difesa delle sue risorse naturali. Combattendo la povertà, con l'espansione delle opportunità nel campo dell'istruzione e della salute delle persone, compresi i settori fino ad allora emarginati"

"Il Brasile di Lula e Dilma merita la lode per la forza dei suoi esecutivi su questioni cruciali come la difesa della pace, lo sviluppo, l'ambiente e programmi anti-povertà. Le forze oggi al potere invece hanno annunciato misure di privatizzazione su riserve di petrolio in acque profonde e tagli ai programmi sociali. Hanno inoltre definito una politica estera che favorisce i rapporti con i grandi centri di potere interna-zionale"

"Quello che è successo in Brasile è un'altra espressione dell'offensiva dell'imperialismo e dell'oligarchia contro i governi rivoluzionari e progressisti in America Latina e nei Caraibi"

"Cuba riafferma la sua solidarietà con il presidente Dilma e il compagno Lula, il Partito dei lavoratori, ed esprime la sua fiducia nel fatto che il popolo brasiliano difenderanno i guadagni sociali raggiunti, si opporrà con determinazione alle politiche neoliberali che cercheranno di imporre, a partire dall'espropriazione delle sue risorse naturali"


Unica voce favorevole quella degli Stati Uniti che hanno già applaudito il colpo di stato. Il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, ha affermato che "questa è stata una decisione presa dal popolo brasiliano, e loro la  rispettano perchè le istituzioni democratiche in Brasile hanno agito all'interno del loro quadro costituzionale"


La solidarietà della FGCI
"Quello andato in scena poche ora fa in Brasile  è un colpo di stato vero e proprio, un rovesciamento della volontà popolare attraverso l’uso politico della magistratura e delle accuse penali, rivelatesi prive di fondamento per stessa statuizione degli organi giudiziari brasiliani, col fine unico di destituire la legittima presidente brasiliana, la compagna Dilma Rousseff.
E’ comune la valutazione, da parte delle forza comuniste e rivoluzionarie del mondo, che si tratti del tentativo, andato in porto, di archiviare un decennio di progresso e conquiste sociali ottenute dal popolo brasiliano grazie ai governi progressisti di Lula e Dilma, governi in cui il supporto e l’azione del Partido Comunista do Brasil è stato fondamentale. L’inizio di questa ondata reazionaria che sta travolgendo il continente latinoamericano è databile coi tentativi, tuttora in corso, di sovvertire il legittimo governo del Venezuela bolivariano, in particolare contro il presidente Maduro. Una ondata passata anche attraverso la sconfitta delle forza popolari in Argentina nei mesi scorsi.
Più  in generale, a livello mondiale prosegue, anche in forme inedite, la politica destabilizzatrice dell’imperialismo made in USA, che tende all’annullamento della volontà e della sovranità popolare, dell’indipendenza nazionale e allo stroncamento dei processi rivoluzionari mondiali. Lo abbiamo scritto più vote: la guerra e l’attacco in corso a livello mondiale sono rivolti ai paesi emergenti BRICS, visti – a ragione- come un temibile concorrente e avversario dagli USA e dall’imperialismo, a causa della superiorità economica, politica, diplomatica (e militare, in un futuro non troppo lontano) che contraddistingue la qualità delle relazioni tra questi Paesi e il mondo, e  in particolare l’asse tra Russia e Cina.
Lo scopo di questa offensiva da parte degli USA e dell’imperialismo è chiaro: colpire i governi sovrani, indipendenti e progressisti per isolare e neutralizzare l’asse tra Russia e Cina, il cuore della “minaccia” all’egemonia americana sul mondo. Il conseguimento dello status formale di alleato miilitare degli Stati Uniti d’America da parte dell’India, denunciato e condannato alcuni giorni fa da parte del Partito Comunista d’India (Marxista), è un’ ulteriore mossa posta in essere in questa strategia del conflitto globale.
La Federazione Giovanile Comunista Italiana, nel ribadire la sua costante vicinanza e solidarietà al popolo brasiliano, ai compagni del Partido Comunista do Brasil e della UJS, al governo legittimo e alla presidente Dilma Rousseff, si impegna alla mobilitazione – raccogliendo l’appello della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, di cui la FGCI è componente – alla denuncia militante del colpo di stato. Chiediamo al governo italiano di non riconoscere la legittimità del nuovo governo Temer e di congelare le relazioni diplomatiche con i nuovi assetti politici istituzionali sorti con il golpe.
La FGCI invita tutti i suoi militanti alla mobilitazione, all’opera di controinformazione sui fatti accaduti in Brasile e alla vigilanza democratica
"



L'ultimo discorso del presidente Dilma Rouseff (lunedì 29/08/2016)
Per leggere il discorso integrale in inglese (http://www.pt.org.br/blog-secretarias/speech-dilma-rousseff-to-the-senate-federal-english/)
"Il 1 ° gennaio 2015 ho assunto il mio secondo incarico come Presidente della Repubblica del Brasile. Sono stata eletta con più di 54 milioni di voti.
Al mio insediamento ho promesso di sostenere, difendere e rispettare la Costituzione, di rispettare la legge, di promuovere il benessere generale del popolo brasiliano, di sostenere l'unione, l'integrità e l'indipendenza del Brasile. Ho sempre creduto nella democrazia e dello stato di diritto, e ho sempre visto la costituzione del 1988 come uno dei grandi successi del nostro popolo.  In questo viaggio per difendermi dal impeachment, ho vissuto più da vicino la mia gente e ho avuto la possibilità di ascoltare il loro riconoscimento, di ricevere il loro affetto. Ho anche sentito forti critiche contro la mia amministrazione, gli errori commessi, le misure e le politiche che non sono stati adottati. Io umilmente accettare queste critiche, perché come tutti ho i miei difetti e posso commettere errori.

Tra i miei difetti non c'è la slealtà e vigliaccheria. Non tradisco gli impegni che prendi, i principi che sostengo, o coloro che combattano al mio fianco. Nella lotta contro la dittatura, il mio corpo ha ricevuto i segni delle torture. Per anni ho sopportato la sofferenza per la detenzione. Ho visto fratelli e sorelle violentate, anche uccisi. A quel tempo, ero molto giovane. Avevo paura della morte, dei postumi della tortura sul mio corpo e l'anima. Ho resistito. Ho resistito contro la tempesta e il terrore che aveva cominciato a inghiottire me, nel buio dei tempi amari che il paese ha attraversato. Non ho cambiato parte, ho continuato a lottare per la democrazia.

Ho dedicato tanti anni della mia vita alla lotta per una società senza odio e intolleranza. Ho combattuto per una società libera da pregiudizi e discriminazioni. Ho combattuto per una società in cui non vi era alcuna povertà o persone escluse. Ho combattuto per un Brasile sovrano, volevo l' uguaglianza e la giustizia.
Sono orgogliosa di questo. Quando si crede, si combatte.

A quasi 70 anni di età, non sarebbe ora, dopo essere diventata una madre e una nonna, di abdicare i principi che mi hanno sempre guidato.
Ho esercitato la Presidenza della Repubblica, ho onorato l'impegno che ho preso per il mio paese, per la democrazia, per lo Stato di diritto. Sono stata intransigente nella difesa dell'onestà nella gestione della cosa pubblica. Ecco perché, di fronte alle accuse che mi sono mosse in questo processo, non posso sentire, ancora una volta, in bocca il sapore aspro e amaro di ingiustizia.

Ed è per questo, che come in passato, io resisto.

Non aspettatevi da me il silenzio ossequioso dei codardi. In passato, con le armi, e oggi, con la retorica legale, ancora una volta, la democrazia e lo Stato di diritto mi sono state tentate contro. Resistere. Sempre resistere. Resistere a risvegliare le coscienze che stanno ancora dormendo in modo che, insieme, possiamo mettere piede a terra, anche se la terra trema e minaccia di inghiottire di nuovo.

Non mi batto per il mio ufficio o per vanità o per qualche attaccamento al potere, come si addice a coloro che non hanno carattere, principi o utopie da conquistare. Io lotto per la democrazia, per la verità, e per la giustizia. Io combatto per la gente del mio paese, per il loro benessere.
Molti oggi mi chiedono da dove proviene la mia energia. Viene da quello in cui credo. Posso guardare indietro e vedere tutto quello che abbiamo fatto. Guardare avanti e vedere tutto quello che hanno ancora bisogna fare e si potrà fare. Ancora più importante, posso guardarmi e vedere il volto di una persona che, pur segnata dal tempo, ha la forza per difendere le sue idee ed i suoi diritti.

Ancora una volta nella mia vita, sarò giudicatà. Ed è perché la mia coscienza è assolutamente tranquilla in relazione a quello che ho fatto, nell'esercizio della Presidenza della Repubblica, che vengo in prima persona di fronte a chi mi giudicherà. Vengo per vedere direttamente negli occhi e dire, con la serenità di chi non ha nulla da nascondere, che non ho commesso alcun reato di responsabilità. Non ho commesso i reati di cui ingiustamente e arbitrariamente sono stata accusata.

Oggi, il Brasile, il mondo, la storia ci guarda e attendel'esito di questa procedura impeachment, [...] un colpo di stato contro la Costituzione. Un colpo di stato che, se attuata, comporterà l'elezione indiretta di un governo usurpatore. L'elezione indiretta di un governo che, ancora durante il suo periodo di transizione, non ha donne nei suoi ministeri, quando la gente, nelle votazioni, ha scelto una donna a capo del paese. Un governo che può fare a meno dei neri nella composizione del suo gabinetto e ha già dimostrato disprezzo per la piattaforma scelta dal popolo nel 2014.

Ciò che è in gioco nel processo di impeachment non è solo il mio mandato. Ciò che è in gioco è il rispetto per le elezioni, la volontà sovrana del popolo brasiliano, e la Costituzione. La posta in gioco sono i risultati degli ultimi 13 anni: i guadagni della popolazione, delle persone più povere e la classe media; protezione dei bambini; i giovani di arrivare a università e scuole tecniche; la valorizzazione del salario minimo; medici curanti della popolazione
Ciò che è in gioco è il futuro del nostro paese, l'opportunità e la speranza di un ulteriore movimento in avanti.

Senatori, nel sistema presidenziale come stabilito dalla nostra Costituzione, non è sufficiente perdere la maggioranza in parlamento per rimuovere un presidente. Ci deve essere un crimine di responsabilità. Ed è chiaro che non c'era tale crimine. [...] La verità è che il risultato elettorale 2014 è stato un colpo terribile contro i settori della élite conservatrice brasiliana. Dal momento dell'annuncio dei risultati elettorali, i partiti che sostenevano il candidato sconfitto alle elezioni hanno detto che le elezioni erano state truccate, hanno chiesto verifiche, hanno messo in discussione i miei conti, e dopo il mio insediamento, inesorabilmente hanno cercato qualcosa che poteva giustificare un processo di impeachment.

Come è tipico delle élite conservatrici e autoritarie, incapaci di accettare nella sovranità popolare la legittimazione di un governo. Volevano il potere a qualsiasi prezzo. Hanno fatto di tutto per destabilizzare me e il mio governo. La prospettiva di un impeachment è diventato il tema centrale dell'agenda politica e giornalistica solo due mesi dopo la mia rielezione, nonostante l'evidente mancanza di fondamento che giustifichi questa mossa radicale. [...]

Curiosamente, sarò giudicata, per delitti che non ho commesso
Si tratta di una azione deliberata che si basa sul complice silenzio dei settori dei media brasiliani.
La democrazia è violata e un innocente è punito. Questo è lo sfondo che segna il giudizio che si terrà per la volontà di coloro che hanno gettato pretesti infondati accusatorie contro di me. Siamo ad un passo dal consumare una perturbazione istituzionale seria. Siamo ad un passo da un vero e proprio colpo di Stato. [...]

E 'stato dimostrato che non ho intenzionalmente agito in nulla. Le azioni intraprese sono state interamente dedicate agli interessi della società. Essi non hanno ferito il tesoro o delle finanze pubbliche. Premetto ancora una volta, come ho fatto nella mia difesa per tutto questo tempo, che questo processo è guastato, dall'inizio alla fine, da sviamento di potere clamoroso. [...]

Non ho mai rinunciare a una lotta.
Ammetto che il tradimento, le aggressioni verbali, e la violenza mi hanno travolta e fatto male. Eppure questi brutti momenti sono stati di gran lunga superati dalla solidarietà, dal sostegno e dalla disponibilità a combattere di milioni di donne brasiliane e uomini in tutto il paese. Per mezzo di manifestazioni di piazza, incontri, seminari, libri, spettacoli, mobilitazioni su internet, la nostra gente sta resistendo per combattere il colpo di stato.

In questo periodo, le donne brasiliane sono state un baluardo fondamentale per la mia resistenza. Mi hanno coperto di fiori e mi ha protetto con la loro solidarietà. partner infaticabili in una battaglia in cui la misoginia e il pregiudizio hanno mostrato gli artigli, le donne brasiliane hanno espresso, in questa lotta per la democrazia ei diritti, la loro forza e la resistenza. Donne brasiliane coraggiose, che ho l'onore e il dovere di rappresentare come il primo presidente donna del Brasile.

Arrivare a questo stadio di questo processo impegnati a soddisfare una richiesta da parte della maggioranza dei brasiliani: chiamarli a decidere, nelle votazioni, circa il futuro del nostro paese. Il dialogo, la partecipazione e il voto libero e gratuito sono le armi che abbiamo per la salvaguardia della democrazia.
La mia mente è in pace. Non ho commesso alcun reato di responsabilità. Le accuse rivolte contro di me sono ingiuste e improprie. [...]

Nonostante le differenze, soffro di nuovo con la sensazione di ingiustizia e la paura che, ancora una volta, la democrazia dovrà essere condannata insieme a me. E non ho dubbi che, anche questa volta, saremo tutti giudicati dalla storia.
Due volte ho visto di fronte alla morte: quando sono stata torturata per giorni, sottoposta a maltrattamenti; e quando una malattia grave e estremamente dolorosa avrebbe potuto abbreviare mia esistenza.

Oggi ho paura solo per la morte della democrazia, per la quale molti di noi in questa sala plenaria hanno combattuto con i nostri migliori sforzi.

Ribadisco: io rispetto quelli che mi giudicheranno. Io non tengo alcun rancore per coloro che voteranno per la mia rimozione. Io rispetto e sono particolarmente affezionata a coloro che hanno combattuto così ferocemente per la mia assoluzione, a cui sarò eternamente grato."




La guerra neoliberale al Socialismo XXI
I governi progressiti dell'America Latina sono sotto attacco. L'Argentina e il Brasile, le due principali forze del continente, hanno sbandato a destra, e per farlo sono stati usati tutti i mezzi legali, a partire dai tradimenti, dalla corruzione e dalla bramosia di potere. La Bolivia, il paese socialmente più in crescita, deve gestire continue provocazioni e scontri armati, nei giorni scorsi è stato torturato e poi assassinato il vice ministro dell'interno.
Nel Venezuela post Chavez la guerra civile è ipotizzabile se l'opposizione non riuscirà, democraticamente, a sconfiggere il PSUV e i suoi alleati. In Ecuador il prossimo anno ci saranno nuove elezioni.
Il vicepresidente venezuelano, Aristobulo Isturiz, ha denunciato che in America Latina c'è "un processo di nuova colonizzazione con l'obiettivo di instaurare forze neoliberali nel potere e distruggere i governi progressisti". I settori della destra, con il sostegno statunitense, hanno deciso di aumentare i piani destabilizzanti in tutta l'area e la resistenza dell'ala progressista è tenace, ma al momento non sufficiente.

Il caso brasiliano ci rimanda al passato sudamericano, ai tradimenti per la conquista del potere.
Le oligarichie del latinoamerica e l'imperialismo USA stanno lottando per recuperare tutte le posizione perdute. Per farlo sono pronti ad usare ogni mezzo, democratico, militare o "falsamente" legale come dimostra il caso brasiliano.
Una donna, un partito, che ha sempre vinto regolarmente le elezioni con un ampio consenso popolare. Consenso che tutt'ora, nonostante l'attacco dei media, mantiene.
I golpisti non nascondono il loro progetto: distruggere il Socialismo XXI, prendere il potere.
Ma nonostante la battaglia persa, la resistenza non è morta. Il socialismo sudamericano ha di fronte una nuova sfida, difficile.
Capire i propri errori, e affrontare con più forza popolare i vecchi e nuovi nemici.
L'unità d'azione, la mobilitazione permanente, la lotta dura per non interrompere l'esperienza del Socialismo XXI.

Andrea 'Perno' Salutari

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