"Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte. Dio di misericordia il tuo bel Paradiso lo hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso per quelli che han vissuto con la coscienza pura l'inferno esiste solo per chi ne ha paura" (De Andrè)
In questi ultimi anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, siamo sommersi da analisi di economisti liberali che sono delle vere e proprie trame da film horror. Le loro ricette per tentare di sistemare le falle del loro sistema sono orrori che uccidono, non solo moralmente, delle intere generazioni. Noi siamo persone rinchiuse nello zoo del sistema, ma per la politica e l'economia siamo dei numeri, delle merci da usare e gettare per i loro profitti. Credo sia questo una delle radici di un disagio sociale tragico che solo per un'inefficente risposta politica si riversa nella ribellione non organizzata o apatia sociale. Diverse volte ho parlato delle morti sul lavoro. Inutile ricordare che noi interinali veniamo sbattuti spesso in catena di montaggio senza le minime misure di sicurezza. Nonostante la crisi economica e di conseguenza una riduzione del lavoro, i morti sul lavoro non diminuiscono.
Dall'inizio dell'anno ci sono stati 474 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne oltre 800 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. Erano 408 sui luoghi di lavoro il 20 settembre del 2010, l'aumento e' del 14%. (2)
La tragedia in Europa, nel Mondo e in Italia
Io però oggi vorrei dare maggior risalto ad un'altra tipologia di morte bianca: il suicidio. So di quel che parlo, e penso che solo noi reietti possiamo appieno comprendere il disagio sociale e la sofferenza interiore causata dal sistema. Non tutti forse comprenderanno quel che dico, ma i suicidi causati dagli effetti della crisi economica sono a tutti gli effetti morti bianche. Pochi sottolineano queste tragedie in aumento sostanziale in Europa, i media censurano o marginano le notizie a riguardo per un motivo semplice. Un suicidio causato dalla crisi del sistema capitalista è una crudele e selvaggia conseguenza della mancanza di una giustizia sociale, è una critica tragica della nostra società che considera merci gli essere umani.
Per capire meglio l'enormità della tragedia sono costretto ad ubriacarvi coi numeri.
Nell’Unione Europea, secondo un rapporto della Commissione europea, ogni anno ci sono circa 58mila suicidi, contro 50mila vittime di incidenti automobilistici e 5mila omicidi. Il suicidio è quindi la principale causa di morte in Europa, sorpresi? (1)
Il fenomeno è in netto aumento tra le nuove generazioni. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 su The Lancet, in Europa per ogni incremento del 3% della disoccupazione, crescono del 30% le morti dovute a eccesso di alcool e aumenta di quasi il 5% il tasso dei suicidi. Ecco il prezzo della depressione economica. (3)
La Grecia è la nazione europea che sta più soffrendo la crisi economica, anche se l'Italia, insieme a Spagna, Portogallo, ecc inevitabilmente presto gli faranno spiacevolmente compagnia. Per questo motivo pubblicando i loro dati in realtà sto pubblicando la prospettiva futura di diverse nazioni.
I dati ufficiali del ministero della Salute ellenico, mostrano un aumento del 40% dei suicidi nei primi cinque mesi dell’anno in corso, rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Ripeto: aumento del 40%. Cifre che terrorizzano, tragedie provenienti dai bassifondi della popolazione continuamente ignorate dall'informazione. (4)
Gli effetti della crisi economica hanno caratterizzato l’ondata di suicidi anche in uno dei paesi più ricchi del mondo. In Giappone che nel 2009 ha registrato più di 32.000 casi. Secondo i dati definitivi presentati a Tokyo dalla polizia nazionale, il numero di suicidi lo scorso anno si è attestato a 32.845 casi, con un incremento dell’1,85% sul 2008. Le morti volontarie direttamente legate alla perdita del posto di lavoro sono schizzate del 65,3%, a 1.071 casi. (5)
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile sta sfiorando il 30%. (6) La quota è in aumento di oltre 9 punti percentuali rispetto all'inizio della crisi, nel 2007, quando la disoccupazione giovanile era il 20,3%. E' un dato in sensibile aumento che sprigiona la disillusione verso questa società. C'è da sottolineare che la quasi totalità dei "fortunati" giovani che hanno un lavoro sono precari e con salari bassissimi con diritti spesso assenti. A caratterizzare il fenomeno nel 2009 è senza dubbio il suo forte legame con la crisi economico-occupazionale: Sono stati 2.986 i suicidi commessi in Italia nel corso del 2009, con un aumento del 5,6% rispetto all'anno precedente. Sono stati infatti 357 i suicidi compiuti da disoccupati nel 2009, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008 generalmente compiuti da persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valori assoluti, pari al 76%, a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione). (7)
I dati ed i numeri non devono e non possono spiegare l'emotività e svelare tutta la tragedia che nascondono. Il principio del problema nasce anche da qui: per il sistema siamo solo numeri. La politica e le istituzioni, oltre alle buone e false frasi di circostanza, non agiscono contro questo disagio sociale, lo accrescono. Non possono neanche comprendere il crollo personale di uomini che faticano ad arrivare alla fine del mese. Uomini che si vergognano e si sentono falliti nel non portare a casa una pagnotta per sè e famiglia. La disperazione della disoccupazione, la disillusione di un cambiamento positivo, la rabbia verso un sistema ostile che combatte contro di noi una guerra sociale. Tutto questo sfocia nei suicidi dei più deboli che distruggono intere famiglie tra l'indifferenza dello stato. Il capitalismo dal volto omicida è da fermare. Troppe chiacchiere sono inutili. Servirebbe agire con forza, costruire un polo anticapitalista forte e compatto e combattere questa guerra contro il sistema. La crisi la stiamo pagando noi, anche oltre il limite, con il sangue e le vite strozzate.
"Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte." (Arthur Schopenhauer)
Andrea 'Perno' Salutari
Un polo anticapitalista che sappia rispettare le tradizioni nazionali, come in Palestina, per esempio
RispondiEliminaIl dramma della perdita del lavoro si tramuta in una strage: secondo l'Eures nel 2009 ci sono stati 357 suicidi tra i non occupati. "E' il dato più alto da decenni. La matrice economica è sempre più forte. Chi non lavora perde l'identità e la fiducia"
RispondiEliminaTrecentocinquantasette morti, uno al giorno. Una strage. E' enorme il numero coloro che non hanno resistito alla frustrazione, alla disperazione e alla difficoltà di tirare avanti, giorno dopo giorno, senza uno straccio di lavoro. Sono i suicidi della crisi, coloro che si sono tolti la vita anche perché disoccupati. E' la cifra eclatante e drammatica resa nota da Eures, il portale europeo della mobilità professionale e riguarda il 2009.
Secondo Eures in quell'anno, in Italia si sono tolte la vita 2.986 persone, il 5,6 per cento in più dell'anno precedente. E con il loro numero, cresce anche l'interdipendenza con la crisi: i suicidi compiuti da disoccupati, nello stesso anno, sono stati 357, praticamente uno al giorno, il 37,3 per cento in più rispetto ai 260 del 2008, mentre i suicidi per ragioni economiche hanno raggiunto sempre due anni fa il valore più alto dell'ultimo decennio: 198 casi, il 32 per cento in più rispetto al 2008 e il 67,8 per cento rispetto al 2007. Sono alcuni dei dati contenuti nell'ultimo report sul fenomeno curato dall'Eures.
L'incremento assoluto del numero dei suicidi, in controtendenza rispetto al biennio precedente, investe sia le donne (+1,6 per cento) sia gli uomini (+5,6 per cento), ma l'incidenza della componente maschile (78,5 per cento) raggiunge nel 2009 il valore più alto mai registrato negli ultimi decenni.
A preoccupare di più i ricercatori dell'istituto di ricerche economiche e sociali è proprio il crescente rilievo della "matrice" economica: 272 dei disoccupati suicidi nel 2009, cioè tre su 4, erano soggetti espulsi dal mercato del lavoro. E in ogni caso il lavoro "anche in termini relativi costituisce un vero e proprio discrimine nella lettura del fenomeno": nel 2009 si sono registrati ben 18,4 suicidi ogni 100mila disoccupati contro 4,1 tra gli occupati.
I suicidi per motivi economici arrivano a rappresentare nel 2009 il 10,3 per cento del fenomeno "spiegato" (non considerando cioè i casi di cui non si e' stabilita una motivazione) a fronte di appena il 2,9 per cento rilevato per il 2000: il suicidio per ragioni economiche rappresenta un fenomeno quasi esclusivamente maschile (95 per cento dei casi nel 2009) "a conferma di come questo si leghi alla acquisizione/perdita di identità e di ruolo sociale definita dal binomio lavoro/autonomia economica".
http://www.rassegna.it/articoli/2012/01/3/81596/in-italia-si-suicida-un-disoccupato-al-giorno