La Patria alla deriva
Nel 2012 sono state quasi 280 mila le imprese che hanno chiuso, con una media di 1000 al giorno. Il dato è stato riportato dalla CGIA di Mestre secondo la quale almeno un'impresa su due, delle piccole e medie imprese rimaste, pagano a rate i propri collaboratori, o si indebitano per poterlo fare.
Chiudono le aziende, o vengono delocalizzate, e di conseguenza aumentano i disoccupati che, in Italia, sfiorano ormai i 3 milioni.
Il tasso di disoccupazione è intorno al 12%, quello giovanile pian piano si avvicina al 40%, mentre al Sud diventa quasi del 50%.
A questo dato vanno aggiunti tutti i lavoratori precari e par time, oltre a tutti quei cassaintegrati che lavorano in aziende vicinissime al fallimento, una massa di futuri disoccupati di non giovane età che difficilmente riusciranno a rientrare in questo mondo del lavoro, sempre più saturo e in difficoltà.
Nei prossimi anni, se non ci saranno vere riforme e vere e proprie rivoluzioni sociali, la disoccupazione supererà il 15%. Infatti la produzione industriale è crollata a livelli che non si vedevano da decenni, i comuni e le regioni sono in difficoltà finanziarie e sempre più prossimi alla bancarotta, e la lista degli orrori sociali potrebbe continuare, ma preferisco fermarmi qui. (1)
Stipendi, povertà e cali dei consumi
L'Istat, nell'ottobre 2010, ha pubblicato un report sulla retribuzione oraria lorda di un lavoratore italiano, per poi confrontarlo con quello degli altri paesi dell'Unione Europea. In media, gli stipendi italiani, sono inferiori di circa il 14,6% in confronto a quelli della Germania, del 13% nel paragone con il Regno Unito e dell'11% con la Francia! I nostri stipendi, in Europa, si piazzano al 12° posto nella classifica ben al di sotto della media della zona euro. Nel particolare in Italia la retribuzione oraria lorda si attesta intorno a 14,5 euro. I valori più elevati si registrano in Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), quelli più bassi in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro).
Non c'è da stupirsi che il 65% delle famiglie italiane valuta che il proprio reddito è inferiore al necessario per coprire i propri consumi.
Sono soprattutto i giovani e gli affittuari a mostrare un notevole peggioramento delle condizioni di vita, e la conseguenza è il calo dei consumi che sono precipitati sotto i livelli del 2001. Un numero considerevole di famiglie confermano che possono arrivare a fine mese solo intaccando i risparmi accumulati in una vita, o dalle generazioni passate. (2)
Questo porta ad avere un terzo dei giovani a rischio povertà. L’allarme proviene dai dati Eurostat del 2011, che segnalano il 27 per cento degli under 18 “a rischio povertà e di esclusione sociale”. L’Italia, in particolare, supera la media europea col 32,3 per cento. I dati sui bambini e ragazzi superano quindi quelli che riguardano la popolazione adulta.
Nell’Unione Europea, infatti, è a rischio povertà il 24 per cento di chi è tra 18 e 64 anni. Percentuale che sale al 28,2 per cento in Italia.
I Paesi in cui la situazione di bimbi e ragazzi minorenni è più dura sono Bulgaria (52%) a rischio povertà, Romania (49%), Lettonia (44%), Ungheria (40%), Irlanda (38%) e Lituania (33,4%), seguita subito dopo dall’Italia. I Paesi in cui la situazione degli under 18 è la migliore sono Svezia, Danimarca e Finlandia (rischio povertà al 16%), poi Slovenia (17%), Olanda (18%) e Austria (19%). (3)
Stiamo morendo
Il nostro paese è in crisi, la sua sovranità è stata svenduta. Attualmente il paese è ingovernabile, si sposta a destra e il popolo ha bocciato le voci critiche al modello neoliberista. Non sappiamo ancora chi ci governerà, quando ci saranno le elezioni anticipate, ma abbiamo la chiara intuizione che nessun governo potrà risollevare l'Italia finchè saremo costretti a subire i vincoli dettati dall'Unione Europea. La crisi non si è placata, e le conseguenze più cruente arriveranno nei prossimi anni, il processo regressivo sembra inarrestabile, il punto di non ritorno ampliamente superato. Una crisi non globale, ma che colpisce severamente l'occidente, l'Europa a tre velocità, uccidendo difatto i paesi più poveri dell'eurozona, a partire dall'Italia e agli altri paesi dell'Europa meridionale.
Il popolo è disorientato, anzi maleindirizzato. Più che criticare il sistema, finge di sperare che il male dell'Italia derivi dallo sperpero di denaro causato dalla Casta, ma basterebbe confrontare i soldi del Fiscal Compact con quelli della Casta per capire il bluff mediatico. Ma se il popolo è confuso, a sinistra si soffre quasi di amnesia. Vivrò in controtendenza, ma non lodo i tre nuovi "eroi nazionali". Papa Francesco rimarrà la rappresentazione della complicità della Chiesa con la dittatura argentina e non solo. La Boldrini dimostra come sia l'occidente a decidere chi sono gli "ultimi" e quali i governi "cattivi", pensiamo alla Siria. Il Magistrato Grasso rimarrà quello che propose un premio antimafia a Silvio Berlusconi. Liberi di festeggiare i vostri nuovi eroi, ma sono per l'appunto i vostri, non i miei.
Le premesse per ricostruire la Patria, riconquistare la sovranità e ottenere la giustizia sociale non ci sono, stiamo morendo ...
Andrea 'Perno' Salutari
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