mercoledì 13 giugno 2012

Siamo uomini o automi? L'evoluzione continua ...

Nei precedenti articoli ho parlato di controllo sociale, manipolazione mediatica, strategia della distrazione e temi affini. La sezione "pillola rossa" si accresce. Oggi voglio mostrare il principio di autorità e mostrare come l'uomo sia portato all'obbedienza, spinto da figure autoritarie. L'ordine, che è necessario, è in grado di annientare le individualità, le idee, ma anche le coscienze.
Siamo istruiti fin da piccoli ad obbedire, rispettare le regole e le leggi, ma questa obbedienza annienta anche il libero pensiero. Omologazione, per me un uomo non è tale se non è in grado di ragionare e riflettere in maniera autonoma. Diventiamo marionette del sistema, siamo uomini o automi? Siamo in grado di capire quali sono le leggi giuste e sbagliate? siamo in grado di ribellarci?

Riporto qui sotto due famosissimi esperimenti di psicologia sociale


L'esperimento Milgram
Nella fase iniziale della prova, lo sperimentatore, assieme a un collaboratore complice, assegnava con un sorteggio truccato i ruoli di "allievo" e di "insegnante": il soggetto ignaro era sempre sorteggiato come insegnante e il complice come allievo. I due soggetti venivano poi condotti nelle stanze predisposte per l'esperimento. L'insegnante (soggetto ignaro) era posto di fronte al quadro di controllo di un generatore di corrente elettrica, composto da 30 interruttori a leva posti in fila orizzontale, sotto ognuno dei quali era scritto il voltaggio, dai 15 V del primo ai 450 V dell'ultimo. Sotto ogni gruppo di 4 interruttori apparivano le seguenti scritte: (1–4) scossa leggera, (5–8) scossa media, (9–12) scossa forte, (13–16) scossa molto forte, (17–20) scossa intensa, (21–24) scossa molto intensa, (25–28) attenzione: scossa molto pericolosa, (29–30) XXX.

I soggetti credevano che per ogni risposta sbagliata l’allievo ricevesse concretamente uno shock elettrico, ma naturalmente questo non accadeva, il suono dei vari livelli di shock era preregistrato e gli attori simulavano ad hoc una sofferenza proporzionale.A un certo punto molte persone esprimevano il loro desiderio di sospendere l’esperimento e accertarsi di come stava l’allievo. Alcuni si fermavano a 135 volts e cominciavano a discutere lo scopo dell’esperimento. Ma la maggiorparte continuava e andava fino in fondo. Alcuni soggetti cominciavano a ridere nervosamente o ad esibire altri segnali di stress estremo quando ascoltavano le urla di dolore venire dall’allievo.

Se il soggetto indicava il suo desiderio di interrompere l’esperimento, lo sperimentatore dava una successione di indicazioni in questo ordine:
1. Per favore continui
2. L’esperimento richiede che lei continui
3. E’ assolutamente necessario che lei continui
4. Non ha altra scelta, lei deve andare avanti.

Il 65% dei partecipanti somministrò il livello finale di shock di 450 volt, sebbene si sentissero molto a disagio nel farlo. Qualcuno si fermò e mise in discussione l’esperimento, qualcun altro si informò sul denaro che avrebbe ricevuto in cambio. Nessuno dei partecipanti rifiutò di dare uno shock prima che questo raggiungesse il livello di 300 volt.





L'esperimento di Asch
I partecipanti a questo esperimento erano convinti di dover prendere parte a una ricerca sul giudizio percettivo. Giunti in laboratorio, gli otto studenti convocati dovevano stimare la lunghezza di linee rette presentate su dei cartoncini. Una linea campione veniva mostrata a sinistra, e il compito dei soggetti era quello di indicare quale delle tre linee a destra avesse la stessa lunghezza della prima. Il compito era molto semplice perché appariva evidente quale fosse la linea uguale a quella di riferimento. Le risposte venivano date ad alta voce.

In realtà c’era solo un soggetto sperimentale in ciascun gruppo — il penultimo in ordine di risposta — mentre tutti gli altri erano complici del ricercatore. Nelle prime prove tutto procedeva regolarmente e, poiché era assolutamente evidente quale fosse la linea della stessa lunghezza del campione, tutti fornivano la stessa risposta. A seguire, però, i complici dello sperimentatore cominciavano appositamente a comportarsi in modo strano fornendo tutti la stessa risposta sbagliata (questo succedeva in dodici delle diciotto prove previste). Il nostro studente, il soggetto della ricerca, si trovava dunque in una situazione in cui il gruppo nella sua totalità contraddiceva l’evidenza percettiva. Lo scopo era esaminare fino a che punto un individuo, in una situazione simile, fosse capace di manifestare apertamente una stima corretta basandosi sulle proprie impressioni.

I risultati mostrarono che in media un terzo delle risposte complessivamente fornite dai soggetti sperimentali era in linea con i giudizi espressi dalla maggioranza manipolata. Ancora più impressionante appare la constatazione che 25 partecipanti su 31 (il 76%) concordava con il gruppo almeno in una delle dodici prove critiche.





Uccidere un uomo, o danneggiarlo gravemente, è accettabile se l'ordine viene dall'alto? (esperimento Milgram)
L'uomo per non apparire ridicolo, incerto, diverso è pronto ad omologarsi andando contro le proprie convinzioni? (esperimento di Ash)
Siamo automi che, come macchine, perdiamo la coscienza ed obbediamo agli ordini diretti, o indiretti tramite manipolazione mediatica e controllo sociale. Vogliamo piacere, far parte di un gruppo/branco e per farlo siamo disposti ad annientare le nostre idee, pensieri, gesti, personalità. Vogliamo omologarci. Scimmia, uomo, automa. L'evoluzione continua ...

Andrea 'Perno' Salutari

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