lunedì 20 gennaio 2014

Tsipras e il programma della Sinistra Europea '14

Noi non pretendiamo grandi ricchezze. Il popolo greco non chiede soldi. Chiede lavoro e la possibilità di guadagnarsi da vivere. (Tsipras)


La candidatura di Tsipras alla presidenza della Commissione europea da parte della Sinistra Europea ha aperto un ampio, ma triste, dibattito in Italia.
Il 14 dicembre a Madrid si è chiuso il quarto congresso del Partito della Sinistra Europea, di cui fa parte Rifondazione Comunista e ovviamente anche Syriza di Tsipras. A maggioranza si è deciso di puntare su Tsipras. Scelta discutibile, ma democratica.
In Italia è nato un interessante, ma desolante dibattito.
I "soliti intellettuali" della società civile approffitando della debolezza politica della nuova Rifondazione Comunista di Ferrero hanno ignorato totalmente la lista unitaria di sinistra promossa dal PRC mesi fa e si sono resi protagonisti, ognuno per conto suo, di appelli per costruire una lista civica nazionale a sostegno di Tsipras. La cosa non sarebbe totalmente negativa se non fosse per i paletti imposti.
Ossia escludere i partiti (come il PRC) che sostengono storicamente Tsipras o al limite emarginarli,  e un costante allontanamento delle tematiche del programma della Sinistra Europea.
Altri ex compagni, come Sel di Vendola, hanno deciso definitivamente di aderire nel PSE del tedesco Schultz perchè con Tsipras "ci sono forze fedeli a vecchie ortodossie comuniste".

La politica è fatta di contenuti, risultano dunque inutili sostegni politici alla candidatura personale di Tsipras, se non si condividono i contenuti programmatici di questa candidatura e se si rifiutano in toto tutti i partiti. Pubblico qui sotto il documento programmatico della Sinistra Europea in vista delle europee del 2014. Un programma di sinistra alternativo, a tratti moderato, ma che tutt'ora rappresenta l'analisi in campo più progressiva della nostra vecchia Europa.




UNITI PER UN’ALTERNATIVA DI SINISTRA IN EUROPA


L’Europa attraversa la crisi più grave della sua storia dagli anni 30 e dalla Seconda Guerra Mondiale. Il progetto europeo doveva essere, secondo le forze dominanti, un progetto di pace e di
progresso sociale. Si è trasformato in un incubo in cui il solo orizzonte proposto ai popoli europei è una regressione sociale brutale e generalizzata
. L’Europa intera è investita da un uragano generato da una crisi del sistema capitalista finanziario - in cui le conseguenze sociali ed ecologiche colpiscono l’umanità e il pianeta con una violenza inaudita - e dalla concezione dell’Unione Europea costruita sul modello ultraliberista e sottoposta al controllo dei mercati finanziari. [..] Le politiche di austerità estrema, la contrazione e la precarietà del lavoro, la privatizzazione dei servizi e delle imprese pubbliche, la distruzione di gran parte delle forze
produttive, la riduzione drammatica della protezione sociale, l’indebolimento delle istituzioni democratiche, il rafforzamento della repressione e delle misure di « urgenza », sono utilizzate per  mantenere il dominio del capitale e dei profitti. La situazione è diventata insostenibile per i popoli europei. L’austerità e l’autoritarismo sono gli strumenti di una strategia delle oligarchie europee per dominare i popoli. Mentre le banche sono state salvate, i dipendenti pubblici vengono sacrificati e la disoccupazione esplode. [..]
La sinistra europea che noi rappresentiamo è internazionalista e solidale. Si tratta di un’alternativa socialista, di una civiltà libera dal capitalismo, dallo sfruttamento, dall’oppressione e dalle violenze che ne conseguono. La nostra visione garantirà una ripartizione delle ricchezze in favore del lavoro, un modello di sviluppo avanzato tanto sul piano sociale che suquello ambientale, l’uguaglianza e i diritti democratici di tutti i cittadini e le cittadine europei/e.
È in quest’ottica che noi ci battiamo per una rifondazione dell’Europa, cioè di una nuova definizione dei suoi obiettivi, delle sue politiche e delle sue strutture, un modello economico produttivo, sociale ed ecologico completamente differente, fondato sulla solidarietà, la giustizia sociale e le sovranità popolari. [..]


I/ L’aggravarsi spettacolare della crisi in Europa : il fallimento di una costruzione ultraliberista e delle risposte « austeritarie »
La UE è stata costruita su un modello economico e monetario al servizio della finanze dei paesi più potenti. Questa costruzione è stata fatta su principi di distruzione e privatizzazioni, condivisa dalle organizzazioni politiche socialdemocratiche e di destra ogni volta che veniva firmato un trattato, incluso il pareggio di bilancio. Lo spirito e il vocabolario del consenso di Washington sono stati importati a Bruxelles da quelle organizzazioni politiche che hanno accelerato l’intervento della Troika (FMI, BCE e Commissione Europea). I trattati europei non hanno come obiettivo quello di servire i popoli ma i mercati. I loro fondamenti rendono impossibile la coesione sociale e territoriale, impediscono il compimento delle aspirazioni immediate dei lavoratori e lo sviluppo dell’impiego, la formazione come emancipazione umana in generale.
L’ideologia neoliberista, dominante in questa tappa dello sviluppo capitalista, ha presidiato la costruzione della UE. La promozione della deregolamentazione dei mercati e del sistema finanziario, la privatizzazione di settori strategici dell’economia, la competizione tra lavoratori per ridurre i salari e le conquiste sociali, l’inesistenza di un budget sufficiente per una strategia di coesione e di convergenza, così come i compiti attribuiti alla Banca Centrale europea - al servizio
dei mercati finanziari e libera da qualunque intervento pubblico - hanno condotto alla crisi. L’Euro è in crisi per questa ragione. L’architettura economica e istituzionale della UE è stata concepita per proteggere esclusivamente gli interessi del gran capitale, mettendo in sicurezza i propri investimenti.
Questo spiega perché dal 2008 la BCE si è dedicata a salvare le banche e non i popoli. [..]
La grande povertà, la fame, la malnutrizione infantile, l’aumento dei casi di Aids, e di altre malattie sessualmente trasmissibili e le epidemie che credevamo sradicate, risorgono. La crisi colpisce anche i paesi europei non membri della UE. In molti dei paesi dell’Est, la situazione dei lavoratori, dei piccoli agricoltori e dei più deboli si è drammaticamente aggravata e la corruzione tocca tutte le sfere della vita sociale. I paesi più poveri sono nell’Europa dell’Est: Moldavia, Ucraina, Bulgaria, Romania. Il disastro economico è accompagnato da un enorme deficit democratico. Le prime vittime dei mercati sono le donne, i migranti e i giovani. La disoccupazione dei giovani supera il 50% in alcuni paesi e progredisce 175 rapidamente in tutta Europa. L’emigrazione dei giovani diplomati e qualificati aumenta. La disoccupazione o l’esilio, è questa la scelta che vogliamo per la gioventù?
Le donne sono colpite in particolar modo dalla crisi per i tagli alla spesa pubblica poiché molte di loro lavorano nel settore pubblico, perché sono le prime che si occupano del lavoro familiare e poiché sono penalizzate dal lavoro familiare non retribuito, hanno bisogno di buoni servizi pubblici e sociali così come di politiche orientate all’uguaglianza di genere. Le disuguaglianze salariali sono scandalose. [..]
Le sovranità popolari sono state derise dalla centralizzazione dei poteri nelle istanze tecnocratiche di cui la “Troika” (FMI, BCE e Commissione europea) è stata l’esecutrice. Di fronte alle sanzioni elettorali, agli scioperi e ai movimenti di massa, i governi si mantengono in vita artificialmente attraverso le grandi coalizioni dette di “unione nazionale” o con governi non eletti per continuare ad applicare i memorandum. Negano tutti i messaggi politici espressi dai loro popoli e provocano continuamente crisi politiche. In tutti questi paesi dove la contestazione è massiccia, i movimenti sociali sono repressi, le libertà sindacali ridotte, il pluralismo dei media messo in discussione e le operazioni di propaganda mirano a screditare le forze di sinistra. Il rilancio dell’anticomunismo, particolarmente visibile all’Est, fondato sull’inaccettabile, storicamente ignorante e scandalosa, amalgama tra comunismo, fascismo e nazismo, che mira a screditare qualunque visione alternativa, concorre a questa strategia che si rivela pericolosa per la democrazia. Le istituzioni europee sono antidemocratiche e lontane dalle esigenze dei popoli. [..]


II/ Crisi mondiale : crisi globale, sistemica, crisi di civiltà

La crisi economica si inscrive nella crisi mondiale. La contraddizione tra capitale e lavoro, tra capitale ed ecologia, tra capitale e democrazia, tra capitale e sviluppo pacifista, tra capitale e uguaglianza di genere diventano sempre più visibili. Il capitalismo non può essere umanizzato. L’umanità tutta intera è oggi davanti a nuove sfide, che richiedono delle risposte globali per superare il capitalismo e il patriarcato, e per permettere l’emergere di un nuovo modello di sviluppo
umano sostenibile:

- Affrontare la crisi sistemica della finanza globalizzata
- Proporre un modello economico alternativo al produttivismo e alla “competitività”
- Rispondere alle sfide dello sviluppo: lottare contro la fame e la povertà, rispondere alla crisi energetica e alimentare, garantire l’accesso all’acqua
- Rispondere alla crisi ambientale, al cambiamento climatico, alla messa in pericolo della biodiversità e degli ecosistemi a causa dello sfruttamento insostenibile: adottare un approccio ecologico, democratico e sostenibile delle attività economiche
- Lottare contro l’imperialismo, il neocolonialismo e i poteri delle multinazionali, rafforzare la solidarietà anti-imperialista per difendere la pace, i diritti umani e le libertà, e promuovere un approccio di sinistra alle questione delle migrazioni basato sul diritto a una vita decente, sull’uguaglianza dei diritti sociali per le persone che vengono a cercare rifugio o si spostano sul territorio europeo, quale che sia la loro origine culturale, nazionale e sociale, il loro genere, le loro
credenze religiose.
- Far vivere dei valori di solidarietà e di uguaglianza dei diritti contro l’individualismo, la xenofobia, i fondamentalismi religiosi e ogni sorta di razzismo e di discriminazione.
Dividere i poteri, costruire una democrazia reale che rimpiazzi i poteri del gran capitale, dare ossigeno allo spazio pubblico lottando contro l’autoritarsimo, l’anticomunismo e l’antisocialismo. [..]

Negli ultimi anni il mondo è molto cambiato. La globalizzazione, la rivoluzione informatica e l’emergere di nuove potenze come i BRIC hanno creato delle nuove condizioni per le lotte internazionaliste. La rivoluzione informatica offre delle nuove possibilità di condivisione, che sono a volte strumenti per le lotte e per pensare l’economia di domani. I popoli non si rassegnano di fronte alla degradazione delle loro condizioni di vita. Siamo entrati in un nuovo ciclo internazionale di proteste nelle quali convergono le lotte delle diverse sfere sociali che rimettono in questione gli aggiustamenti strutturali e l’ordine neoliberista. [..]
La pace e la sicurezza per i popoli sono tra i principali obiettivi della SE, nell’ambito di una posizione anti-imperialista e della ricerca di un nuovo ordine economico mondoale, contro il modello neoliberista e neo-imperialista. Vogliamo il ripudio alla guerra come strumento di relazioni internazionali. L’attribuzione del Premio Nobel per la Pace alla Ue è stato totalmente inappropriato. Sotto l’egida della Nato, la Ue è stata presente negli ultimi maggiori conflitti internazionali e ha
sostenuto le scelte dei suoi alleati imperialisti, soprattutto la politica coloniale e guerriera di Israele in Palestina.


III/ Cambiare i rapporti di forza in Europa
Il paesaggio politico in Europa resta dominato dalle forze del consenso neoliberista, e si evolve molto rapidamente. Le forze del consenso neoliberista sono al potere ma il loro sostegno incondizionato al consenso di Washington, ai trattati di Masstricht e di Lisbona; e le loro misure per mettere in atto l’austerità nell’autoritarismo, deve essere sempre più contestato. Difendono ostinatamente gli stessi dogmi e questo si vede. Le corruzioni o gli scandali finanziari fanno parte della loro delegittimazione. In questa Europa in crisi, le aspirazioni di cambiamento crescono, ma anche le repliche. Anche le forze di estrema destra, populiste e xenofobe, a volte apertamente fasciste o neonaziste, crescono, così come le ideologie chiaramente sessiste. La questione posta è capire come aprire un cammino
maggioritario alle esigenze di emancipazione, come aprire loro degli sbocchi politici. [..] In quanto forze progressiste e antifasciste, il nostro obiettivo è di aiutare i popoli europei ad essere vittoriosi nella lotta di classe più intensa che attraversiamo dopo la crisi finanziaria del 1929 e la Seconda Guerra Mondiale. Ci consideriamo come uno strumento al servizio dei popoli impegnati nelle lotte contro l’ingiustizia e lo sfruttamento. Perseguiamo la nostra ambizione a costruire un fronte europeo, politico e sociale, contro l’austerità e per l’alternativa di sinistra. [..]
In questo paesaggio politico, c’è una sinistra alternativa che esiste e che ha una responsabilità storica di fronte alla destra, all’estrema destra, ma anche di fronte alle rinunce della socialdemocrazia. La sua caratteristica principale è la sua chiara opposizione ai memorandum. I partiti membri della SE cercano con tutti i mezzi di cui dispongono, nei loro paesi e a livello europeo, di mettere in scacco le politiche di austerità, compreso prendere in considerazione, quando la questione di potere diventa una realtà concreta, la non applicazione delle politiche di austerità, il rifiuto di firmare un trattato o un accordo intergovernativo come il pareggio di bilancio, e la disobbedienza ai trattati europei e alle loro conseguenze, sulla base della democrazia e della sovranità popolare.



IV/ La SE in azione per rifondare l’Europa
1 – Priorità al lavoro, allo sviluppo sociale, ecologico e solidale:
Produrre in Europa e produrre in un altro modo. Lanciare una dinamica di riappropriazione pubblica dei settori strategici, nuove cooperazioni e innovazioni industriali, per garantire l’impiego, un alto livello di diritti per i salariati, l’uguaglianza donna/uomo di fronte al lavoro, e applicare la transizione ecologica per far coincidere i bisogni sociali con i limiti ecologici all’uso delle risorse
naturali.
- Difendere e sviluppare i servizi pubblici. Ci opponiamo alle privatizzazioni dei sistemi di sanità, di educazione e di tutti i servizi pubblici poiché aumentano ogni forma di discriminazione e le disuguaglianze. Ci battiamo per un’educazione di qualità, pubblica e libera, accessibile a tutti dopo l’asilo nido fino agli stage passando dall’insegnamento superiore e dalla formazione continua. Per noi l’educazione deve servire allo sviluppo personale e alla cultura. Questo non si limita
all’acquisizione di conoscenze economicamente utili orientate alla competizione e all’individualismo.
- Salari minimi in Europa devono permettere una remunerazione decente. Abbiamo bisogno di pensioni minime, anch’esse decenti e escludendo qualunque disuguaglianza di genere. Occorre ridurre i tempi del lavoro senza ridurre i salari o allungare l’età della pensione, armonizzare i salari e il livello di protezione sociale verso l’alto.
- Agire per la transizione ecologica: promuovere azioni contro il cambiamento climatico, sviluppare le energie rinnovabili e applicare misure di risparmio energetico.
- Abbiamo bisogno di una politica agricola che protegga dalla volatilità dei mercati speculativi e dall’accaparramento di terre.


2- Emancipazione dei mercati finanziari: mettere l’economia al servizio dell’uomo
La SE non promette l’uscita dall’euro che non porterebbe automaticamente politiche più progressiste. Non risolverebbe il principale problema: il ruolo dei mercati finanziari e i poteri del gran capitale. Rischierebbe anche di accrescere la concorrenza tra i popoli e di fare esplodere i debiti degli Stati attraverso la pratica della svalutazione competitiva. Quello di cui dunque abbiamo bisogno è una strategia comune attraverso politiche di bilancio alternative basate su presupposti sufficienti ma anche su un controllo pubblico e democratico dei settori bancari di ogni paese e della BCE. Bisogna trasformare gli strumenti esistenti in strumenti di cooperazione al servizio dei popoli. Una trasformazione della zona euro, attraverso un cambiamento radicale dell’architettura dell’euro e della cooperazione europea, orientato verso un’economia dei bisogni sociali, deve mettere l’enorme potenziale di creazione monetaria dell’Europa al servizio della riduzione delle disuguaglianze, del finanziamento pubblico e di un nuovo modo di sviluppo sociale ed ecologico. Questo implica cambiare il ruolo della creazione monetaria in tutta l’Unione europea, soprattutto il ruolo, gli statuti e i compiti della Banca Centrale europea, e più globalmente di cambiare i criteri di utilizzo del denaro delle banche e dei grandi gruppi in tutta l’Europa.

- Nell’immediato, la sinistra europea promuove l’idea di organizzare una convenzione europea sui debiti pubblici, che proporrebbe l’abolizione di una gran parte di questi debiti insostenibili degli Stati sovra indebitati, una revisione delle scadenze e delle condizioni di rimborso con, per esempio, una “clausola di crescita”.
- Sempre nell’immediato, proponiamo di creare un’istituzione europea controllata e amministrata democraticamente con lo scopo di finanziare a bassi tassi, cioè a tasso zero, la spesa pubblica degli Stati membri e degli investimenti di impresa che sviluppino l’impiego, nel rispetto di criteri sociali ed ecologici precisi, con il contributo monetario della BEC (art. 123-2 del Trattato di Lisbona) e le ricette della Tobin tax.
-Occorre mettere la BCE sotto controllo democratico attribuendole il potere di essere prestatore di ultima istanza, cioè di prestare direttamente agli Stati, senza le conseguenze antisociali esistenti. Il denaro non deve servire alla speculazione ma alla creazione di impiego, di servizi pubblici, di prodotti utili e alla transizione ecologica.
- Cambiare la fiscalità generalizzando le imposte sul capitale nei diversi paesi.
– Rispetto delle sovranità popolari e sviluppo della democrazia
- Riequilibrare i poteri nelle istituzioni: il potere alle assemblee elette nazionali ed europee. Deve essere messo in atto un trasferimento dei poteri della Commissione verso i parlamenti nazionali ed europei.

3- La pace e la cooperazione tra i popoli
- Smantellamento della Nato, promozione del disarmo e delle attività anti belliche, eliminazione delle basi militari straniere sul territorio della UE. La SE si oppone fermamente alla guerra e al militarismo. Cento anni dopo la prima guerra mondiale imperialista, consideriamo come un dovere impegnarci nella lotta per la giustizia globale e il disarmo.
- Nuovi rapporti economici e commerciali con il resto del mondo: la sicurezza si costruisce attraverso lo sviluppo.
- Difesa dei valori di solidarietà, giustizia e uguaglianza con un’attenzione speciale alle violenze fatte alle donne durante le guerre e le occupazioni militari.
- Abolizione degli accordi di Shengen e del piano Frontex
- Rifiutare il Grande Mercato transatlantico

Le elezioni europee: unire un fronte per uscire dall’austerità e rifondare l’Europa
Dobbiamo fare di tutto per mettere in scacco i responsabili della crisi e del suo peggioramento. È dunque necessario rafforzare la sinistra al Parlamento europeo per sostenere il progetto alternativo e le forze che se ne fanno carico, così come di farne promozione sia dentro che fuori il Parlamento.
Il GUE-NGL è il solo gruppo parlamentare che si sia opposto al pareggio di bilancio e il solo capace di portare un’alternativa di sinistra dentro il Parlamento europeo, sia nel merito, proponendo altre scelte politiche, sia nelle pratiche, stando presente nelle lotte e nel rilanciare le richieste che ne sono protagoniste.
La SE lancia l’appello di favorire ovunque la creazione di liste unitarie e il più ampie possibile contro l’austerità e per un’alternativa di sinistra.
La SE esprime la volontà di un dialogo costruttivo con le forze politiche europee che si oppongono all’ordine neoliberista a partire dalla sua piattaforma programmatica e di avanzare a partire da un quadro comune anticapitalista. Dobbiamo rendere visibile, in tutti i paesi europei e su scala europea, gli obiettivi di rifondazione e di propositi concreti.


Il futuro della SE: un nuovo ruolo da rafforzare
1- Per una nuova egemonia culturale: C’è molto lavoro da fare per rendere credibile un cambiamento politico dell’Europa. È un obiettivo prioritario della SE. Si tratta per noi di costruire un’uscita da sinistra dalla crisi, facendo convergere progressivamente tutte le forze disponibili per questo. La nostra strategia si basa su tre pilastri.
a) Essere uno strumento per la convergenza delle azioni della sinistra europea. Una delle attività del nostro partito europeo, è la solidarietà politica tra i suoi membri e osservatori.
b) Noi vogliamo continuare a lavorare con i parlamentari europei, nazionali e regionali
c) Unire un fronte europeo, un’espressione della confluenza delle forze sociali, sindacali, femministe, culturali, ambientali e politiche contro le misure antisociali di uscita dalla crisi e per laconfigurazione di alternative al servizio dei popoli.
d) Condurre delle azioni, con la rete Transform!, la fondazione politica affiliata alla SE, e con i cittadini, dai quartieri fino al livello europeo.

 2 – Di quali inziative abbiamo bisogno per portare a buon fine questo progetto di unificazione?
La SE dopo il suo IV congresso decide:
- di organizzare ogni anno un “Foro europeo delle alternative”, riunendo le forze critiche della sinistra politica, degli eletti locali, dei movimenti sociali, delle forze sindacali, degli intellettuali e dei militanti associativi. Questo appuntamento annuale permetterà alla SE di far dialogare l’insieme di queste forze.
- Di prevedere tutti gli anni una campagna popolare attorno a proposte alternative, che coinvolga i cittadini con forme di partecipazione diretta (voto cittadino, referendum locali…) in modo da lavorare sulla nostra visibilità e su una coscienza europea sui problemi che vogliamo sollevare.
- Organizzare degli avvenimenti politici nelle regioni vicine con la partecipazione dei partiti politici della SE e dei differenti paesi.

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