Sei tesi per una discussione su un’unità utile per tutti i comunisti ovunque collocati
I Comunisti Uniti 2.0 hanno sviluppato alcune tesi di discussione per rilanciare un confronto politico oggi troppo relegato agli equilibri elettoralistici che mirano alla mera sopravvivenza.
1) Contro Monti e contro tutte le forze che lo sostengono.
2) Dal “menopeggismo” all’anticapitalismo.
3) Per un programma minimo di classe.
4) Indipendenza politica e sindacalismo di classe.
5) Fuori dai diktat della Troika. Fuori dalla Nato.
6) La battaglia delle idee contro l’ideologia dominante.
Il testo completo alla pagina e i primi contributi
Per proseguire il dibattito vi invitano a intervenire liberamente scrivendo alla mail: contributi@comunistiuniti.it
Pubblico qui sotto il mio contributo (1)
I comunisti sventolano bandiera bianca
I comunisti esistono? Il loro ruolo marginale …
Penso che tutti noi siamo concordi sull’opposizione seria, concreta, visibile al commissariamento europeo, al governo Monti e ai partiti (PD, Terzo Polo, PDL) che lo sostengono. Berlusconi non è caduto per merito nostro, il governo Monti finirà il mandato non per causa nostra, il prossimo governo continuerà con l’austerità. I comunisti in tutto questo non stanno svolgendo alcun ruolo rilevante e non ci dobbiamo stupire quando per le strade, nei rioni, nei mercati ci chiedono: “ma esistete ancora?”
Siamo ininfluenti in buona parte d’Italia. In un’era dove conta quasi solo apparire in quella scatola che chiamano TV (specie nei telegiornali) non appariamo, o se lo facciamo siamo emarginati. Ma quando appariamo, fatichiamo a comunicare una prospettiva chiara, rivoluzionaria o meno che sia. Perché i comunisti si aggrappano alle situazioni, al movimento, all’alleanza, e mancano di una progettualità autonoma, alternativa, di prospettiva a lungo medio termine. Ci aggrappiamo sempre al masso cedevole e restiamo ancorati per terra. Va benissimo essere d’accordo che Monti è l’uomo della UE, va benissimo dire che i partiti che lo sostengono sono nemici del popolo. Su questo sicuramente saremo tutti d’accordo. Ma su di noi che diciamo?
I diritti dei lavoratori sono scomparsi all’improvviso con il governo Monti o si sono sbiaditi con il tempo? Il cattivo è Monti o possiamo parlare tranquillamente che da 20anni nulla è stato conquistato? Perché il nemico è Monti, lo spauracchio Berlusconi è colpevole, ma i comunisti non sono stati anche al governo? Possiamo essere noi l’alternativa di sistema? Io sono un piccolo, ma davvero piccolo, dirigente di un partito comunista piccolo, davvero piccolo che è unito con partiti/movimenti ancor più piccoli. Ferrero, Diliberto, Salvi, i “grandi” leader di questa federazione sono gli ex ministri di quei governi… Sono forse loro che devo guidare l’alternativa di sistema? Siamo seri. Un polo di classe deve dunque essere credibile. Non potremo esserlo se a guidarlo ci sono i dirigenti responsabili dei fallimenti passati, almeno chè vogliamo dire che non c’è un ricambio generazionale e un rinnovamento di quadri. Entrambe le tesi dimostrerebbero una sola cosa: abbiamo fallito e non abbiamo possibilità di rivincita. Siamo d’accordo sul fare “battaglia serrata” contro le forze liberiste/capitaliste e costruire un “polo di classe alternativo”. Lo ero anche anni fa e lo sono oggi, evidentemente i grandi dirigenti comunisti, che poi muovono sapientemente i burattini chiamati militanti, non lo erano ieri e non lo sono oggi. Il PD governa con Berlusconi a sostegno di Monti e ci sono ancora molti comunisti che vorrebbero allearsi con il PD. Per fare cosa? Ci manca un partito, un programma e una prospettiva. Siamo una forza fragile che ha paura di camminare da sola, le manca sia la volontà che il coraggio. Dobbiamo esserne consci di questo.
L’amore sadomaso per il Partito Democratico
Sono quattro anni che i comunisti non sono più alleati con il PD. Nel 2008 la SA (o parte di essa) cercò a tutti i costi l’alleanza, nel 2011 la diatriba comunista era se andare al governo insieme o dare solo appoggio esterno, e ora che si avvicina il 2013 la questione è sempre la stessa. Da 4 anni il PD non ci ama, non ci vuole, non ci pensa, e addirittura non ci vuole usare, al contrario la Federazione della Sinistra più che una federazione di partiti comunisti e socialdemocratici sembra lo zerbino di Bersani e soci. Uno zerbino inutile perché il “nuovo” Vendola è più servile e utile alla loro causa. Però mi diverte sottolineare questo. Noi siamo succubi strategicamente da quel progetto liberale, con qualche spizzico di socialdemocrazia. Persino Di Pietro e il suo IDV (che in Europa siedono nel gruppo liberale) al confronto ad alcuni appaiono di “sinistra”.
Vorrei far notare come i gemelli europei della FdS tanto lodati, da Syriza alla Linke, progetti che di comunismo hanno davvero poco, sono alternativi alle socialdemocrazie del loro paese. Manca la prospettiva e un minimo programma capace di essere autonomo. Nell’ultimo anno sicuramente il Movimento No Debito è stato protagonista, ma mi sembra che si sia già cacciato nell’angolo del minoritarismo. Ho partecipato con convinzione ad Occupy Piazza Affari e ho notato una bella piazza di militanti che però risulta incapace di parlare al popolo tutto. La tematica del debito è ignota, ed è discussa, poco tra l’altro, solo dagli addetti ai lavori. E tra gli stessi addetti ai lavori ci sono già lotte interne, pensiamo al botta risposta SC Vs Cremaschi, o ricordiamo che ¾ della FdS non aderì neanche alla manifestazione di Milano. Il tema del debito è importante nello scontro contro l’UE, ricordiamo che gli americani furono tra i primi a non pagare il debito (1776) e che il debito della stessa Germania fu ridotto del 51% (1953), detto ciò considero quel “esperimento” fallito. Anche in questo i comunisti hanno dimostrato di essere divisi e di non riuscire ad essere parte del popolo. Possiamo e dobbiamo ripartire dall’unità dei comunisti contro il blocco del potere (guidato in Europa da PPE e PSE), ma con un progetto di lunga prospettiva.
Le diatribe sui programmi: patriottismo e socialismo
Se e quando i comunisti torneranno ad essere alternativi avranno bisogno di un programma concreto e credibile. Al momento qualsiasi programma alternativo al neoliberismo sarebbe grasso che cola. Il movimento No Debito ha avuto molti meriti, quello più rilevante è uno: aver capito chi è il vero nemico. Oggi, ad esempio, se noi vogliamo ripubblicizzare i settori strategici, difendere la costituzione, nazionalizzare le banche, sconfiggere le delocalizzazioni, ecc, dobbiamo in primis capire chi è il nemico: l’Unione Europea. Il programma per questo deve avere come priorità un tema: la sovranità. Perché finchè saremo schiavi di questa Europa non potremo mai attuare nessun programma di classe, almeno che qualcuno di voi, e sono sicuro che non siete pochi, crede utopisticamente che si possa cambiare questa UE. Per me è follia!
Questo dovrebbe dunque essere il punto prioritario del nostro programma: riconquistare la sovranità. Non vorrei entrare nei dettagli di un ipotetico programma: nazionalizzare le aziende strategiche, modernizzare l'industria, ripristinare la sicurezza alimentare, combattere la speculazione, ridurre le tasse per il settore reale dell'economia, aumento radicale della ricerca, rinnovamento dei trasporti. Aumentare salari e diritti dei lavoratori, raddoppiare le pensioni, istruzione e sanità gratuita, e il ripristino reale della sovranità popolare.
Riconquistare la Sovranità
Fuori dai diktat della Troika o fuori dalla Troika. Contro i vincoli imposti dall’Unione Europea o fuori dall’UE. Il vero nodo che divide i comunisti, e non solo, è questo, anche se onestamente in Italia sono pochi, pochissimi, quelli che come me, pensano ad una uscita dall’UE. Stiamo vivendo un ibrido che non può piacere a nessuno. O si costruisce uno stato europeo, gli Stati Uniti D’Europa o si ritorna agli stati-nazioni già esistenti, riconquistando pian piano la piena sovranità.
Un processo d’Unione allo stato attuale può e deve nascere solo se a volerlo sono i popoli d’Europa, la realtà è che i popoli sono sempre più lontani da questa entità antidemocratica chiamata UE. Ora siamo quasi tutti d’accordo che questa UE così come è strutturata non funziona, è antidemocratica. Non è una unità di culture, storie, popoli, è una unione di interessi economici, che impone questi interessi a tutti costi, la Grecia ne è solo l’esempio più evidente e tragico.
Ritengo, come tanti altri, che questa Unione Europea non può essere riformata, proprio perché la stessa base fondante è nostra nemica feroce, essa è uno strumento del capitalismo. Pensiamo alle riforme condotte negli ultimi anni. Per questo bisogna iniziare a distinguere l’Europa con l’Unione Europea, diverse nazioni europee non hanno aderito all’UE, ancor di più non hanno aderito alla moneta unica. L’UE non può essere un punto di partenza per la creazione di una Europa Socialista e popolare, è l’esatto opposto. Finchè esisterà questa UE, non potrà esistere il socialismo! Non mi soffermerò molto sulla moneta unica e sulla sua possibile uscita. L’Euro è una moneta morta, uscire dall’UE vuole anche dire uscire dall’Euro. Penso che questa prospettiva sia velocizzata dal crollo della crisi di sistema che è in atto in Europa, come comunisti dovremmo pensare seriamente ad una alternativa, come può essere l’ALBA e il movimento del Sud America. Patrie sovrane ed indipendenti, paesi e popoli liberi che si uniscono su principi di solidarietà e giustizia sociale, tutto il contrario dell’attuale unità “dei mercati capitalistici europei”
Socialismo XXI
Il comunismo è morto o non è mai esistito? Possiamo essere d’accordo nel cercare l’unità tra tutti gli anticapitalisti e con tutti quelli che rifiutano il sistema neoliberale. Ma qual è la nostra prospettiva. Se l’obiettivo del secolo scorso era il “socialismo reale”, che con tutte le sue criticità è stato un modello, un bene per il proletariato, oggi quel modello può essere solo un ricordo. Adattarsi, rinnovarsi, capire gli eventi e non farsi travolgere da essi. L’esempio cinese, che a molti “comunisti” farà storcere il naso, mostra concretamente la differenza tra CCCP e Cina e penso che molti compagni abbiano sottovalutato l’importanza geopolitica della Cina per tutti i paesi che guardano al Socialismo XXI. Perché se ieri sognavamo il “socialismo reale” oggi sogniamo il “Socialismo XXI”. Quali sono alcuni punti cardini del PSUV di Chavez?
Consolidamento dell’indipendenza nazionale, la cooperazione finanziaria Venezuela-Cina, le nazionalizzazioni delle imprese di importanza strategica, lo sviluppo della proprietà sociale, aumentare la partecipazione popolare, promuovere e consolidare un’economia produttiva, redistributiva, post-redditiera e post-capitalista, sviluppare la potenza economica nazionale, promuovere la cooperazione pacifica tra le nazioni, proseguire il percorso verso un mondo multipolare senza dominazioni imperiali, Costruire un modello economico di produzione che sia “eco-socialista”, basato su un “rapporto armonico tra l’uomo e la natura, promuovere una nuova etica socio-produttiva e promuovere modelli di produzione e schemi di cooperazione economica alternativi per un equo commercio mondiale secondo principi di solidarietà e cooperazione, proteggere il patrimonio culturale e storico della nazione.
I comunisti in Italia vogliono veramente costruire la “Patria Socialista”?
La diatriba comunista e l’unità
I comunisti in Italia faticano a trovare una loro autonomia politica, evitano una svolta antisistema, probabilmente per mancanza di coraggio politico. Ma per onestà devo dire che le piccole organizzazioni nate dalle scissioni dei partiti aderenti alla FdS (Pcl, SC, PdAC, CSP, ecc) seppur con una connotazione di avversità ai compromessi politici con "l’attuale sistema economico e politico" non sono credibili nè per il popolo, nè per i comunisti stessi. L'unità è il perno fondante della credibilità di un nuovo partito comunista. La riconquista della credibilità è tema prioritario e non rimandabile. All’ultimo congresso provinciale del PRC a Torino abbiamo proposto un ODG sull’unità dei comunisti, bocciato con 2/3 dei voti. Gli altri micro partiti comunisti si sono rivolti a noi in maniera diffidente nel migliore dei casi, in maniera rigettante nel peggiore dei casi.
Anni di appelli, veri o propagandistici che siano, dal 2008 in poi non sono serviti a nulla. Ognuno è fedele protettore del proprio orticello, che sia rivolto all’interno del proprio partito o contro un altro micro partito poco cambia. Gli stessi militanti, e ancor più grave la gioventù, parlano di unità, ma per evidente mancanza di volontà, carattere e coraggio, si fanno manovrare come delle stupide marionette ed impediscono ogni forma di unità. E se le diatribe coinvolgono pure le gioventù comuniste il futuro è scritto. Il comunismo da rosso si è sbiadito nell’attuale sinistra rosata ed il futuro è imminente. I comunisti sventoleranno bandiera bianca. Sconfitti dalla storia, sconfitti per mano propria.
Andrea "Perno" Salutari, membro CPF Torino, Circolo C.Campione PRC Nichelino (To)
Come un frutto avvelenato, il marxismo ha sempre avuto al proprio interno una componente fortemente in debito nei confronti del positivismo e del determinismo storico. Lungi dall’essere un portato della II Internazionale, questa componente era già manifesta nella battaglia politica che il tardo Marx conduce nella I Internazionale contro il volontarismo e il soggettivismo anarchico e blanquista. Nel corso di questa battaglia, contro ogni residuo millenarista, Marx enfatizza la pretesa “scientificità” del proprio pensiero capace di scoprire le “leggi scientifiche” che regolano sia lo sviluppo del capitale sia la rivoluzione. In una concezione cumulativa del progrersso e della storia ogni tappa della storia del capitalismo è vista come uno “sviluppo” da una forma primitiva a una più avanzata. Che di volta in volta, parimenti, realizza le condizioni più avanzate e favorevoli per la lotta di classe. (soprassiedo sulle ambiguità circa il modello societario: realizzata compiutamente la socializzazione della produzione non resterebbe che modificare i rapporti di proprietà dopo di chè la classe operaia, dice testualmente Marx, “erediterebbe” il mondo. Così come è....)
RispondiEliminaMa tralasciando questo fronte di discussione è da dire che contrariamente a ogni evidenza, tranne che durante la breve parentesi leninista, questa concezione è stata ed è dominanta. Dico contrariamente a ogni evidenza perchè nel capitalismo non vi è stato alcun “sviluppo” e ogni sua tappa non ha fatto che approfondire i caratteri distruttivi della natura e dell’umanità.
Invece, persino la globalizzazione è stata assunta come un processo progressivo in quanto contrapposta alla Nazione, relegata a ferro vecchio della storia oltre che intimamente sospettabile di criptofascismo... In realtà è proprio il concetto che “il proletariato non ha nazione” a essere una idea ottocentesca, in quanto riferita a una classe operaia pura forza-lavoro, priva di qualsiasi determinazione, priva di qualsiasi diritto civile, mantenuta ben più che ai margini della nazione che è nazione borghese e che incorpora le plebi nella nazione solo come carne da macello nelle guerre inter imperialiste. In questo senso, proprio perchè non ne faceva parte, il proletariato non aveva nazione. Ma basta aver letto Gramsci per sapere che il processo costitutivo e soggettivo del proletariato –per Gramsci a partire dalla questione della lingua ecc ecce- è allo stesso tempo, attraverso il suo protagonismo storico e le sue conquiste, il processo formazione della propria coscienza e del proprio ruolo nazionale, nazione popolare contrapposta a quella borghese.
Ma tornando alla globalizzazione è del tutto evidente che si tratta di un processo che cancella ogni identità particolare, ogni carattere, ogni differenza, ogni cultura, ogni storia e ogni memoria. Se il colonialismo si “limitava” alla rapina di materie prime e alla confisca della forza lavoro dei popoli oppressi, il mondialismo confisca l’anima e plasma i popoli considerandoli pagine bianche sulle quali iscrivere i segni della propria “cultura” e concezione del mondo.
Contemporaneamente la globalizzazione affina la centralizzazione delle leve del comando realizzando un gigantesco esproprio di governabilità e di sovranità nazionale fin ben dentro i confini della stessa area storica di diffusione capitalistica.
Ciò detto non si tratta di tracciare lineee teoriche astratte ma di linee di azione concrete, qui e ora, cogliendo che la contraddizione principale, oggi, è sì rappresentata dall’imperialismo americano garante dell’ordine mondiale, ma il nostro compito non consiste nel fare il tifo per chiunque con le più strampalate motivazioni vi si opponga, ma batterci nelle nostre condizioni determinate contro l’Europa dell’usura. Ogni ragionamento politico che non parta dalla necessità di ristabilire la SOVRANITA’ NAZIONALE POPOLARE FONDATA SULLA CENTRALITA’ DEL LAVORO CONTRO L’USURA è destinato all’irrilevanza.
complimenti, compagno, ottimo post. Se tornerò a votare FdS è perchè so che ci sono molti compagni come te, non certo per dirigenti completamente succubi dell'ala sinistra della P2 (lo diceva Gelli nel piano di Rinascita Demcoratica, "se non si possono riformare i partiti crearne due entrambi ferocemente anticomunisti ma a parole contrapposti"), che è il PD
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