sabato 19 dicembre 2015

Ai compagni di lotta, addio Rifondazione

Appartengo a una generazione che ha voluto cambiare il mondo, ma che ha commesso il terribile errore di non volere cambiare prima se stessa (José Mujica)

Una storia che andrà avanti, senza di me. Ho resistito cinque anni dentro Rifondazione Comunista. Mi sono dimesso nel 2012, e ho smesso di tesserarmi nel 2013.
Ho sempre osato, finchè ne ho avuto la voce. Ne ho criticato gli errori, ne ho denunciati gli orrori, ma devo dire che certe mostruosità, umane e politiche, hanno avuto la forza di togliermela, la voce. Me l'hanno strappata. In questi ultimi anni ho preferito vivere la mia militanza senza alcuna tessera di partito o adesione formale a qualche movimento o associazione. Vivere lontano dalle beghe partitiche perchè queste non affrontano più, a mio avviso, temi politici. Sono storie di rivalità personali, antipatie e al massimo di lotta di sopravvivenza, mascherate, questo si, dietro a motivazioni apparentemente politiche. Questi tre anni di politica senza bandiera mi hanno insegnato tante cose e me ne hanno confermate altre.
Proteggersi dietro ad una simbolo, una presunta moralità, l'autoconvincersi delle proprie menzogne, l'ingannare il compagno, l'amico, per un solo motivo: usarne la forza militante. Sono cose davvero tristi, umanamente deplorevoli, ma soprattutto sono intorno a noi, basta aprire gli occhi. Non entrerò in dettagli spiacevoli, che fanno male al cuore e allo spirito. La cosa degradante è l'abituarsi, il continuare a subirle quasi con indifferenza. Si, con il tempo il male è quasi sopportabile, la delusione si mostra lieve. E' questa la cosa più orribile. Il nostro abituarci a certe modalità, a certe azioni, a certi comportamenti vomitevoli. No, non più. Io ho deciso di non voler più assistere a certe manipolazioni, a certe scorrettezze umane. Ne sarò vittima, sempre, ma saprò ricambiare quando serve e saprò sorridere quando questo basterà.
Questa è una lettera di un addio, già consumato tre anni fa, da un partito, ma non dalla politica. Sono quasi costretto a scriverla, per ribadire ciò che è già stato. Un divorzio doloroso, ma giusto. In questi anni, forse sbagliando, ho aiutato più organizzazioni, mi sono reso disponibile tutte le volte che sentivo il progetto valido. Perchè ho abbastanza intelligenza da riconoscere il mio nemico politico, di classe, e non lo vado a cercare nelle organizzazioni "gemelle". Certo, questo non vuol dire esentarsi dal criticare, ma saper capire chi va criticato e chi affrontato a muso duro, e spiace notare che troppi compagni sono più presi da una guerra di rivalità a "falce e martello", che non alla soluzione dei problemi reali della nostra classe. Tornerò a fare politica in una sola organizzazione, cercando il più possibile convergenze e unità contro il nemico vero. Il potere che ci sottomette, il capitale che ci umilia.

Non userò parole nuove, non ne ho bisogno. Le mie idee non sono mutate, la mia prospettiva rimane quella: la patria socialista. Le critiche che ponevo all'interno, e che alcuni apprezzavano per la schiettezza, per il contenuto che affrontavo, sono le stesse che mi hanno portato fuori da questa organizzazione sempre più morta.  Senza il coraggio di rinnovarsi, sprovvisti di idee nuove. Una struttura politica, cieca, che si muove a stento, senza sapere dove  andare.

Il mio ultimo articolo da dirigente del PRC
Estate 2012, il mio contributo alle "sei tesi per una discussione su un’unità utile per tutti i comunisti".
Articolo completo: I comunisti sventolano bandiera bianca

I comunisti si aggrappano alle situazioni, al movimento, all’alleanza, e mancano di una progettualità autonoma, alternativa, di prospettiva a lungo medio termine [..]
Un polo di classe deve dunque essere credibile. Non potremo esserlo se a guidarlo ci sono i dirigenti responsabili dei fallimenti passati, almeno chè vogliamo dire che non c’è un ricambio generazionale e un rinnovamento di quadri. Entrambe le tesi dimostrerebbero una sola cosa: abbiamo fallito e non abbiamo possibilità di rivincita. Siamo d’accordo sul fare “battaglia serrata” contro le forze liberiste/capitaliste e costruire un “polo di classe alternativo”. Lo ero anche anni fa e lo sono oggi, evidentemente i grandi dirigenti comunisti, che poi muovono sapientemente i burattini chiamati militanti, non lo erano ieri e non lo sono oggi. [..] Ci manca un partito, un programma e una prospettiva. Siamo una forza fragile che ha paura di camminare da sola, le manca sia la volontà che il coraggio. Dobbiamo esserne consci di questo. Oggi, ad esempio, se noi vogliamo ripubblicizzare i settori strategici, difendere la costituzione, nazionalizzare le banche, sconfiggere le delocalizzazioni, ecc, dobbiamo in primis capire chi è il nemico: l’Unione Europea. Il programma per questo deve avere come priorità un tema: la sovranità. [..]

L'unità è il perno fondante della credibilità di un nuovo partito comunista. La sua riconquista è tema prioritario e non rimandabile. All’ultimo congresso provinciale del PRC a Torino abbiamo proposto un ODG sull’unità dei comunisti, bocciato con 2/3 dei voti. Gli altri micro partiti comunisti si sono rivolti a noi in maniera diffidente nel migliore dei casi, in maniera rigettante nel peggiore dei casi. Anni di appelli, veri o propagandistici che siano, dal 2008 in poi non sono serviti a nulla. Ognuno è fedele protettore del proprio orticello, che sia rivolto all’interno del proprio partito o contro un altro micro partito poco cambia. Gli stessi militanti, e ancor più grave la gioventù, parlano di unità, ma per evidente mancanza di volontà, carattere e coraggio, si fanno manovrare come delle stupide marionette ed impediscono ogni forma di unità. E se le diatribe coinvolgono pure le gioventù comuniste il futuro è scritto. Il comunismo da rosso si è sbiadito nell’attuale sinistra rosata ed il futuro è imminente. I comunisti sventoleranno bandiera bianca. Sconfitti dalla storia, sconfitti per mano propria.


Lettera d'addio ai Giovani Comunisti
Nel 2012 mi sono dimesso da coordinatore dei Giovani Comunisti di Torino, diversi motivi causarano questa scelta. Nella mia lettera d'addio avevo espresso alcuni riflessioni. Lettera completa: la mia lotta con i gc si conclude qui

La classe dirigente in questo è molto chiara. Sostegno ed aiuto se da allineato, obbedisci alle loro decisioni; emarginato e ostacolato, se osi pensare con la propria testa, riuscendo spesso ad anticipare anche di qualche anno l'elaborazione politica.
Tre esempi concreti?
1) La comunicazione: ho spinto per rinnovare la comunicazione del partito. E anche se nella pratica questo non è stato fatto, o è stato fatto marginalmente, tutti ormai sono concordi che la militanza e la propaganda vada fatta con capacità e professionalità anche sulla rete.
2) L'antimperialismo: ho avvertito e fatto molta controinformazione sui bersagli dell'imperialismo. Iran, Libia e Siria. Nonostante sia stato sommerso da critiche, fango e diffamazioni, ora buona parte dei compagni hanno sposato la tesi della manipolazione mediatica per scopi imperialisti e con ritardo hanno realmente capito cosa è successo in Libia, quali sono le trame contro l'Iran e i movimenti contro la Siria.
3) La sovranità nazionale: ho iniziato a parlarne tempo addietro e fui additato come fascista perchè alcuni dirigenti insinuavano che il tema della sovranità non appartenesse ai comunisti, cancellando tutte le realtà socialiste da cui proveniamo. Oggi, l'attacco della sovranità da parte dell'UE, ha mostrato, seppur timidamente, che il tema della sovranità è perno fondante di qualsiasi formazione politica, che ha a cuore la Costituzione Italiana ed una prospettiva socialista.



Necrologio della Rifondazione Comunista: articolo completo qui
Paolo Ferrero è stato eletto con 67 voti su 147 votanti (153 gli aventi diritto) pari al 45,5% dei votanti. I ferreriani delegati erano 77. Questo vuol dire che l'elezione di P.Ferrero non solo non ha la maggioranza, ma non è stata votata neanche compattamente dai suoi "fedelissimi" e di fatto ha spaccato nuovamente in due il partito che, ad oggi, ha già perso ulteriori compagni. Un piccolo partito che non sa stare unito. Anche la segreteria nazionale è stata eletta con la minoranza del partito. Possono essere due i motivi per il mancato rinnovamento di una classe dirigente che, anche per fattori esterni, ha fallito e continua a fallire.
1) L'intoccabilità, a priori, delle piccole caste interne. Anche se queste sbagliano continuamente.
2) La mancanza di un'alternativa. Non avere al proprio interno sostituti credibili, ossia l'assenza di una nuova classe dirigente pronta a subentrare con idee ed energie nuove. La fusione di questi due motivi sono pura dinamite.


Anno per anno, una linea che non c'è.
Non più di lotta, non più vivo nei quartieri, cosa è rimasto di questo vecchio partito? Non molto.
Tanti validi compagni, belle persone, sono ingabbiati in una struttura in continuo conflitto interno, più impegnato alla costruzione di un nuovo cartello elettorale, anno dopo anno, che non alla costruzione di roccaforti di resistenza. "Rafforzare il partito" a parole, e demolirlo nei fatti, come dimostrato dall'emoraggia di iscritti. Negli ultimi anni ne abbiamo viste tante, dalla Sinistra Arcobaleno alla Lista Anticapitalista, da Rivoluzione Civile a l'Altra Europa con Tsipras.
I compagni di viaggio mutano anno dopo anno, e anzi, in un solo anno passano da "alleati" a "nemici". Nel frattempo il Partito di Renzi elettoralmente resta sopra il 30% e Rifondazione Comunista e tutta la sinistra di classe: soffre, indietreggia, sparisce.
E' umiliante, fare il militante, anno dopo anno, di personaggi lontani dalla nostra cultura. Di Pietro, Ingroia, Spinelli, Vendola, D'Attorre.
Perchè un comunista dovrebbe sostenere questi cartelli elettorali e sentire nelle sue assemblee nazionali commenti del genere? "In fondo siamo abituati a pensare che la sinistra radicale sia contro il capitalismo, contro l'Unione europea. Invece qui abbiamo una sinistra che è radicale perché vuole cambiamenti e miglioramenti nella conduzione dell'economia capitalistica. E allo stesso tempo crede nelle istituzioni comunitarie" (Spinelli)

Le palle cadenti
Arrivavo da una breve ma intensa militanza politica apartitica. Nel 2008 avevo seguito con interesse, da esterno, al congresso di Rifondazione Comunista. Ai tempi credevo che dietro a questi congressi c'era politica, tanta. Negli anni purtroppo ho notato altro. Ho visto lotte alimentate da scontri per ottenere un posto in segreteria, o la conquista di un circolo, o un delegato per il nazionale, che non un vero scambio di idee.
Ho assistito a tesseramenti falsi, a votazioni vomitevoli. Ad assenza di dibattito, al votare un documento o l'altro perchè cosi ha deciso il segretario di turno. Non per una linea politica, ma per una scelta di campo interno. Ma può considerarsi vivo un partito dove neanche i congressi cittadini sono usati per dibattere su una linea, che poi non c'è? Un partito che abbandona le lotte per ingabbiarsi solo nelle faide per l'elezione di turno?
Che agisce solo in questa ottica. Che sceglie di essere "No Tav" perchè "è l'unico palcoscenico nazionale che ci rimane", che ad ogni azione sociale pensa: "mi sta portando qualche voto"? Ho iniziato a militare nel Prc nel 2009 per due motivi: il partito sociale e l'unità dei comunisti.
Il Partito Sociale è stato abbandonato, restano poche realtà che lo portano avanti. Troppa fatica per gli iscritti, troppi "pochi voti" raccolti.
Anche l'unità dei comunisti è stata abbandonata.

Compagni di lotta
"Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili" (Brecht)

Mi ritrovo una struttura militante a disposizione di Ingroia, Spinelli o al Vendola di turno, come accadrà alle amministrative del 2016. Si ha paura di costruire una propria identità, mentre altri, tra mille difficoltà, ci stanno provando.  Rifondazione ha scelto la linea della conservazione, una linea che non sento mia. Gli errori sono tanti, di tutti.
La partecipazione al Governo Prodi, il Fronte Democratico (con il PD) contro Berlusconi. Diliberto e Salvi che sostengono Vendola, e poi Bersani, alle primarie del Partito Democratico. Alleanze discutibili, come con la Si Tav Bresso. Ma sono appunto scelte elettorali, che ovunque si presentano, portano rotture.
A me questo interessa relativamente poco. Io cercavo altro. Una comunità, una struttura unitaria, un rinnovamento di uomini e idee, una prospettiva chiara, una unità d'azione, il mutualismo sociale, le idee che diventano azione. Ma in Rifondazione ho trovato tanta confusione. Tutto è il suo contrario.
Con i compagni, quelli veri, continueremo a vederci nelle lotte e torneremo a discuterne in piazza.
Gli altri, invece, non lo erano prima e non lo saranno ora. Compagni di lotta.

Andrea 'Perno' Salutari

6 commenti:

  1. Difficile non essere d'accordo! Forza compagno, non mollare! In tanti la pensiamo così!

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  2. Alla fine non si capisce di che parli. Tanta confusione e basta.

    Yuri

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    1. Ad essere confusa è la linea del PRC.

      Per facilitati la lettura, parlo:
      Delle beghe partitiche e di alcuni orridi comportamenti;
      Del tradimento di Chianciano;
      Del rifiutò del rinnovamento, di idee e uomini;
      Della nausea dei cartelli elettorali
      Della perdita di coraggio dei compagni
      Delle lotte tra compagni.
      Di questo e tanto altro

      Quando vorrai discuteremo della tua confusione e della mia prospettiva. Ciao Yuri

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  3. Secondo me si parla solo della tua sconfitta, c'è tanta gente dentro Rifondazione che:

    - evita le beghe e non ne ha bisogno
    - non tradisce
    - si rinnova e lascia spazio agli altri
    - fa alleanze innovative e utili
    - si da e da coraggio
    - lotta
    - questo e tanto altro.

    Se tu non ci riesci, è un tuo problema.

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    1. Da 120mila iscritti a 12mila, in soli 10 anni. Ma forse hai ragione, la sconfitta è mia. Rifondazione sta bene e al popolo di sinistra brillano gli occhi quando vedono sventolare una bandiera di Rifondazione.
      La linea di Chianciano è già stata tradita, il rinnovamento lo si nota da un Ferrero segretario (di minoranza) e dalla sua segreteria dal 2008.
      Da un partito con l'età media più alta d'Italia, da un partito che dal 2006 non si presenta alle politiche con il proprio simbolo, passando da Ingroia a Spinelli.

      A te non ti conosco, ma di compagni validi ce ne sono ovunque, in lotta. Ne ho incontrati tanti anche sabato scorso alla Manifestazione contro la Guerra.

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