martedì 4 novembre 2014

Disoccupazione, depressione e isolamento sociale

La disoccupazione è una cosa per il disoccupato e un altra per l'occupato. Per il disoccupato è come una malattia da cui deve guarire al più presto, se no muore; per l'occupato è una malattia che gira e lui deve stare attento a non prenderla se non vuole ammalarsi anche lui. (A. Moravia)

Che tristezza la politica italiana. Lo stato e le sue istituzioni hanno abbandonato un intero popolo, quello italiano, mentre la nostra classe politica cancella idiritti e la prospettiva del futuro. L'opposizione politica non c'è, e il popolo in rovina è pure costretto a subire la recita tra la Camusso e la Cgil e il nuovo corso del PD di Renzi.
E' evidente che l'attuale scontro Renzi Camusso altro non è che una lotta interna tra il vecchio e il nuovo Partito Democratico, un teatrino che crea solo disgusto.
Ho grande, grandissimo rispetto per il popolo in lotta che nelle settimane scorse ha manifestato a Roma contro Renzi, ma quella piazza è senza credibilità: chi sostiene il governo Renzi, chi protesta per spostare lievemente a sinistra la sua politica neoliberista e chi combatte, senza se e senza ma, contro le politiche di questo centrosinistra "moderno".  I disoccupati, i giovani senza futuro, i poveri d'Italia, non hanno nessuna aspettativa da questo sindacato e neanche da queste forze politiche, anche quelle di sinistra, che in questi anni si sono resi troppo volte complici, pensiamo ad esempio alla precarietà alimentata da Treu, a Biagi, da Berlusconi a Renzi, indistintamente.


Nel mio precedente articolo: Nuova manovra economica uccidere i disoccupati scrivevo:
I suicidi causati dagli effetti della  crisi economica sono a tutti gli effetti morti bianche. Per capire meglio l'enormità della tragedia sono costretto ad ubriacarvi coi numeri. Nell’Unione Europea, secondo un rapporto della Commissione europea, ogni anno ci sono circa 58mila suicidi, contro 50mila vittime di incidenti automobilistici e 5mila omicidi. Il suicidio è quindi la principale causa di morte in Europa, sorpresi? Il fenomeno è in netto aumento tra le nuove generazioni. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 su The Lancet, in Europa per ogni incremento del 3% della disoccupazione, crescono del 30% le morti dovute a eccesso di alcool e aumenta di quasi il 5% il tasso dei suicidi. Ecco il prezzo della depressione economica. (1)



Depressione e isolamento sociale
In Italia, anche per questioni religiose e culturali, i suicidi in Italia restano limitati e quelli causati dalla crisi o dall'orrore per l'odierna società risultano essere relativamente bassi, rispetto al resto d'Europa. Oggi non voglio parlare di numeri, basta ricordare che la disoccupazione è sempre sopra il 12%, quella giovanile supera il 44%. E tra gli occupanti cresce la precarietà e le generazioni da 400-600euro mensili.
Ma c'è un effetto della disoccupazione ancora più radicato e silenzioso: la chiamano depressione e isolamento sociale.
Sempre più studi concludono che le persone in difficoltà finaziarie sono fino a 4 volte più a rischio di sviluppare la depressione, che solo raramente finisce in suicidio. E la crisi accentua ancor di più questi dati causati dai tagli delle pratiche di protezione sociale
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), i disturbi depressivi diventeranno, entro il 2020, la seconda causa di "disabilità lavorativa" dopo le malattie cardiovascolari. Nel frattempo, per colpa della crisi economica, la situazione è drammaticamente peggiorata. Circa il 20% della popolazione mondiale presenta, secondo l'Oms, un quadro di "umore instabile", e l'età media di insorgenza non si limita più tra i 20 e i 40 anni, ma si espande anche in età più giovanili.



Non siamo soli
Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero (Pertini)

Chi perde il lavoro subisce un trauma non solo economico, ma anche psicologico. Viene colto spesso dalla atroce sensazione di non essere all'altezza dell'attuale mondo del lavoro, e soprattutto nelle età più mature viene colto dalla paura di non riuscire più a rientrarci, mentre i giovani si sentono spersi. Nonostante una formazione ben più elevata dei propri genitori, spesso non riescono a crearsi una professione e vengono rigettati al primo tentativo di ingresso nel mondo lavorativo.
Quanti di voi vedono il disoccupato solo come una persona che cerca un nuovo impiego?
Chi è senza salario vive, ma vive soffrendo, denudato della sua stessa dignità.
Non riuscire a portare i soldi a casa, il terrore di vedere il piatto di tuo figlio vuoto, l'angoscia per i debiti che si sommano.
Il sistema sanitario non riesce a sostenere la saluta mentale dei non più lavoratori, le istituzioni sbattono le porte e la politica finge, solo in campagna elettorale, miracolosi posti di lavoro sfruttando il voto dei disperati.

Il disoccupato, la generazione da 500euro, i precari, i ricattabili, vivono un mondo senza prospettiva, senza indennità, nè ammortizzatori sociali.
Abbandonati a se stessi, costretti a chiedere quotidianamente aiuti, isolati dal mondo del lavoro, emarginati dalla società e abbandonati dalla politica.
Invisibili, tantissimi, ma invisibili.
Un popolo variegato senza organizzazione, senza una voce comune, isolati, ma non soli. Siamo tanti, delusi, spersi, scoraggiati.
Restiamo liberi, rendiamoci visibili e continuiamo a lottare per un futuro degno di essere vissuto. Riprendiamoci tutto.






Andrea 'Perno' Salutari

1 commento:

  1. In questi ultimi 57 mesi, 120 cv mirati inviati ed altri 200 ca. inviati a tappeto a varie imprese non sono mai andato oltre il primo colloquio, quello che finisce sempre con "le-faremo-sapere" in 6 colloqui: 6 risposte su più di 320 cv.

    Ad un colloquio di qualche mese fa è seguito un altro colloquio più approfondito 20 ggiorni fa. Sono tra quei disoccupati che non ci sperano più, vanno al collquio con un bella giacca senza cravatta con l'aria di chi non ha niente da perdere. Quello che so o posso imparare è un fatto quello che non so non mi turba. A questo ultimo colloquio ho parlato 1 o 2 minuti anche con il fondatore della società che cercava del personale.

    Venerdi scopro di essere stato scartato in quanto, pur se competente nel settore professonale ricercato, pur avendo una decina di anni di esperienza nella mansione avevo uno sguardo e atteggiamento pessimista.

    La sensazione a pelle del titolare della società ha dato un opportunità ad uno più giovane con abbastanza (5 anni) esperienza e con grande ottimismo.

    Se siete PESSIMISTI dovete rendervi conto che non avete speranze anche se sapete tutto quanto serve.

    Se siete OTTIMISTI potreste invece farcela anche se non avete proprio tutta l'esperienza richiesta.

    Da Ottimista che sono diventato spero di riuscire a trovare un corda robusta ed un buon albero.

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