giovedì 7 marzo 2013

Chavez e la Rivoluzione Bolivariana

"Il popolo del Venezuela, in esercizio dei suoi poteri creatori e invocando la protezione di Dio, l'esempio storico del nostro Liberatore Simón Bolivar e l'eroismo e il sacrificio dei nostri antenati aborigeni e dei precursori e forgiatori di una patria libera e sovrana; al fine supremo di rifondare la Repubblica per stabilire una società democratica, partecipativa e protagonistica, multietnica e pluriculturale in uno Stato di giustizia, federale e decentralizzato, che consolidi i valori della libertà, dell'indipendenza, della pace, della solidarietà, del bene comune, dell'integrità territoriale, della convivenza e l'imperio della legge per questa e le future generazioni; assicuri il diritto alla vita, al lavoro, alla cultura, all'educazione, alla giustizia sociale e all'eguaglianza senza discriminazione né subordinazione alcuna; promuova la cooperazione pacifica tra le nazioni e dia impulso e consolidi l'integrazione latinoamericana d'accordo con il principio di non intervento e di autodeterminazione dei popoli, la garanzia universale ed indivisibile dei diritti umani, la democratizzazione della società internazionale, il disarmo nucleare, l'equilibrio ecologico e i beni giuridico ambientali come patrimonio comune ed irrinunciabile dell'umanità..."
(Preambolo alla Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela)

Mi mancano le parole, un fiume di emozioni scorre nella mia testa. Hugo Chavez era un vero rivoluzionario, un modello vincente e vitale del XXI secolo, come lo fu Che Guevara nel secolo scorso. Il suo carisma, il suo coraggio, la sua prospettiva hanno sempre motivato ed ispirato il mio innocuo e docile spirito rivoluzionario. Vivrà in noi, ma ad oggi sento un grande vuoto, una grande tristezza. Veder il grande amore del suo popolo ripaga un minimo l'amarezza dei nostri cuori. Non c'è modo migliore per introdurre il mio articolo pubblicando i link della nuova costituzione da lui tanto voluta e miei precedenti articoli che lo riguardavano, per poi raccontare la sua vita, l'ipotesi complotto e la solidarietà internazioale. Buona lettura
 La costituzione del Venezuela
Il secondo piano socialista 2013-2019
A Sud del confine di Oliver Stone
Socialismo xxi, la rivoluzione che non si ferma
Chavez: il solo cammino possibile è il socialismo

Il comandante Chávez, compagno e amico, è entrato definitivamente nella storia. Penso che uomini come Chavez non muoiono, ma seminano. Bolivar era un liberatore di popoli, Chavez un liberatore di menti. Uno dei grandi meriti di Hugo è stato quello di rompere la struttura mentale e culturale di molti connazionali che credevano che un altro Venezuela non fosse possibile. Milioni di persone che sono state alfabetizzate, che hanno avuto per la prima volta l’assistenza sanitaria, l'istruzione, l'alloggio, il futuro, esemplificano la vita e la militanza di Chavez (Cristina FERNANDEZ de KIRCHNER, Presidente dell'ARGENTINA)

La vita
Io non sono io, ma un popolo unito (Chavez)

Il presidente venezuelano Hugo Rafael Chávez Frías nasce a Sabaneta il 28 luglio 1954.
Figlio di un maestro rurale che a causa delle ristrettezze economiche fu costretto a  crescere dalla nonna paterna Rosa Inés in una modesta casetta fatta di paglia e fango secco. Chavez si arruola nell'Accademia di Arti Militari Venezuelana all'età di 17 anni. Ottenuta la laurea continua gli studi di Scienze politiche presso l'Università Simon Bolívar di Caracas, che però lascerà senza conseguire alcun titolo. In questi anni di Chávez insieme ai propri compagni sviluppano una dottrina nazionalista di sinistra cosiddetta "Bolívariana", ispirata dalla filosofia del rivoluzionario venezuelano dell'800 Simón Bolívar e dal pensiero di ideologi comunisti e socialisti come Marx e Lenin.

Di Simón Bolívar assorbe il pensiero, ma a causa del suo spirito ribelle spesso finisce nei guai perchè non condivideva  le azioni di repressione dell'Esercito. Nasce così l'ideologia "Bolívariana", che inizialmente si sviluppa all'interno delle Forze Armate, dando vita nel 1983 al "Movimiento Bolívariano MBR-200", costituito per la maggior parte dai cadetti della promozione "Simón Bolívar" che si erano laureati nel 1975.
Chavez viene promosso al grado di colonnello nel 1991; l'anno seguente è protagonista di un colpo di stato da parte delle forze militari (4 febbraio 1992) che tenta di rovesciare il legittimo presidente Carlos Andrés Pérez. Il golpe fallisce e Chávez viene arrestato ed imprigionato.
Il suo arresto suscita un ampio movimento popolare che ne chiede la liberazione: torna in libertà nel 1994 grazie a un'amnistia, ma è costretto ad abbandonare l'esercito. Nel 1997 Chávez crea il partito politico "Movimento Quinta Repubblica"  alla guida del quale vince le elezioni presidenziali del 6 dicembre 1998 (56,2% dei voti). La "Quinta Repubblica" porta in sé il significato di una nuova costituzione e un nuovo ordinamento giuridico. Vince grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza povera della popolazione; indice subito un referendum, primo nella storia del Venezuela, per chiedere al popolo il consenso alla stesura di una nuova costituzione: i voti favorevoli superano l'80%. Nel dicembre del 1999, nasce la nuova costituzione, confermata da un altro referendum. Tra i punti più significativi vi sono l'attenzione ai diritti umani, il passaggio della struttura dello stato da una democrazia rappresentativa ad una nuova forma chiamata "Democrazia Participativa y Protagonica", l'istituzione del "referendum revocatorio" per tutte le cariche elettive, presidente compreso, nella seconda metà del mandato, la modifica del nome dello stato del Venezuela in "Repubblica Bolívariana del Venezuela", la modifica della durata del mandato presidenziale da cinque a sei anni, con possibilità di una sola rielezione. Approvata la nuova costituzione, tutte le cariche pubbliche elettive si sottopongono al voto popolare ed anche Chávez rimette il suo mandato, ricandidandosi alle nuove elezioni presidenziali. Viene confermato a larga maggioranza (59,5%) il 30 luglio del 2000, e avvia l'attuazione della nuova costituzione, chiamando questa fase "Rivoluzione Bolívariana Pacifica". Rieletto ancora nel 2006, in Venezuela Chávez lancia le Missioni Bolívariane, i cui obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e i mali sociali in genere. In politica estera si muove contro il "Washington Consensus" sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi, richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente di quelli sudamericani.
Malato di cancro dal giugno 2011 viene ripetutamente operato in Venezuela e a Cuba: in seguito all'aggravarsi delle sue condizioni di salute, Hugo Chavez muore a Caracas il 5 marzo 2013 all'età di 58 anni. (1)



La morte e l'ipotesi dell'avvelenamento

A coloro che mi augurano la morte, io auguro una lunga vita, perché possano vedere la Rivoluzione Bolivariana continuare ad avanzare di battaglia in battaglia e di vittoria in vittoria. (Chavez)

Secondo il vicepresidente del Venezuela, Maduro, il cancro che ha consumato la vita di Chavez è l'opera dei nemici imperialisti che hanno tentato di destabilizzare il Venezuela e il Sud America, proprio come è già successo con il capo palestinese Arafat. L'accusa del governo venezuelano punta il dito contro il governo imperialista americano.

"Non abbiamo nessun dubbio, è stato attaccato con questa malattia da nemici che tentano di eliminarlo [..] Non abbiamo nessun dubbio che arriverà il momento giusto nella storia in cui si creerà una commissione scientifica che proverà che e' stato attaccato con questa malattia [..] Stiamo seguendo le piste degli elementi che configurano questo complotto velenoso" (Maduro)

Il complotto per inoculare il cancro a Chavez non e' stata l'unica cospirazione denunciata da Maduro, che ha annunciato personalmente di aver ordinato l'espulsione dal Venezuela entro 24 ore di un addetto militare dell'ambasciata Usa a Caracas, David Del Monaco, reo di aver cospirato con "i nemici della patria". Piu' tardi e' stato il ministero degli Esteri a comunicare l'espulsione di un secondo funzionario dell'ambasciata  statunitense, Debling Costal, accusato anch'egli di ingerenza e cospirazione. Maduro ha anche spiegato che per garantire la protezione economica del nostro popolo, e' necessario che l'alto comando rivoluzionario combatta contro altre iniziative  destabilizzanti, come il "sabotaggio delle reti elettriche" che spiegherebbe i costanti black-out che si registrano in varie zone del Paese.
Diego Molero, ha assicurato che le forze armate sono schierate in tutto il Paese per garantire il rispetto della Costituzione e ha invitato il popolo all'unità e la concordia tra le parti, il governo Continuerà a lottare per l'ideale della rivoluzione bolivariana  con lealtà, amore e morale. (2) (3)

"La morte del leader venezuelano Hugo Chavez di cancro potrebbe essere stato parte di un complotto da parte degli Stati Uniti per infettare i suoi nemici in America Latina con la malattia. Come è potuto accadere che sei leader dei paesi latinoamericani che avevano criticato le politiche degli Stati Uniti e ha cercato di creare un'alleanza influente per essere stati indipendenti e sovrani, si ammalarono contemporaneamente con la stessa malattia? A mio parere questo è tutt'altro che una coincidenza (Zyuganov, segretario del Partito Comunista Russo)

Casi anomali sono accaduti con  il presidente Cristina Fernández de Kirchner in Argentina, in Brasile con Dilma Rousseff, in Paraguay Fernando Lugo, e l'ex leader  brasiliano Lula. (4)

Castro rimane il principale bersaglio dei numerosi piani di assassinio degli Stati Uniti, secondo i documenti declassificati pubblicati dalla CIA nel 2007.
Fidel Castro, il leader della Rivoluzione cubana, è la persona che si è tentato di assassinare più volte in assoluto, lo registra il Libro dei Records Guinness e  assicurano gli archivi dell’Agenzia Centrale d’Intelligenza degli Stati Uniti, principale promotrice di questi omicidi frustrati. Stando ai dati del blog del portale Yahoo, sino al 2006 si contavano  638 tentativi di assassinio contro Castro, promossi quasi  tutti  casi dalla CIA, in accordo con i rapporti emessi in quello stesso anno dal servizio d’intelligenza cubano. I metodi pianificati per ucciderlo sono stati molteplici, anche se tutti falliti: cecchini, esplosivi collocati nelle sue scarpe, veleno iniettato in un sigaro, ed  anche una piccola carica esplosiva in una palla da baseball (lo sport favorito di Castro), tra le molte  varianti.Dallo stesso momento in cui Fidel guidò la Rivoluzione cubana trionfante nel 1959, i suoi nemici cominciarono a pianificare la sua scomparsa fisica.
Tra i più interessati ad uccidere l’allora primo ministro cubano ci furono coloro che si videro troncato il dominio pubblico ed economico sull’Isola, dopo il trionfo della Rivoluzione. Nel  2000, l’ex agente de la CIA, Luis Posada Carriles, accusato di terrorismo da Cuba e dal Venezuela, collocò 200 chili di esplosivo sotto il podio del paraninfo universitario dove Fidel Castro doveva parlare, nella sua visita a Panama, ma il complotto fu intercettato ed impedito. (Fonte: Granma)
(5)

Tutto ciò che è stato rivelato da migliaia di documenti declassificati. Possiamo immaginare ora la capacità di queste armi che gli Stati Uniti posseggono oggi. Hanno utilizzato diverse armi biologiche contro i loro avversari" Washington "ha un'elevata capacità scientifica e biologica. Ci sono stati anche altri tentativi di attentato alla vita di Chavez negli ultimi anni. Molti media, personaggi politici degli Stati Uniti ed i loro alleati hanno cercato di alterare queste informazioni, manipolarle e distorcerle e far si che coloro che le riportano  appaiano come pazzi o come se si trattasse di fantascienza. Tuttavia è un dato di fatto, è evidente che questa capacità esiste. L'incapacità di affrontarlo e rovesciarlo, ha portato all'utilizzo di un'arma biologica per attaccare il presidente Chavez
" (Eva Golinger) (6)


Le reazioni dal Sud America
Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equitativo, sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni, arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più liberi e solidali. (Chavez)

Si svolgeranno domani, 8 marzo, i funerali di Hugo Chavez. Il Venezuela osserverà sette giorni di lutto, gli uomini e le donne del 'pueblo' chavista hanno dato vita nella piazza antistante l’ospedale militare dove Chavez ha trascorso gli ultimi giorni ad un grande raduno di commemorazione.
Nel centro della citta' e in altri quartieri molti negozianti hanno chiuso le serrande. In molte delle strade nel centro e nell'area dell'Hospital è comparso un fiume di gente. E anche nelle altre citta' del paese sono stati migliaia i simpatizzanti del presidente a radunarsi in centro, nelle 'Plaza Bolivar' che si trovano in lungo e in largo in Venezuela.

Maria Gabriela Chavez, una delle figlie del presidente venezuelano ha pubblicato un messaggio sul suo account di Twitter nel quale indica di ''seguire il suo esempio: dobbiamo continuare a costruire la Patria''.Grandi dimostrazioni di solidarietà sono giunte da tutta l’America Latina.

Brasile
La presidente brasiliana, Dilma Rousseff, ha cancellato la sua prevista visita ufficiale in Argentina di venerdi' e sabato prossimi. Rousseff, molto legata a Chavez, ha rilasciato immediatamente, con la voce rotta dall'emozione, una dichiarazione di cordoglio in cui parla di ''grande vuoto'' e di ''perdita irreparabile'', ha cosi' reso omaggio allo scomparso: ''Il presidente Chavez e' stato senza dubbio un leader impegnato per il bene del suo Paese e per lo sviluppo dei popoli latinoamericani''. Una figura con la quale ''in molte occasioni il governo brasiliano non e' stato completamente d'accordo, ma a cui riconosciamo una grande leadership'', ha concluso. ''Ho appreso la notizia della morte del presidente Hugo Chavez con grande tristezza ma sono sicuro che il suo esempio di amore per la patria e la sua dedizione alla causa dei meno fortunati continuera' illuminando il futuro del Venezuela'', ha detto l'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. ''Sono orgoglioso di aver lavorato con lui per l'integrazione dell'America latina e per un mondo piu' giusto'', ha aggiunto Lula, esprimendo il proprio cordoglio.

Argentina
La presidente argentina Cristina Fernandez ha sospeso a sua volta tutte le attivita' ufficiali in segno di lutto. L'annuncio e' stato dato dall'agenzia ufficiale argentina Telam appena 15 minuti dopo la notizia della morte data da Caracas. Chavez e il marito defunto della presidente Fernandez, l'ex presidente argentino Nestor Kirchner sono stati stretti alleati e buoni amici durante gli anni del loro mandato.

Perù
Il presidente peruvuano, Ollanta Humala, ha espresso da parte sua ''profondo cordoglio al fraterno popolo del Venezuela''. Il parlamento del Perù ha osservato un minuto di silenzio:il presidente dell'assemblea, Walter Isla, ha chiesto a tutti i deputati di Lima di alzarsi in piedi e di rendere omaggio a Chavez.

Cuba
La TV cubana ha intanto sospeso le trasmissioni televisive per dare l'annuncio della morte del presidente venezuelano, amico fraterno e solido alleato di Fidel Castro e di suo fratello Raul, che all'Avana gli avevano garantito ospitalita' e cure mediche. Per Fidel Castro, Hugo Chavez era ''come un vero figlio'', si legge in una nota del governo cubano, che precisa: ''Ci sara' sempre un'eterna lealta' nei confronti della memoria del comandante presidente''. ''Chavez e' anche cubano'', continua ancora il comunicato dell'Avana, che indetto tre giorni di lutto nel paese, fino all'8 marzo.

Ecuador
Il governo dell'Ecuador ha espresso ''profondo cordoglio'' per la morte di Chavez, definito ''leader di un processo storico in America Latina''.

Bolivia
''E' morto un compagno rivoluzionario, che ha lottato per l'America Latina, che ha dato la sua vita per la liberazione del continente'', ha detto il presidente boliviano, Evo Morales, nel suo primo commento dopo la morte di Chavez. Morales, che ha mostrato tutta la sua commozione, ha sottolineato ''il coraggio e la forza'' del presidente venezuelano: ''Continuera' a essere una fonte di ispirazione per chi lotta per l'America Latina. Sara' sempre con noi''.

Onu
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e' ''rattristato'' per la morte del presidente venezuelano Hugo Chavez. Ban in una nota ha espresso le sue condoglianze alla famiglia, al governo e al popolo del Paese latinoamericano. ''Chavez si e' battuto per le aspirazioni e le sfide delle persone piu' vulnerabili fornendo un impulso decisivo per i nuovi movimenti di integrazione regionale, pur mostrando solidarieta' verso altre Nazioni del mondo''. Per il segretario generale il contributo del presidente venezuelano nei colloqui di pace tra il governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie e' stato ''di vitale importanza''. Ban ha infine rinnovato l'impegno dell'Onu a lavorare a fianco del governo venezuelano per lo sviluppo e la prosperita' del Paese. (7)

Nicaragua, Colombia, Messico

 Daniel Ortega, ha promesso di continuare a "combattere" per l'unità latinoamericana e caraibica. Anche le Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) hanno ricordato Chavez in un comunicato in cui definiscono la notizia "funesta".
Il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha espresso "le più sentite condoglianze alla sua famiglia e al popolo venezuelano". Il presidente cileno Sebastian Pinera ha ricordato "l'attitudine di Chavez all'integrazione" mentre il presidente paraguaiano Fernando Lugo si è detto "costernato". (8)

Chávez, il rivoluzionario del XXI secolo
Simón Bolívar, padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità. (Chavez)


Hugo Chávez non è stato un dirigente come tanti nella storia della sinistra. È stato uno di quei dirigenti politici che segnano un’intera epoca storica per il suo paese, il Venezuela, e per la patria grande latinoamericana. Soprattutto, però, ha incarnato l’ora del riscatto per la sinistra dopo decenni di sconfitte, l’ora delle ragioni della causa popolare dopo la lunga notte neoliberale.
L’America nella quale il giovane Hugo iniziò la sua opera era solo apparentemente pacificata dalla cosiddetta “fine della storia”. Questa, in America latina, non era stata il trionfo della libertà come nell’Europa dove cadeva il muro di Berlino. Era stata invece imposta nelle camere di tortura, con i desaparecidos del Piano Condor e con la carestia indotta dal Fondo Monetario Internazionale. Il migliore dei mondi possibili lasciava all’America latina un ruolo subalterno e ai latinoamericani la negazione di diritti umani e civili essenziali. Carlos Andrés Pérez, da vicepresidente dell’Internazionale socialista in carica, massacrava nell’89 migliaia di cittadini inermi di Caracas per ottemperare ai voleri dell’FMI. L’America che oggi lascia Hugo Chávez, ad appena 58 anni, è un continente completamente diverso. È un continente in corso di affrancamento da molte delle sue dipendenze storiche e rinfrancato da una crescita costante che, per la prima volta, è stata sistematicamente diretta a ridurre disuguaglianze e garantire diritti. [..] Oggi che il demonio Chávez è morto, è sotto gli occhi di chiunque abbia l’onestà intellettuale di ammetterlo cosa hanno rappresentato tre lustri di chavismo: pane, tetto e diritti. Gli osservatori onesti, a partire dall’ex-presidente statunitense Jimmy Carter, che gli ha rivolto un toccante messaggio di addio, riconoscono in Chávez il sincero democratico e il militante che si è dedicato fino all’ultimo istante «all’impegno per il miglioramento della vita dei suoi compatrioti».
Chávez entra oggi nella storia ed è già leggenda perché ha mantenuto i patti e fatto quello che è l’essenza dell’idea di sinistra: lottare con ogni mezzo per la giustizia sociale, dare voce a chi non ha voce, diritti a chi non ha diritti, raggiungendo straordinari risultati concreti. In questi anni ha cento volte errato perché cento volte ha fatto in un paese terribilmente difficile come il Venezuela. Ha chiamato il suo cammino “socialismo”, proprio per sfidare il pensiero unico che quel termine demonizzava. Chávez diventa così leggenda perché, in pace e democrazia, ha realizzato quello che è il dovere di qualunque dirigente socialista: prendere la ricchezza dov’è, nel caso del Venezuela nel petrolio, e investirla in beneficio delle classi popolari. Lo ha fatto al di là della retorica rivoluzionaria, propria di anni caldissimi di lotta politica, da formichina riformista. Utilizzo il termine “riformista” sapendo che a molti, sia apologeti che critici, non piace pensare che Chávez non sia stato altro che un riformista, ma radicale, in grado di raggiungere risultati considerati impossibili sulla base di defaticanti trattative e su politiche basate sulla ricerca del consenso e sulla partecipazione. Chávez è già leggenda perché ha piegato al gioco democratico un’opposizione indotta, in particolare da George Bush e José María Aznar (molto meno da Obama), all’eversione, esplicitatasi nel fallito golpe dell’11 aprile 2002 quando un popolo intero lo riportò a Miraflores e nella susseguente serrata golpista di PDVSA, la compagnia petrolifera nazionalizzata. È il controllo di quest’ultima ad aver garantito la cassaforte di politiche sociali generose. [..]
Il consenso, la partecipazione al progetto chavista, si misura proprio nella vigenza, nelle classi medie e popolari venezuelane, di un pensiero contro-egemonico rispetto a quello liberale dell’imperio dell’economia sulla politica. I latinoamericani hanno maturato nei decenni scorsi solidi anticorpi in merito. Chávez ha catalizzato tali anticorpi riportando in auge il ruolo della lotta di classe nella Storia, la continuità della lotta anticoloniale, perché i “dannati della terra” continuano ad esistere e a risiedere nel Sud del mondo e non bastano 10 o 15 anni di governo popolare per sanare i guasti di 500 anni. Lo accusano di aver usato a fini di consenso la polemica contro gli Stati Uniti. C’è del vero, ma non è stato Chávez a tentare sistematicamente di rovesciare il presidente degli Stati Uniti e non è il dito di Chávez ad oscurare la luna di rapporti diseguali e ingiusti tra Nord e Sud del mondo. [..]
Da oggi qualunque governo venezuelano e latinoamericano si dovrà misurare con la leggenda di Chávez, il presidente invitto, quattro volte rieletto dal suo popolo, in grado di sopravvivere a golpe e complotti, che aveva tutti i media contro e che solo il cancro ha sconfitto. Di dirigenti come lui o Néstor Kirchner non ne nascono tanti e il futuro non è segnato. Ma il suo lascito è enorme ed è un patrimonio che resta nelle mani del popolo
. (Gennaro Carotenuto) (9)


Quando Chávez ha ereditato il governo del Paese dal presunto socialista Carlos Andrés Péres, c’erano cinque milioni di esseri umani che vivevano nelle villas miserias dove i bambini non andavano a scuola perché i padri non erano nemmeno registrati all’anagrafe. Insomma, cinque milioni di “inesistenti”, in una nazione di 24 milioni di abitanti seduta su uno dei giacimenti petroliferi più importanti al mondo. Era il “Venezuela Saudita”, dove i proventi del petrolio restavano nelle tasche di pochi e di un pugno di multinazionali e dove Carlos Andrés Péres, un giorno, dette perfino l’ordine di sparare su un corteo di cittadini esausti proprio per le politiche del Fondo monetario, massacrando più di mille persone. Ora, nel Venezuela bolivariano del “caudillo populista”, gli indigenti sono meno della metà di allora, 49,21% invece del 70%. Ma all’opposizione non è bastato: “Con quale criterio Chávez continuava a usare le entrate del petrolio in opere sociali invece di investire sul petrolio stesso?”.
Non si tratta di rispettare una logica economica, ma di far prevalere un diritto morale. Chi ha stabilito, per esempio, che l’economia neoliberale, anche quando procura disastri come in questa epoca, è la via maestra da continuare a seguire? E non è un problema di ideologia, ma di etica. Lo affermano anche personalità della cultura nordamericana come Sean Penn e Oliver Stone. Jimmy Carter, l’ex presidente degli Stati Uniti, ha inviato per esempio questo messaggio al popolo venezuelano: “(…) il presidente Chávez sarà ricordato per la sua audace ricerca di indipendenza per i paesi latinoamericani, per le sue formidabili capacità comunicative e per il rapporto che stabiliva con chi lo seguiva, tanto nel suo Paese, come all’estero. A questi trasmetteva loro speranza e fiducia nelle proprie capacità. Nei 14 anni del suo governo, Chávez si è unito con altri leader dell’America Latina e dei Caraibi per creare nuove fonti di integrazione e ha ridotto della metà la povertà  nel suo Paese”. [..] La verità è che in poco più di dieci anni, l’America Latina è stata capace di dotarsi, per l’intuizione di uomini politici come Lula o lo stesso Chávez, di strumenti  capaci di farla competere con realtà come la  stessa Comunità Europea. Basta pensare al Mercosur e al Banco del Sur (lanciato nel 2007 con una capitalizzazione di 7  bilioni di dollari da 7 membri: Venezuela, Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Uruguay e Paraguay) una scommessa che ha reso più autonoma e indipendente gran parte dell’America Latina. Ma la prova tangibile dei meriti di Chávez e della sua politica, pur fra errori e qualche esagerazione, è forse TeleSur, la televisione  satellitare del continente che, l’altra notte, in una diretta no-stop, ha mostrato un dolore collettivo non solo di un Paese, il Venezuela, ma di quella che Ernesto Che Guevara definiva “nuestra Grande America”
. (Gianni Minà) (10)


Hugo Chávez è un demonio. Perché? Perché ha alfabetizzato due milioni di venezuelani che non sapevano né leggere né scrivere pur vivendo in un paese che possiede la ricchezza naturale più importante del mondo che è il petrolio. Io ho vissuto in quel paese per qualche anno e so molto bene come era. lo chiamavano “Venezuela Saudita” a causa del petrolio. C’erano due milioni di bambini che non potevano andare a scuola perchè non avevano i documenti. Poi è arrivato un governo, questo governo diabolico, demoniaco, che fa cose elementari come dire: “I bambini devono essere ammessi a scuola con o senza documenti”. era la fine del mondo: ecco una prova del fatto che Chávez è un cattivo, un cattivissimo. Visto che possiede questa ricchezza, e che grazie al fatto che a causa della guerra in Iraq il petrolio è carissimo, lui vuole approfittarne a fini di solidarietà. Vuole aiutare i paesi sudamericani, specialmente Cuba: Cuba gli manda i medici, lui paga con il petrolio. Ma anche quei medici sono stati una fonte di scandalo. Dicono che i medici venezuelani erano furiosi per la presenza di quegli intrusi che lavoravano nei quartieri poveri. Al tempo in cui io vivevo là come corrispondente di Prensa Latina, non ho mai visto un medico. Adesso invece i medici ci sono. la presenza dei medici cubani è un’altra prova del fatto che Chávez sta sulla Terra di passaggio, perché appartiene all’inferno. Per questo, quando si leggono le notizie bisogna tradurre tutto. Il demonismo ha quest’origine: per giustificare la macchina diabolica della morte. (Eduardo Galeano)
(Tratto da Latinoamerica n. 121)



Chavez, l'uomo del secolo
"E' con profondo dolore che ho appreso della morte del Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chavez Frias. E' caduto da soldato per difendere la sua patria, la sua gente. Ha lottato fino alla fine, rimanendo al suo posto. Hugo Chavez rimarrà nella storia del suo Paese, del continente latino-americano, nella storia del mondo come leader del XXI secolo, ha ritenuto un proprio dovere quello di rendere la vita dei venezuelani felice ed il mondo più giusto. Egli era un vero figlio del Venezuela ed un internazionalista. In questi giorni tristi, estendiamo le nostre più sentite condoglianze e il sostegno al popolo del Venezuela, alla leadership del Paese, ai colleghi e ai familiari di Hugo Chavez. Convinto che la causa a cui egli ha dedicato la sua vita non sarà abbandonata. La memoria del leader della Rivoluzione bolivariana sarà sempre con noi. Fino alla vittoria!" (G. Zjuganov)

Non è tanto facile accusare Chávez di essere un “dittatore”. Le sue conferme sono avvenute attraverso elezioni assolutamente limpide, monitorate da una folla di osservatori internazionali. I media di sistema però lo hanno sempre voluto dipingere così. Ricordo un aneddoto. Nel 2007, la rivista Time, pensò di affidare ai loro lettori on line la scelta dell’ “uomo dell’anno”, cui consacrare la prima copertina dell'anno. Il personaggio più votato fu il presidente del Venezuela Hugo Chávez.  Di fronte a tale esito, Time scelse una via d'uscita premiando un generico “popolo di Internet”.
Chavez e il Socialismo XXI hanno distrutto il pensiero unico neoliberista, anche se, regna egemone nel pianeta Terra, per ora.
Nel secolo del capitalismo in crisi e delle sovranità scippate, la prospettiva socialista del Sud America mostra concretemente una alternativa viva e valida allo stato di cose presenti. Amato dal popolo, odiato dai padroni del sistema, lo sciacallaggio mediatico è iniziato e io, come le mie limitate possibilità, ho tentato di darne una visione più corretta, dalla parte giusta. Grande amarezza, ma oggi è giusto diffondere le sue parole: "A coloro che mi augurano la morte, io auguro una lunga vita, perché possano vedere la Rivoluzione Bolivariana continuare ad avanzare di battaglia in battaglia e di vittoria in vittoria".

Se volete sapere chi è stato Chávez, guardate chi piange la sua scomparsa, e guardate quelli che ne gioiscono: così avrete la vostra risposta (Fidel Castro)

Andrea 'Perno' Salutari

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