mercoledì 14 ottobre 2015

Rifondazione Comunista è un "barile vuoto"

Il mio passato con i GC
Sono passati tanti anni. Una parte della mia vita dedicata a questa organizzazione. Ci ho creduto, ho dato tutto quello che potevo. Non mi sono pentito di nulla.
E' stata un'esperienza bellissima, di formazione, di comunità, di fratellanza. Ho conosciuto compagni fantastici e poi, gli altri. Sì, i tanti altri che hanno distrutto il patrimonio politico e culturale ereditato in gran parte dal Partito Comunista Italiano. Opportunisti, persone che sfruttavano il partito, ne svuotavano le tasche o si beneficiavano dei suoi privilegi. La mia esperienza è finita anni fa, quando questa stessa giovanile ha ferito me, e la mia creatura, il mio blog Patria del Ribelle. Da lì ho dedicato più tempo al blog, che non alla politica partitica.
Ma il video della Belligero durante la conferenza GC di Bari è riuscito nell'impresa di risvegliare i ricordi, e purtroppo, ho rivisto tutte le meschinità che mi avevano allontanato da questa organizzazione. Il video ora è stato oscurato, ma sono diversi i compagni che lo hanno salvato e mi auguro che presto tornerà online perchè bisogna avere il coraggio di rispondere delle proprie parole, soprattutto se piene di insulti e falsità.

Ma che fine hanno fatto i coordinatori GC?
Marco Rizzo a parte, che dall'alleanza con l'Ulivo è passato al Partito Comunista, la storia dei coordinatori nazionali dei Giovani Comunisti è un processo lineare: verso la sinistra non più comunista. Gennaro Migliore è sicuramente il peggior trasformista politico che ha coordinato la giovanile del Partito della Rifondazione Comunista. Fratoianni, De Cristofare, Piccolotti, Oggionni, tutti loro hanno un ruolo nazionale nel progetto della Sinistra di Nichi Vendola.
Anna Belligero, più timidamente, non ha ancora attuato il passaggio alla "costituente di sinistra", ma Paolo Ferrero ci sta lavorando, pian piano.
La coordinatrice nazionale su questo ha le idee già chiare. Non è mai finito l'anticomunismo nell'immaginario dei Giovani Comunisti, dall'elogiare la caduta del muro di Berlino e la fine del socialismo reale al sostenere ingenuamente l'imperialismo. La Belligero esplicitamente dice senza vergogna che la falce e martello è un simbolo lontano dalle nostre condizioni, dalle nostre generazioni, dalle nostre lotte. Parole forti dalla coordinatrice di una giovanile "comunista", di nome, ma evidentemente non di fatto.

Un'organizzazione morta
Spiace dirlo, ma i Giovani Comunisti sono un'organizzazione morta. Non più riformabile. So che tanti compagni, certo, sempre meno, credono di poter far rinascere questo corpo e a loro va il mio più sincero augurio. Non esiste più il progetto della Rifondazione Comunista, ne resta un partito, impaurito, senza un'identità e una prospettiva. Di conseguenza non esiste più l'organizzazione giovanile dei 15mila iscritti. E' ben lontano anche l'organizzazione dei 7mila iscritti, tanti erano all'inizio della gestione Oggionni/Belligero. Oggi, stiamo parlando di 1500 tesserati, molti dei quali fantasmi come l'autocritica. La Belligero si esonera da ogni responsabilità. La colpa è sempre degli altri, a partire dai dissidenti.
In un video di 35 minuti realizzato dai Giovani Comunisti di Bari (già prontamente reso privato), Anna Belligero, insulta e infanga tutti. La sua ex maggioranza (Oggionni e Gec), i "comunisti" delle altre organizzazioni giovanli (il FGC), i fuoriusciti dei GC (Fronte Popolare), ma anche quei pochi rimasti che hanno una colpa: avere delle criticità rispetto alla linea dentro l'organizzazione (Gimona, Nebuloni, Candeloro). Parole forti, subito nascoste, che fanno riflettere sul bassissimo livello di discussione interno, a partire da chi dovrebbe rappresentare tutti i compagni di un'organizzazione. E' spaventoso il nulla che esce fuori da questo intervento, reso pubblico per poche ore. E fa domandare: ma in questi anni, protetta da quattro mura, quanto odio, quante manipolazioni, quante falsità ha diffuso?


Sfruttare il partito
E' giusto sottolineare che per Anna Belligero Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti sono un "barile vuoto". Anzi, aggiunge, che le uniche cose che ritrova al suo interno sono "spocchia e arroganza". Giudizio definitivo, condanna senza appelli, ovviamente per legittimare la prossima (possibile) unità con Cofferati, Fassina, Vendola, e soci. E già si interroga: questo strumento come posso utilizzarlo ancora? Dice "utilizzarlo", ma sarebbe più corretto dire sfruttarlo.
La Belligero è esente da colpe. Non si prende nessuna responsabilità. Per nascondere il proprio fallimento ricorre al banale trucchetto. Scagliare tutta la responsabilità contro un capro espiatorio. Ma le colpe sono così tante che ogni compagno, per lei, diventa un ulteriore capro espiatorio.

Una coordinatrice allo sbando
La convivenza con Simone Oggionni. Seppur conflittuali, con accordi politici iniziano una gestione unitaria, che pur zoppicando, dava segnali di vita. Nelle lotte, e anche nel dibattito. Timidamente, ma vivi. Il fragile equilibrio smonta subito la rinascita. La responsabilità però è tutta di Oggionni e dei "suoi" che sono usciti. Ma non basta. Sono tutti colpevoli, tranne lei. La colpa è di chi, non credendo più nel "bidone vuoto" ha deciso di uscirne.
Continuare a fare politica con le stesse motivazioni, con le stesse pratiche, ma evitando le inutili battaglie d'odio interne. Perchè i Giovani Comunisti questo è diventato. Non più uno "strumento" di lotta, ma un'organizzazione che tenta di disinnescare la lotta, svilendo la generosità dei compagni che dedicano ore preziose della loro vita per lottare per qualcosa in cui credono: il socialismo, una società più solidale. Unita. Non contenta se la prende anche con chi ha un'idea diversa su come riorganizzare la giovanile, ed ecco il serio attacco verso chi ancora crede nei Giovani Comunisti, e questo il caso dei bolognesi o del gruppo di Nebuloni. Fa male vedere come una coordinatrice nazionale ha solo odio e rancore verso la quasi totalità dei compagni che lei dirigeva, almeno in teoria.
Una coordinatrice che non si vergogna di affermare: non ho letto completamente il documento congressuale.

Il Fronte Popolare
Non poteva mancare ovviamente un attacco contro il Fronte Popolare e le organizzazioni giovanili di Torino e Milano.  Non può. Lo deve fare sempre, negli anni. Perchè la nostra presenza l'ha turbata. La cosa non può che farci piacere. Quello che non riesco a capire è perchè ci deve attaccare su questioni false.  Le giovanili di Torino e Milano vengono definite ironicamente "esperienze gloriose", eppure chi parla è la coordinatrice che in pochi anni ha portato da 7mila a 1500 iscritti la giovanile da lei diretta. Forse la sua è "un'esperienza gloriosa"?
Le giovanili di Torino e Milano negli scorsi anni si erano ricostruite, avevano aumentato gli iscritti. Riuscendo o fallendo hanno provato via alternative, e le provano ancora. Convinti delle loro idee, ma non privi di autocritica.
Le critiche rivolte risultano invece curiose.
La Belligero era venuta a Torino due volte, poi non era più salita. Più precisamente saliva spesso, ma per incontrarsi con i "vendoliani" usciti dal partito nel 2009.
Quei giovani che, come lei vuole fare, hanno usato il partito fino a che c'era una utilità, per loro.
Potrei dilungarmi, ma non lo farò. La Belligero, in un attimo di lucidità, racconta di come la "sua" organizzazione sia esterna al conflitto capitale-lavoro.
A Torino e Milano si sono costruiti laboratori politici, che con tutti i loro limiti, hanno provato linee diverse. Criticabili, ma reali.
Ha ragione la Belligero quando dice che tanti (lei estremizza dicendo "tutti") compagni sono estranei alla lotta capitale-lavoro. A Torino la rinascita della giovanile è partita dalla fabbrica. Eravamo giovani operai, in una città ex operaia senza prospettiva, nè futuro. E lo siamo ancora adesso. Vittime della cassaintegrazione del gruppo Fiat o della precarietà del suo indotto. Abbiamo affrontato queste tematiche, di lotta dentro le fabbriche e di sostegno esterno dove i presidi si creavano. Ma non solo. Siamo stati vicini alle vertenze di vasti settori. Con le scarse forze a disposizione e con la totale assenza dell'organizzazione nazionale e spesso del Partito provinciale che ci avvertiva come una "minaccia" e non come una risorsa. Ci siamo riusciti? No, penso di no. Ma abbiamo provato a dar voce ai quei giovani disillusi dalla politica, a quel giovane popolo della periferia costretto a crescere in fretta tra le officine e lo sconforto dentro i centri per l'impiego. Abbiamo provato ad unirli. Forse, con una giovanile attiva, e vicina, qualcosa di più si sarebbe potuto costruire.
Pian piano crescendo ci si è affacciati anche in ambito universitario con diverse iniziative. Certo, le difficoltà incontrate sono state molte. Ma denigrare così il lavoro universitario milanese è davvero umiliante. Qualifica la bassezza morale, politica e umana di una presunta coordinatrice nazionale.
A Milano, con orgoglio, i Giovani Comunisti partecipavano alle elezioni universitarie con liste autonome comuniste, impresa difficoltosa ed ardua.
Dico impresa perchè in un ambiente egemonizzato a sinistra dai Giovani Democratici, i COMPAGNI di Milano eleggevano rappresentanti in Università.
Io penso che una giovanile dovrebbe valorizare il lavoro dei propri militanti. La Belligero con il suo intervento invece ha dimostrato di non conoscere minimamente il lavoro sul territorio dei suoi militanti, di averli abbandonati a loro stessi, per poi ricordarsi di loro solo per denigrarli diffondendo falsità. Il dramma è questo. Sapere che nei territori ci sono giovani compagni, non importa se tanti o pochi, che si impegnano, dedicano ore preziose del loro tempo alla militanza politica. Sacrificando risultati universitari, rischiando notevoli volte il posto di lavoro, rubando tempo prezioso alle proprie famiglie, per lottare per una società giusta. Per poi essere criticati, infangati ed insultati in giro per l'Italia dalla prima Belligero che a nome del partito, generando odio e rancore, disintegra quel patrimonio politico e culturale, che da 15mila iscritti si ritrova, nel 2015, con sole 1500 tessere.
Questo è davvero triste ed è il motivo per cui tanti compagni, a partire dal Fronte Popolare, hanno deciso di continuare la lotta, ma liberi da una struttura che dovrebbe dare sostegno e strumenti, ed invece dona solo falsità e distruzione.





Lasciateci lavorare
Fa male, sentire una coordinatrice di un'organizzazione comunista affermare che "siamo lontani" da questo glorioso simbolo, che i "partiti non sono per tutte le stagioni". Dov'è il rispetto? Mandare "a fanculo" le altre organizzazioni comuniste come il FGC o dire che la minoranza della ex mozione 3 "ci inquinano" mostrano tutta la paura di un dibattito. La ragione è semplice. Dimostrerebbe il totale fallimento della Belligero, come di Ferrero, e forse, riprendendo le sue parole, mostrerebbero a tutti che davvero l'organizzazione da loro coordinata è diventata, per colpa loro, un "barile vuoto".
Fateci una cortesia. Finiteci dentro e lasciateci lavorare.

Andrea 'Perno' Salutari




Il video è stato rimosso, ma la pagina Satyricom ne ha pubblicati alcune perle

"Come cazzo sono fatti i lavoratori? Chi ne ha mai visto uno?"
"A cosa rinunciamo se dobbiamo difendere pareti vuote"
"Per cosa posso utilizzare il Partito anche se fosse l'ultima cosa che fa"
"Ripeto, io non sto dicendo sciogliamoci domani "
"E poi per ultimo si potrebbe pensare a un Partito"
"I ragazzi non si inculano i GC""
"Un simbolo [falce e martello?] da cui siamo lontani"
"Non parliamo di marxismo"
"I partiti non sono per tutte le stagioni"
"E' la Storia che ci ha espulso dalle lotte"
"Fatevi [rivolta ai no-euro del PRC] il documento per cazzi vostri"
"La Conferenza c'è perché è stata una mia volontà politica"
"Discutere se invitare o no i Giovani di Marco Rizzo? Ma io li mando a fanculo"
"Le minoranze dell'ex mozione 3 che parlano e non fanno un cazzo, ci inquinano"

1 commento:

  1. Bellissimo, Perno!
    Grazie...
    oggi ho a lungo pensato di scrivere qualcosa sul caso, ma per paura di non trovare le parole giuste ho ceduto al "non ti curar di lor, ma guarda e passa".
    Tu hai trovato le parole adatte, proprio nel giorno in cui, sconfitto e stanco, furi da un centro per l'impiego, ho ricevuto per caso la solidarietà di tanti compagni torinesi!

    Alberto

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