sabato 12 dicembre 2015

La sinistra italiana è una sola

Il punto d'origine della sconfitta: la Sinistra Arcobaleno.
L'agonia della sinistra italiana, da quella tutt'ora comunista a quella ex comunista, ha sempre un punto d'origine: il 2008. La storia narra di un governo, guidato da Prodi, che si reggeva voto dopo voto grazie a curiosi "compagni" di avventura come Cossiga e Andreotti. Quel governo durò meno di due anni, ma le conseguenze dieci anni dopo le stiamo ancora pagando.
Nacque il Partito Democratico e la risposta della sinistra fu disastrosa. La stampa la chiamava "cosa rossa", ma gli italiani l'hanno conosciuta come Sinistra Arcobaleno. Fu la fine del centrosinistra e per la prima volta dalla storia della Repubblica italiana, i comunisti non ottennero una rappresentanza parlamentare. Il dolore di un popolo vittima di un sistema cannibale e diseguale non aveva più voce nelle istituzioni, e le piazze non seppero reagire.
Il popolo di sinistra perse una voce unitaria e con essa la speranza di una società più giusta.

La divisione della sinistra, il VII congresso di Rifondazione Comunista
Fu in questo contesto che il più grande partito della sinistra italiana, Rifondazione Comunista, andò a congresso, il VII. Era il 2008, e si affrontarono due visioni opposte del futuro della sinistra. Ferrero e Vendola si scontrarono, con il partito di Diliberto attento osservatore.
Vendola assicurò che non avrebbe fatto nessuna scissione, pochi mesi dopo, smentendosi, lasciò Rifondazione Comunista e fondò Sinistra Ecologia Libertà, alleandosi ovunque con il Partito Democratico. Una scissione dolorosa, che dimezzò il consenso elettorale, la sua organizzazione e frantumò moltissimi rapporti politici e umani.
Ma qual era il motivo di scontro tra le due componenti comuniste: Vendola voleva sciogliere il partito, il resto del partito di oppose.
Ferrero, Grassi e Essere Comunisti, Giannini e l'Ernesto, Bellotti e Falce Martello, si unirono per sovvertire questa possibilità, e con un misero 51% sconfissero Vendola. Il partito si spaccò totalmente in due.
Ma non fu solo Vendola a lasciare Rifondazione, ma anche i compagni di lotta di Ferrero.
Grassi ed Essere Comunisti sono usciti da Rifondazione per fondare Sinistra e Lavoro, a sostegno di SEL o di Sinistra Italiana
Giannini e l'Ernesto sono usciti da Rifondazione per fondare MarXXI, a sostegno del Partito Comunista d'Italia
Bellotti e Falce e Martello sono usciti (silenziosamente) da Rifondazione per fondare Sinistra Classe Rivoluzione.

Ferrero è riuscito nell'impresa storica di far uscire d
al suo partito non solo i suoi "nemici" interni, ma anche gli stessi suoi alleati.


La posizione di Ferrero e Grassi rispetto alle costituenti di sinistra nel 2008.
Il punto di divisione ha riguardato e riguarda invece la prospettiva del «superamento» di Rifondazione Comunista in un nuovo soggetto politico. Questa proposta è stata avanzata autorevolmente e reiteratamente nel corso della campagna elettorale; ancora dopo la sconfitta ci è stato proposto di accelerare nel processo costituente della Sinistra Arcobaleno «con chi ci sta». Una prospettiva che non abbiamo condiviso e non condividiamo, nel merito e nel metodo, non discussa né decisa da alcun organismo dirigente del Partito. L’esistenza del Prc non è, per noi, in discussione né per l’oggi né per il domani. [..]
È questo il presupposto per la ripresa della costruzione dell’unità della sinistra in Italia, rovesciando letteralmente il progetto della Sinistra Arcobaleno realizzato dall’alto, senza chiarezza su nodi strategici fondamentali, come la questione del governo e la collocazione europea, e mortificando le identità politico-culturali delle forze partecipanti.

Per diversi ordini di ragioni consideriamo sbagliata la proposta di una «costituente della sinistra».
In primo luogo questa proposta non fa i conti con la sconfitta della sinistra. Il punto su cui si è determinata la sconfitta non riguarda le forme di organizzazione della sinistra politica ma il rapporto tra la sinistra e la società. Siamo stati percepiti come non utili dai nostri referenti sociali e non siamo stati in grado di aggredire gli effetti della crisi della globalizzazione, il diffuso senso di insicurezza e paura su cui le destre populiste hanno costruito un processo egemonico che le ha portate al successo elettorale.

In secondo luogo la proposta di una «costituente della sinistra» aumenta la concorrenza interna alla sinistra stessa e questo è, con tutta evidenza, il contrario di ciò che serve per ripartire.

Una «costituente di sinistra» aprirebbe spazi politici alla proposta speculare di una «costituente comunista», altrettanto sbagliata perché fondata esclusivamente su base ideologica e simbolica, priva di respiro programmatico e di apertura ai movimenti, e dunque incapace di incidere positivamente sulla realtà.

In particolare la riproposizione del progetto della «costituente della sinistra» comporta la riduzione di Rifondazione Comunista a un fatto politicamente residuale e conservatore. La proposta di una «costituente della sinistra» non rappresenta quindi in alcun modo l’inveramento del progetto politico di Rifondazione Comunista ma la sua negazione in chiave moderata. Il cui unico effetto concreto sarebbe garantire la sopravvivenza di ceti politici nella dissoluzione del progetto politico, proprio quando questo si presenta come effettiva necessità storica e non come mera conservazione di un patrimonio.
Da ultimo, nella riduzione del comunismo, del femminismo e dell’ecologismo a «tendenze culturali» si è manifestato il tratto eclettico e politicista dell’operazione, tesa a ridurre i soggetti a «culture critiche».


La nascita di Sinistra Italiana.
La coerenza di Vendola, queste sue parole sono del 2008: "ciò che dunque è necessario, anzi decisivo per un avvenire del nostro patrimonio politico e per quello di un campo alternativo della sinistra in Italia, è l'avvio di un vero e proprio processo costituente. Che non ha e non può avere oggi esiti precostituiti, ma che si realizzi intorno ad un obiettivo limpido: costruire una nuova soggettività della sinistra, nella politica, nella società e nella cultura di questo Paese"
Ci ha provato con SEL, stringendosi in un abbraccio mortale con il Partito Democratico, ha giocato la carta della primarie perchè voleva guidare il centrosinistra.
Ha perso, contro Renzi. Ora riprova la stessa strategia politica, cambiando il nome: da Sinistra Ecologia Libertà a Sinistra Italiana.

Oggionni, l'ex coordinatore dei Giovani Comunisti (giovanile di Rifondazione Comunista) con chiarezza espone cos'è Sinistra Italiana.
"E noi? Che cosa facciamo? Facciamo, finalmente, quello che con Human Factor avevamo indicato e cominciato a sperimentare. Usciamo, finalmente, dall'attesa. Mettiamo in campo un processo che porti in tempi ragionevoli alla fondazione del nuovo partito della Sinistra Italiana. Con una cultura egemonica, irriducibile al minoritarismo di tante esperienze passate Per essere credibili servono però due cose. La prima: abbandonare una logica di relazione pattizia tra pezzi, tra componenti, tra organizzazioni, delegittimando definitivamente un'idea della politica chiusa, stantia, vecchia, che risponde semplicemente a una pretesa di autorappresentazione di gruppi dirigenti o di ex gruppi dirigenti. Abbandonare e delegittimare quindi ogni percorso federativo, confederativo, nel quale il soggetto politico si somma e non si sostituisce alle forme organizzate che oggi esistono.
Sinistra Italiana non è soltanto un gruppo parlamentare unitario, ma molto di più. È un processo da vivere democraticamente, una testa un voto, in cui il Principe siamo noi, collettivamente. Un Principe che pensa, costruisce e affina la propria cultura politica, agisce e decide. Una cosa seria, finalmente."


La sinistra italiana alleata al Partito Democratico
La Boldrini ha espresso la sua linea guida: sostegno al PD.
Più espliciti sono stati i "sindaci arancioni" di SEL, tutti eletti grazie al Partito Democratico.
La lettera di Pisapia, Doria, Zedda pubblicata su Repubblica

Caro direttore, le notizie che arrivano dalla Francia suonano come un ulteriore campanello d’allarme che deve farci riflettere e che impone, a chiunque possa, di fare qualcosa per impedire che la destra, il populismo e la paura vincano. Il nostro Paese – malgrado le tante difficoltà – sembrava stesse vivendo un accenno d’orgoglio e di ripresa. Ma già dopo gli attentati di Parigi, purtroppo, era diventato forte il rischio che si precipitasse nuovamente in una situazione di profonda preoccupazione, che nel futuro vede solo ombre. Oggi quell’apprensione si fa più forte. Per questo noi, che governiamo le nostre città con un approccio ideale e non ideologico, pensiamo che in un momento così difficile e complesso sia necessario ritrovare quell’unità aperta e larga del centrosinistra che, sola, può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini italiani. Per far questo è indispensabile ripartire dalle forze politiche che, insieme al civismo autentico, compongono, in gran parte d’Italia, il centrosinistra e che, con differenze ma unità di intenti, hanno saputo vincere e governare. Quelle forze sono principalmente il Partito Democratico, perno e componente maggioritaria, e Sel. Uno schema diverso rispetto a quello del governo nazionale, dove Sel è all’opposizione. Ma noi auspichiamo e lavoriamo affinché questa fase sia un momento transitorio. A partire dai Comuni.

La sinistra "arancione" di Fassina e Vendola.
La sinistra italiana non sarà un partito comunista, non sarà un partito socialista. E' un nuovo ulivo. Non è contro il Partito Democratico, ma è contro la linea di Renzi. La strategia è mutata. Vendola e Fassina hanno perso la loro battaglia contro Renzi. Vendola nella sfida per la leadership del centrosinistra, Fassina (insieme a Bersani e Cuperlo) nella sfida per riconquistare la guida del Partito Democratico.
Sono stati sconfitti e la politica di Renzi non fa prigionieri. Così è nata la nuova strategia, seguendo l'esempio dell'elezione in Liguria.
Se il Partito Democratico con Renzi è primo partito in Italia, se è il vincitore delle elezioni amministrative, Renzi è destinato ad essere il leader del centrosinistra e il segretario del Partito Democratico. Per farlo fuori devono creare le condizioni per far perdere il PD, finchè Renzi sarà segretario e premier. E non importa se a vincere sarà Salvini o Grillo. Il loro obiettivo è sottrarre a Renzi il potere politico. Così riprongono a livello nazionale il modello Liguria.

Il documento di Fassina, D'attorre e gli ex PD.
Il partito è stato ridotto ad appendice inerte del leader: comitato elettorale e ufficio stampa.  [..] Nell’impossibilità di qualsiasi verifica democratica interna, restare nel PD significherebbe sostenere il progetto renziano nei tre appuntamenti cruciali dei prossimi mesi: Se è così, è un dovere politico e storico avviare la costruzione di una nuova forza: larga, accogliente, aperta, in grado di dare rappresentanza a un vasto elettorato di centrosinistra oggi privo di riferimenti. Una forza che recuperi una radice ulivista, nel senso della pluralità delle culture politiche che devono alimentarla, a partire da quella del cattolicesimo democratico e sociale, e della determinazione a misurarsi con la sfida del governo. Tutt’altro rispetto a una ‘Cosa rossa’ settaria, protestataria e di testimonianza, che farebbe esattamente il gioco del Partito della Nazione renziano.

Lo stesso D'attorre più volte ha ribadito: Non sarà una ‘Cosa Rossa’. Vogliamo creare un partito di governo, largo e plurale, con le radici nell’esperienza di centrosinistra, ulivista, aperto al cattolicesimo democratico e sociale.
Anche Bersani è stato corteggiato, ma la sua risposta è stata chiara, onesta.
"Se io resto nel Pd non lo faccio perché ho una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il Pd il centrosinistra non esiste perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo fuori dal Pd".
Bersani fa la guerra a Renzi dall'interno, Fassina e Vendola ci proveranno dall'esterno.

Gli addii a Sinistra Italiana (Landini, Civati, Ferrero)
Rinunce, addii, ripensamenti
Landini si è subito smarcato: Non ho creato la coalizione sociale per ricostruire la sinistra [..] Non mi interessa occuparmi di mettere insieme i cocci di chi sta a sinistra del Pd.
Civati ha subito capito l'inganno. Non una costituente della sinistra italiana, non un nuovo partito rinnovato in idea e uomini, ma un'operazione d'immagine per dare una nuova maschera al volto di Sinistra Ecologia Libertà. Le parole di Civati sulla sua mancata adesione: “Io non aderisco a un partito che nasce dallo spostamento di parlamentari da un gruppo all’altro –ha spiegato Civati- Non mi ha convinto questo passaggio burocratico con tutti che  confluiscono nel gruppo di Sel. Non bisogna partire dal Palazzo, che ormai è un problema. C’è bisogno di forze che nascano dalla società"

Rifondazione e la linea Ferrero è stata, ancora una volta, confusa.
All'interno del PRC, un gruppo di coraggiosi compagni, che non si sono ancora arresi hanno contestato la linea Ferrero che voleva entrare nel soggetto unitario della sinistra.
Questo il sunto della loro critica: "la costruzione dell’opposizione al Governo Renzi e alle politiche di austerità non può avvenire senza basi programmatiche esplicite di rottura con la gestione capitalistica della crisi. Ciò può nascere solo dal coordinamento e dall’unione dei conflitti diffusi, ricomponendo il blocco sociale di riferimento, piuttosto che dall’unione degli scranni parlamentari e dei vertici di partito, come le precedenti avventure, a partire dalla Sinistra Arcobaleno, ci hanno insegnato"
Ferrero spesso con toni entusiastici dichiarava: "a partire da gennaio con Fassina, Cofferati e Sel daremo il via a un processo costituente che durerà sei mesi, aperto agli uomini e donne che vorranno partecipare" fino alla resa finale, quando si è dovuto arrendere. Aveva due scelte. Sciogliere Rifondazione Comunista nella Sinistra italiana e diventare un militante di Vendola oppure abbandonare il progetto e restare il segretario (a vita?) del sempre più piccolo Partito della Rifondazione Comunista.
Con queste parole Ferrero ha annunciato, timidamente, la chiusura del dialogo: Noi non siamo d’accordo perché pensiamo che per “unire ciò che il neoliberismo divide” non serva un nuovo partito ma un soggetto unitario plurale, in grado di valorizzare tutte le soggettività sociali, politiche e culturali interessate a sconfiggere il neoliberismo: da Civati ai centri sociali.

La vittoria della sconfitta
La costituente della Sinistra andrà avanti, con SEL, il movimento di Fassina, Sinistra e Lavoro e chiunque vorrà starci.
Alle elezioni Sinistra Italiana sarà presente nelle principali città con la sigla "in comune", cancellando anche la parola sinistra dal simbolo. Gli altri partiti, se vorranno, potranno sostenere queste liste.
La rottura di Ferrero è arrivata soltanto per un motivo: doveva sciogliere Rifondazione e lui non può farlo. Non per una questione identitaria, ma per motivazioni di peso politico, data l'emorragia del suo corpo militante, 12mila iscritti per lo più over 50enni legati al partito più per questioni affettive che non di prospettiva politica.
Frantoianni, a nome di SEL, ha già dichiarato che la costituente andrà avanti con chi condividerà il loro percorso. E sarà indispensabile sciogliere i partiti di provenienza. La paura non è segreta. Creare l'ennessima federazione, con doppia tessera, per poi alla prima batosta elettorale rinunciare al progetto unitario per fondarne uno nuovo l'anno successivo. Rifondazione lo sa bene: dalla Sinistra Arcobaleno alla Federazione della Sinistra, da Rivoluzione Civile all'Altra Europa per Tsipras.
Tutte le forze politiche stanno forgiando la propria prospettiva.
Il Partito Comunista e il Partito Comunista d'Italia stanno ricostruendo due partiti, con immense difficoltà.
SEL e i fuori usciti dal Partito Democratico daranno una nuova immagine al loro soggetto unitario denominato Sinistra Italiana.
Civati, prendendo ispirazione dal movimento Podemos, ha già fondato il suo partito politico, giovane e rinnovato: Possibile!
Rifondazione Comunista, ancora una volta, viaggia nel limbo. Sola, conflittuale al suo interno, e con una linea che anno dopo anno, cambia.
Lacostituente della sinistra, ancor prima di nascere, si è dimostrata una presa in giro: l'ennesima.

Andrea 'Perno' Salutari

2 commenti:

  1. Non vedo ragione di sciogliere un partito storico e valido solo perchè porta il termine "comunista" Esperienze di lotta e conquiste sono un bagaglio da valozizzare.Partiamo dal basso,la gente lo vuole .

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    1. Un partito "valido" che in 10 anni ha perso il 90% dei suoi iscritti. Sel è in netta difficoltà, ma ha ormai egemonizzato lo spazio a Sinistra del Partito Democratico.

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