martedì 6 marzo 2012

Che ne sarà stato di lui?

Sono entrato dal barbiere con la disposizione consueta, col piacere che mi dà il fatto di poter entrare senza imbarazzo nei luoghi conosciuti. La mia sensibilità al nuovo è terribile: mi sento calmo solo nei luoghi in cui sono già stato.
Mentre mi accomodavo sulla poltrona mi è venuto fatto di domandare al garzone che mi stava collocando intorno al collo un lino freddo e pulito, come stesse il suo collega che serviva alla poltrona accanto, quel tipo spiritoso, più anziano di lui, che era malato. Glielo ho domandato senza che mi premesse sapere: è stata una domanda suggerita dal luogo e dal ricordo. "E' morto ieri" mi ha risposto senza tono la voce che stava dietro di me e le cui dita stavano finendo di inserire l'asciugamano fra la mia nuca e il mio colletto. Tutto il mio immotivato buonumore è svanito all'improvviso, come il barbiere della poltrona accanto assente per l'eternità. E' sceso il freddo sui miei pensieri. Non ho detto niente.

Nostalgia! Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l'angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita. Volti che vedevo abitualmente nelle mie strade abituali: se non li vedo più mi rattristo; eppure non mi sono stati niente, se non il simbolo di tutta la vita.

Il vecchio anonimo dalle ghette sporche che mi incrociava quasi sempre alle nove e mezzo del mattino? Il venditore zoppo dei biglietti della lotteria che mi seccava senza successo? Il vecchietto tondo e rubizzo, col sigaro in bocca, che sostava sulla porta della tabaccheria? Il pallido tabaccaio? Cosa ne sarà di tutti costoro che, solo per averli sempre visti, hanno fatto parte della mia vita? Domani anch'io scomparirò da Rua da Prata, da Rua dos Douradores, da Rua dos Fanqueiros. Domani anch'io - l'anima che sente e pensa, l'universo che io sono per me stesso - sì, domani anch'io sarò soltanto uno che ha smesso di passare in queste strade, uno che altri evocheranno vagamente con un "che ne sarà stato di lui?". E tutto quanto ora faccio, quanto ora sento e vivo non sarà niente di più che un passante in meno nella quotidianità delle strade di una città qualsiasi. 

Fernando Pessoa (Il libro dell'inquietudine - 7)

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