giovedì 10 marzo 2016

Senza amore, PCdI e PRC si scrivono lettere.

Il 2016 sarà ricordato per l'ennesimo tentativo di unire la sinistra di governo e per la continua diatriba dei comunisti.
Su Sinistra Italiana mi sono già esposto mesi fa, nel mio articolo dal titolo ironico: la sinistra italiana è una sola.
Il progetto di Fassina e Fratoianni sta prendendo forma, egemonizzando lo spazio politico di sinistra che non si riconosce nel PD, sempre più renziano e meno democratico. Un nuovo Ulivo in miniatura che ambisce a ricostruire un centrosinistra senza Renzi. Non avverso al PD, ma contro il PdR.
Il nuovo partito della Sinistra nascerà ufficialmente solo a fine anno, ma già in queste amministrative si stanno delineando i rapporti di forza tra Sinistra Italiana e la diatriba comunista che non aderirà al nuovo partito. Una diatriba che anche in queste settimane continua sui giornali.

Qui sotto il botta e risposta tra il PCdI e il PRC.
Lettera aperta del PCdI al PRC pubblicata su “il manifesto” del 27 febbraio 2016

Caro compagno Paolo Ferrero, care compagne e cari compagni del Prc,

noi constatiamo che, giorno dopo giorno, va costituendosi nel Paese, attorno al cosiddetto partito della nazione, un nuovo ordine liberista, di carattere strategico e subordinato ai disegni antipopolari e antidemocratici dell’Unione europea. Noi constatiamo che, sotto la pressione imperialista degli Usa e della Nato, l’Italia è sempre più vicina alla guerra. Gli interventi militari in Libia e in Siria, da parte del governo Renzi, sono disgraziatamente vicini. Noi assistiamo all’attacco forsennato, da parte del governo, del Pd e delle forze reazionarie, alla Costituzione e agli assetti democratici. Tutto ciò mentre l’imposizione dei dettami di Maastricht sta portando l’economia italiana nella stagnazione, nel crollo dell’esportazione, nell’impoverimento. C’è una continua, incessante distruzione del welfare — dalla sanità, alla scuola, ai servizi alle persone — che si accompagna ad imponenti processi di privatizzazione, mentre il lavoro, attraverso il jobs act, si struttura in una sorta di sott’occupazione di massa, dal carattere precario e socialmente disperato.
È in questo contesto, care compagne e cari compagni, che noi rilanciamo il progetto dell’unità dei comunisti e della ricostruzione di un più forte partito comunista in Italia. E per questo progetto ci rivolgiamo innanzitutto a voi, dirigenti, militanti e iscritti del Prc.
Non credete che sia nel pensiero, nella prassi, nel progetto del partito comunista che si ritrovano, per l’oggi e per il domani, i valori più grandi? Quelli della lotta contro la guerra, l’antimperialismo, l’internazionalismo, l’anticapitalismo, il progetto di socialismo. Non credete che attorno a questi valori, oggi, in Italia, siamo innanzitutto noi, i comunisti/e, che dobbiamo ritrovarci e riorganizzarci? Non credete che, oggi, le questioni che ci hanno diviso siano decantate, superate?
A noi pare di sì, e siamo pronti ad unirci. Noi siamo convinti che la gravità della situazione democratica e sociale superi di gran lunga le nostre scorie e le nostre residue differenze.
In questi giorni sono entrati in lotta gli operai del’Ilva, dell’Alcoa, della Piaggio, di Gela e di tante fabbriche e uffici e servizi. Sono lotte importanti, alcune durano da anni, ma sono di natura difensiva e soprattutto non hanno riferimenti né sbocchi politici: non è ora di offrire al movimento operaio complessivo una sponda più solida e chiara? Un partito comunista?
Il Prc, come il PCdI, persegue la linea, giusta, dell’unità delle forze di tutta la sinistra. Senza tuttavia, sopprimere, in essa, l’autonomia comunista ed anzi, all’interno dell’unità della sinistra, rafforzando il soggetto di classe e rivoluzionario: il partito comunista.
In questi anni, segnati dalla nostra divisione, ci siamo indeboliti. Nel Prc, dalla sua nascita, sono entrati e poi usciti migliaia di compagne e compagni; lo stesso Prc, in misura maggiore, e il PCdI, in misura minore, sino a pochi anni fa hanno continuato ad organizzare molte e molti. Nel Paese, senza tessera e senza organizzazione, stanno oggi in solitudine circa 200 mila comuniste e comunisti. Noi vogliamo, insieme, dare un progetto unitario a questa grande diaspora. Vogliamo, insieme, darle passione, restituirle una nuova “casa comune”, una nuova possibilità di militanza. Vogliamo, assieme, ricostruire un partito comunista ed un fronte unitario della sinistra all’altezza dei tempi e dello scontro di classe. Noi siamo pronti a scioglierci, a rinunciare al nostro partito per ricominciare uniti. Camminiamo insieme, venite anche voi?


La Segreteria nazionale del PCdI



La risposta di Rifondazione Comunista
Cari compagni e compagne della segreteria nazionale del Pcdi, abbiamo letto con attenzione la vostra lettera aperta in cui affermate che le questioni che ci hanno diviso negli anni scorsi sono superate. Si tratta di una affermazione importante perché nel corso di questi anni gli elementi che ci hanno diviso sono stati numerosi. Pensiamo solo alla nascita del Pdci avvenuta al fine di dar vita al governo D’Alema – a cui noi facemmo strenua opposizione – fino ad arrivare alla spaccatura della Federazione della Sinistra avvenuta assai più di recente per la vostra scelta di inseguire un accordo con Bersani per le elezioni del 2013. Senza queste divergenze che hanno riguardato principalmente il rapporto con il centro sinistra e il Pd, il tema dell’unità dei comunisti sarebbe molto più avanzato banalmente perché rifondazione avrebbe subito qualche scissione in meno. Ma ovviamente non possiamo farci condizionare oggi da quanto è avvenuto ieri e occorre guardare ai compiti che ci stanno dinnanzi.

Condividiamo con voi il giudizio sulla gravità della situazione e sulla pesantezza dell’attacco antipopolare messo in atto dal governo Renzi nel quadro delle politiche europee. Così come il tentativo di distruggere il quadro costituzionale e la tendenza alla guerra caratterizzano sempre più il governo italiano. Per quanto ci riguarda riteniamo non solo che Renzi, il Pd e i socialisti europei siano avversari politici, ma che il capitalismo neoliberista stia producendo una vera e propria crisi di civiltà che si nutre dell’attacco alla democrazia, della demolizione delle conquiste sociali, della distruzione dell’ambiente. Per questo riteniamo urgente operare sul terreno dell’alternativa, per la costruzione di un movimento antiliberista su scala nazionale ed europea e all’interno di questo, di un soggetto unitario della sinistra antiliberista. Le politiche neoliberiste sono il nemico principale e l’obiettivo di fermarle è l’imperativo che ci guida, così come il Pci seppe costruire il Cln al fine di sconfiggere il nazifascismo e preparare l’alternativa. Da questo punto di vista la primavera referendaria così come la costruzione di liste unitarie alternative al Pd nelle elezioni amministrative, costituiscono passaggi importanti per dar vita ad un soggetto unitario della sinistra antiliberista. Non un nuovo partito – destinato a riprodurre divisioni e spaccature – ma un soggetto unitario in cui possano convivere diverse sensibilità politico culturali accomunate dal comune obiettivo della sconfitta della barbarie liberista.

In questo quadro si pone il tema della prospettiva e dell’organizzazione dei comunisti e delle comuniste. Noi pensiamo che il terreno dell’unità, oltre a quello dell’alternatività al neoliberismo e al Pd, sia quello della rifondazione comunista. Come sapete non abbiamo scelto a caso il nome del nostro partito. Abbiamo ritenuto nel 1991 e riteniamo ancora oggi che il fallimento del socialismo reale ponga con forza la necessità di una vera e propria rifondazione comunista, che faccia i conti fino in fondo con lo stalinismo. Per questo abbiamo detto molte volte che rifondazione e comunista sono due termini che si qualificano a vicenda: l’uno senza l’altro non forniscono una risposta in grado di riaprire la partita per il superamento del capitalismo nella direzione del socialismo. La forza del capitalismo infatti è dovuta in primo luogo all’assenza di alternative considerate tali ed auspicabili a livello di massa: rifondare la proposta comunista è un punto decisivo per riacquisire efficacia politica. Per questo riteniamo che l’unità vada perseguita nella rifondazione di una teoria, di una prassi e di una politica comunista. Saremmo ben felici di poter percorrere insieme questo cammino.
La segreteria nazionale del Prc


Eurostop non basta
Nelle grandi città ci saranno liste alternative al PD egemonizzate da SEL, sostenute anche da alcuni comunisti (PRC, PCdI), seppur divisi.
Finite le amministrative Sinistra Italiana avrà ottenuto, grazie alle liste unitarie, rappresentanza nelle istituzioni e nei mesi successivi fonderà ufficialmente il nuovo partito. Mentre Rifondazione Comunista, sola, continuerà a chiedere un soggetto unitario in cui possano convivere diverse sensibilità politico culturali, e il PCdI, solo, scioglierà il suo partito e se lo rifonderà. Sinistra Italiana si strutturerà nei territori, mentre i due partiti comunisti cercheranno di ridimensionare l'erosione di iscritti, militanti e simpatizzanti, che ormai sembra non avere più fine.
In un contesto storico come questo l'azione della Piattaforma Eurostop diventa vitale, nonostante tutte le difficoltà. Lontano dalle logiche elettorali, dal basso, nelle lotte, continuano le iniziative su tutto il territorio nazionale: contro la guerra, la riforma costituzionale di Renzi e le politiche dell'Unione Europea. Una boccata d'ossigeno, un buon inizio, che però non può essere sufficiente per resistere al conflitto sociale attuale. Serve altro. Orgoglio, lotta, unità, e un'idea più giusta di società.

Andrea 'Perno' Salutari

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